intervento di Elena Riva Crugnola
autogoverno in crisi
- carenza di effettività dei procedimenti organizzativi, in particolare tabellari
- carenza di responsabilità di direttivi e semidirettivi rispetto a concreta gestione dell'ufficio/sezione (irrilevanza omissione attività dovute, quali: assemblee uffici per tabelle, riunioni ex art.47 quater ord giud, rispetto circolari csm in materia di distribuzione degli affari e dell'organico secondo proporzioni "ragionevoli")
- percezione comune di corrispondenza delle "nomine" ad incarichi direttivi, semidirettivi e vari (formazione, informatica ecc) non a criteri di selezione fondati su "competenza professionale specifica" ma a criteri di "appartenenza" (ad aree associative, a circuiti culturali e simili) ovvero cmq valorizzanti percorsi di studio e approfondimento "sconnessi" rispetto a attività giurisdizionale in senso proprio e rispetto a funzioni specifiche
- nomina dirigenti appare il risultato di meccanismi di cooptazione di per s scollegati rispetto al concreto funzionamento della giurisdizione
- (cooptazione sembra dunque funzionare come meccanismo maschile di trasmissione "discrezionale" del "potere" e non a caso comporta anche discriminazione donne nelle nomine per incarichi direttivi e semidirettivi: vedi risultati seminario roma 2004, proporzione domande donne/donne nominate ragguagliata a proporzione domande uomini/uomini nominati presenta notevole squilibrio a sfavore delle donne, salvo che per incarichi direttivi minorili, ove squilibrio è a sfavore degli uomini)
impegno di md
- all'interno di md molti hanno speso energie su questi temi, sia nel concreto esercizio dell'autogoverno (nel csm, nei consigli giudiziari, nella organizzazione dei singoli uffici e dei singoli ruoli) sia nel formulare proposte e riflessioni che sono oggi "patrimonio comune" di tutta md, sia pure con declinazioni diverse, in particolare nel senso della necessità di valutazioni di professionalità effettive, fondate sull'esame dei provvedimenti (e degli altri modi di espressione dell'attività giurisdizionale), alle quali ancorare criteri di selezione "trasparenti" per i vari incarichi
-a fronte di questo impegno rilevante e prolungatosi nel tempo i risultati in termini operativi non sembrano incoraggianti: mi chiedo allora se, oltre che profondere energie nelle varie realtà dell'autogoverno e formulare proposte, non sia questo il momento di interrogarsi sulle strategie praticabili per cercare di arrivare alla attuazione delle nostre proposte, magari scegliendo uno dei punti "chiave" dell'empasse dell'autogoverno, come oggi percepito dalla maggior parte dei magistrati, quello delle "nomine"
scelte "dal basso"
- la ricerca di queste strategie non è, ovviamente, semplice n facile si può pensare alla "rottura" dei meccanismi di cooptazione, sia con la scelta di estraniarsi da tutte le procedure di nomina fino alla individuazione di regole funzionali ad una selezione per "competenza professionale" (oggettivamente verificabile), sia con la proposta di configurare gli incarichi (quantomeno semidirettivi) come incarichi tabellari temporanei scaturenti da procedure di designazione interne all'articolazione giudiziaria, si possono individuare altre soluzioni, ma penso sia indispensabile un diretto coinvolgimento in questa discussione del maggior numero di magistrati (appartenenti o meno a md) e della anm nelle sua varie articolazioni locali
- solo da una discussione "aperta" penso infatti possa scaturire una scelta che, in quanto partecipata e condivisa "dal basso", abbia possibilità di incidere sulla realtà dell'autogoverno, conservandone i tratti di "indipendenza"
una domanda per md
la domanda che vorrei porre oggi a md è allora proprio questa: pensiamo sia utile riflettere tutti (e con tutti) non solo sull'autogoverno che vogliamo ma anche su come arrivarci?