Presentazione
Marzo 2005. Presentazione del rapporto di Medici Senza Frontiere sulle con-dizioni di vita e di salute dei lavoratri stranieri impegati nell'agricoltura.
Un esercito di uomini (e in qualche caso donne) giovani, per oltre il 20% ri-chedenti asilo, più della metà senza permesso di soggiorno valido, nessuno de-gli intervistati in regola con il contratto di lavoro previsto per gli stagionali im-piegati in agricoltura. Lavoratori indispensabili per l'agricoltura italiana, ma invisibili e privati dei diritti essenziali in una sorta di ipocrisia collettiva.
Senza tetto, né legge (se non quella del rischio di essere arrestati per la viola-zone dell'ordine a lasciare il territorio nazionale entro 5 giorni, anche ove vo-lessere denunciare le condizioni di sfruttamento lavorativo). E naturalmente e-sposti, a causa delle condizioni in cui vivono in Italia, allo sviluppo di malattie di vario tipo (in questa Rivista, 1.2005).
Agosto 2006. Puglia. Provincia di Foggia. Un giornalista, Fabrizio Gatti - lo stesso che era riuscito a farsi passare per rumeno e a denunciare la situazione reale all'interno del c.p.t. di Lampedusa e la sua diversità rispetto a quella ap-parente mostrata alla delegazione del Parlamento europeo in visita nel settem-bre 2005 (in questa Rivista, 3.2005) - penetra nei campi dove si raccolgono i pomodori. L'oro rosso come viene definito per la rilevanza economica com-plessiva del settore. E trova migliaia di persone, si stimano almeno 5.000, in condizioni di sfruttamento lavorativo e umano da film.
La miscela è indegna. Siamo per condizioni di paga (se e quando arriva), al-loggio, vita, mezzi di sfruttamento (botte per le irregolarità negli orari, multe per le assenze per malattia, caccia all'uomo per le fughe, intimidazioni per le denunce) da neo schiavismo. La segregazione razziale, per caporali e gruppi di riferimento, è rigorosa. Non mancano notizie di pregressi fatti gravi contro l'incolumità delle persone, in molti casi nascosti attraverso le "scomparse" di persone. Come quella del gruppo di 13 polacchi che l'ambasciata di quel paese ha denunciato nel 2005.
Siamo sotto la soglia dell'esistenza o di un'esistenza civile. La muraglia fisi-ca ed ideale dei confini in mare e lo sfuttamento delle organizzazoni che gesti-scono il traffico di essere umani dall'estero producono un numero indetermina-to di vittime, che solo organizzazioni umanitarie internazionali cercano di con-tare.
Ma a che serve pattugliare i confini, se poi le norme sono sistematicamente disattese da coloro che sfruttano direttamente a cielo aperto il lavoro degli im-migrati, dai proprietari che, nella migliore delle ipotesi, non guardano a come avviene la raccolta nei loro campi o dai produttori industriali di conserve che, a loro volta, non si fanno troppe domande sull'origine della materia prima desti-nata ad essere venduta nei supermercati a prezzi concorrenziali rispetto ad altri paesi europei?
Quell'ipocrisia collettiva di cui parlava Medici Senza Frontiere è confermata e aggravata per ciò che è stato visto dall'interno. Ora c'è un'inchiesta penale sulla vicenda. Ma gli strumenti normativi per il momento non cambiano (la proposta di allargare il permesso per motivi di protezione sociale è rimessa a un d.d.l.). E il diritto del lavoro, insieme ai diritti fondamentali restano assenti.
La Rivista si occupa in questo numero di vari temi.
Il tema dello sfruttamento del lavoro, sotto il profilo della fattispecie penale del favoreggiamento della pemanenza illegale, è ripreso da M. Paggi in un suo commento ad una recente rigorosa pronuncia della Cassazione.
Di cittadinanza, nel suo concetto esteso di adesione soggettiva ad un ordina-mento, e di nuove forme di inclusione sociale, in specie della componente fem-minile delle migrazioni internazionali, si occupano M. Giovannetti e M.G. Ruggerini al termine di un approfondito lavoro di ricerca.
Di razzismo trattano F. Sant'Angelo presentando l'attività del centro belga per la lotta a questo fenomeno e per le pari opportunità e A. Caputo a proposi-to di una sentenza della Corte di cassazione, che ne ha rettificato altra, ripor-tando l'odio razziale su binari oggettivi ai fini del riconoscimento della aggra-vante di cui alla normativa speciale.
Di diritto internazionale privato di famiglia e in particolare della trascrizione del matrimonio contratto all'estero tra cittadini dello stesso sesso si occupa F. Corbetta. Nel campo del diritto straniero B. Lonato riflette su una sentenza statunitense in materia di greeen card, sentenza corredata anche da una scheda di L. Melica.
C. Corsi invece si interessa del limite al potere espulsivo rappresentato dal rispetto della vita familiare, anche nel caso della convivenza di fatto, a partire da una recente pronuncia (restrittiva) della Corte costituzionale.
Ancora: per il diritto penale G. Savio commenta un'altra sentenza della Cas-sazione sul diritto intertemporale relativo all'art. 14, co. 5 ter TU.
Circa la questione della giurisdizione ordinaria o amministrativa sulle impu-gnazioni degli ordini di allontanamento entro 5 giorni ex art. 14, co. 5 bis, TU interviene P.L. di Bari commentando un interessante provvedimento del giudice di pace di Gorizia.
P. Bonetti e N. Zorzella evidenziano i limiti della recente giurisprudenza co-stituzionale in materia di regolarizzazione, mentre G. Perin e L. Miazzi anno-tano alcune pronunce in materia di minori stranieri.
Tra le pronunce europe, merita segnalare il caso Ramirez, con cui la Corte europea dei diritti dell'uomo ritrova l'occasione per ribadire che anche di fronte al pericolo il divieto di trattamenti disumani e degradanti non può subire viola-zioni.
Completano questo numero della Rivista gli osservatori europeo ed italiano, ricchi di contenuti, e la rubrica di recensioni