Sezione BARI


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SEZIONE DI
BARI

Il 9 aprile 2003 è
stato improvvisamente sospeso con effetto immediato il servizio di
stenotipia e trascrizione atti previsto dall’art.51
disp. Att. C.P.P. per mancanza di fondi.

Lo stanziamento sul
capitolo di spesa 1461 pari a € 214.037,44 per il Tribunale di
Bari – di gran lunga inferiore al richiesto- si è
rivelato insufficiente ed esaurito dopo 3 mesi.
A fronte delle
documentate richieste inoltrate dalla Corte di Appello di Bari, il
Ministero della Giustizia, con nota del 31 marzo 2003 “considerata
la notoria e cronica carenza di fondi sul capitolo1461 ha
raccomandato a tutti gli Uffici di contenere al massimo la spesa
relativa al servizio di verbalizzazione delle udienze penali”;

ha quindi allo stato assegnato all’intero distretto della Corte
di Appello - che comprende oltre agli uffici della corte anche i
Tribunali di Bari, Foggia, Lucera, Trani e Minorenni – un
quarto della somma richiesta per l’anno 2003.
Con ulteriore nota del
1° aprile 2003 il Ministero, ribadendo ancora una volta la
cronica carenza di fondi, ha peraltro fatto sapere che a quella somma
stanziata, già di per sé insufficiente, doveva
attingersi “anche per il pagamento delle fatture relative
all’anno 2002
, aventi ad oggetto lo stesso servizio,
rimaste insoddisfatte per carenza di fondi”
.
Questa improvvisa
decisione del Ministero ha fatto sì che a fine marzo fossero
già esaurite le disponibilità finanziarie per poter
fruire della stenotipia e conseguentemente il Presidente del
Tribunale di Bari ha sospeso immediatamente il servizio.
Il servizio è
rimasto sospeso sino alla fine di giugno.
Per il secondo semestre
del 2003 analoga interruzione del servizio si è avuta a metà
ottobre del 2003 sino a quando – a seguito dell’incontro
avuto da questa Giunta ANM con l’onorevole Vietti e del suo
interessamento – il Ministero non ha provveduto
all’assegnazione della ulteriore somma di 200.000 € che ha
consentito di riprendere il servizio fino alla fine dell’anno.
I magistrati del
Distretto hanno continuare a tenere le udienze nel rispetto delle
procedure previste dal codice: con verbale manuale redatto dal
cancelliere di udienza e fonoregistrazione.
I verbali delle udienze
penali sono stati scritti a mano dal cancelliere di udienza, sotto
dettatura del presidente che ovviamente interrompeva continuamente
l’escussione del teste o l’esame dell’imputato o
quant’altro avviene in udienza.

Le conseguenze sono
disastrose!

La verbalizzazione
riassuntiva limita le garanzie difensive in quanto non è
ontologicamente idonea a registrare ogni passaggio anche nelle sue
sfumature pur talvolta essenziali delle dichiarazioni rese in
udienza.
La durata delle udienze e
conseguentemente dei processi sarà sempre più
irragionevole, in contrasto con il principio sancito dal novellato
art.111 Costituzione per ovviare alle ormai innumerevoli condanne
dello Stato italiano in sede internazionale proprio per la lunghezza
dei processi.
Inoltre l’amministrazione
giudiziaria non è dotata di personale tecnico idoneo a mettere
in funzione le apparecchiature per la riproduzione fonografica che
pur la legge impone di effettuare quando manchi la stenotipia.
Tutto ciò sta
ovviamente creando problemi soprattutto nei processi più
delicati - al collegiale ed in Corte di Assise- dove non si riesce
oggettivamente a rispettare le programmazioni effettuate: ad es.
invece dei 13 programmati si è riusciti a sentire soltanto 4
testimoni e gli altri sono stati rimandati a casa. Si sono create
situazioni paradossali: una udienza è stata interrotta alle
ore 13 – nel corso della deposizione di un teste venuto da
Milano, costretto a ritornare in una udienza successiva - perché
al cancelliere di udienza è venuto un crampo al braccio perché
era il quarto giorno di fila che era costretto a scrivere i verbali
riassuntivi.
Lo stesso cancelliere di
udienza deve chiamare i testimoni e curare che stiano appartati
perché molti uffici non hanno l'ufficiale giudiziario (quello
della Corte di Assise è morto un anno fa e non è stato
più sostituito).
Addetto alla
fonoregistrazione è - in ossequio alle indicazioni del
ministero - personale giudiziario che lascia vuote le cancellerie.
I presidenti dei
tribunali non hanno ovviamente i soldi per procedere alla
trascrizione della fonoregistrazione, né vi è personale
giudiziario in grado di procedervi - contrariamente a quanto indicato
dal Ministero.
Questa situazione ha
determinato un notevole rallentamento nella celebrazione dei
dibattimenti penali, con conseguenze gravissime nei numerosi
maxiprocessi per criminalità mafiosa in corso nel distretto.
In molti procedimenti si è pervenuti alla scarcerazione per
decorrenza dei termini massimi di custodia cautelare di imputati poi
condannati – con sentenza di primo grado – anche
all’ergastolo per omicidi di mafia.
Anche gli avvocati nei
vari circondari del Distretto hanno proclamato l’astensione
dalle udienze per protesta per la sospensione del servizio.
Mancano gli ufficiali
giudiziari
e molte udienze si svolgono senza la sua presenza: per
la chiamata degli imputati e dei testimoni ci si avvale della
collaborazione dell’assistente di udienza o di agenti della
polizia penitenziaria presenti in aula. Notevoli sono le difficoltà
per la citazione dei testimoni, anche perché a dibattimento
non ci si può più avvalere della polizia giudiziaria
per le notifiche.
I davvero esigui fondi
assegnati per le “spese di ufficio” –
pari per il Tribunale di Bari a soli 35.000 € per il primo
semestre 2003 a fronte di una richiesta di 170.000 – non ha
consentito l’acquisto di beni di primaria importanza per la
vita dell’ufficio come i codici per le camere di consiglio dei
magistrati; le microcassette necessarie per la registrazione degli
interrogatori effettuati dai Pubblici Ministeri, imposta dalla legge
per la validità dell’atto; la carta per le cancellerie,
con il paradosso registrato nella cancelleria della Sezione lavoro
per cui le etichette adesive necessarie per la registrazione dei
ricorsi sono state messe a disposizione dai difensori dei ricorrenti.
Da ultimo è
esplosa la situazione della Sezione lavoro del Tribunale di Bari,
presso la quale alla fine del 2003 erano pendenti circa 80.000
procedimenti, equamente ripartiti tra gli 11 giudici più il
Presidente attualmente assegnati sulla carta alla Sezione (nella
realtà lavorano in 9). Innumerevoli sono stati i ricorsi per
la “legge Pinto” instaurati da parti che hanno
visto la loro causa durare anche oltre i dieci anni; sono stati così
sottoposti a procedimento disciplinare per “negligenza”!!!!
magistrati che oltre a tenere un numero elevato di udienze - 3
settimanali – hanno scritto circa 2000 (duemila) sentenze pro
capite ogni anno. Anzi, le sentenze depositate dai giudici della
sezione sono tante che la cancelleria non riesce a reggere il passo
e, nonostante il rafforzamento operato nella cancelleria
pubblicazione sentenze con ulteriori 3 unità, la pubblicazione
delle sentenze è ferma al 21 luglio 2003: vi sono cioè
centinaia di sentenze materialmente accatastate sul pavimento della
cancelleria che non sono pubblicate. Tra quelle sentenze vi sono
anche reintegre nei posti di lavoro!
A fronte numero delle
cause di lavoro – che era ovvio prevedere in crescita a seguito
dell’attribuzione di competenza nelle controversie del Pubblico
Impiego – l’organico della Sezione è fermo al
1969.
In una tale situazione
si è tuttavia dovuto attingere anche alla Sezione lavoro per
far fronte alle emergenze di altri uffici quali il G.I.P. - a seguito
delle polemiche sorte per la giacenza per lungo tempo di richieste di
applicazione di misure cautelari - e il Tribunale del riesame,
costantemente sotto pressione per l’esiguità dei
magistrati ed il notevole carico di lavoro. Né era possibile
attingere dalle due sezioni penali per il contestuale impiego di
giudici delle dette sezioni in Corte di Assise per far fronte alle
incompatibilità dell’unico collegio di cui è
composta la Corte.
Sin dal 1998 il
Presidente della Corte di Appello di Bari aveva evidenziato la
situazione di emergenza del Tribunale chiedendo la revisione della
pianta organica risalente ad oltre un ventennio fa, ma l’unica
risposta concreta che si è vista sin ora è stata una
ispezione ministeriale successiva alla guerra di mala che nel giro di
circa due mesi ha visto per le strade della città oltre dieci
morti, tra cui un ignaro ragazzino di 15 anni che, dopo la scuola,
lavorava la sera presso una pizzeria.

17 01 2004
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