25 gen 2003
- L’Europa come speranza è il titolo della tesi congressuale dedicata alle prospettive europee.
Siamo alle battute conclusive del Congresso e mi sembra, perciò, inutile ripetere cose dette già e meglio nei numerosi interventi che mi hanno preceduto.
Forse è pi opportuno utilizzare questi pochi minuti per compiere una riflessione sulle molte suggestioni offerte dai lavori congressuali, in particolare sul tema dei rapporti tra magistratura e politica e in merito al nostro ruolo, alla nostra partecipazione (di MD e di tutta la magistratura associata) al dibattito politico in corso sulle riforme in materia di giustizia.
Devo innanzitutto dire che sono stato abbastanza sorpreso da alcuni degli ultimi interventi che hanno tratteggiato una situazione piuttosto fosca per lo stato democratico di diritto.
1. Come potete immaginare sono molto attratto dalla parola “diritti” per ragioni che possono apparire quasi ovvie e, in questi mesi, mi sono interrogato spesso al riguardo ponendomi domande che possono apparire banali.
Lo studioso tedesco R. Jerhing scrisse a proposito del rapporto tra diritto e società: “il sentimento del diritto è come la radice dell’albero rappresentato dalla società. Laddove questa radice rinsecchisce, l’albero muore”. E’ un po’ quello che si rischia in questa fase di transizione della società italiana con il sentimento e il senso della tutela dei diritti e dei diritti.
L’appuntamento congressuale di Magistratura Democratica si è da sempre caratterizzato come un momento alto di riflessione e confronto, uno spaccato della nostra società verso il quale prestare particolare attenzione. Desidero pertanto - a nome di Psichiatria Democratica - ringraziarvi per averci fatto partecipi di questa assise.
Com’è noto ci va stretto, da sempre, l’abito professionale, il cosiddetto specifico psichiatrico.
L’affermazione, utilizzata come titolo di questo congresso, - La forza dei diritti -, presa in s ed isolata dal contesto, è una contraddizione in termini. I diritti, in quanto tali, non hanno una loro forza: sono un enunciato, un concetto, una convenzione; sono il faticoso risultato di una secolare ricerca politico-culturale, il prodotto artificiale di una data società, che – lasciato a se stesso – termina il suo viaggio, iniziato nella mente umana, in un testo scritto.
Tra le Costituzioni entrate in vigore nel secondo dopoguerra la Costituzione italiana merita sicuramente un giudizio positivo, soprattutto se si rapporta all’intensità e alle particolarità delle vicende che hanno attraversato la vita delle istituzioni repubblicane. Con la crisi degli anni novanta si è avviata una nuova fase di transizione costituzionale, le cui cause originarie vanno ricercate non certo nella vigenza della Costituzione attuale, ma nei fenomeni degenerativi della vita sociale sviluppatisi al di fuori del circuito perimetrato dai principi e dai valori costituzionali.
1. Abbiamo alle spalle venti mesi di guerra istituzionale, venti mesi in cui lo scontro tra la giustizia e la politica è stato molto forte. E, come se non bastasse, ci avviamo a una discussione sulle riforme istituzionali nella quale la giustizia sarà un elemento di discussione, temo di un ulteriore scontro. Infatti, la scorsa settimana è iniziata la discussione sulle riforme istituzionali e nei prossimi mesi seguirà il suo cammino.