del presidente Franco Ippolito
La relazione del ministro Castelli rappresenta una CONFESSIONE e una
DICHIARAZIONE DI FALLIMENTO.
1. Confessa che l'unico intento del governo e della maggioranza è stato quello di regolare i conti con la magistratura, con la controriforma dell'Ordinamento giudiziario che modifica l'equilibrio dei poteri delineato dalla Costituzione, che non ha caso è stata anche
formalmente stravolta con la legge costituzionale, che sarà sottoposta a referendum.
E' grave che, a sostegno di tale politica, il ministro osi utilizzare le parole del Presidente Ciampi. La citazione del Presidente sul rilevo costituzionale dell'Ordinamento giudiziario era
funzionale all'invito a ricercare il pi largo consenso e a legiferare con ponderazione e saggezza: il contrario di ciò che ha fatto la maggioranza. E' poi puerile che si nasconda che il messaggio con cui Presidente aveva rinviato la legge al Parlamento, evidenziando le pi eclatanti e palesi incostituzionalità, soltanto in minima parte rimosse.
2. Dichiarazione di fallimento della politica ministeriale, per avere del tutto trascurato la giustizia come servizio per i cittadini, in contrasto con i doveri che l'art. 110 Cost. assegna proprio al Ministro.
Si conferma così che fu un atto di irresponsabilità la scelta fatta all'inizio della legislatura, quando nel 2002 il ministro annunciò al CSM che non avrebbe fornito ulteriori risorse alla macchina giudiziaria prima della riforma dei giudici.
I pochi dati positivi sottolineati nella relazione non sono effetto dell'attività di questo ministro, ma delle leggi sul giudice unico e sul giudice di pace della precedente legislatura.
Il ministro rivendica a suo merito un aumentato di organico di 116 magistrati
deciso nel 2005, ma non dice che il blocco dei concorsi dei magistrati, da lui determinato, ha impedito di attuare l'aumento di organico di 1.000 unità voluto da una legge del febbraio 2001.
Vanta il personal computer fornito ai magistrati, ma non ricorda la circolare ministeriale della primavera scorsa che comunicava la mancanza di soldi per sostituire i computer vecchi o riparare quelli inefficienti.
3. Il bilancio legislativo di Castelli dimentica le leggi-vergogna (dalla legge sul falso in bilancio, alla Cirami, alla Schifani, alla Cirielli). Cita la legge Pecorella, ammettendo che la riduzione dei procedimenti di appello sarà compensato con l'aumento in misura non prevedibile dei procedimenti in Cassazione, con vanificazione degli sforzi organizzativi realizzati per recuperare efficienza e tempi ragionevoli nella Corte in questi anni.
Ammette finalmente che l'effetto della Cirielli comporterà una ulteriore prescrizione di 35.000 processi, nonostante la norma transitoria approvata all'ultimo momento. Tace sul
fatto che il ministro non ha mai fornito al Parlamento quel dato, che invece ha sempre contestato ai magistrati, accusando l'ANM di "dare i numeri". Infine, non è tollerabile l'attacco al sistema disciplinare del CSM da parte di un ministro che rimane inerte di fronte alle notizie di coinvolgimento di magistrati in cronache di affarismi e frequentazioni contaminanti.