I fenomeni migratori in atto in Europa non sono semplici spostamenti di individui o di gruppi. E' in corso - come in altre epoche della storia - una risistemazione della popolazione del mondo guidata da fattori economici, demografici e politici destinati a permanere nel medio periodo. Sviluppo economico internazionale diseguale, crescente divaricazione tra aree di benessere ed aree di miseria, boom demografico dei paesi poveri, guerre e conflitti etnici e religiosi sono il motore di questo fenomeno. L'esodo di popolazioni, fino a ieri interno al Terzo mondo, investe ora massicciamente l'Europa. Fenomeni di questa portata non si arginano ma si governano. La società multietnica, prima e più che una scelta, è una tappa della storia dell'umanità. Ai singoli Stati e all'Europa nel suo insieme spetta decidere come realizzarla (non anche - come troppi si ostinano a credere - se realizzarla). Ciò rende centrale la questione del diritto, cioè delle regole che presiedono a ingresso, stabilizzazione, diritti e doveri degli immigrati. All'inizio dello Stato contemporaneo la regola al riguardo era quella fissata dalla Costituzione francese del 1793, secondo cui «è cittadino francese ogni straniero che, domiciliato in Francia da un anno, viva del suo lavoro, o acquisti una proprietà, o sposi una cittadina francese, o adotti un bambino, o mantenga un vecchio o sia giudicato dal Parlamento avere ben meritato nei confronti dell'umanità». La situazione attuale è certo più articolata: governo e controllo dei fenomeni migratori sono più complessi e delicati, ma tali princìpi restano un punto di riferimento fondamentale. Come scrive Norberto Bobbio, la vera differenza tra un regime democratico e un regime dittatoriale consiste nel fatto che mentre quest'ultimo è un sistema di tipo esclusivo, tendente cioè ad escludere le persone, quello democratico è un regime di tipo inclusivo, rivolto invece ad includere le persone e ad integrarle. Da questa consapevolezza nasce Diritto, immigrazione e cittadinanza, punto di arrivo di una collaborazione risalente tra l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione e Magistratura democratica. La rivista si articolerà su quattro filoni: approfondimento delle diverse questioni connesse con l'immigrazione; presentazione e analisi critica della giurisprudenza in materia; testi normativi (leggi, regolamenti, circolari, etc.); segnalazione di iniziative, apparati bibliografici, strumenti di ricerca. L'ambito di riferimento territoriale sarà prevalentemente l'Italia, ma con grande attenzione alla dimensione sovranazionale, europea in particolare. I destinatari saranno - nelle nostre intenzioni - giuristi e operatori del diritto, operatori sociali, enti locali, sindacati, associazioni... Lo sviluppo del progetto sarà il futuro a definirlo. Ma i suoi presupposti e le sue opzioni sono chiare sin da ora. Diritto, immigrazione e cittadinanza non sarà una rivista neutrale; sarà una rivista di parte: dalla parte dei diritti, della eguaglianza, della integrazione nel rispetto delle diversità.