a cura di Elisabetta Cesqui, Ezia Maccora, Livio Pepino e Fiorella Pilato
Sommario
A) Dal Plenum :
- Sulle dichiarazioni del Procuratore della Repubblica di Genova dott. Lalla.;
- La circolare sui fuori ruolo;
- L'aggiornamento delle schede anagrafiche per l'individuazione delle qualifiche dei magistrati.
- Conferimenti di incarichi semidirettivi e direttivi;
- Nomine direttivi e semidirettivi a maggioranza;
- L'informazione ai magistrati sull'attività del Consiglio;
- Le convenzioni tra uffici giudiziari ed Università;
- L'avocazione del procedimento "Vhy not" a Catanzaro;
- Multiculturalismo e valori culturali di fondo.
B) Dalle commissioni:
1. Proposta di nomina per incarichi semidirettivi e direttivi;
2. Aggiornamento delle attività della V Commissione.
dal Plenum
dal Plenum
1. Sulle dichiarazioni del Procuratore della Repubblica di Genova dott. Lalla.
Il 13 novembre 2007 avanti al GUP di Genova, si è tenuta l'udienza preliminare nel processo a carico del prof. Franco Henriquet, imputato di detenzione di sostanze stupefacenti in un processo che aveva creato in città grande clamore. La vicenda presentava un'evidente anomalia consistente nell'estromissione dal procedimento del sostituto assegnatario (dott. Pinto), effettuata dal Procuratore della Repubblica senza formali provvedimenti di revoca, ma mediante modifica del turno di presenza dei pubblici ministeri con previsione della partecipazione a detta udienza preliminare del Procuratore in luogo del sostituto titolare del procedimento. Mentre ben 17 sostituti denunciavano al Consiglio l'irritualità e improprietà di detta estromissione, il Procuratore della Repubblica, dott. Lalla, uscendo dall'udienza preliminare motivava la propria decisione dichiarando ai giornalisti: " Perché l'ho fatto? Mi vergogno dell'inchiesta". Tale stupefacente e offensiva affermazione ha indotto i cons. Fresa e Pepino a chiedere l'apertura di un'apposita pratica che è stata definita nel plenum del 6 febbraio 2008 con una delibera in cui si afferma che : "allo scopo di scongiurare il rischio che la fisiologica e costruttiva dialettica connessa ai diversi ruoli rivestiti dai magistrati possa ingiustificatamente trasmodare in potenziali fonti di discredito dell'attività giudiziaria, appare necessaria, nel rapporto con i mezzi di informazione e, in genere, nelle dichiarazioni rese in sedi pubbliche, una particolare prudenza e misura che - nella specie - non pare aver caratterizzato la dichiarazione del Procuratore della Repubblica di Genova, dott. Lalla" e si "ribadisce il richiamo ai magistrati alla rigorosa osservanza dei doveri derivanti dall'alta responsabilità connessa all'esercizio delle funzioni ed alla massima riservatezza e prudenza nei rapporti con gli organi di stampa".
Sorprendentemente l'approvazione della delibera è avvenuta con sei astensioni. Evidentemente secondo alcuni consiglieri i poteri dei capi degli uffici si spingono sino all'insulto e alla delegittimazione dei magistrati "sottoposti".
2. La circolare sui fuori ruolo.
L'intervento di modifica della circolare sui collocamenti fuori ruolo rispondeva a una duplice esigenza. Quella di garantire il rientro nell'ufficio giudiziario dopo un ragionevole periodo di tempo in modo da assicurare un salutare ricambio ed evitare la creazione di percorsi professionali "alternativi" rispetto a quelli che si sviluppano nella giurisdizione, da consentire al magistrato di non appannare la propria immagine di imparzialità e non di scordare il mestiere; e quella di arginare un numero eccessivo di richieste in un momento caratterizzato da gravi scoperture dell'organico, sorta all'indomani dell'eliminazione, per legge, del limite numerico di magistrati (230) che era possibile destinare a incarichi extragiurisdizionali secondo la precedente disciplina.
L'ostacolo principale al ricambio nelle posizioni fuori ruolo è costituito dall'art. 50 comma 2 D.Lgs. 160/2006 il quale, stabilendo per il futuro un periodo massimo complessivo di dieci anni che ciascun magistrato potrà trascorrere fuori ruolo (e lasciando aperta la possibilità per il Consiglio di regolare le modalità di svolgimento di questo periodo, compresa quella di frammentarlo per evitare permanenze continuative eccessive attraverso una regolamentazione rispettosa della legge), esclude però dal computo il periodo già trascorso fuori ruolo prima del 31.7.2007.
Il testo normativo aveva diviso aspramente chi - interpretandone diversamente la portata - riteneva di poter procedere immediatamente al ricollocamento di tutti coloro che all'entrata in vigore della L.111/2007 fossero fuori ruolo da più di cinque anni, e chi al contrario riteneva obbligatorio attendere altri cinque anni prima di avviare i rientri dei "vecchi" magistrati fuori ruolo.
Alla fine, ci siamo resi conto di non poter arrivare da nessuna parte, continuando la contrapposizione su questo piano, e ciascuno ha rinunciato alla posizione intransigente di partenza dimenticando responsabilmente le proprie suscettibilità. Approfondita la questione, abbiamo convenuto che la difficoltà principale nasceva, come per altre parti della riforma dell'ordinamento, dalla mancata previsione di una norma transitoria, in questo caso di una norma idonea a diminuire la distanza, mitigando la disparità di trattamento, fra chi dal 31 luglio scorso si vede porre un limite massimo assoluto di dieci anni complessivi da trascorrere fuori ruolo nell'arco dell'intera carriera, e chi invece avrebbe potuto di fatto arrivare a permanenze complessive anche ultraventennali e per giunta, nel silenzio della legge, addirittura in modo continuativo, con la conseguente assoluta inidoneità acquisita a riconvertirsi alle funzioni giudiziarie dopo aver fatto per troppo tempo un mestiere diverso. Allora abbiamo concordato con normativa secondaria una disciplina transitoria, finalizzata a ricondurre progressivamente gli incarichi fuori ruolo in corso alle norme introdotte in circolare, per attenuare le differenze di regime e avviare, attraverso un percorso graduale e differenziato, una concreta possibilità per il Consiglio di ottenere risultati In sintesi, è stato stabilito un periodo di tempo - più o meno lungo a seconda della durata pregressa del fuori ruolo - per prepararsi al ricollocamento, utile sia per enti e istituzioni che potranno sostituire con la dovuta ponderazione i magistrati di cui dispongono (magari dopo aver affiancato per un certo tempo i nuovi a quelli esperti da ricollocare), sia per i magistrati che dovranno conciliare la scelta dell'ufficio giudiziario con nuove esigenze familiari sorte negli anni, sia per il Consiglio, che realisticamente non avrebbe la possibilità di una reimmissione in ruolo massiccia, almeno finché non saranno ridisegnate le piante degli uffici giudiziari per adeguarle all'aumento ancora teorico di organici e non saranno stati individuati e conservati i 350 posti per gli uditori che prenderanno possesso delle sedi entro l'anno.
All'altra esigenza, di contenere il numero dei magistrati fuori ruolo, nella mia proposta originaria si rispondeva seguendo la tradizione consiliare (ripresa dal disegno di legge Mastella, stralciato dalla riforma) e quindi distinguendo gli incarichi in due gruppi, ai quali riservare trattamenti differenti: inserendo nel primo gruppo quelli (la cui attribuzione a magistrati è particolarmente importante, peraltro, per l'amministrazione della giustizia) il cui numero massimo complessivo possiamo calcolare con precisione o prevedere con buona approssimazione; nell'altro gruppo tutti gli altri. Evidentemente, non è necessario stabilire un numero massimo per i magistrati da destinare al ministero della giustizia, al CSM e alla futura scuola della magistratura perché è la legge stessa a stabilirlo definendo l'entità numerica delle rispettive piante organiche (e quindi ogni limite inferiore risulterebbe non conforme alla legge). E' invece inopportuno costringere nel limite numerico gli incarichi richiesti dal Capo dello Stato e dalla Corte Costituzionale per il loro altissimo rilievo istituzionale, tanto più che una lunga e consolidata prassi consente comunque di sapere quanti sono i magistrati normalmente impegnati presso entrambe le istituzioni. La stessa cosa vale per gli incarichi internazionali, settore di importanza strategica che non assorbe un numero elevatissimo di magistrati né è suscettibile di aumenti consistenti nel breve periodo. Inoltre per tutti questi incarichi sarebbe utile poter operare con maggiore elasticità, in modo da non dover opporre dinieghi arroganti ai più alti organi costituzionali e non correre il rischio di rinunciare alla presenza di magistrati italiani, insieme a quelli degli altri Paesi, in nuovi eventuali organismi internazionali.
Allo stato, i magistrati fuori ruolo di questo primo gruppo sono 173: 94 al ministero della giustizia che ha diverse scoperture d'organico; 19 al CSM (magistrati dell'ufficio studi e segretari, segretario generale e vice segretario); 29 alla Consulta; 3 alla Presidenza della Repubblica; 25 all'estero.
Questo sistema avrebbe consentito di raggiungere lo stesso risultato di contenimento del numero dei fuori ruolo, ma col vantaggio di una ragionevole elasticità di fronte a richieste di destinazione agli incarichi più importanti e con l'ulteriore vantaggio di evitare un atteggiamento di aperta sfida al legislatore da parte di un CSM che, con normazione secondaria, reintroduce un tetto massimo espressamente eliminato dalla legge (volutamente, eccome, e non per "errore materiale": per non trovarsi ancora con un CSM che per rispettare il limite dei 230 procedeva con contagocce e tempi biblici, nell'attesa di un rientro volontario prima di rispondere a qualsiasi richiesta, anche di grande rilievo istituzionale, facendosi una fama d'inefficienza che non vi dico, nelle istituzioni europee!).
Per l'altro gruppo di incarichi (presso commissioni parlamentari, autorità indipendenti o ministeri diversi da quello della Giustizia, o di consulenza giuridica, ecc.), la soglia numerica complessiva poteva essere fissata in modo rigido con un'indicazione numerica, oppure in modo flessibile con l'indicazione di una percentuale dei posti d'organico effettivamente coperti.
La nostra scelta in favore di quest'ultima soluzione, che prevedeva un numero variabile nel tempo, avrebbe consentito di adattare automaticamente il tetto massimo dei magistrati fuori ruolo alle esigenze contingenti della giurisdizione senza ricorrere a continui ritocchi della circolare.
Ci sembrava congrua una percentuale dello 0,8% (a fronte del 10% previsto per le altre categorie del pubblico impiego) che, calcolata ogni anno sull'effettiva copertura dei posti, avrebbe fatto diminuire il tetto massimo quanto più fossero diventati drammatici i vuoti d'organico, mentre lo avrebbe fatto aumentare andando verso il pieno organico. Allo stato attuale dei posti coperti nella giurisdizione (8553), si tratterebbe di 68 magistrati fuori ruolo.
Per noi, la scelta fra percentuale o numero fisso non aveva alcuna valenza politica, e non ne facevo una questione di principio ma di convenienza pratica.
Non si dica però che soltanto il numero fisso risponderebbe a un'esigenza di trasparenza, perché i colleghi sono certamente capaci di accedere al sito del CSM per sapere quanti sono i posti coperti nella giurisdizione e altrettanto capaci di arrivare, grazie a reminiscenze dell'aritmetica delle elementari o ad una calcolatrice, al numero corrispondente alla percentuale, che sarebbe stato peraltro reso noto ogni anno dal Consiglio.
Certo, il numero dei magistrati fuori ruolo sarebbe stato un po' superiore (173+68=241, suscettibile di un leggero incremento) rispetto a quello che risulta dopo l'emendamento dei Movimenti (185+44=229, come per dire al legislatore: hai eliminato il limite dei 230? E noi lo riproponiamo ridotto!). Per raggiungere questo scopo, però, si riconosce particolare importanza agli incarichi internazionali ma la si esclude per la collaborazione col Capo dello Stato e la Corte Costituzionale e si sorvola sul fatto che il ministero della Giustizia ha un organico fissato dalla legge esattamente come il CSM e la futura scuola della magistratura.
Non crediamo che l'obiettivo debba essere quello di ridurre il più possibile la presenza di magistrati, e della specifica cultura che si portano appresso, in istituzioni che possano giovarsene nell'interesse dell'amministrazione della giustizia. E soprattutto non credo che, con una scopertura dell'organico di 2.556 magistrati (che deriva dal blocco dei concorsi durante la scorsa legislatura), una decina o anche una ventina di magistrati - una goccia nel mare! - in più o in meno possa fare davvero la differenza negli uffici giudiziari.
Inoltre, vanno ricordati bene i guai provocati l'anno scorso dal limite numerico fisso. Tutti costretti ad attendere a lungo un eventuale rientro in ruolo (con grave danno degli uffici di destinazione e di provenienza, in termini di organizzazione del lavoro), prima di poter disporre un nuovo fuori ruolo. E senza riuscire ad operare uno solo dei rientri in ruolo che erano nelle intenzioni del presidente Fresa e dell'intera commissione. Fatta quell'esperienza improduttiva, avremmo preferito non ripeterla ma sperimentare una strada nuova che offriva una prospettiva di maggiore praticabilità ed efficacia, all'insegna di un saggio pragmatismo che riservava al Consiglio quel margine minimo di manovra che normalmente facilita lo svolgimento di compiti di gestione.
Invece la rigidità e l'angustia del limite numerico, stavolta fissato in modo tale che i magistrati fuori ruolo esclusi dalla deroga superano in partenza di 4 unità la capienza massima consentita, determinerà di nuovo il moltiplicarsi delle richieste di proroga per alcuni incarichi e soprattutto di quelle di conferma nella posizione fuori ruolo di magistrati con passaggio da un incarico all'altro, spesso diversissimi fra loro e dunque non giustificato dell'esperienza maturata in uno specifico settore. Questo perché, di fronte alla prospettiva del diniego o del ritardo del CSM nel soddisfare una richiesta, istituzioni ed enti preferiscono attingere al contingente di magistrati già fuori ruolo il cui compito evidentemente sarebbe già esaurito (e quindi potrebbero rientrare in ruolo), dal momento che proroghe e conferme non alterano l'equilibrio fra entrate e uscite. In sostanza, passano da un fuori ruolo a un altro sempre gli stessi.
Ma così si alimenta, paradossalmente per scelta consiliare, proprio quel fenomeno delle "carriere parallele" che tutti a parole vorremmo contrastare.
L'impressione è che, in una situazione così difficile, col buon senso si sarebbero ottenuti risultati migliori che col rigore a ogni costo.
3. L'aggiornamento delle schede anagrafiche per l'individuazione delle qualifiche dei magistrati.
Il 7 febbraio è stata adottata la delibera che dispone l'aggiornamento delle schede anagrafiche di ogni magistrato, sostituendo alle qualifiche oggi abrogate l'indicazione delle nuove fasce di anzianità in attuazione di quanto previsto dal Capo XX n.3.2 della circolare n.20691/2007.
Vengono prese espressamente in considerazione varie situazioni, anche quelle che presentano aspetti problematici, per ricostruire la carriera di ogni singolo magistrato e attribuire le corrispondenti fasce di valutazione.
In particolare vengono affrontate alcune specifiche situazioni riguardanti i magistrati che abbiano riportato un giudizio negativo prima dell'ultima valutazione di professionalità, poi superata invece positivamente, quelli che hanno riportato una perdita di anzianità per condanna disciplinare o altri motivi (ad es. aspettativa) o un giudizio negativo nella precedente valutazione di professionalità o una condanna disciplinare o penale dopo l'ultima progressione in carriera positiva, etc.
Dopo la fase dispositiva, occorrerà dar corso all'attuazione di questa delibera, che impegnerà non poco le strutture anche amministrative del Consiglio; insomma, la marcia di applicazione del nuovo ordinamento giudiziario è ancora lunga e piena di problemi, ma non manca l'impegno per affrontarla adeguatamente.
4. Conferimenti di incarichi semidirettivi e direttivi.
Sono stati conferiti all'unanimità i seguenti incarichi direttivi e semidirettivi:
- Avvocato generale presso la Procura generale della Corte di Cassazione al dott. Gianfranco Ciani, sostituto presso la stessa Procura generale;
- Presidente della Corte d'Appello di Roma al dott. Giorgio Santacroce, consigliere della Corte di Cassazione;
- Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Salerno al dott. Lucio Di Pietro, sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia;
- Presidente del Tribunale di Patti al dott. Armando Calogero Lanza Volpe, Presidente del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto;
- Presidente del Tribunale di Frosinone al dott. Tommaso Sebastiano Sciascia, presidente di sezione del Tribunale di Roma;
- Presidente del Tribunale di Alba al dott. Aldo Bochicchio, Presidente del Tribunale di Acqui Terme;
- Presidente del Tribunale di Rieti al dott. Mario Bresciano, presidente di sezione del Tribunale di Roma;
- Presidente del Tribunale di La Spezia al dott. Edoardo D'Avossa, presidente di sezione del Tribunale di Milano;
- Presidente del Tribunale di Alba alla dott.ssa Teodora Spagnoli, consigliere della Corte d'Appello di Torino;
- Presidente del Tribunale di Avezzano al dott. Giovanni Garofoli, presidente di sezione del Tribunale di Roma;
- Presidente del Tribunale di Ferrara al dott. Pasquale Maiorano, Presidente del Tribunale di Montepulciano;
- Presidente del Tribunale di Siracusa al dott. Paolo Vittorio Lucchese, presidente di sezione della Corte d'Appello di Catania;
- Presidente del Tribunale di Milano alla dott.ssa Livia Pomodoro, che già riveste tale incarico a seguito di delibera annullata dal giudice amministrativo;
- Procuratore della Repubblica di Sciacca al dott. Vincenzo Pantaleo, presidente di sezione del Tribunale di Trapani;
- Procuratore della Repubblica di Potenza al dott. Giovanni Colangelo, procuratore aggiunto della Repubblica di Bari;
- Procuratore della Repubblica di Viterbo al dott. Alberto Pazienti, sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello di Roma;
- Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Cagliari al dott. Ignazio Chessa, sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello di Cagliari;
- Presidente di sezione del Tribunale di Catanzaro ai dott.ri Alberto Nicola Filardo e Gabriella Reillo, consiglieri della Corte d'Appello di Catanzaro;
- Presidente di sezione del Tribunale di Bologna al dott. Alberto Albiani, giudice presso lo stesso tribunale;
- Presidente aggiunto della sezione GIP del Tribunale di Bologna al dott. Bruno Giangiacomo, magistrato addetto all'Ufficio studi e documentazione del C.S.M.
E' stato nominato:
- Procuratore della Repubblica di Asti il dott. Maurizio Laudi, procuratore aggiunto della Repubblica di Torino (MD, MI, Movimenti, laici di centro destra, Siniscalchi, Volpi e Delli Priscoli), che è prevalso sul dott.Luigi Andreanno Riccomagno, consigliere della Corte d'Appello di Torino (Unicost e Vacca); astenuti il Vice presidente Mancino e Carbone;
- Procuratore della Repubblica di Casale Monferrato la dott.ssa Valeria Fazio, sostituto procuratore della Repubblica di Genova (MD, Movimenti, laici di centro sinistra, eccetto Mancino che si è astenuto, Bergamo, Berruti, Carrelli Palombi, Mannino e Viola), che è prevalso sul dott. Giorgio Reposo, consigliere della Corte d'Appello di Milano (MI, Anedda, Saponara, Napolitano, Roia e Delli Priscoli);
- Procuratore della Repubblica di Cagliari il dott. Mauro Mura, procuratore aggiunto presso la stessa Procura della Repubblica (MD, Movimenti, Unicost, laici di centro sinistra, eccetto Mancino che si è astenuto, Anedda e Saponara), che è prevalso sul dott. Luigi Carli, Procuratore della Repubblica di Chiavari (MI e Bergamo);
- Procuratore della Repubblica di Mantova il dott. Antonino Condorelli, sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello di Brescia (MD, Movimenti e Mannino, Patrono, Roia, Romano, Siniscalchi e Vacca), che è prevalso sul dott. Manfredi Luongo, procuratore aggiunto della Repubblica di Modena (laici di centro destra, Berruti, Carrelli Palombi, Ferri, Mancino, Napoletano, Viola e Tinelli); astenuto Volpi;
- Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Roma il dott. Claudio De Angelis, sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello di Roma (Unicost, MI, tutti i laici e Fresa), che è prevalso sul dott. Gianfranco Ausili Cefaro, sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello di Roma (MD, Petralia e Riviezzo);
-Procuratore della Repubblica di Cosenza il dott. Dario Antonio Granieri, Procuratore della Repubblica di Rossano (Unicost, MD, Movimento, laici di centro sinistra, Bergamo e Saponara), che è prevalso sul dott. Aniello Vincenzo Barone (Anedda, Patrono e Romano), Procuratore della Repubblica di sala Consilina; astenuti Delli Priscoli e Ferri;
- Procuratore della Repubblica di Rovereto il dott. Rodrigo Merlo (Unicost, MI, laici di centro destra, Siniscalchi, Vacca e Pepino), sostituto procuratore della Repubblica di Firenze, che è prevalso sul dott. Giovanni Pietro Pascucci (Movimento e Cesqui, Maccora e Pilato), sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Verona; astenuti Mancino, Tinelli e Volpi;
- Procuratore della Repubblica di Gela la dott.ssa Lucia Lotti (MD, Movimento, laici di centro sinistra, tranne Mancino, Bergamo e Carrelli Palombi), sostituto procuratore della Repubblica di Roma, che è prevalso sul dott. Salvatore De Luca (MI, Anedda, Saponara, Napoletano, Roia ed i componenti di diritto), sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello di Caltanissetta; astenuti Mancino, Berruti, Mannino e Viola);
- Procuratore della Repubblica di Caltanissetta il dott. Sergio Lari (MD, MI, Movimento, tutti i laici, tranne Mancino, e Delli Priscoli), sostituto procuratore della Repubblica di Palermo, che è prevalso sul dott. Guido Lo Forte (Unicost e Carbone), anch'egli sostituto procuratore della Repubblica di Palermo; astenuto Mancino;
- Presidente di sezione del Tribunale di Salerno il dott. Bruno De Filippis (Unicost, MD, Movimento, Siniscalchi, Tinelli e Vacca), consigliere della Corte d'Appello di Salerno, che è prevalso sul dott. Aldo Guerrasio (MI e laici di centro destra) consigliere della Corte d'Appello di Salerno; astenuti Mancino e i componenti di diritto;
- Presidente di sezione del Tribunale di Cassino il dott. Massimo Capurso (Unicost, MD, Movimento e laici di centro sinistra), giudice presso lo stesso tribunale, che è prevalso sul dott. Vincenzo Di Giacomo (MI e laici di centro destra) consigliere della Corte d'Appello di Campobasso; astenuti i componenti di diritto.
- Presidente di sezione della Corte d'Appello di Caltanissetta il dott. Michele Perreira (Unicost, laici di centro destra, i componenti di diritto, Ferri, Romano Siniscalchi e Tinelli), consigliere della Corte d'Appello di Palermo, che è prevalso sul dott. Ottavio Sferlazza (MD, Movimento, Patrono e Volpi), presidente di sezione del Tribunale di Caltanissetta; astenuto Mancino.
5. Nomine direttivi a maggioranza.
5.1 Procuratore della Repubblica di S. Maria Capua Vetere.
Nella seduta del 24 gennaio il Consiglio Superiore della Magistratura ha provveduto alla prima nomina di dirigente di ufficio in attuazione della normativa sulla temporaneità degli incarichi direttivi (altre nomine sono state deliberate in commissione ma non sono ancora state sottoposte all'assemblea plenaria) La nomina ha riguardato il Procuratore della Repubblica di S. Maria Capua Vetere, che ha avuto una trattazione prioritaria come già avvenuto per la Procura generale di Catanzaro, data la situazione "di sofferenza" e di "discutibile" professionalità (balzata all'attenzione dell'opinione pubblica per alcune improprie esternazioni dell'attuale dirigente che hanno avuto una massima diffusione essendo state trasmesse su You Tube) e di gravissima conflittualità tra una parte consistente di sostituti (di cui ha dato notizia la stampa e che è attualmente all'esame della Prima Commissione del Consiglio).
La scelta è caduta sul dott. Corrado Lembo, sostituto presso la Direzione nazionale antimafia, che ha riportato 19 voti (Maccora, Cesqui, Pilato, Pepino, Berruti, Napolitano, Mannino, Roia, Viola, Carrelli Palombi, Patrono, Romano, Ferri, Tinelli, Vacca, Anedda, Bergamo, Saponara e Mancino) a fronte di 5 voti in favore di Franco Roberti, procuratore aggiunto a Napoli (Riviezzo, Fresa, Petralia, Siniscalchi, e Volpi). Il nostro voto a favore di Lembo è stato determinato dalla convinzione della necessità di assicurare alla Procura di S. Maria Capua Vetere, lacerata da conflitti interni assai aspri, una direzione non solo autorevole (il che sarebbe garantito da entrambi i concorrenti ed altresì da altri aspiranti a cominciare da Paolo Mancuso), ma anche estranea alle vicende recenti dell'ufficio (situazione non ravvisabile negli appartenenti alla Direzione distrettuale antimafia competente, come noto, anche sul circondario di S. Maria Capua Vetere).
Dispiace che questa esigenza non sia stata avvertita dagli amici dei Movimenti e che ciò, impregiudicata la positiva valutazione del profilo professionale del dott. Franco Roberti, abbia impedito una decisione unanime che sarebbe stata auspicabile data la delicatezza della situazione.
5.2 Procuratore della Repubblica di Catania.
Nella seduta del 21 febbraio 2008 l'Assemblea Plenaria ha nominato Procuratore della Repubblica di Catania il dott. Vincenzo D'Agata, attuale procuratore aggiunto presso lo stesso Ufficio. Il conferimento dell'incarico è avvenuto a seguito di votazione per ballottaggio delle due proposte formulate, quella di maggioranza nei confronti del dott. Renato Di Natale, procuratore aggiunto pressa la procura di Caltanisetta e quella di minoranza per il dott. D'Agata, conclusasi con risultato paritario (13 a 13), che per consolidata interpretazione comporta la nomina del candidato che ha ricevuto il voto del Vicepresidente.
Si sono espressi nei confronti del dott. D'Agata i consiglieri di Unicost, i consiglieri laici di centro sinistra (Siniscalchi, Vacca, Volpi e Tinelli) il consigliere Saponara, il presidente Carbone ed il Vicepresidente Mancino.
Il nostro voto a favore del dott. Di Natale (unitamente a quello dei colleghi di M.I., del Mov., ai consiglieri Anedda e Bergamo, ed al Procuratore Generale Delli Priscoli) è stato determinato dalla convinzione della necessità di assicurare alla Procura di Catania una direzione professionalmente autorevole, soprattutto in una realtà, come quella catanese, caratterizzata da rapporti problematici anche all'interno dell'ufficio. La sentenza disciplinare che ha coinvolto l'ultimo Procuratore della Repubblica ha al riguardo affermato "il fatto contestato al dott..........si inquadra in un contesto più ampio che è indice del malessere che affligge una certa magistratura: questa volta del Sud Italia. Infatti, non è raro il caso di assistere a denunzie fatte da magistrati contro altri magistrati, illustrate addirittura dinnanzi la Commissione antimafia, e risultate infondate dopo, però, che sono state ampiamente pubblicizzate sulla stampa. Magistrati che accusano altri magistrati di usare la giurisdizione per favorire amici e i secondi che accusano i primi di usarla per vendette personali. Il che crea, nell'opinione pubblica, discredito su tutta la magistratura."
L'iter della pratica, conclusasi con una proposta di maggioranza della quinta commissione a favore del dott. Di Natale, è stato particolarmente complesso. Era stata inizialmente disposta una audizione nei confronti di alcuni aspiranti collocati nella "fascia" di anzianità che non aveva avuto un esito, a nostro giudizio, particolarmente favorevole, avendo evidenziato profili di perplessità in relazione al profilo attitudinale riscontrato nei candidati auditi. Profilo di particolare importanza stante la complessità dell'ufficio da ricoprire. Al riguardo basta dire che nella motivazione della proposta conclusiva si afferma in relazione al progetto organizzativo presentato ed illustrato in sede di audizione dal dott. D'Agata (con particolare riferimento alla modalità proposta per l'iscrizione delle notizie di reato in materia di reati contro la P.A, ove nei casi di maggiore complessità, in cui è difficile individuare immediatamente un titolo di reato ed un indagato, si prevede una iscrizione c.d. "transitoria" nel mod. 45 dei fatti non costituenti notizia di reato, in attesa di quella definitiva): "Questo sistema, che lo stesso dott. D'Agata ha riconosciuto incontrare nell'ufficio perplessità da parte di altri colleghi, in realtà non appare congruo, rispetto alla ordinaria iscrizione nel registro "Ignoti", oppure in quella, assolutamente residuale, al mod. 45, con un modo di agire che non è proprio dei reati contro la pubblica amministrazione, ma è comune a qualsiasi tipo di reato. Una disciplina peculiare per questo tipo di reati rischia da una parte di costituire elusione delle norme sui termini delle indagini preliminari e dall'altra parte di apparire come una indebita forma di privilegio nei confronti di determinate categorie di indagati. L'esempio, che peraltro si inserisce in una valutazione complessiva e non è di per se decisivo, serve solo a dimostrare come a volte il pregresso inserimento nell'ufficio che si richiede di dirigere, può non costituire per se stesso un fattore positivo, in quanto si rischia di riprodurre modelli comportamentali abituali, senza avere la capacità di individuarne limiti e debolezze".
A seguito dell'esito della audizione e delle perplessità sopra evidenziate, abbiamo con serenità analizzato i profili professionali degli altri candidati. Il nostro unico obiettivo, in questo come in altri casi, è di assicurare agli uffici direzioni adeguate. All'evidenza è risultato particolarmente significativo il profilo del dott. Guido Lo Forte, che però ha improvvisamente revocato la domanda. La nostra scelta è quindi confluita sul profilo professionale del dott. Renato Di Natale, attraverso una proposta di "spiccato rilievo", confortati in questa scelta dalla circostanza che il suo valore professionale è stato riconosciuto dai colleghi di M.I. e del Movimento oltre che dal consigliere Bergamo (in sede di commissione il consigliere Siniscalchi si è invece astenuto).
Occorre anche sottolineare che a norma di circolare il requisito "di spiccato rilievo" dei candidati fuori fascia non deve essere inteso in senso assoluto, ma deve essere ovviamente rapportato al giudizio comparativo da effettuare rispetto agli aspiranti utilmente collocati per anzianità nella fascia di sei anni prevista dalla circolare (che peraltro sul punto è stata successivamente modificata a seguito del nuovo dettato normativo). L'esito della assemblea plenaria è stato del tutto particolare, a partire dalla constatazione che per la prima volta, in occasione di una nomina per il conferimento di un incarico direttivo, la componente laica del centro sinistra, ha ritenuto nel corso del dibattito - affidandosi ad un intervento del consigliere Siniscalchi - di formulare una dichiarazione unitaria di voto a favore del dott. D'Agata. Ancora oggi ci sfuggono le motivazioni che hanno determinato il risultato dell'assemblea plenaria!
5.3 Presidente della Corte d'Appello di Venezia.
Nella seduta del 7 febbraio 2008 l'Assemblea plenaria ha nominato Presidente della Corte d'Appello di Venezia la dott.ssa Manuela Romei Pasetti, attuale Avvocato generale presso la Procura Generale di Milano. Il conferimento dell'incarico è avvenuto a seguito di votazione per ballottaggio sulle tre proposte avanzate dalla quinta commissione.
Per la dott.ssa Manuela Romei Pasetti, nei cui confronti è stata formulata una proposta con l'apertura della fascia di anzianità nel convincimento dello "spiccato rilievo" del suo profilo professionale, hanno espresso il loro voto i consiglieri di Unicost, il consigliere Ferri, tutti i consiglieri laici, il presidente Carbone, il procuratore generale Delli Priscoli, il vicepresidente Mancino. Avendo la proposta ottenuto 17 voti, la dott.ssa Romei Pasetti è stata nominata già alla prima votazione, risultando recessive le altre due proposte, una formulata nei confronti del dott. Francesco Abate (nei cui confronti hanno espresso il loro voto M.D. e i consiglieri Petralia e Riviezzo) ed il dott. De Robertis (nei cui confronti hanno votato i consiglieri Patrono e Romano).
Rimaniamo convinti che trattandosi del conferimento di un ufficio direttivo che è soggetto alla normativa primaria e secondaria antecedente alla legge 111/2007, a quelle specifiche norme deve farsi riferimento. Conseguentemente, pur vantando la dott.ssa Manuela Romei Pasetti un profilo professionale di particolare spessore, lo stesso non possa essere definito di "spiccato rilievo", dal momento che si tratta di una individualità il cui percorso professionale attitudinale è caratterizzato soprattutto nel settore requirente, mentre fra i candidati in fascia, in particolare il dott. Abate presenta un profilo positivo, avendo svolto funzioni giudicanti ed essendosi sperimentato per oltre venti anni nella importante direzione di uffici giudicanti (Tribunale di Verona).
Come infatti abbiamo già avuto modo di affermare tale qualità (spiccato rilievo) non può essere intesa in senso assoluto ma deve sempre essere rapportata ad una valutazione comparativa con gli aspiranti utilmente collocati all'interno della fascia di anzianità.
5.4 Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano.
Una nomina travagliata. Inizialmente la quinta commissione proponeva all'unanimità il dott. Bruno Fenizia, sostituto procuratore generale presso la Procura Generale di Milano per l'assoluta ed indiscussa idoneità specifica a ricoprite il ruolo di Presidente del Tribunale di sorveglianza di Milano. La nomina non approdava in plenum perché, medio tempore, interveniva la sentenza della Corte Costituzionale che dichiarava l'incostituzionalità del limite dei 66 anni per il conferimento di incarichi direttivi e la legge 111/2007, per cui il dott. Fenizia non poteva più essere proposto essendo sopravvenuta l'incompatibilità territoriale prevista dall'art. 13 comma 4 legge citata.
La procedura che all'inizio vedeva la presenza di un buon numero di domande, a seguito dell'entrata in vigore del nuovo ordinamento giudiziario e delle sopraggiunte revoche, era drasticamente ridimensionata negli aspiranti valutabili (solo 4 magistrati). Si procedeva all'audizione di tre magistrati tra cui il dott. Nobile De Santis, che successivamente una parte della commissione proponeva per l'incarico in oggetto.
L'audizione confermava quanto già risultava dal fascicolo personale. Si tratta di una magistrato con un positivo profilo professionale che non si è mai sperimentato nel settore penitenziario e della magistratura di sorveglianza. Non ha infatti mai svolto tali funzioni e non è cultore della materia. Abbiamo proposto in commissione la riapertura dei termini del concorso, stante l'eccezionalità della situazione (una procedura i cui aspiranti sono stati di fatto eliminati per una incompatibilità sopravvenuta) e l'esigenza di assicurare al secondo Tribunale di Sorveglianza d'Italia, un dirigente consapevole delle problematiche che il settore presenta sia nel merito sia per la peculiarità delle scelte organizzative. Una scelta eccezionale per garantire una scelta corrispondente al principio di buona amministrazione.
Siamo stati gli unici a votare la nostra proposta pregiudiziale di riapertura dei termini del concorso. Una sensibilità che non ha trovato neanche il voto degli amici del Movimento e di un esperto nella materia come il collega Giulio Romano. Una occasione persa per il Tribunale di Sorveglianza di Milano. Auguriamo comunque al dott. Nobile De Santis di trovare rapidamente gli strumenti necessari per la direzione di un ufficio che nel passato è stato punto di riferimento giurisprudenziale in tema di esecuzione della pena.
5.5 Le nomine dei dieci Presidente di sezione della Corte di Cassazione.
L'assemblea plenaria del 7 febbraio 2008 ha deliberato le nomine di molteplici incarichi di presidente di sezione della Corte di Cassazione, tra i quali la dott. Gabriella Luccioli, la prima donna magistrato che giunge a questo elevatissimo incarico. Le altre nomine hanno riguardato i dott.ri Ambrosini, Di Nanni, Chieffi, Vitrone, De Roberto, Rovelli, Fantacchiotti, De Maio, Miani Canevari. Tutti profili professionali particolarmente positivi.
Nelle nomine in Cassazione non abbiamo condiviso la scelta di chi (in particolare i colleghi di M.I.) ritiene sufficiente procedere alla scelta scorrendo l'ordine di anzianità "senza demerito". E' nostra opinione che trattandosi di un giudizio comparativo occorre privilegiare quei percorsi professionali che si sono fatti apprezzare per una anzianità di "valore" cioè una esperienza professionale fortemente caratterizzata nel merito e nell'attitudine, una professionalità specifica, per la cui acquisizione occorre lo svolgimento di un congruo periodo di tempo delle funzioni di legittimità. Sulla base di tali criteri abbiamo proceduto alla formulazione delle proposte di nomina in commissione, che abbiamo votato nell'assemblea plenaria.
In particolare abbiamo ritenuto di non potere sostenere la proposta avanzata nei confronti del dott. Grassi (per il quale hanno votato i colleghi di M.I, i consiglieri laici di centro destra, il consigliere Siniscalchi ed il Procuratore Generale.) che è pervenuta in plenum come proposta contrapposta a quella formulata nei confronti del dott. Miani Canevari. Fin dalla discussione svoltasi in commissione abbiamo ritenuto che tale proposta non potesse avere il nostro sostegno, sia perché comparativamente il profilo del dott. Miani Canevari era prevalente, ma soprattutto perché il dott. Grassi, era stato coinvolto nel passato in vicende particolarmente significative che hanno interessato gli uffici giudiziari catanesi - ove lo stesso all'epoca lavorava come sostituto procuratore - e che sono ampiamente riportati nei notiziari di MD risalenti agli anni 78-82. Ne riportiamo ampi stralci dato che il loro intrinseco significato ci permette di non spendere altre parole per spiegare la nostra contrarietà alla nomina di Aldo Grassi a presidente di sezione della Corte di Cassazione.
All'epoca scrivevamo: "Le vicende catanesi, di cui sono state piene le cronache, hanno scandito l'attività del CSM per l'intero quadrienno. Catania ha costituito uno dei capitoli centrali del tentativo di assicurare - contro ostacoli corposi e potenti - correttezza e trasparenza nella gestione degli uffici giudiziari. ......In particolare i risultati degli accertamenti svolti dalla prima commissione evidenziarono un quadro grave della complessiva gestione della Procura e, secondo una parte rilevante del Consiglio, specifici elementi di fatto suscettibili di valutazioni disciplinari ed una particolare compromissione della credibilità e del prestigio del procuratore aggiunto e del dott. Aldo Grassi, sostituto autorevole che godeva della piena fiducia del capo.................in particolare una ispezione ministeriale dell'epoca concludeva nel senso che" le indagini espletate hanno consentito di poter stabilire con assoluta certezza la sussistenza sia all'epoca di maggior clamore di stampa, sia attualmente, delle condizioni di incompatibilità ambientale prevista dall'art. 2 RDL 511/1946 nei confronti del procuratore aggiunto e del sostituto dott. Aldo Grassi, dal momento che lo svolgimento delle funzioni requirenti da parte degli stessi è stato offuscato da sospetti, critiche ed accuse che infirmano in modo grave la loro credibilità e che sono state, fra l'altro, in gran parte confermate da quanto è stato accertato nella presente inchiesta......... La limpidezza da cui l'esercizio di tali funzioni avrebbe dovuto essere sempre permeato è stata infatti ormai offuscata nell'opinione pubblica, negli ambienti giudiziari ed amministrative, presumibilmente, presso tutti gli utenti della giustizia, specialmente nel senso che detti magistrati non abbiano una sufficiente sensibilità nella repressione della criminalità economica e nei confronti degli amministratori locali, sì che deve considerarsi irrimediabilmente compromessa la loro credibilità...." Nella seduta del 27.10.1983 il Consiglio non approvava la proposta di trasmettere gli atti ai titolari dell'azione disciplinare e la proposta di trasferimento d'ufficio successivamente proposta veniva archiviata avendo il dott. Grassi chiesto ed ottenuto il trasferimento in prevenzione negli uffici messinesi.
6. L'informazione ai magistrati sull'attività del Consiglio.
Il 17 gennaio il Consiglio ha approvato una risoluzione con la quale si dispone di avviare la redazione e trasmissione di un notiziario informatico delle delibere assunte dal plenum, limitatamente, allo stato, alle proposte provenienti dalla III, V e VI Commissione, che si occupano rispettivamente di trasferimenti dei magistrati, conferimenti di incarichi direttivi e semidirettivi e di risposte a quesiti in materia ordinamentale e pareri sui disegni di legge del Governo; alla VI Commissione viene dato il compito di verificare l'ampliamento di questa attività informativa a tutte le delibere consiliari.
La delibera ripercorre tutto l'iter valutativo ed anche istruttorio praticato dalla II Commissione per giungere alla risoluzione adottata occorrendo verificare problematiche di non poco momento volte a stabilire il rapporto tra divulgazione delle delibere e tutela della riservatezza, oltre alla fattibilità di una diffusione immediata e capillare a tutti i magistrati con l'utilizzazione di mezzi informatici.
Sul punto è stato raccolto un parere dell'Ufficio studi che ha analizzato commissione per commissione le problematiche che si ponevano concernenti la privacy.e per le quali si rimanda alla stessa delibera.
Così come sono state mobilitate tutte le strutture interne interessate alle questioni di tipo tecnico ed organizzativo.
L'importanza di un'attività informativa consiliare è di tutta evidenza: porre un freno ad una possibile tendenza (che appare già in atto) a concepire la conoscenza dell'informazione come gestione di una posizione privilegiata e, quindi, con possibili degenerazioni "clientelari".
La delibera reca in allegato uno schema di comunicazione esemplificativo, elenca per ogni singola commissione le tipologie di delibere ritenute utili ai fini della diffusione e si premura anche di dare indicazioni su come tutelare i dati sensibili ai fini della privacy.
Non resta che l'auspicio di un pronto apprestamento di tutto il supporto tecnico-organizzativo necessario per mettere in moto quest'opera di diffusione quanto mai opportuna dell'attività consiliare.
7. Le convenzioni tra uffici giudiziari ed Università.
Il 23 gennaio il Consiglio ha adottato una delibera di indirizzo generale relativa alle convenzioni che possono essere stipulate tra gli uffici giudiziari e le Università sia per laureandi che per neo laureati, confermando un orientamento favorevole già espresso con altre delibere risalenti sino al 2003.
Ferma restando l'autonomia riservata ai dirigenti degli uffici giudiziari di stipulare le convenzioni con le modalità ritenute più opportune, spetta al Consiglio individuare le linee guida per garantire che stages e tirocini siano effettuati nel rispetto delle normative di legge, con particolare riguardo alla tutela della segretezza e della riservatezza di alcune attività giudiziarie (nel settore civile la materia della famiglia, lo stato delle persone e i diritti della personalità, nel settore penale la fase delle indagini preliminari e dell'udienza preliminare); inoltre, detta attività deve armonizzarsi con le regole organizzative dell'ufficio per non intralciare il normale espletamento delle funzioni giudiziarie.
A tal fine devono essere indicati criteri di accesso e di selezione dei tirocinanti: la valutazione della media aritmetica degli esami sostenuti, l'obbligo di superamento di un certo numero di esami, l'oggetto della tesi di laurea ed il voto di laurea; la selezione dovrebbe essere effettuata da una commissione congiunta tra Università ed uffici i giudiziari interessati.
Devono essere individuati i doveri reciproci delle parti interessate in materia di accesso dei tirocinanti, di utilizzo delle strutture, etc.
Elemento di novità è che le Università interessate sono individuate non solo in quelle che abbiano attivato facoltà con corsi di laurea in giurisprudenza, ma anche le altre che dimostrino un concreto interesse didattico-scientifico per tale forma di convenzioni; si pensi, ad es., agli studi di psicologia e simili, che interessano specifici, eppur rilevanti, settori della giurisdizione.
Si individuano due fondamentali finalità formative: quella rivolta ad integrare i piani di studi degli studenti non ancora laureati e quella di orientamento professionale dei laureandi e dei laureati (da non più di diciotto mesi). Occorre a tal proposito prevedere un vero e proprio progetto formativo che distingua questi due canali di riferimento della convenzione, che comunque stabilisca che il tirocinante sia assistito da un tutor designato dall'Università e da un responsabile indicato dall'ufficio giudiziario.
In ogni caso il dirigente dell'ufficio giudiziario deve provvedere a trasmettere al Consiglio copia dei progetti di convenzione affinché nell'ambito del provvedimento autorizzatorio possano essere affrontate le problematiche che dovessero sorgere.
8. L'avocazione del procedimento "Why not" a Catanzaro.
Il 13 febbraio il plenum del Consiglio ha preso in esame il provvedimento di avocazione del procedimento "Why not" già assegnato al dott. De Magistris, da parte del Procuratore Generale facente funzioni di Catanzaro. Oggetto della deliberazione consiliare era una proposta con cui la VII Commissione (competente per le questioni tabellari) prendeva atto del provvedimento non ravvisando estremi per interventi di propria competenza, ma lasciando "impregiudicata ogni ulteriore valutazione di altre articolazioni di questo Consiglio". Prendendo lo spunto da tale considerazione MD (nella persona di Pepino) ha proposto un emendamento con richiesta di trasmissione degli atti alla I commissione, competente, tra l'altro, per la verifica della incompatibilità funzionale o d'ufficio.
All'emendamento si è associato Petralia chiedendo altresì la trasmissione alla IV Commissione (competente per le valutazioni di professionalità).
Sorprendentemente (o forse no...) l'emendamento è stato votato solo da noi, dai rappresentanti dei Movimenti e dai laici di sinistra Siniscalchi e Tinelli, mentre tutti gli altri hanno votato contro. Si tratta di una decisione assai grave e dimostrativa di una inquietante tendenza a realizzare una disparità di trattamento tra magistrati che devono essere "controllati" e magistrati che possono andare indenni da ogni "controllo".
9. Multiculturalismo e valori culturali di fondo.
Il 13 febbraio il plenum ha approvato il programma del corso di formazione su "Immigrazione, multiculturalismo e sistema penale" che presenta, oltre ad un'elevata qualità dei contenuti e dei relatori, anche una significativa novità: nella serata del primo giorno, il 3 marzo, ci sarà una riduzione, appositamente predisposta, dello spettacolo teatrale "La nave fantasma" di Renato Sarti, tratto dal libro di Giovanni Maria Bellu sul naufragio di una nave di migranti avvenuto nel 1996 presso Porto Paro, con Renato Sarti e Bepo Storti. Ci è sembrata un'occasione preziosa per dare spazio, allo stesso titolo delle relazioni e dei gruppi di lavoro previsti nella giornata, ad un momento di teatro civile che ci chiama a riflettere sul nostro stesso operato e ci induce a guardare al di là dei confini della mera tecnica giuridica,che è pure così necessario maneggiare con competenza. D'altra parte la necessità di aprire i corsi anche a tematiche più ampie, al "punto di vista esterno" era stata sollecitata al Comitato scientifico che doveva predisporre il contenuto della programmazione per il 2008. In plenum la proposta è stata approvata, ma ha fatto registrare l'astensione di quattro dei sei consiglieri di Unicost (Berruti, Roia, Carrelli Palombi e Napolitano, che presiede la commissione formazione), di un rappresentante di MI (Cosimo Ferri) e di un laico di destra (Gianfranco Anedda). mentre si dava quasi per scontate le ultime due ed anzi ci si poteva aspettare più resistenze da quella parte. Si deve prendere atto con rammarico delle prime quattro, che dimostrano che, quando entrano in gioco i valori culturali di fondo, che per noi sono quelli di una giurisdizione calata nel vivo della società e che si confronta con i suoi problemi, riemergono differenze che nella quotidiana e per lo più positiva collaborazione, sembrano meno incombenti.
dalle Commissioni |
1. Proposta di nomina per incarichi semidirettivi e direttivi.
La Quinta commissione ha proposto all'unanimità di conferire i seguenti incarichi direttivi e semidirettivi:
- Presidente aggiunto della Corte di Cassazione al dott. Torquato Gemelli, presidente di sezione presso la stessa Corte;
- Presidente del Tribunale superiore delle acque pubbliche al dott. Giovanni Antonio Paolini, presidente di sezione della Corte di Cassazione;
- Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Genova al dott. Luciano Di Noto, Avvocato generale presso la stessa Procura;
- Procuratore della Repubblica di Sulmona al dott. Federico De Siervo, Ispettore generale del Ministero della Giustizia;
- Procuratore della Repubblica di Cremona al dott. Roberto Di Martino, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Brescia;
- Procuratore della Repubblica di Tivoli al dott. Luigi De Ficchy, sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia;
- Procuratore della Repubblica di Benevento al dott. Giuseppe Maddalena, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Napoli;
- Procuratore della Repubblica di Crotone al dott. Raffaele Mazzotta, Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme;
- Procuratore della Repubblica di Messina al dott. Guido Lo Forte, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Palermo;
Procuratore della Repubblica di Caltagirone al dott. Francesco Paolo Giuseppe Giordano, sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia;
- Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Messina al dott. Marcello Scordo, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria;
- Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Potenza al dott. Gabriele Donatiello, magistrato di sorveglianza di Avellino;
- Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Firenze al dott. Carminantonio Esposito, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Perugia;
- Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Bologna al dott. Francesco Maisto, sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano;
- Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Perugia al dott. Paolo Canevelli, magistrato di sorveglianza di Roma;
- Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Campobasso al dott. Domenico Blasco, Presidente del Tribunale per i minorenni di Catanzaro;
- Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Bari al dott. Francesco Paolo Occhiogrosso, Presidente del Tribunale per i minorenni di Bari;
- Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Bolzano al dott. Claudio Gottardi, presidente di sezione del Tribunale di Bolzano;
- Presidente di sezione della Corte d'Appello di Potenza al dott. Carlo Cozzella, consigliere della Corte d'Appello di Napoli
- 2 posti Presidente di sezione della Corte d'Appello di Milano al dott. Giuseppe Francesco Tarantola, presidente di sezione del Tribunale di Milano e al dott. Domenico Urbano, consigliere Corte Appello Milano;
- Presidente di sezione della Corte d'Appello di Genova al dott. Giorgio Odero, consigliere presso la stessa Corte;
- Presidente di sezione della Corte d'Appello di Torino al dott. Andrea Gandolfo, consigliere presso la stessa Corte;
- - Presidente della sezione lavoro della Corte d'Appello di Venezia al dott. Roberto Santoro, consigliere presso la stessa sezione della Corte;
- Presidente della sezione GIP del Tribunale di Milano al dott. Alfonso Marra, presidente di sezione della Corte d'Appello di Milano;
- Presidente aggiunto della sezione GIP del Tribunale di Milano al dott. Claudio Castelli, Capo del Dipartimento dell'Organizzazione giudiziaria del Ministero della Giustizia:
- Presidente aggiunto della sezione GIP del Tribunale di Napoli al dott. Bruno D'Urso, presidente di sezione del Tribunale di Nola.
Per l'incarico di:
- Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria sono stati proposti il dott. Fernando Maria Licata (Bergamo, Berruti, Maccora, Riviezzo e Siniscalchi), presidente di sezione del Tribunale di Messina, ed il dott. Domenico Blasco (Romano), Presidente del Tribunale per i minorenni di Catanzaro;
- Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro sono stati proposti il dott. Alberto Liguori (Bergamo, Berruti, Maccora, Riviezzo e Siniscalchi), magistrato di sorveglianza di Cosenza, ed il dott. Domenico Blasco (Romano), Presidente del Tribunale per i minorenni di Catanzaro;
- Presidente del Tribunale per i minorenni di Milano sono stati proposti il dott. Mario Zevola (Berruti, Maccora e Riviezzo), presidente di sezione del Tribunale di Milano, e la dott.ssa Maria Carla Gatto (Bergamo, Romano e Tinelli), consiglierete della Corte d'Appello di Milano;
- Presidente del Tribunale di sorveglianza di Campobasso sono stati proposti la dott.ssa Daniela Della Pietra (Maccora, Riviezzo, Romano e Siniscalchi), magistrato di sorveglianza di S. Maria Capua Vetere, ed il dott. Antonio Sabusco (Berruti), Presidente del Tribunale di Campobasso.
- Procuratore della Repubblica di Nola sono stati proposti il dott. Paolo Mancuso (Maccora e Siniscalchi), procuratore aggiunto della Repubblica di Napoli, ed il dott. Giovanni Francesco Izzo (Berruti), Procuratore della Repubblica di Cassino; astenuti Bergamo, Riviezzo e Romano.
- Procuratore della Repubblica di Vallo della Lucania sono stati proposti il dott. Giancarlo Grippo (Berruti, Maccora e Riviezzo), sostituto procuratore generale della Repubblica di Salerno, il dott. Aniello Vincenzo Barone (Romano), Procuratore della Repubblica di Sala Consilina, ed il dott. Luciano D'Emanuele (Bergamo), Procuratore della Repubblica di Paola; astenuto Siniscalchi.
- Procuratore della Repubblica di Ariano Irpino sono stati proposti il dott. Adelchi D'Ippolito (Bergamo e Romano), sostituto procuratore della Repubblica di Roma, la dott.ssa Antonietta Troncone (Riviezzo), sostituto procuratore della Repubblica di Napoli, ed il dott. Luciano D'Emanuele (Berruti), Procuratore della Repubblica di Paola; astenuti Maccora e Siniscalchi..
- Procuratore della Repubblica di Sala Consilina sono stati proposti il dott. Luciano D'Emanuele (Bergamo, Maccora, Riviezzo, Romano e Siniscalchi), Procuratore della Repubblica di Paola, ed il dott. Amato Barile (Berruti), Procuratore della Repubblica di Ariano Irpino.
- Procuratore della Repubblica di Mistretta sono stati proposti il dott. Olindo Canali (Bergamo, Maccora e Siniscalchi), sostituto procuratore della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, ed il dott. Luigi Patronaggio (Riviezzo), Presidente di sezione del Tribunale di Agrigento; astenuti Berruti e Romano.
- Procuratore della Repubblica di Paola sono stati proposti il dott. Renato Bruno Giordano (Berruti, Maccora, Riviezzo, Romano e Siniscalchi), procuratore aggiunto Tribunale di Palmi, ed il dott. Franco Giacomoantonio (Bergamo), Procuratore della Repubblica di Paola.
- Procuratore della Repubblica di Castrovillari sono stati proposti il dott. Franco Giacomoantonio (Berruti, Maccora e Riviezzo), Procuratore della Repubblica di Paola, ed il dott. Luciano D'Emanuele (Bergamo e Romano), Procuratore della Repubblica di Paola; astenuto Siniscalchi.
- Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia sono stati proposti il dott. Mario Spagnolo (Bergamo, Berruti, Maccora, Riviezzo e Siniscalchi), procuratore aggiunto del Tribunale di Catanzaro, ed il dott. Orazio Ciampa (Romano), Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Catanzaro.
- Procuratore della Repubblica di Rossano sono stati proposti il dott. Amato Barile (Bergamo, Berruti e Siniscalchi), Procuratore della Repubblica di Ariano Irpino, ed il dott. Salvatore De Luca (Riviezzo e Romano), sostituto procuratore generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Caltanissetta; astenuta Maccora.
- Presidente del Tribunale di Perugia sono stati proposti il dott. Mario Villani (Bergamo, Berruti, Romano e Siniscalchi), Presidente del Tribunale di Terni, ed il dott. Girolamo Lanzellotto (Riviezzo), presidente di sezione lavoro della Corte d'Appello di Roma; astenuta Maccora.
- Procuratore della Repubblica di Catanzaro sono stati proposti il dott. Salvatore Boemi (Riviezzo e Siniscalchi), procuratore aggiunto del Tribunale di Reggio Calabria, ed il dott. Roberto Saieva (Maccora e Romano), Procuratore della Repubblica di Patti, ed il dott. Vincenzo Lombardo (Berruti), Procuratore della Repubblica di Palmi; astenuto Bergamo.
- Presidente di sezione della Corte d'Appello di Salerno sono stati proposti il dott. Federico Cassano (Berruti, Bergamo e Siniscalchi), consigliere della Corte d'Appello di Napoli, ed il dott. Francescopaolo Ferrara (Maccora, Romano e Riviezzo), presidente di sezione del Tribunale di Salerno.
- Procuratore della Repubblica di Pesaro sono stati proposti dott. Manfredi Palumbo (Bergamo, Berruti e Romano), sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello di Ancona, ed il dott. Paolo Giovagnoli (Maccora, Riviezzo e Siniscalchi), sostituto Procuratore della Repubblica di Bologna.
- Presidente del Tribunale di Termini Imerese sono stati proposti il dott. Leonardo Guarnotta (Maccora, Mannino, Riviezzo e Siniscalchi), che già questo incarico ricopre a seguito di delibera annullata dal giudice amministrativo, ed il dott. Antonio Carollo (Bergamo e Patrono), giudice presso lo stesso tribunale.
- Procuratore della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto sono stati proposti il dott. Salvatore De Luca (Maccora, Riviezzo e Romano), sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello di Caltanissetta, il dott. Giuseppe Siciliano (Berruti), procuratore aggiunto del Tribunale di Messina, ed il dott. Franco Langher (Bergamo), sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello di Messina; astenuto Siniscalchi.
- Procuratore della Repubblica di Ragusa sono stati proposti il dott. Carmelo Antonio Petralia (Berruti, Maccora e Riviezzo), sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia, ed il dott. Domenico Platania (Bergamo e Romano), Procuratore della Repubblica di Modica; astenuto Siniscalchi.
- Procuratore della Repubblica di Marsala sono stati proposti il dott. Alfredo Morvillo (Maccora, Romano, Riviezzo e Siniscalchi), procuratore aggiunto del Tribunale di Palermo, ed il dott. Girolamo Alberto Di Pisa (Bergamo e Berruti), Procuratore della Repubblica di Termini Imerese.
- Procuratore della Repubblica di Agrigento sono stati proposti il dott. Renato Di Natale (Brgamo, Maccora, Romano e Riviezzo), procuratore aggiunto del Tribunale di Caltanissetta, ed il dott. Claudio Corselli (Berruti), procuratore aggiunto presso la stessa Procura.
- Presidente del Tribunale di Trani sono stati proposti il dott. Filippo Bortone (Berruti, Maccora, Riviezzo, Romano e Siniscalchi), Presidente del Tribunale di Chieti, ed il dott. Cataldo Gigantesco (Bergamo), presidente di sezione del Tribunale di Taranto.
- Presidente del Tribunale di Oristano sono stati proposti il dott. Luigi Mastrolilli (Romano, Saponara e Siniscalchi), presidente di sezione del Tribunale di Oristano, ed il dott. Luigi Patronaggio (Maccora e Riviezzo), presidente di sezione del Tribunale di Agrigento; astenuto Berruti.
2. Aggiornamento delle attività della V Commissione.
Continua, a ritmo serrato, l'attività per il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi.
Sono state definite in commissione da settembre fino ad oggi 165 procedure, si tratta in particolare di 115 procedure relative al conferimento di uffici direttivi (di cui 66 giudicanti e 49 requirenti, con la metà delle proposte avanzate all'unanimità) e di 50 procedure relative al conferimento di uffici semidirettivi (di cui 44 giudicanti e 6 requirenti con circa l'80% di proposte formulate all'unanimità).
Dei 140 uffici direttivi pubblicati il 4 ottobre vi è stata la definizione delle procedure relative a 12 presidenze dei Tribunali di Sorveglianza ed a 17 uffici di procure, in particolare quelle della Campania, della Calabria e della Sicilia.
Sempre in questa settimana la commissione proseguirà la valutazione degli uffici semidirettivi pubblicati con il bando del giugno 2007 - avendo la struttura amministrativa completato l'attività istruttoria - iniziata con la decisione relativa ai ruoli semidirettivi dell'Ufficio Gip di Milano e di Napoli, essendo stata segnalata la necessità di una copertura urgente.
E' stata varata, congiuntamente con la IV commissione, la bozza di lavoro per l'individuazione degli indicatori attinenti la capacità direttiva.
La commissione è in attesa che si formalizzi l'intesa con il Ministero della Giustizia, per poter sottoporre l'elaborato all'assemblea plenaria. E' Iniziata la riflessione per adattare la circolare oggi esistente per il conferimento degli incarichi semidirettivi nelle parti non compatibili con la normativa primaria. Entro la metà di marzo il lavoro dovrebbe essere concluso e si potrà procedere alla pubblicazione di oltre 200 posti semidirettivi.