del segretario nazionale Ignazio Juan Patrone
Domani, 29 novembre, il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa esaminerà per l'ennesima volta il "caso Italia".
Da anni il Consiglio chiede al nostro Ministro della giustizia di fornire dati attendibili e rassicuranti sulle misure prese per diminuire la durata eccessiva dei procedimenti giudiziari ricevendo risposte che evidentemente ritiene elusive ed insufficienti. Lo scorso 13 ottobre il Comitato ha dovuto prendere atto "che il problema dell'eccessiva lungaggine della giustizia italiana resta irrisolto" e che il "piano .. predisposto [dal Governo] per fronteggiare questa situazione . non costituisce una risposta sufficientemente esauriente al problema".
Il nostro Paese rischia ora che venga addirittura nominata una Commissione ad hoc col compito di analizzare il problema e proporre una soluzione globale adeguata, il che costruirebbe una grave umiliazione ed un inaudito precedente.
Mentre la giustizia si dibatte tra difficoltà di ogni genere tra tagli al bilancio e mancanza di progetti seri, da anni si preferisce percorrere la strada della controriforma dell'Ordinamento giudiziario, della contrapposizione con le categorie interessate, delle leggi ad personam e ora della ex-Cirielli, anzich quella di misure organizzative e processuali necessarie per ridare al nostro sistema una minima credibilità internazionale. I magistrati, gli avvocati e i funzionari amministrativi italiani non meritano davvero questa ennesima brutta figura.