Si chiude con questo numero il primo anno di vita della Rivista: realizzazione di un progetto nel quale abbiamo profuso fatica ma anche emozioni, consapevoli della importante funzione di condivisione e analisi di "materiale" altrimenti difficile da reperire e fiduciosi nell'importanza di offrire un'opportunità per lo sviluppo di un dibattito intorno ad un fenomeno ormai definito epocale e trasversale a tutta la società. Proprio perché fenomeno complesso, siamo riusciti solo in parte nell'intento di toccare i vari settori nei quali l'immigrazione svolge il suo percorso, cercando di offrire angoli di visuale diversi e diversificati, malgrado i limiti di spazio e di pagine che ogni iniziativa editoriale, purtroppo, incontra. Il nostro obiettivo per l'immediato futuro è di rendere la Rivista ancora più efficace per un numero sempre più ampio di persone, ampliando l'osservatorio a quegli ambiti nei quali si sviluppa positivamente l'attenzione ai soggetti "tradizionali" (si pensi, ad esempio, alla scuola, alla mediazione culturale, alla ricerca, alla progettazione sociale, ecc.), ma anche a settori nei quali si esprime, invece, il disagio di un'esperienza esistenziale certamente non facile né indolore (la salute, la devianza, ecc.). Nel contempo, continueremo a prestare attenzione al contesto europeo nel quale ci stiamo muovendo, quadro imprescindibile, oramai, di ogni realtà nazionale. Nella presentazione al primo numero si affermava che questa sarebbe stata una Rivista "non neutra", con ciò intendendo che si sarebbe posta esplicitamente dalla parte della tutela dei diritti umani, intesi in una accezione non immobile ma in continua evoluzione e ridefinizione. Anche in questo numero di chiusura d'anno abbiamo cercato di rispettare quella "consegna", offrendo spazio ad una riflessione - italiana ma non solo - sul diritto d'asilo riconosciuto ad Ocalan (Palombarini), e pubblicando un'interessante interpretazione giurisprudenziale europea in materia di definizione della persecuzione politica e dell'effettivo livello di protezione dei rifugiati nei Paesi europei (sentenze inglesi sugli agenti non statali di persecuzione e sulla non riconoscibilità di Paesi come Francia e Germania quali "paesi terzi sicuri"), tema che sarà oggetto di specifico approfondimento nel prossimo numero. Nella medesima ottica pubblichiamo la testimonianza sulle condizioni dei Centri di permanenza temporanea riservati a stranieri espellendi (Vassallo Paleologo), una prima analisi del principio di non discriminazione contenuto nella nuova disciplina sull'immigrazione (Nascimbene) e una riflessione critica del trattamento differenziato imposto dall'I.n.p.s. in materia di indennità di disoccupazione ai lavoratori stranieri (Paggi). Ampio spazio, infine, viene dato all'analisi del contesto europeo nell'ambito del quale agisce il fenomeno dell'immigrazione (Groenendjik), così come alle soluzioni offerte dalla normativa nazionale in settori delicati quale la protezione sociale (Giammarinaro), consci, quanto a quest'ultimo aspetto, che sarà il banco di prova per verificare l'effettiva volontà dello Stato italiano di attuare strumenti di repressione della criminalità transnazionale. Anche la giurisprudenza offre notevoli spunti di riflessione e conferma l'evolversi di soluzioni che seguono un percorso parallelo al dibattito in corso e che non sempre sono "scontate". Significative sono, al riguardo, sia l'ordinanza di rinvio alla Corte costituzionale relativamente all'effettività del diritto di difesa previsto per lo straniero espellendo, sia la pronuncia del Tribunale di Brindisi sulla protezione umanitaria dei profughi dal Kosovo che si intendeva far cessare con circolari ministeriali. Nella parte documentale della Rivista pubblichiamo l'importante decisione del Consiglio europeo del maggio 1999 sull'acquis di Schengen: una decisione poco nota, che rende pubblico (finalmente) il complesso delle disposizioni che vincolano i Paesi membri. in materia di trattamento dei cittadini di Paesi terzi.