Cronache dal Consiglio n. 30


Zoom | Stampa

di Civinini, Menditto, Marini, Salvi e SalmŽ

Sommario

A) Dal Plenum:


  1. La risoluzione sugli incarichi extragiudiziari;
  2. L'inaugurazione dell'anno giudiziario a Milano;
  3. Conferimento di incarichi semidirettivi ovvero la regola del "caso per caso;
  4. L'incompatibilità ambientale di Paolo Mancuso;
  5. Progressione in carriera;
  6. Pluralismo e autonomia della formazione;
  7. La designazione di un magistrato all'Ufficio studi del C.S.M.

B) Dalle commissioni:


  1. Proposte di nomina per incarichi semidirettivi;
  2. Tramutamenti e sedi per gli uditori;
  3. Incontro con i componenti dei Consigli giudiziari;
  4. Incontro con i Vice Procuratori onorari.



Plenum

1. La risoluzione sugli incarichi extragiudiziari.

Il plenum ha approvato con la sola astensione dei laici del Polo e del
V. presidente Rognoni il testo della risoluzione in tema di incarichi
extragiudiziari di cui ci eravamo stati promotori, unitamente a tutti i
togati e al cons. Berlinguer, all'indomani delle polemiche sorte a margine
del convegno organizzato dall'AIGA nel quale avevano avuto ampio risalto le
tesi da tempo espresse dal Cons. Di Federico e le posizioni ben riassunte in
alcuni titoli di quotidiani del tipo: "I doppi-lavori dei
magistrati";"Bisogna abolirli tutti".

Il senso della risoluzione è quello di ribadire con fermezza le posizioni
del Consiglio espresse nel tempo in materia di incarichi extragiudiziari,
portate avanti anche nell'attuale consiliatura, dirette a contemperare "nel
rispetto delle libertà fondamentali del singolo magistrato, le esigenze di
indipendenza della magistratura e di efficienza del servizio giudiziario".

Nel corso dei nostri interventi abbiamo voluto ribadire con forza la
contrarietà alle posizioni che propongono la figura di un magistrato
isolato dalla società, privato della possibilità di dare un contributo nei
settori ove ben può riversare le sue conoscenze e la sua professionalità. In
particolare per quanto riguarda l'attività d'insegnamento (la gran parte
delle quali previste dalla legge perché espletate presso le Scuole di
specializzazioni legali) è stato sottolineato che essa costituisce
un'apertura del magistrato al dato culturale ed al necessario rapporto con
le altre istituzioni, con innegabili ricadute positive sull'intera
formazione della magistratura, consentendo che questa partecipi attivamente
al dibattito sui temi giuridici di maggior rilievo e lo diffonda all'interno
dello stesso ordine giudiziario.

Abbiamo sottolineato l'erronea rappresentazione all'esterno, anche da parte
del cons. Di Federico dei dati in materia di incarichi, peraltro a lui ben
noti e facilmente leggibili proprio perché componente del Consiglio.

Per questo ci hanno meravigliato alcune posizioni, espresse anche da
consiglieri di Unicost (Primicerio e Riello) che hanno voluto pubblicamente
ringraziare il Cons. Di Federico di avere posto la questione degli incarichi,
tralasciando le argomentate critiche di sommarietà e uso distorto dei dati
che sono state, invece, avanzate nei confronti del predetto da parte della
stragrande maggioranza dei consiglieri (togati e laici) intervenuti.

2. L'inaugurazione dell'anno giudiziario a Milano.


L'inaugurazione dell'anno giudiziario non si è potuta tenere a Milano in
forma solenne a causa delle condizioni di inagibilità di molte parti del
Palazzo di Giustizia, tra cui anche l'aula in cui essa avrebbe dovuto
tenersi.

Questa situazione è stata esaminata nelle sedi tecniche competenti
(commissione di manutenzione) e il Procuratore Generale e il Presidente
della Corte d'Appello hanno deliberato di procedere alla cerimonia in forma
non solenne.
La deliberazione è stata comunicata al CSM.

Il consigliere Primicerio, delegato dal Comitato di Presidenza a
rappresentare il Consiglio, ha però chiesto al plenum di intervenire,
imponendo la cerimonia solenne in un luogo diverso dal Palazzo di Giustizia.

La delegazione di MD ha cercato inutilmente per ore, nel dibattito in
plenum, di evitare una deliberazione che potesse suonare come un
sconfessione dei dirigenti degli uffici milanesi, del CG e della stessa ANM
anche in considerazione del significato forte che aveva la decisione di non
avvalersi di altre sedi, viste le richieste continue e pressanti rivolte al
Ministro perché intervenisse urgentemente con i fondi necessari.

Abbiamo cercato di introdurre nella risoluzione un espresso riferimento alla
gravità della situazione degli uffici giudiziari milanesi, ma ciò non è
stato accettato e ci si è limitati solo all'anodina espressione con cui si
apre il documento (e che neppure c'era nel testo originario). Si è cercato
di introdurre un riferimento al fatto che la decisione competesse comunque
ai dirigenti locali e al CG di Milano, ma neppure questo è stato accettato,
se non nella limitata parte in cui si demandavano - ovviamente - al PG e al
PCA tempi e modi della cerimonia.

Va rilevato che la deliberazione del PG non conteneva alcun riferimento
polemico e che in particolare non ledeva in alcun modo le prerogative del
CSM, essendo la decisione motivata esclusivamente con l'inagibilità dei
locali e l'inopportunità di celebrare la cerimonia in luoghi diversi.

Alla fine si è giunti all'approvazione della deliberazione che si allega,
con i voti contrari di MD e dei movimenti. Ovviamente la delibera è stata
interpretata dalla stampa e dal Ministro come una sconfessione.

Va rilevato che il comitato di presidenza ha ritenuto di non consentire
neppure l'apertura di una pratica sulla grave situazione degli uffici
giudiziari milanesi, presentata quel giorno stesso dai consiglieri MD e
Movimenti.

3. Conferimenti incarichi semidirettivi ovvero la regola del "caso per caso".
Nella seduta del 21/1 u.s. sono stati conferiti all'unanimità al dott.
Giuseppe Marangoni, giudice del Tribunale di Macerata, l'ufficio
semidirettivo di Presidente di Sezione del tribunale di Ascoli Piceno e alla
dott. sa Grazia Lapalorcia, consigliere della Corte d'Appello di Brescia, l'
ufficio semidirettivo di Presidente di sezione del Tribunale di Cremona.

Un ampio dibattito si è sviluppato sul conferimento del posto di Presidente
di sezione del Tribunale di Bergamo, per il quale era stato proposto dalla
commissione il dott. Luciano Alfani con quattro voti e due astensioni.

Pur in presenza di un unico candidato, di cui non sono minimamente in dubbio
le qualità professionali, abbiamo ritenuto di proporre al plenum le
dinamiche che si stanno sviluppando in Quinta Commissione ove è molto
difficile trovare un filo coerente che leghi alcune scelte operate dai
consiglieri di Unicost, tanto da farle ritenere mosse da una logica del
"caso per caso" in cui poco conta la coerenza.

In Commissione in un primo momento erano stati proposti due candidati: il
dott. Luciano Alfani, giudice a Bergamo, ed il dott. Battista Palestra,
presidente del Tribunale di Trento da nove anni. Per la maggioranza della
commissione (Primicerio, Stabile, Buccico, Schietroma) doveva prevalere,
perché più anziano, il dott. Alfani cui potevano essere conferiti in misura
massima i punteggi per merito ed attitudini al pari del dott. Palestra. Per
i consiglieri di MD e dei Movimenti al solo dott. Palestra poteva essere
attribuito il massimo del punteggio per attitudini (quattro) derivante dallo
svolgimento per lungo tempo ed in modo positivo delle funzioni di Presidente
di Tribunale; al dott. Alfani potevano essere attribuiti solo tre punti per
attitudini in considerazione della buona idoneità alle funzioni direttive
risultante dalla sua carriera, ma in assenza di precedente svolgimento di
funzioni direttive o semidirettive.

La revoca del dott. Palestra, intervenuta dopo il voto, era accompagnata da
una dichiarazione nella quale era espressa l'amarezza per una valutazione
della maggioranza della commissione che non aveva voluto tenere conto del
lungo e positivo espletamento delle funzioni direttive.

Nel corso del dibattito abbiamo registrato la grande insofferenza dei
consiglieri Primicerio e Stabile per una discussione definita "di nessun
rilievo amministrativo", proposta "per il popolo delle mailing list" e con
un "metodo surrettizio di assemblearismo improprio".

Evidentemente non è piaciuto il dovere sostenere pubblicamente posizioni
difficili e poco coerenti anche con l'attuale circolare.

Con il nostro voto di astensione (condiviso anche dai consiglieri dei
Movimenti e da Berlinguer) abbiamo voluto richiamare l'importanza di
comportamenti coerenti e leggibili facilmente all'esterno per dare
credibilità alle scelte consiliari.

Altra discussione particolarmente ampia si è sviluppata sulla nomina di un
presidente di sezione del Tribunale di Messina ove si sono confrontate due
proposte: nella prima (rel. Primicerio) il dott. Mastroeni, presidente di
sezione a Palmi, è stato proposto con il massimo del punteggio per
attitudini (4) e merito (4), ma attribuendo alla dott.ssa Moleti 3 punti per
attitudini e 2 punti per merito anche a causa (come si legge nella proposta)
della mancanza di statistiche comparate nell'ultimo biennio; nella seconda
(rel. Aghina) la dott.ssa Moleti, giudice a Messina, è stata proposta con un
punteggio di 3 per merito.

E' chiaro che non erano in discussione le eccezionali qualità del dott.
Mastroeni, cui venivano attribuiti i punteggi massimi per merito ed
attitudine da entrambe le proposte, ma, ancora una volta, una applicazione
coerente della circolare.

Ci ha meravigliato, perciò, l'enfatizzazione dei Consiglieri di Unicost per
lo svolgimento delle funzioni semidirettive da parte del dott. Mastroeni,
circostanza completamente ignorata per esempio per il dott. Palestra nel
caso prima ricordato. Nella proposta da noi condivisa già era bene
evidenziata su questo punto la differenza tra i due candidati, con
attribuzione alla dott. Moleti di soli 3 punti per attitudini per il mancato
svolgimento in precedenza di funzioni semidirettive (situazione
perfettamente sovrapponibile a quella del dott. Alfani, in precedenza
ricordata, in cui i consiglieri di Unicost avevano ritenuto però di
attribuire 4 punti), coerentemente con le posizioni da noi espresse più
volte dirette a dare specifico rilievo alle capacità organizzative richieste
ai semidirettivi per quanto consentito con l'attuale circolare.

Ci ha meravigliato, ancora, nella proposta Primicerio l'attribuzione alla
dott.ssa Moleti di un punteggio per merito di 2 punti (l'unico che
consentiva la prevalenza del dott. Mastroeni), non corrispondente al profilo
professionale della stessa che, coerentemente con tanti casi in precedenza
esaminati, doveva essere valutato con 3 punti anche tenendosi conto della
mancanza di statistiche comparate dell'ultimo biennio.

La logica del caso per caso dei consiglieri di Unicost è ulteriormente
confermata dal fatto che l'attribuzione di 2 punti per merito alla Moleti, e
giova sottolinearlo solo così poteva prevalere l'altro candidato, è
incomprensibile alla luce di altro precedente della commissione in cui per
il posto di presidente di sezione della Corte d'appello di Brescia gli
stessi consiglieri di Unicost (a differenza di noi e dei Movimenti)
attribuirono 4 punti per merito ad un candidato (così prevalente e
vincitore) pur in mancanza di statistiche comparate.

Ha prevalso la proposta a favore del dott. Mastroeni con 13 voti (Unicost,
Di Federico, Ventura Sarno, Marotta, Spangher, Schietroma, Favara, Marvulli,
Fici
). 10 i voti per l'altra proposta (MD, Aghina, Buccico, MI). Astenuti
Arbasino e Rognoni.

4. L'incompatibilità ambientale di Paolo Mancuso.

Il Consiglio ha deliberato, su proposta del Cons. Spangher e con i voti di
Unicost e del polo e l'astensione di MI, di rinviare in commissione la
proposta di archiviazione della pratica per incompatibilità ambientale
relativa a Paolo Mancuso. La pratica era stata aperta su segnalazione dell'
allora procuratore Cordova, il quale lamentava un articolo di risposta alle
sue interviste, pubblicato su La Repubblica.

In Commissione si era giunti - dopo un'estenuante discussione - all'
approvazione unanime (con la sola eccezione del Cons. Spangher) di una
proposta di archiviazione, della quale erano state dibattute anche le
virgole. Vi era dunque non un accordo sotterraneo, ma una precisa
valutazione, espressa con voti e con l'esame assai approfondito di un
documento. La votazione era avvenuta una prima volta sulla deliberazione e
una seconda volta sul documento. E' stato sufficiente che si indicasse l'
esistenza di una nuova pratica perché si disponesse il ritorno in
commissione, nonostante il relatore - Salvi - si fosse opposto, indicando
che i fatti erano completamente diversi, senza alcun collegamento tra loro e
distanti nel tempo quasi due anni.

5. Progressione in carriera.

Il plenum ha deliberato (con l'astensione di Stabile, Buccico e Spangher) la
non idoneità alle FDS del dott. Renato Croce a seguito di profili negativi
derivanti da due specifici fatti avvenuti nel periodo in valutazione, uniti
ad una ammonimento comminato nel passato per partecipazione alla loggia
massonica P2 mentre, tra l'altro, ricopriva l'incarico di magistrato
segretario al Consiglio.

6. Pluralismo e autonomia della formazione.
Nelle sedute del plenum del 14 e 22 gennaio vi è stato un animato dibattito
intorno alla proposta - votata a maggioranza in commissione - di un incontro
di studio nel quale uno dei relatori, un professore universitario, è stato
sostituito rispetto alla proposta del comitato scientifico.

Il confronto è stato di notevole rilievo circa l'articolazione organizzativa
della formazione costituita dal "continuum" Comitato scientifico - Nona
Commissione - Plenum, sul ruolo e la funzione di ciascuno di tali organi e
sulle loro interazioni.

Sia in commissione che in plenum la sostituzione del professore indicato dal
comitato scientifico è stata inizialmente motivata da una pretesa
inadeguatezza del docente, a causa di poche - in verità assai poche - schede
di valutazioni negative, redatte dai partecipanti a uno dei due corsi al
quale il docente aveva in passato preso parte.

Questa motivazione apparente si è subito rivelata assolutamente
inconsistente, in quanto innanzitutto si trattava di uno dei massimi esperti
in materia, con le più ampie qualifiche; in secondo luogo è risultato che il
professore in questione aveva avuto una preponderanza di valutazioni tra
buono ed eccellente e solo pochissime negative; il docente designato in
sostituzione, poi, non aveva mai partecipato in precedenza a corsi e quindi
ogni comparazione era impossibile sul piano del "gradimento" dei
partecipanti.

D'altra parte è anche apparso chiaro che far dipendere la scelta del docente
dal gradimento dei partecipanti agli incontri avrebbe conseguenze assai
gravi.

Nella seduta del 14 la cons. Civinini formulava quindi richiesta di ritorno
della pratica in Commissione per una rivalutazione della sostituzione. Due
le ragioni, una inerente all'organizzazione dell'attività di formazione e
l'altra relativa al valore delle schede di valutazione.

Questa proposta non è stata approvata, per il voto contrario di Unicost e
del Polo.

Si è dunque discusso in plenum, ove si è evidenziata la pretestuosità delle
motivazioni di sostituzione.

L'intervento di Spangher chiariva definitivamente che il vero problema era
costituito dai rapporti tra comitato scientifico e commissione e in
particolare dalla pretesa di intervenire sulla scelta dei relatori, per
ragioni che però non venivano - quanto al caso specifico - evidenziate.

Nel corso del dibattito, nel quale sono intervenuti anche Menditto, Marini e
Salmè, Salvi, si è ricordato come sia centrale la distinzione di ruoli tra
la Nona Commissione, con compiti di "programmazione, istituzione,
organizzazione, coordinamento e supervisione dei corsi di formazione", e il
Comitato Scientifico, cui sono attribuite la realizzazione delle linee
guida, l'elaborazione dei programmi di dettaglio e la loro pratica
attuazione. Si sono così ripartite le competenze tra gli organi di indirizzo
"politico" e controllo (Commissione e Plenum) e l'organo tecnico (composto
oltre che da magistrati, da quattro professori, per assicurare pluralismo e
apertura culturale), al fine di garantire la qualità e l'autonomia della
formazione, sottraendo in via tendenziale le scelte attuative a logiche
(corporativismo, politicizzazione, familismo) improprie e diverse da quelle
della competenza e della qualificazione tecnico-scientifica.

La bipartizione delle competenze non esclude evidentemente la possibilità di
una ricca e costruttiva interazione tra gli organi (che si realizza
soprattutto nella elaborazione di linee guida programmatiche, quali quelle
di cui alla delibera 14/5/2003, e nel confronto su programmi innovativi e di
particolare impegno in fase di ideazione), nè esclude il congruo esercizio
di poteri di controllo e sostitutivi. Peraltro, è proprio la ratio della
bipartizione a imporre che i poteri sostitutivi non siano esercitati in modo
arbitrario, il che è accaduto invece in quest'occasione, fondando la pretesa
di sostituire un relatore, motivatamente indicato quale il più adeguato dal
CS, su un argomento inconsistente e dal suono pretestuoso (la presenza di
poche e statisticamente non rilevanti valutazioni negative, condizione
condivisa da gran parte dei relatori dei nostri incontri di studio).

Quanto all'utilizzo e alla funzione delle schede di valutazione, dopo
l'episodio che si è appena ricordato, si è avviata in commissione un'
approfondita discussione sul loro valore, sulla loro adeguatezza secondo
buoni criteri docimologici, sul rapporto con altri indici (la valutazione
del coordinatore dell'incontro, i risultati didattici della sessione, il
raggiungimento degli obbiettivi fissati); si è decisa l'apertura di una
pratica per uno studio della questione.

Nel corso del dibattito, i consiglieri di MI e Unicost, pur riconfermando i
valori dell'autonomia della formazione e del Comitato, hanno teso a
sottolineare in modo forte che la Commissione ha un ampio potere di
intervento e comunque hanno ritenuto inopportuno il ritorno della pratica in
commissione, avallando e approvando l'arbitraria sostituzione. Respinta la
richiesta di ritorno della pratica in commissione, il programma è stato
approvato con il voto contrario dei consiglieri dell'Alleanza.

La vicenda desta viva preoccupazione.

In considerazione della struttura organizzativa della formazione
(caratterizzata dalla mancanza di un assetto organizzativo e burocratico
stabile e di una dirigenza duratura nel tempo) , il pluralismo culturale, il
rifiuto di omologazione, l'autonomia scientifica e didattica da qualunque
condizionamento improprio non possono mai considerarsi come acquisiti ma
devono essere riconfermati nelle scelte di ogni giorno; non si possono
affermare in astratto e disattendere in concreto, consentendo ad libitum la
sostituzione di un relatore; si tratta di comportamenti suscettibili di
essere ripetuti (anzi adducendo la forza del precedente) se non
efficacemente combattuti e inibiti, con un grave rischio di utilizzo della
formazione a scopo di indottrinamento e di inquinamento politico e
correntizio. Stupisce pertanto l'atteggiamento consenziente dei colleghi
togati di MI e Unicost, nè si può omettere di sottolineare lo stridente
contrasto tra le affermazioni astratte di autonomia della formazione e di
necessità di sottrarla alla lottizzazione, che i laici del Polo hanno
consegnato da ultimo al parere di minoranza sul maxiemendamento, e la
concreta ricerca di "spazi" per imporre i "propri" relatori.

Il CSM, attraverso la sua struttura di formazione e in particolare il
Comitato, così come attraverso l'alto livello dei suoi incontri di studio e
delle proprie pubblicazioni, ha intessuto lentamente nel corso degli anni un
rapporto fecondo con l'università: moltissimi sono stati i professori che
con entusiasmo hanno partecipato alla nostra attività di formazione - una
palestra per studiare e osservare gli istituti "in azione" -, intensi sono
stati gli scambi culturali in un'interazione tra dottrina e esercizio
concreto della giurisdizione che è stato momento di crescita per entrambe le
parti. Vicende come questa rischiano di intaccare le fondamenta di questo
rapporto; il danno che deriverebbe alla formazione consiliare - in termini
di pluralismo culturale, circolazione di idee, livello scientifico,
prestigio - sarebbe enorme e forse è un danno freddamente perseguito e
realizzato, un percorso di cui si distinguono già alcune tappe fondamentali:
il noto caso Pizzorusso (quando uno scritto del costituzionalista
distribuito quale materiale di consultazione è divenuto il pretesto per
innescare un blocco delle attività consiliari che solo l'intervento del
Presidente della Repubblica ha scongiurato) cui il mondo universitario ha
reagito con gran sdegno, un appello a tutela del docente e della libertà di
manifestazione del pensiero e una richiesta di chiarimenti dell'Associazione
dei costituzionalisti italiani; il meno noto caso dei corsi cogestiti da
università e CSM, una pratica di Commissione nell'ambito della quale era
stata formulata unitamente al presidente della Conferenza dei Presidi di
Giurisprudenza un'ipotesi di lavoro che prevedeva la realizzazione di azioni
di formazione e ricerca su temi di particolare impegno teorico (il
ragionamento di fatto, l'ordinamento giudiziario, il ruolo del giudice nella
società, economia e diritto) congiuntamente da parte del Consiglio e di
alcune facoltà italiane; divenuto il cons. Buccico relatore della pratica,
la stessa ha subito una brusca frenata, è stato disdetto un incontro di
lavoro già programmato con i Presidi, e tuttora non si è riesce a portarla a
conclusione.

Tutti i togati, se hanno a cuore la formazione, devono avere a cuore la
considerazione che della stessa e del Consiglio ha l'Università italiana ed
agire in modo unitario per sconfiggere questa chiara linea di boicottaggio.

7. La designazione di un magistrato all'Ufficio studi del C.S.M.

Nella seduta del 14/1 il plenum ha designato a maggioranza la collega Paola
Filippi, giudice del Tribunale di Avezzano, quale nuovo magistrato addetto
all'Ufficio studi del Consiglio; il posto era stato lasciato vacante dal
settembre scorso dal collega Paolo Canevelli, rientrato nel posto in
precedenza ricoperto di Magistrato di Sorveglianza presso il Tribunale di
Roma.

Commissioni

1. Proposte di nomine per incarichi semidirettivi.
La Quinta commissione ha proposto all'unanimità:
- il dott. Gaetano Appierto, Giudice del Tribunale di Pordenone,
per il conferimento dell'ufficio di Presidente di sezione del Tribunale di
Pordenone;
- il dott. Giovanni Porqueddu, Consigliere della Corte d'Appello di
Milano, per il conferimento dell'ufficio di Presidente di sezione del
Tribunale di Sassari;
- il dott. Salvatore Cappelleri, Giudice del Tribunale di Crema, per
il conferimento dell'ufficio di Presidente della sezione lavoro della Corte
d'Appello di Roma;
- il dott. Michele Luzio, Presidente di Sezione della Corte d'
Appello di Caltanissetta, per il conferimento dell'ufficio di Presidente di
sezione della Corte d'Appello di Palermo;
- i dott.ri Gaetano Annunziata, Maurizio Gallo, Mario Lepre, Omero
Ambrogi, Carlo Maria Stallone, Donato Figurelli e Carlo Montella (questi
ultimi tre hanno già revocato la domanda), per il conferimento dell'ufficio
di Presidente di sezione della Corte d'Appello di Napoli (sette posti);
- i dott.ri Carlo Maria Stallone ed Ugo Vitiello, per il
conferimento dell'ufficio di Presidente della sezione lavoro della Corte d'
Appello di Napoli (due posti).

Per la Procura della Repubblica di Roma si è ritenuto di rinviare
ulteriormente il voto a seguito di una richiesta avanzata dal cons. Buccico.
Nella seduta del 20 gennaio abbiamo chiesto di votare nella stessa
settimana dovendo provvedersi tempestivamente al conferimento di un ufficio
direttivo così rilevante, ma la maggioranza della commissione ha preferito
rinviare ai primi giorni di febbraio.

2. Tramutamenti e sedi per gli uditori.
La terza Commissione sta definendo i concorsi aperti per posti di primo
grado, grado d'appello e Corte di cassazione; l'intenso lavoro svolto
consentirà di individuare le sedi per gli uditori (che sono 320 circa) e
contemporanemante di pubblicare un bollettino comprendente tutti i restanti
posti di primo grado, i posti d'appello e di magistrato distrettuale mentre
seguirà a qualche mese di distanza una pubblicazione per la Corte di
cassazione e il massimario; la ripartizione dei posti di primo grado tra
uditori e concorso ordinario terrà conto delle esigenze di mobilità dei
colleghi.
La Commissione non ha ancora effettuato nè ha discusso il
contenuto di tale ripartizione e sono quindi assolutamente prive di
fondamento le voci che circolano e creano allarme tra i colleghi (una di
quelle più ricorrenti è che 12 posti di Milano sarebbero tutti destinati
agli uditori).

3. Incontro con i componenti dei Consigli giudiziari.

Nei giorni 26 e 27 gennaio si è tenuto un incontro con i vertici di tutti i
distretti e due componenti di ciascun Consiglio giudiziario per illustrare e
discutere le circolari sulle incompatibilità (26) e sulle tabelle (27). E'
evidente il rilievo che l'iniziativa assume anche con riferimento alla
predisposizione delle tabelle per il biennio 2004-2005. Eventuali temi di
interesse generale che emergessero dall'incontro saranno oggetto di un
prossimo intervento.

L'esame delle ultime proposte tabellari ancora riferite al biennio appena
concluso continua ad evidenziare due problemi che hanno caratterizzato un
numero consistente di uffici giudicanti oggetto del lavoro di commissione:
l'impiego dei GOT; la destinazione di uditori giudiziari a compiti non
consentiti dalla circolare.

Per i GOT si evidenzia così il permanere di un'impostazione contraddittoria;
mentre a livello di politiche giudiziarie ci si oppone a qualsiasi forma di
stabilizzazione e di partecipazione attiva alla programmazione del lavoro
degli uffici, sul piano gestionale si ribadisce ogni giorno di più la
necessità del contributo che i GOT forniscono al lavoro e alla "produzione".
Figlia di questa contraddizione - al di là dell'attribuzione ai GOT di ruoli
da gestire in proprio - ci pare anche la scelta di attribuire loro compiti
in settori particolarmente delicati e che concernono i diritti della persona
(tutelare; stranieri).

4. Incontro con i Vice Procuratori onorari.
L'Ottava commissione ha previsto per i giorni 15-16 e 22-23 marzo p.v. un
incontro di studio con i rappresentanti dei VPO di tutti gli uffici di
procura. Si intende così riproporre un modulo formativo che lo scorso anno
riguardò i giudici di pace ed ha consentito un utile scambio di opinioni e
di riflessioni sul ruolo e sui principali aspetti operativi dei magistrati
onorari.

L'incontro (che per il numero elevato dei partecipanti è organizzato in due
tranches) intende occuparsi sia dell'organizzazione interna alla Procura con
riferimento al lavoro svolto dai VPO, sia delle attività d'indagine che essi
svolgono per i reati di competenza del giudice di pace sia, infine, dei
problemi che si presentano in sede dibattimentale davanti al giudice
monocratico e, separatamente, davanti al giudice di pace.

Allegato

Il Consiglio
in relazione all'inaugurazione dell'anno giudiziario 2004 nel distretto di
Milano, viste le determinazioni adottate dal Presidente della Corte
d'Appello di Milano e le ragioni poste a fondamento del provvedimento del 13. gennaio 2004,
invita
il Presidente della Corte d'Appello di Milano e il Procuratore Generale
della stessa corte ad assicurare lo svolgimento della cerimonia di
inaugurazione dell'anno giudiziario, con la relazione del Procuratore
Generale e l'intervento degli altri soggetti istituzionali secondo il
dettato dell'art. 89 O.G., nelle forme pubbliche e secondo i tempi ritenuti
opportuni.

30 01 2004
© 2024 MAGISTRATURA DEMOCRATICA ALL RIGHTS RESERVED WEB PROJECT AND DESIGN AGRELLIEBASTA SRL