Preoccupa il dibattito che nei giorni scorsi ha interessato le c.d.“pratiche a tutela” dei magistrati.
Nessuno dubita sulfatto che il Csm debba avere attenzione per la situazione politica complessivae debba agire con quella serenità che evita di alimentare, ancheindirettamente, tensioni nella società e nella vita pubblica. Ma la duttilità ela serenità nell’utilizzo dell’istituto è cosa diversa dalla sua messa indiscussione.
Le pratiche a tutela sonoindispensabili. Nel momento in cui, anche con regole disciplinari, si chiede almagistrato di non rilasciare commenti su procedimenti che sta seguendo e di nonreagire personalmente ad attacchi ingiustificati o addirittura strumentali chegli vengono mossi, è necessario che il Csm possa assumere su di sé gliinterventi idonei a ristabilire verità negate, di rispondere ad insinuazioni,di tutelare l’immagine e l’onorabilità del magistrato sia come rappresentantedell’istituzione sia come persona, tutelando in tal modo anche la credibilitàdell’intera giurisdizione. Questo è il senso delle "pratiche atutela", come spiegato dalla risoluzione del CSM che affrontòin modo sistematico i diversi aspetti coinvolti (1.12.1994).
In un intervento al plenum del CSM del 27Marzo 2007, il Capo dello Stato sottolineò l’esigenza di una “tutela”concessa “solo quando l’intervento del Consiglio è insostituibile pertutelare il prestigio e la credibilità dell’Istituzione giudiziaria nel suocomplesso ed è mirato a reagire ad attacchi e azioni denigratorie chiaramentetendenti a mettere in dubbio l’imparzialità dei magistrati anche insinuando laloro soggezione a condizionamenti politici o di altra natura”.
Il suggerimento ad un usocalibrato dell’istituto è stato valorizzato in una delibera delCSM del 2 luglio 2009, che ha introdotto nel proprio Regolamentol’art.21-bis. Le nuove norme, frutto di un ampio confronto conclusosi con unvoto unanime, hanno individuato un punto di equilibrio che rappresentaper noi un approdo non rinunciabile, la cui modificazione potrebbevanificare la funzione essenziale delle pratiche a tutela.
Siamo rispettosi delle critiche provenientianche da rappresentanti di altri organi istituzionali sull’operato deimagistrati. Ma siamo altrettanto convinti della necessità istituzionale esociale che la critica sia responsabile ed informata e non si riduca a sempliceaggressione mossa con un linguaggio inaccettabile, come ormai troppo spessoaccade. Siamo certi che il Csm saprà trovare le risposte adeguate, conserenità e saggezza, anche in ragione della delicata fase politica che stiamoattraversando.
PiergiorgioMorosini (Segretario Generale di Magistratura Democratica)
LuigiMarini (Presidente di Magistratura Democratica)