del Segretario generale di Md, Ignazio Juan Patrone
1. Apprendiamo dalla stampa di oggi che si vorrebbe introdurre una nuova fattispecie di illecito, non ho compreso bene se penale o disciplinare, quella di "indebita intelligenza di magistrato italiano con società estera allo scopo di favorire l'OPA di una banca nazionale" , o qualcosa di simile.
Ha fatto bene la GEC a non voler rispondere a simili sciocchezze, dilungandosi in troppe spiegazioni: basta leggere il corsivo di oggi in prima pagina del Sole 24 ore, che non mi sembra un covo di toghe esagitate: qualcuno per favore li informi che esiste il diritto comunitario, che il mercato si tutela col rispetto rigoroso delle regole, che i magistrati stanno facendo, anche in questo caso, solo il loro dovere, pur nelle condizioni difficilissime in cui sono chiamati ad operare. Condivido l'impostazione data a questo nostro Congresso, che è quella di una proposta complessiva e a tutto campo della magistratura associata sui temi della giustizia e del suo funzionamento in concreto, che è poi l'unico che interessa davvero i cittadini.
2. La magistratura associata italiana può vantare un primato: quello di aver saputo resistere, tanto a lungo ed in modo unitario, al pi pesante attacco che sia stato mai sferrato allo stato di diritto ed all'indipendenza del potere giudiziario. Lo abbiamo fatto garantendo quel pluralismo interno che costituisce un vanto del nostro associazionismo. Mai avevamo avuto, credo, tanti anni di Giunte unitarie, mai ci eravamo sentiti e ci sentiamo tanto accomunati negli scopi che ci siamo posti e nei mezzi che abbiamo scelto per perseguirli, a prescindere da chi abbia avuto, in un momento specifico, la guida della ANM. Come ricordava Edmondo Bruti Liberati al Congresso di Venezia, l'Associazione deve la sua straordinaria rappresentatività ed autorevolezza al fatto di comprendere tutte le posizioni presenti al suo interno, perch sa esprimere la sintesi del ricco dibattito che si alimenta dal suo pluralismo interno, che è l'antidoto migliore contro il prevalere della chiusura corporativa. Grazie a ciò abbiamo saputo reagire ad ogni tentativo volto a rompere l'unità associativa, a chi ci voleva separare in "buoni" e "cattivi", a chi ha persino messo in discussione la legittima e trasparente adesione dei magistrati alle correnti e alla stessa Anm.
Non ci hanno saputo dividere, non ci siamo divisi, tanto che ieri, dopo un lungo lavoro ben preparato dalla nostra Commissione e dalla Giunta, abbiamo approvato praticamente all'unanimità la modifica statutaria sulle pari opportunità. Altro che una magistratura ripiegata sulla difesa dei propri privilegi, altro che una corporazione chiusa e sorda, diretta da pochi facinorosi; decidendo di promuovere il rispetto del principio di parità di genere tra i magistrati in tutte le sedi associative abbiamo compiuto un passo avanti verso il nostro futuro, quel passo che questo Parlamento, pur dopo tante discussioni, non è riuscito invece a fare per la rappresentanza politica.
La prima richiesta che ho sentito qui ribadita con forza è quella della abrogazione della legge n. 150 e dei decreti delegati, chiedendo nel contempo l'approvazione nel minor tempo possibile e comunque in tempi rapidi di una nuova riforma conforme alla Costituzione, preceduta dalla sospensione generalizzata di tutti gli effetti della legge Castelli.
In questo senso, pur essendo evidente che in testi normativi come questi, tanto ampi e farraginosi è possibile estrapolare singoli enunciati normativi tali da poter apparire accettabili, se non positivi, dobbiamo essere chiari; nessuna anticipazione di un qualunque effetto della riforma deve essere perseguita, n da parte del CSM n negli uffici; abbiamo fatto una richiesta precisa, ci attendiamo risposte precise.
3. Dalla relazione del Presidente Riviezzo emerge un elemento di riflessione nuovo, che deve interessare da vicino l'associazionismo; quello delle aggregazioni di magistrati, e non solo, negli Osservatori della giustizia civile, della predisposizione di Protocolli di udienza, dell'interesse per l'esame e l'analisi dei flussi del lavoro giudiziario; in questo senso le stesse Tabelle degli Uffici vengono sempre pi spesso viste come lo strumento che, oltre a garantire il rispetto del principio costituzionale del giudice naturale, devono disegnare un progetto di organizzazione degli uffici che assicuri la piena ed effettiva tutela dei diritti in tempi ragionevoli. Ho molto apprezzato questi passaggi: il ruolo della Associazione dovrà essere quello di favorire e stimolare le nuove esperienze, le nuove aggregazioni nei distretti su questi temi.
4. In questa legislatura la situazione della giustizia, che era già estremamente difficile, è ulteriormente peggiorata: anzich riformare la giustizia si è cercato di governare i giudici e di incidere sulla stessa attività giurisdizionale. E ciò anche con metodi del tutto impropri; bene Riviezzo ha ricordato i ripetuti attacchi personali anche a singoli magistrati e l'accusa, per noi infamante, di parzialità nell'esercizio delle funzioni.
Ma voglio aggiungere un altro aspetto estremamente preoccupante di questa politica insensata, quello delle ispezioni utilizzate, anche platealmente, come mezzo per incidere sul concreto esercizio della giurisdizione; si vogliono i magistrati intimoriti prima ancora che burocrati. Abbiamo poi assistito a quello che efficacemente è stato definito lo tsunami di riforme prive di logica e razionalità, pensate e fatte senza alcuna considerazione del loro impatto su un sistema malato, su un contenzioso elefantiaco ed impossibile da gestire. E' di ieri l'allarme lanciato dalla GCIL-FP, che si è unito a quello già espresso dalla nostra GEC, dal CDC e dallo stesso Consiglio superiore, che hanno denunciato che dal 28 febbraio (praticamente dopodomani) gli uffici giudiziari saranno senza assistenza informatica, perch la finanziaria del 2006 taglia infatti in maniera drastica le risorse economiche, determinando così la crisi delle aziende che curano questa attività e la possibile messa in cassa integrazione o il licenziamento per i circa 1000 lavoratori che vi operano.
Vengono colpiti innumerevoli servizi nell'area penale, in quella civile, e nella semplice amministrazione degli Uffici.
Come ha scritto il sindacato, ridurre l'assistenza informatica significa decidere di chiudere gli uffici giudiziari senza avere il coraggio di dichiararlo, con enormi danni al servizio che deve essere reso ai cittadini e alle imprese.
5. E' ormai a tutti evidente la necessità di voltare pagina, nel metodo e nei contenuti, per reagire al declino che, nell'economia come nella giustizia, nei servizi pubblici come nella ricerca scientifica, sembra essere oggi il destino di questo Paese. Ci aspettiamo una vera svolta, che dia un segno chiaro di discontinuità. Un recupero minimo di efficienza del sistema è, ormai, una pre-condizione per qualsiasi discorso sulla giustizia e per la giustizia: affermare i diritti senza dare ai cittadini gli strumenti per la loro attuazione rischia di essere un discorso vuoto ed inutile.
Di ciò devono essere consapevoli non solo il futuro legislatore, ma anche tutti gli attori del sistema, compresi noi magistrati. Per i magistrati e per la nostra Associazione dare risposte serie e non autoconsolatorie alla domanda dei cittadini è la premessa per un dialogo vero e fecondo con la società e la pubblica opinione. La nostra indipendenza deve essere sentita come valore permanente dai cittadini e non possiamo chiuderci in una difesa che appaia corporativa.
Dobbiamo chiedere con forza che il ruolo del Ministro della giustizia, cui l'art. 110 della Costituzione affida compiti essenziali, non venga tradito come è avvenuto in questa legislatura. Andrà ricostruita quella "leale collaborazione" col CSM -che la Corte costituzionale ha pi volte indicato essere la stella polare del rapporto tra i poteri dello Stato- che in questa legislatura è stata sempre accuratamente disattesa. Ma andrà soprattutto ricostruito -e lo chiediamo con forza- un clima di dialogo con la magistratura, con l'avvocatura, la cultura giuridica, i sindacati del personale dell'amministrazione giudiziaria. Le scelte finali saranno, come è ovvio e necessario, della politica, ma il metodo con cui si arriverà ad esse non sarà senza significato, perch occorre passare da una politica contro la magistratura ad una politica per la giustizia; che dovrà essere finalmente presa sul serio. Vogliamo assumere l'art. 111 della Costituzione come scopo perseguendo quella durata ragionevole del processo che, con questa legislatura, è diventata una chimera.
6. Il sistema italiano di autogoverno della magistratura è un modello virtuoso, che ha garantito l'indipendenza del potere giudiziario e che è stato preso a modello in numerosi Paesi. Esso, per essere effettivo, deve essere messo in condizione di funzionare. La legge elettorale approvata in questa legislatura, con l'abbandono del sistema proporzionale e la diminuzione irragionevole ed immotivata del numero dei componenti, la mancanza di risorse materiali ed il rifiuto, spesso ostentato, di "leale collaborazione" da parte del Ministro (ciò che ha costretto il CSM a percorrere la strada del conflitto di attribuzioni) sono stati altrettanti attacchi alla stessa indipendenza della magistratura. E' però vero che alcune decisioni in tema di nomina dei dirigenti, di attribuzione dei punteggi per i tramutamenti, di valutazioni di professionalità, nonch la lentezza di alcune procedure, hanno creato un senso diffuso di malessere -anche fra i magistrati- cui andrà data una risposta. Occorrerà perciò riaprire il dibattito in tutta l'Associazione sull'autogoverno -che non è il solo CSM- fra tutti i magistrati, poich non potremo sottrarci a quella autoriforma che costituisce il presupposto per la difesa della sua autonomia e delle sua indipendenza.
Solo così, come portatori di un nuovo progetto collettivo per la giustizia e per i diritti, potremo affrontare la nuova fase che in ogni caso andrà ad aprirsi dopo il 10 aprile.