Documento della sezione reggina di Md


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L'omicidio del dott. Fortugno - Vicepresidente del Consiglio Regionale - ci ha interrogato e ci interroga profondamente come uomini e come rappresentanti delle Istituzioni.

Molto si è fatto in questi anni nel tentativo di garantire una risposta giudiziaria efficiente ed adeguata, nonostante le difficoltà operative, i limiti strutturali ed organizzativi ed il quadro allarmante che caratterizza l'ordine pubblico in questa provincia.

Si tratta di un risultato - ancora parziale, ma certamente apprezzabile - frutto del sacrificio e delle capacità professionali di molti colleghi: da quelli applicati al settore civile e del lavoro, a quelli applicati al settore penale, ai colleghi delle Procure della Repubblica. Siamo, infatti, convinti come il contrasto alla criminalità organizzata non passi soltanto dalle pur encomiabili operazioni di P.G., esitate in imponenti ordinanze cautelari, quanto piuttosto dal sacrificio personale e poco ostentato di tanti colleghi chiamati a dare risposte concrete alle istanze di giustizia che ogni giorno provengono dalla utenza.

In questo senso, riteniamo come il merito e la responsabilità di avere dato un contributo autentico al contrasto alla criminalità organizzata, negli anni scorsi ed in quelli che verranno, non sia solo di pochi colleghi e non possa essere neppure limitato ai soli applicati al settore penale, essendo evidente come la capacità di affermare lo Stato di diritto - che è il primo e pi efficace strumento di opposizione al potere mafioso - passi prima di tutto dalla capacità di cogliere e di rispondere efficientemente alle istanze di giustizia che i cittadini - specie quelli meno garantiti - propongono quotidianamente nelle aule dei nostri Tribunali. E' evidente, infatti, come la responsabilità di esercitare un adeguato contrasto alla criminalità organizzata e la tutela della legalità siano lo scopo dell'intera magistratura e della stessa avvocatura, quando questa esercita il suo compito con lealtà e rispetto delle regole.

Ma troppo spesso gli sforzi di molti tra noi, l'entusiasmo, la voglia di innovare le prassi si scontrano con la burocrazia ed il formalismo che caratterizzano la gestione di molti Uffici. Scontiamo così un grave deficit nelle strategie progettuali e nei modelli organizzativi, frutto di un atteggiamento direttivo essenzialmente volto ad evitare ed aggirare i problemi e le questioni, invece, di affrontarli con scelte adeguate e tempestive.

Ma non riteniamo che la risposta a questo disagio possa venire dalla personalizzazione degli Uffici o dall'accentramento delle risorse, delle informazioni e delle competenze in pochi colleghi che ne siano custodi gelosi. Riteniamo un valore e non una limitazione la norma che impone di concludere dopo otto anni l'esperienza alla Dda e riteniamo come il ricambio del personale in questi Uffici garantisca la possibilità di significative innovazione delle prassi e delle professionalità. Il rispetto delle regole, anche e soprattutto in quest'ambito, non deve conoscere deroghe dettate dal "senso comune", spesso formatosi alla scuola di inadeguate informazioni giornalistiche molto attente ad enfatizzare il momento coincidente con l'emissione di ordinanze cautelari e poco attente allo sviluppo processuale dell'inchiesta. Rammentando le parole di G. Borrè, anche oggi ripetiamo come l'osservanza delle regole sia una necessità assoluta ""anche a costo dell'impopolarità, perch il loro rispetto alla lunga, giova a tutti, anche a quegli interessi che a prima vista sembrano averne ricevuto sacrificio"".

Nell'attuale contesto giudiziario non appaiono aderenti alla verità dei fatti, n rispettose dell'impegno profuso da tanti colleghi, le poco genuine campagne di stampa, volte a rappresentare la Procura reggina come un insieme indistinto di magistrati incapaci e rissosi. Si tratta di semplificazioni che non danno conto delle professionalità e dell'impegno di molti dei colleghi di quell'Ufficio e che rispondono a logiche e scopi certamente estranei ai contributi critici - che pure non devono mancare - funzionali a migliorarne l'azione. Peraltro, un'analisi della realtà giudiziaria che pretenda di intenderla, guardando solo agli Uffici delle Procure, dimentica come la qualità della giurisdizione non possa prescindere dall'efficienza e dalla professionalità della magistratura giudicante, nonchè dalla competenza e dalla lealtà dell'avvocatura.

Crediamo sia necessario coinvolgerci tutti in processi di innovazione dei modelli organizzativi e di sviluppo di strategie operative nuove ed efficienti, guardando con preoccupazione alla concentrazione di troppi poteri in mano a pochi soggetti. Siamo, infatti, convinti che solo lo sviluppo di modelli condivisi e partecipati possa dare risposte adeguate e durature alla criminalità organizzata ed alla cultura che questa esprime. L'azione di contrasto a cui siamo chiamati, infatti, non durerà la breve stagione della ribalta giornalistica e neppure il tempo dell'emergenza governativa.

E' necessario allora pensare a strategie di lungo periodo che ci coinvolgano tutti in un progetto complessivo che vinca sia l'atteggiamento pigro e svogliato nella gestione di molti Uffici, sia la tentazione di delegare solo ad alcuni le responsabilità strategiche ed operative, rilanciando il ruolo e le capacità propositive di tanti colleghi che, con semplicità e senza clamori, hanno esercitato la giurisdizione a vantaggio della comunità, fronteggiando - senza farsi intimidire e senza rinunciare alla normalità - una presenza criminale senza pari.

Il gruppo di md si apre dunque al confronto con tutti i colleghi, con gli altri gruppi associati, con l'avvocatura ed il personale delle Cancellerie, affinch siano promossi e sviluppati adeguati modelli organizzativi e siano elaborate innovative strategie operative, funzionali a migliorare la qualità del servizio che siamo chiamati a fornire, nella convinzione che sia su questi temi che si gioca la credibilità istituzionale della magistratura reggina e la sua capacità di servire adeguatamente la collettività.

06 11 2005
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