Comunicato sul parere negativo circa il maxi emendamento


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di Aghina, Arbasino, Civinini, Fici, Marini, Menditto, SalmŽ, Salvi

I problemi del servizio giustizia nel nostro paese sono la lentezza dei
processi, l'irrazionale distribuzione degli uffici e delle risorse, i
ritardi nell'utilizzazione delle tecnologie informatiche. A questi problemi
non rispondeva il disegno di legge di modifica dell'ordinamento giudiziario
e non risponde il maxi-emendamento, che si occupa d'altro e se ne occupa in
modo paradossalmente controproducente.

Tutti, con grande forza, chiediamo un recupero di efficienza del "servizio
giustizia", obbiettivi, seri e ravvicinati controlli di professionalità.
Il
maxi-emendamento risponde disegnando un percorso a ostacoli, una carriera
che prevede, dopo l'ingresso in magistratura, ben quindici concorsi: i
magistrati dovranno quindi dedicarsi agli studi teorici invece che al lavoro
giudiziario. Si vuole creare una scuola che, invece di creare cultura
diffusa tra tutti i magistrati, a cominciare dai giudici di primo grado,
rilascia certificati finalizzati, ancora una volta, alla carriera.
I cittadini chiedono che il controllo di legalità garantisca l'eguaglianza
davanti alla legge e il maxi-emendamento risponde prevedendo un pubblico
ministero gerarchizzato, il cui vertice è titolare del potere assoluto e
incontrollato di iniziare o non l'azione penale.

Per questa ragione il Csm ha responsabilmente motivato il proprio parere
negativo, con toni pacati e argomentazioni tecniche articolate e
approfondite, auspicando che le ragioni espresse possano trovare un
destinatario attento e partecipe.

22 05 2003
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