A poche settimane dalla scadenza del 31 luglio, la magistratura italiana non solo non ha un nuovo ordinamento giudiziario, ma non sa nemmeno quale sarà la proposta definitiva della maggioranza di governo.
Abbiamo a suo tempo salutato con favore la presentazione del ddl Mastella - senza rinunciare ad evidenziarne i limiti e le criticità - dichiarandoci responsabilmente disponibili al dialogo ed al confronto, per ottenerne ancora un miglioramento. La posta in gioco era quella di voltar pagina rispetto alla controriforma approvata nella scorsa legislatura.
Quell'impianto originario subisce però quotidianamente, stando alle indiscrezioni ed alle esternazioni che si rincorrono sugli organi di stampa, modifiche ed emendamenti, che sembrano destinati a snaturarne l'impronta originaria.
Abbiamo ancora ben chiara la priorità assoluta, che è quella di evitare l'entrata in vigore della controriforma Castelli. Sappiamo anche quali dovranno essere i punti irrinunciabili della riforma che dovrà essere approvata, e che consistono nel sistema di valutazioni periodiche di professionalità, che deve andare a prendere il posto dell'inaccettabile meccanismo dei concorsi; nella temporaneità delle funzioni direttive e semidirettive; nella regolamentazione delle incompatibilità in caso di passaggio di funzioni, che non segni nella realtà dei fatti una separazione tra le carriere.
Rispetto a questi nodi essenziali, non intendiamo accettare nessun regresso e nessun ripensamento. Oggi, di fronte al concreto pericolo di una deriva che la magistratura italiana non può accettare, l'iniziativa del'ANM deve essere quanto più ferma e determinata, anche per ribadire ancora alla pubblica opinione che i temi della giustizia e dell'indipendenza dei magistrati riguardano da vicino la qualità della democrazia del Paese.
Dal CDC di domani deve partire da subito la proclamazione di uno stato di agitazione dell'intera magistratura; all'esito dei lavori della commissione giustizia del senato si valuteranno le iniziative di protesta che verranno ritenute opportune, compreso il ricorso allo sciopero.
L'Esecutivo di Magistratura Democratica
Roma, 15.6.2007