del segretario nazionale Claudio Castelli
Chiunque abbia a cuore la cooperazione giudiziaria e l’affermazione di un’Europa
dei diritti non può che salutare con favore l’accordo raggiunto sulla proposta
di decisione quadro sul mandato di arresto europeo e la marcia indietro del
Governo italiano rispetto alle originarie perplessità e alla richiesta di escludere
reati quali la corruzione ed il riciclaggio.
l dibattito svoltosi al riguardo in Italia presenta però toni sconcertanti
che vanno precisati: - nessuna modifica viene apportata rispetto alle norme
preesistenti in materia di competenza territoriale: i giudici di ogni paese
continueranno a procedere ed a giudicare per i reati commessi nell’ambito della
loro nazione; - la necessità della cooperazione penale non è l’effetto di un’accelerazione
imposta ai partners dalla Presidenza belga o di una congiura fra magistrati
europei e burocrati di Bruxelles, ma è specificamente prevista da Trattati vigenti
che, legge dello Stato a tutti gli effetti, hanno la particolare "forza normativa"
derivante dall’art. 11 della Costituzione e non sono modificabili unilateralmente
perch ci impegnano verso gli altri Paesi membri; - la decisione relativa all’esecuzione
di un mandato d’arresto europeo verrà comunque sottoposta al controllo da parte
dell’autorità giudiziaria dello Stato in cui la persona è stata arrestata che
la potrà rifiutare quando essa possa portare ad una violazione dei diritti fondamentali.
La decisione si risolverà quindi in una positiva semplificazione delle procedure
in materia di estradizione.
La dichiarazione che l’Italia renderà al momento dell’accettazione del testo
non pone e non potrebbe porre condizione alcuna ed è irrilevante sotto il profilo
giuridico, come in altri casi la Corte di Giustizia ha chiarito. D’altro canto
le modifiche che dovrebbero essere introdotte nell’ordinamento nazionale per
renderlo compatibile con la decisione quadro proposta dalla Commissione dovrebbero
sostanziarsi nei necessari adattamenti del codice di procedura penale, nel quale
dovranno essere inserite le disposizioni sulla competenza ad esaminare le richieste
provenienti dagli altri Stati; quanto alle modifiche costituzionali che sono
state ventilate, esse potrebbero, a tutto voler concedere, riguardare l’estradizione
del cittadino, che ora è sempre ammessa, salvo i reati politici, che andranno
perciò precisati.
Prendiamo atto con piacere che mentre esponenti del nostro Governo hanno sostenuto
una pretesa inaffidabilità del sistema giudiziario italiano, i Governi degli
altri 14 Paesi aderendo sin dall’inizio alla decisione quadro hanno dimostrato
piena fiducia nel nostro sistema giudiziario e nel nostro Pubblico Ministero
indipendente. A fronte di ciò le ventilate proposte di modifiche costituzionali
ed ordinamentali ( separazione delle carriere, discrezionalità dell’azione penale,
controllo politico sul P.M), nulla hanno a che fare con il mandato di arresto
europeo e sono sollevate in modo puramente strumentale ed inaccettabile.
Milano, 12 dicembre 2001
Claudio Castelli, Segretario nazionale di Magistratura Democratica