di Francesco Menditto
Trasferimento_PR_RC
INTERVENTO DEL CONS. FRANCESCO MENDITTO SULLA PRATICA N. 417/RR/2003
AVENTE AD OGGETTO:
A) Nota del dott. Mariano LOMBARDI, Procuratore della Repubblica presso il
Tribunale di Catanzaro, a seguito della quale si trasmettono le dichiarazioni
rese dal dott. Francesco MOLLACE, concernenti provvedimenti del dott. Antonino
Catanese, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria,
limitativi della delega conferita al dott. Francesco Mollace per procedimenti
DDA coinvolgenti collaboratori di giustizia;
B) Nota del Sig. Ministro della Giustizia dell'11 febbraio 2004 con la quale
chiede l'attivazione della procedura ex art. 2, 2 co., R.D.L. del 31 maggio
1946, n. 511 nei confronti del dott. Antonino CATANESE, Procuratore della
Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria;
C) Nota del Sig. Ministro della Giustizia dell'11 febbraio 2004 con la quale
chiede l'attivazione della procedura ex art. 2, 2 co., R.D.L. del 31 maggio
1946, n. 511 nei confronti del dott. Francesco Antonio Giovanni MOLLACE,
Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria.
- Il cons. Spangher ha illustrato la proposta di archiviazione degli atti
nei confronti sia del dott. Catanese, Procuratore della Repubblica di Reggio
Calabria, che del dott. Mollace, sostituto pressa la stessa Procura; proposta
che in commissione ha ottenuto, nella seduta del 19 luglio 2005, tre voti,
quelli dei consiglieri Spangher, Riello e Di Federico.
Nella stessa seduta la proposta di archiviazione nei confronti del dott.
Mollace e di apertura del procedimento ex art. 2 L. guar. nei confronti del
dott. Catanese ha ottenuto egualmente tre voti (Marini, Salvi, Aghina).
Sulla base di una interpretazione del regolamento, già seguita in passato,
la stessa prima commissione ha deliberato che in plenum fosse presentata la sola
proposta diretta a definire integralmente la pratica, vale a dire quella di
archiviazione nei confronti di entrambi i magistrati.
Non vi è, perciò,una proposta scritta alternativa, che illustrerò nel mio
intervento formulando richiesta di ritorno della pratica in commissione per gli
ulteriore necessari adempimenti: in particolare per l'apertura del
procedimento ex art. 2 L. guar. nei confronti del dott. Antonino Catanese.
La proposta di ritorno della pratica in commissione coinvolge,
necessariamente, anche la posizione del dott. Mollace (nei confronti del quale
in commissione era stata anche inizialmente formulata richiesta di apertura del
procedimento ex art. 2 L. guar.) atteso che oggi all'esame del plenum vi è
una motivazione di archiviazione che, essendo intimamente collegata nell'iter
argomentativo con la posizione del dott. Catanese, non può trovare alcun esito
finale. - Ritengo opportuno ricostruire ulteriormente i fatti oggetto del presente
procedimento nel tentativo di offrire un maggior contributo di conoscenza e mi
auguro che, all'esito del dibattito, si possa pervenire ad una decisione che
tenga conto fino in fondo degli atti in possesso del CSM e del contesto in cui
verrà ad operare la nostra decisione.
Una premessa è necessaria.
Vengono oggi in rilievo diritti e prerogative dei magistrati di cui
discutiamo, nei cui confronti, così come nei confronti di ogni magistrato,
devono trovare compiuta applicazione le garanzie previste per il procedimento di
incompatibilità ambientale, ma non possiamo ignorare, e dobbiamo ricordarlo con
franchezza, lo sfondo su cui si innestano interrogativi che ritornano con
prepotenza ed evidenza.
Quanto incide sul prestigio della funzione giudiziaria, in un ufficio
impegnato in prima linea nel contrasto ad una feroce criminalità organizzata,
il modo in cui sono svolte le funzioni di Procuratore della Repubblica? La
concezione del suo ruolo, la funzione pi o meno burocratica che si intende
perseguire, l'attenzione per il coordinamento e per il risultato investigativo
nel rispetto delle regole e delle garanzie, l'importanza che si attribuisce al
rapporto con i sostituti -anche della DDA- e la consapevolezza che in un
ufficio di Procura i risultati si possono raggiungere se vi è comunanza di
intenti, armonia, capacità di rendere le conoscenze diffuse in modo da creare
veri e propri "vasi comunicanti".
Anche per il sostituto si pongono interrogativi: sul ruolo ricoperto all'interno
dell'ufficio, sulla capacità di lavorare "in una squadra", sulla
capacità di non tenere per s le conoscenze investigative ma di diffonderle,
nella consapevolezza che altri dovranno sostituirlo al termine del periodo di
permanenza nella DDA ovvero nel caso di trasferimento ad altro ufficio, sul modo
di concepire la propria attività a servizio della funzione svolta e non per il
prestigio personale.
Non possiamo ignorare che la capacità di creare condizioni ottimali all'interno
dell'ufficio consente di raggiungere concreti risultati, così come l'incapacità
di relazionarsi e di comprendere l'importanza di questo aspetto si riverbera
inevitabilmente sull'efficienza dell'azione dell'ufficio, sulla sua
credibilità, sul prestigio della funzione giudiziaria.
Certo interrogativi analoghi vanno posti per le funzioni giudicanti,
rilevanti come le requirenti per un effettivo esercizio della funzione
giurisdizionale, ma oggi ci occupiamo della Procura di Reggio Calabria, di un
ufficio che ha dirette responsabilità nell'azione di contrasto alla
"Ndrangheta" che, come ricorda il Procuratore Generale di Reggio
Calabria nel discorso di inaugurazione dell'anno giudiziario 2005, "dalle
relazioni del Viminale, della D.N.A., della D.I.A. e della Commissione antimafia
oltre che dall'attenta osservazione dei fatti criminali che si verificano nel
Distretto ". è "la prima mafia in Italia", "il pericolo numero
uno" "la pi pericolosa e pervasiva con una progressiva dimensione
internazionale che le permette un capillare controllo delle rotte pi
significative ".in Calabria dove c'è un'intensità criminale del 27 per cento
pari ad una persona su quattro mentre in Campania la percentuale è del 12 per
cento ed in Sicilia del 10 per cento"...
E' in tale clima che sono maturate le gravi intimidazioni variamente
effettuate (con minacce, attentati con bombe, fucilate o incendi di auto e
abitazioni o con altre modalità) nei confronti dell'On Zavettieri, di alcuni
Magistrati pi impegnati nei processi alle cosche (Cisterna, Roberto Di Palma,
Nicola Gratteri, Francesco Mollace, Vincenzo Pedone ed altri), dei Sindaci di
Seminara, di Sinopoli, di Melito Porto Salvo, di Casignana, del Vice Sindaco di
Palmi e di tanti altri personaggi pubblici o di imprenditori""
A questi fatti criminosi, purtroppo altri se ne sono aggiunti anche di
recente tanto da avere indotto il CSM a procedere ad audizioni in loco,
attraverso i componenti della settima commissione presieduta dal V. Presidente
Rognoni .
QUESTA LA PREMESSA ED IL CONTESTO NEL QUALE DEVONO ESSERE COLLOCATI I FATTI
CHE DOBBIAMO ESAMINARE, TENENDO BEN PRESENTE CHE OGGETTO DELLA DECISIONE DEL
CONSIGLIO NON E' IL TRASFERIMENTO DEI MAGISTRATI INTERESSATI, MA LA DECISIONE
SULL'ARCHIVIAZIONE OVVERO SULLA APERTURA DEL PROCEDIMENTO EX ART. 2 L. GUAR.Dobbiamo verificare, perciò, se i fatti che sono emersi, e
che sono rappresentati, a mio avviso, in modo sintetico e riduttivo nella
proposta di archiviazione, consentono un "colpo di spugna" o se
richiedono un necessario e doveroso approfondimento.E' fondamentale oggi operare una valutazione in una ottica non
parcellizzata dei fatti , di esame e del singolo episodio svincolato dall'insieme
degli accadimenti, ma di una visione complessiva che tenga conto dell'intera
vicende, della sua complessità e della sua evoluzione.
Voglio essere pi chiaro: la proposta di archiviazione al nostro esame si
conclude così: "Ciò posto, non essendosi trattato di un vero e proprio
contrasto, bensì di mere incomprensioni derivanti da una diversa
interpretazione di norme ordinamentali ed essendo tale situazione temporalmente
circoscritta ad epoca remota e, comunque, non attuale, devesi disporre
l'archiviazione della pratica".
Ebbene il mero contrasto non attuale tra il Procuratore - dott. Catanese - e
il sostituto - dott. Mollace - non integrerebbe il presupposto del procedimento
ex art. 2.
Ma questa era la medesima conclusione cui perveniva il consiglio due anni or
sono in una pratica relativa al dottor Catanese e al dott. Boemi -Procuratore
Aggiunto-.
Nella delibera dell'8 ottobre 2003 si legge "Ciò posto, non
essendosi trattato di un vero e proprio contrasto, bensì di mere incomprensioni
derivanti da una diversa concezione del ruolo e da una altrettanto diversa
metodologia di lavoro, dell'omessa instaurazione di un pur doveroso ed aperto
colloquio ed essendo tale situazione temporalmente circoscritta ad epoca
remota e, comunque, non attuale, devesi disporre l'archiviazione della pratica".Quasi le stesse parole a distanza di due anni, cambiano solo le ragioni che
causano le incomprensioni.Il prossimo Consiglio dovrà esaminare altri contrasti semmai
derivanti da diverse ragioni.Se vogliamo evitare che ciò accada dobbiamo esaminare i
fatti al nostro esame oggi in continuità con quelli esaminati nella delibera
del 2003, trovando causa ed origine nella situazione che già emergeva sullo
sfondo del c.d. contrasto Boemi-Catanese,.
I fatti oggi in esame devono essere valutati anche alla luce di quanto emerso
successivamente, fatti che non consentono di ritenere la mancanza di attualità
prospettata nella proposta di archiviazione.
Mi riferisco alle vicende ed all'esito della visita del 31 ottobre a Reggio
Calabria della VII commissione, presieduta dal V. Presidente del Consiglio, in
cui sono stati acquisiti, a mio avviso, ulteriori elementi che non sono stati
valutati (e non potevano esserlo) dalla prima commissione nel luglio di quest'anno,
quando si proponeva l'archiviazione degli atti.
Questi nuovi fatti, pur se noti ai componenti dell'attuale prima
commissione, all'esito di una relazione mia e del Cons. Tenaglia, devono
essere valutati da tutti noi, ivi compresi i consiglieri che nella passata prima
commissione hanno formulato la richiesta di archiviazione dei confronti del
dott. Catanese.
Vengo ora ad esporre i fatti, con una avvertenza: riporterò stralci delle
dichiarazioni raccolte che consentono, a mio avviso, una ricostruzione dei fatti
ulteriore rispetto a quella contenuta nella richiesta di archiviazione. - La presente procedura trae origine da tre diverse pratiche:
- una relativa alla nota del 30 giugno 2003 con cui veniva trasmesso un
verbale di dichiarazioni rese dal dott. Mollace, sentito come persona informata
sui fatti da cui emerge che lo stesso dott. Mollace ricollegava alcune vicende
su cui indagava l'ufficio inquirente ad una strategia di delegittimazione
della DDA di Reggio Calabria e della sua persona. - la seconda e la terza relative a due richieste di trasferimento d'ufficio
che il Ministro della giustizia ebbe a inoltrare al Consiglio in data 11
febbraio 2004 nei confronti del procuratore della Repubblica, dr. Catanese, e
del sostituto procuratore, dr.Mollace. Successivamente il Ministro, in esito
agli accertamenti ispettivi disposti, provvide a revocare per il solo dr.
Catanese la richiesta di avvio della procedura di trasferimento d'ufficio.
- una relativa alla nota del 30 giugno 2003 con cui veniva trasmesso un
- Essendo stata proposta l'archiviazione nei confronti del dott.
Mollace (pur se nella seduta di commissione del 12 luglio erano stati anche
prospettate elementi che potevano portare all'apertura della pratica di
incompatibilità ambientale), proverò ad esporre i relativi fatti
sinteticamente ed al solo fine di meglio comprendere il contesto e l'ambito
dello scontro insorto con il Procuratore dott. Catanese.
Non sfuggirà, infatti, che scontro vi fu tra il dott. Catanese ed il dott.
Boemi, così come oggi parliamo di scontro tra il dott. Catanese ed il dott.
Mollace, scontri terminati con il "rientro nei ranghi" del dott. Boemi
e del dott. Mollace.
La richiesta ministeriale di avvio della procedura (ed oggetto di separata
richiesta di avvio dell'azione disciplinare) e i numerosi provvedimenti e
missive con cui i vertici della procura della Repubblica (il dr.Catanese e il
procuratore aggiunto, dr. Scuderi, coordinatore della DDA) e il Procuratore
generale, dr.Marletta, muovono specifiche contestazioni con le quali si addebita
, complessivamente, al dott. Mollace una condotta di pervicace attaccamento al
ruolo di magistrato della DDA, finalizzata a non perdere le prerogative (in
termini di rilevanza del servizio prestato e di pubblicità nell'ambiente) che
l'appartenenza a tale struttura comporta.
Tali contestazioni si articolano attorno ad alcuni episodi:- mancata restituzione e messa a disposizione del Procuratore dei
procedimenti assegnati al dr. Mollace quale componente della DDA e che, dopo lo
scadere del suo periodo di permanenza presso tale direzione, avrebbero dovuto
essere rassegnati ad altri sostituti; - mancato rispetto della disposizione con cui il procuratore il 22 maggio
2003 disciplinava le modalità di gestione da parte dei sostituti della fase
prodromica alla collaborazione e dell'inizio della stessa collaborazione; - mancato rispetto delle disposizioni in tema di ricerca dei latitanti, ed
in particolare delle previsioni contenute nel programma organizzativo della
procura e delle disposizioni impartite dal procuratore della Repubblica; - mancanza di lealtà e collaborazione per avere ripetutamente e
intenzionalmente violato le disposizioni impartite dal dr.Catanese e dal
dr.Scuderi e per avere assunto nei confronti di costoro prese di posizioni dure,
resistenze, toni aspramente polemici e offensivi, dando così corso a
ingiustificata e grave conflittualità; - condotte di protagonismo mediatico e di eccessiva disinvoltura nell'impiego
degli strumenti di protezione assegnati .
a) La mancata restituzione dei fascicoli
Con riferimento alla mancata restituzione dei procedimenti, giova segnalare
che terminato il periodo massimo di permanenza presso la DDA di Reggio Calabria
si convenne - su conforme decisione del procuratore aggiunto delegato al
coordinamento della DDA - di prevedere che la restituzione dei procedimenti ai
fini di loro nuova assegnazione avvenisse nell'arco di alcuni mesi (in
particolare entro la metà di aprile). Poich alla fine del mese di aprile il
dr.Mollace aveva provveduto a restituire solo una piccolissima parte dei
procedimenti, il procuratore della Repubblica dette incarico ai responsabili dei
servizi di segreteria di recarsi nell'ufficio e nella segreteria del
dr.Mollace e di prelevare fisicamente tutti gli incartamenti. Secondo il
dr.Mollace ciò fu realizzato asportando anche gli atti di alcuni dei
procedimenti assegnati ai sensi del citato art.70/bis.
b) Le disposizioni di circolare e quelle assunte dal Procuratore della
Repubblica
Gli ulteriori profili di contestazione al dr.Mollace riguardano il mancato
rispetto delle competenze interne e delle procedure previste con riferimento
alla gestione di alcuni collaboranti (in particolare i collaboranti Iannò e
Francese) ed alla ricerca di persone latitanti (in particolare il latitante
Orazio Di Stefano).
Si sostiene, cioè, che per esigenze di protagonismo e per evitare di
rinunciare definitivamente alle competenze nei procedimenti delegati, il
dr.Mollace avrebbe gestito gli atti di indagine in modo personalistico e operato
mediante successivi accorgimenti tesi a perpetuare la durata dei procedimenti
stessi.
La fondatezza di tali contestazioni richiederebbe una approfondita analisi
dell'assetto organizzativo e dei provvedimenti adottati specificamente dal
Procuratore della Repubblica, ma oggi è sufficiente rilevare che la scelta
operata dal dr.Catanese di conservare a se stesso il ruolo di procuratore
distrettuale, delegando tuttavia ad altro magistrato (nella specie il dr.Scuderi)
i compiti di coordinamento delle attività della direzione distrettuale, ha
comportato la mancanza di chiarezza in ordine alle competenze del procuratore
aggiunto delegato e contiene in s una sostanziale incertezza circa le
attribuzioni del procuratore della Repubblica, come emerso dall'audizione di
numerosi magistrati, in particolare nel procedimento archiviato l'8 ottobre
2003 (dott. Cisterna, dott. Mollace).
E' sufficiente esaminare la voluminosa corrispondenza intercorsa fra il
dr.Catanese, il dr.Scuderi e il dr.Mollace per rendersi conto di come il
meccanismo di delega frazionata e la sua applicazione abbiano prodotto
conseguenze negative in ordine alla gestione di un settore così delicato come
quello in cui opera la DDA e ben si collochi in una ottica di eccessiva
burocratizzazione dell'ufficio
c) Le disposizioni interne in tema di collaboranti e di ricerca dei
latitanti. Anche in questo caso, omettendo allo stato un compiuto esame di tali
provvedimenti, che sono fortemente e ripetutamente contestati dal dr.Mollace e
sui quali il Procuratore nazionale antimafia ha mosso severe critiche, va
sottolineato che si tratta di provvedimenti che, indipendentemente dalla loro
legittimità, si caratterizzano per un approccio di natura burocratica e di
super-accentramento, interpretandosi i compiti di coordinamento come vero e
proprio accentramento delle conoscenze e delle deliberazioni. Tale
caratteristica è accentuata dallo svuotamento e dalla mortificazione delle
deleghe attribuite al dr.Scuderi e al dr.Gratteri, cui si attribuiscono compiti
di coordinamento sistematicamente soggetti a interferenze ed a valutazioni caso
per caso del capo dell'ufficio.
d) Le prospettazioni del dr.Mollace
Alle contestazioni mosse dal dott. Catanese il dr.Mollace ha replicato con
plurime note caratterizzate da una ferma e ripetuta negazione della legittimità
delle contestazioni mossegli e della loro fondatezza. I toni di queste risposte
- considerati a loro volta negativamente e posti in qualche modo a carico del
dr.Mollace sia dal Ministro della giustizia sia dal procuratore generale -
possono essere compresi e valutati solo se inseriti nel contesto delle
prospettazioni che lo stesso dr.Mollace ha compiuto in ogni sede, compreso l'esame
reso davanti ai magistrati della procura della repubblica di Catanzaro.
Sostiene il dr.Mollace di essere stato fatto oggetto di una reiterata e
pesante campagna di stampa condotta con toni diffamatori sulle pagine del
periodico "Il Dibattito". Questo periodico sarebbe gestito da persone
notoriamente legate ad associazioni criminali operanti nell'area reggina. Alla
campagna di stampa si sarebbero affiancate altre iniziative, anche in sede
istituzionale, caratterizzate dalla critica diffamatoria mossa alle attività
professionali del magistrato e orientate ad allontanarlo dalle indagini che egli
continuava a condurre con esiti positivi.
A fronte di questa campagna di aggressione, non solo i responsabili della
procura reggina non avrebbero adottato alcuna forma di tutela nei suoi
confronti, ma, sostiene espressamente il dr.Mollace, avrebbero adottato
provvedimenti che di fatto lo isolavano all'interno dell'ufficio, lo
delegittimavano all'esterno e lo andavano ostacolando nello svolgimento delle
indagini e nella gestione dei procedimenti.
Ed invero, risulta che nonostante la continua e quotidiana campagna di
delegittimazione operata dal periodico "Il Dibattito" il dott.
Catanese non ritenne mai di intervenire ovvero di formulare attestati di stima
in favore del dott. Mollace o degli altri magistrati della Procura oggetto di
attacco. - mancata restituzione e messa a disposizione del Procuratore dei
- Sempre in data 11.2.04 il Ministro della giustizia chiedeva l'avvio del
procedimento ex art. 2 l. guar. anche nei confronti del dott. Catanese in
quanto:
"il comportamento del dott. Catanese, pi chiaramente decifrabile
dalle note a sua firma, in particolare nella seconda fase della vicenda (vedasi
nota del 25.7.2003), pur certamente di reazione alle ingiuste contestazioni,
censure, provocazioni ed ingiuriose espressioni del sostituto Mollace, è
peraltro connotata dall'assoluta mancanza di moderazione e dall'evidente
volontà di non ridimensionare il problema, per riportarlo entro limiti di un
civile, per quanto determinato confronto di idee".
Concludeva il Ministro: "ciò è indicativo di marcato
autoritarismo e, quindi, di incapacità di impostare un corretto rapporto nell'ambito
del delicato ufficio che dirige."
Dopo pochi giorni (18.3.2004) ed all'esito di ulteriori attività, il
Ministro, revocava la richiesta di trasferimento nei confronti del dott.
Catanese avendo, l'ispettorato Generale, "posto in risalto le
valutazioni largamente positive della professionalità e dell'impegno del
dott. Catanese nonch le attestazioni di stima dei magistrati anziani dell'Ufficio
che costituiscono uno spontaneo e significativo riconoscimento da parte di
coloro che quotidianamente operano a fianco del Procuratore Catanese".
Dalla lettura degli atti allegati sembra emergere che i magistrati anziani
che attestavano stima al dott. Catanese erano il P.G. dott. Marletta ed il P.A.
dott. Scuderi.
Ritengo, a questo punto, che sia corretto verificare se la originaria
richiesta del Ministro fosse fondata su una esatta ricostruzione, emergendo
dagli atti in nostro possesso, "un marcato autoritarismo e, quindi,
di incapacità di impostare un corretto rapporto nell'ambito del delicato
ufficio che dirige."
In proposito è opportuno riportare ampi stralci della missiva del 25 luglio
2003, richiamata dal Ministro, con cui il dott. Catanese scrive al dott. Mollace:
"Non avrei replicato "alla sua nota "del tutto priva di alcun
serio argomentare soltanto caratterizzata da toni aggressivi temerarie,
inconcepibili menzogne e inaccettabili giudizi".
Lei mente, senza prudenza e solo per sollevare polveroni e
confusione, allorch osa parlare di un mio " reiterato contendere con i
Sostituti di questo Ufficio, ... " .
Mente, ben sapendo che i rapporti fra il Procuratore della Repubblica e i
suoi Colleghi sono, in generale, cordiali, collaborativi e improntati a
reciproca considerazione, e mente per dissimulare una situazione d i fatto del
tutto diversa e opposta"".
Ulteriore Sua menzogna, da Lei imprudentemente propalata, attiene "".
""..
Non metterebbe conto di annotare ulteriori repliche alla
arroganza e supponenza della Sua nota - infiorettata da vuoti e/o assolutamente
impropri riferimenti normativi, la cui citazione a caso tradisce mancanza di
argomenti e personali strumentalizzazioni - se non valutassi inevitabile
respingere taluni incomprensibili "rilievi" circa il mio diritto
dovere di muoverLe necessarie "contestazioni". - Come già precisato i fatti relativi al contrasto Mollace - Catanese
possono essere compresi e correttamente inquadrati solo attraverso la
rilettura del procedimento relativo alla proposta di trasferimento per
incompatibilità ambientale promossa dal Ministro della Giustizia nei confronti
del dott. Salvatore Boemi, archiviato con delibera dell' 8 OTTOBRE 2003,
in cui emergeva un forte contrasto tra il Procuratore dott. CATANESE e il
Procuratore Aggiunto dott. BOEMI
Non potendo ripercorrere l'intera delibera, la sintesi della vicenda è ben
riassunta dal relatore nel corso del plenum dell'8 ottobre:
"Il relatore, dott. TENAGLIA, dopo aver precisato che la relazione in
atti è molto puntuale, ricorda che la proposta di delibera riguarda i rapporti
contrastati fra il Procuratore dott. CATANESE e il Procuratore Aggiunto dott.
BOEMI. La Commissione ha ritenuto che i contrasti, anche se molto aspri, non
sono stati rilevanti al punto da costituire pregiudizio per il prestigio
dell'ordine giudiziario e per la funzionalità dell'ufficio.
Ricorda che i contrasti sono emersi quando il dott. CATANESE
ha preso possesso del nuovo ufficio dove il dott. BOEMI, come delegato al
coordinamento della DDA e poi come aggiunto anziano, svolgeva un ruolo molto
ampio, anche di facente funzioni nel periodo di vacanza del posto di procuratore
della Repubblica e si aspettava di mantenere funzioni che si erano consolidate
nel tempo anche per i buoni rapporti con il dott. GAETA che gli aveva conferito
ampia delega.
Ribadisce che i richiamati contrasti non configurano i
requisiti della incompatibilità ambientale, così come definita in
giurisprudenza, tant'è che il dott. BOEMI è stato delegato al coordinamento
dei magistrati che si occupano dei procedimenti ordinari. Ricorda ancora che, da
tutte le audizioni effettuate e riportate in relazione, è emerso che, proprio
per effetto di detto nuovo impegno del dott. BOEMI fra i due magistrati non sono
assolutamente in atto contrasti di sorta rilevanti sul piano del rapporto
istituzionale. Per tutte queste ragioni, si propone l'archiviazione della
pratica"
Esaminiamo, sia pur sinteticamente, gli elementi che emergevano dalle
audizioni di molti magistrati con riferimento, non al contrasto tra il dott.
Catanese ed il dottt. Boemi definito da quella procedura, ma su quanto accaduto
presso la Procura di Reggio Calabria, ed in particolare presso la DDA, quando il
dott. Catanese diveniva Procuratore a Reggio.
A) dott. ALBERTO CISTERNA (sostituto procuratore alla DDA di Reggio Calabria
e poi sostituto procuratore nazionale antimafia):
· dichiarazioni rese all'ispettore Ministeriale il 20 maggio 2000:
" ..la disarticolazione dello spirito che animava la DDA ha di fatto
lasciato ciascuno di noi sprovvisto di punti di confronto sui processi e sulle
strategie di indagine, relegando ai momenti formali di incontro il solo compito
di regolare questioni amministrative"In queste riunioni di coordinamento l'oggetto
è la distribuzione dei carichi di lavoro e non la strategia di indagine";
· audizione 11 marzo 2002: "la mancanza di uno spirito di
collaborazione ha portato ad un'elefantiasi burocratica""." in un
sistema così fatrraginoiso , chiunque entra in contrasto si trova sempre
scoperto perch è chiaro che un sistema estremamente complicato genera
problemi "il tutto in un clima che ha portato me ad andare via, il dott.
Pennisi ..ha appena fatta domanda di trasferimento""è una situazione di
sospetto reciproco o comunque di diffidenza reciproca"era un previo
rivendicarsi competenze, rivendicare a s o contestare competenze, sigle,
timbri, in una situazione che veramente poi alla fine ha scollato l'ufficio"l'ultima
riunione della DDA verteva sull'autorizzazione se la richiesta di biglietto
aereo, di riduzione dovesse recare indicazione del numero del procedimento
penale""nella sostanza il coordinamento svaniva, perch era una forma di
deresponsabilizzazione con tutti quei visti, tanto i visti ci sono, l'atto è
perfetto, ma il contenuto poi alla fine sfuggiva ".il protocollo riservato
alla DDA ormai è superiore al numero dei fascicoli in entrata, perchè c'è
tutta una corrispondenza che riguarda non soltanto il dott. BOEMI, ma anche
altri sostituti".
B) dott. GIUSEPPE VARZERA (sostituto procuratore alla DDA di Reggio
Calabria):
· dichiarazioni rese all'ispettore ministeriale il 17 maggio 2000:
dopo avere riferito al dott. Catanese l'intenzione di proporre appello verso
alcune assoluzioni afferma: "non accettò affatto la nostra scelta reagendo
con toni molto accesi ed in molte occasioni alzando la voce." Tornato dopo
due giorni per riferire la decisione di appellare, il dott. Catanese,
contrariato, lo interruppe bruscamente dicendo "mandami l'appello poi si
deciderà il da farsi";
· audizione del 14.3.2002 "Quando il dottor. Boemi giunge all
DDA ".l'ufficio ebbe un radicale mutamento , ritengo in positivo, perch si
creò un vero e proprio gruppo di lavoro con la conseguenza, intanto, di rendere
molto pi facile la circolazione delle informazioni di quello che era un gruppo"la
gestione della DDA da parte di Boemi fu caratterizzata da un forte
presenzialismo del Boemi,. Anche in udienza, dove ci teneva a stare al fianco
dei sostituti"Abbiamo una espansione della DDA da tre unità passa a otto-nove
unità"costituiamo un gruppo di lavoro, un bel gruppo di lavoro...anche i
colleghi anziani hanno voluto a venire a fare parte della DDA" Divenuto
Procuratore il dott. Catanese o vi fu un aggravio di burocratizzazione in quanto
"tutto passava dal capo dell'ufficio, anche i seguiti"..
C) dott. GIOVANNI MOLLACE (sostituto procuratore alla DDA di Reggio Calabria)
· audizione del 14.3.2002 "dal 2000 in poi la situazione si
è evoluta in negativo, non tanto nei rapporti tra il Procuratore e il dott.
BOEMI, ... quanto pi che altro nel deterioramento del grado di efficienza
dell'ufficio, nel momento di rappresentatività all'esterno, nei rapporti con la
Polizia giudiziaria". Con riferimento all'ufficio:: " il tutto si è
ridotto in un fatto meramente oburtocraticodi mettere timbri".visto si passial
dottor Boemi poi dal dottot Boemi al dott. Tizio".-la verità qual è, che
nessuno legge le informative che girano"
D) dott. ROBERTO PENNISI (sostituto procuratore alla DDA di Reggio Calabria e
poi sostituto procuratore nazionale antimafia).
· Audizione dell' 11 marzo 2002: ha descritto la grande coesione
dei magistrati della DDA di Reggio Calabria sotto la condizione del dott. Boemi,
i risultati ottenuti. Affermava che il clima di collaborazione e serenità
nell'Ufficio era "finito con l'arrivo del Procuratore CATANESE".
magistrato di antico stampo, con i suoi pensieri, le sue visioni del mondo....di
quelli che ritengono, ma non fa un mistero di questo pensiero, pi volte lo ha
detto a me, lo ha detto a tutti, di quelli che non credono nella DDA. Di quelli
che ritengono che il lavoro della DDA avrebbero potuto continuare a svolgerlo le
Procure Ordinarie"
E) dott. SALVATORE BOEMI
· audizione dell'1 luglio 2003: Asseriva di essersi battuto sin
dall'inizio "per cambiare il volto di quella Procura e per creare il primo
gruppo di lavoro calabrese che si interessasse a tempo pieno della
'Ndrangheta",. Ricordava che "il dott. CATANESE ... incominciò con
un atteggiamento quasi da sergente di ferro, offendendo un po' tutti". ".
In sintesi contestava al Procuratore dott. CATANESE di "non aver
rafforzato nel modo dovuto la (direzione della) Distrettuale Antimafia, non aver
favorito il lavoro di gruppo, non aver favorito le cointestazioni, unico
strumento presente attualmente nel nostro dispositivo per consentire ai giovani
magistrati di fare esperienza".
F) dott. ANTONINO CATANESE
. audizioni del 24/1/2002 e del 1 luglio 2003: evidenziava
che non vi era alcun contrasto in atto col dott. BOEMI, essendo stato
quest'ultimo esonerato da incombenze di DDA. In particolare riferiva: "Dal
2001 ad oggi non avviene proprio nulla, perch ... io gli do il compito di
coordinatore di un gruppo, di uno dei gruppi di lavoro in cui si articola la
Procura Ordinaria, lui svolge il suo lavoro, naturalmente i contatti con il
Procuratore, con chi vi parla, sono molti rari, tuttavia non è mai successo
nulla, io ho seguito da lontano e da vicino il lavoro che ha fatto il dott.
BOEMI. Non è successo nulla. Il dott. BOEMI è rientrato, per quello che posso
dire, molto correttamente nei ruoli che gli competono. Tutto qua. Ci vediamo
molto raramente. Ci parliamo altrettanto raramente. Ma quel conflitto che lui ha
voluto definire tale certamente non esiste pi."
I dott.ri ANTONINO MARLETTA (Procuratore Generale) e FRANCESCO SCUDERI
(Procuratore aggiunto) descrivevano i contrasti insorti e l'esito degli
stessi. - Anche con riferimento all'odierna procedura ritengo opportuno riportare
testualmente stralci delle dichiarazioni rese in quanto la sintesi operata nella
proposta scritta di archiviazione non consente di cogliere alcuni aspetti
rilevanti della vicenda.
A) DOTT. ALBERTO CISTERNA audizione dell'11 aprile 2005:
ricordava lo scontro tra il dott. Boemi ed il dott. Catanese : "per
certi aspetti caratteriali di durezza, del carattere del dott. Catanese questi
scontri poi si sono rinnovati, poi ha litigato con me, poi ha litigato con
Mollace, è un progressivo deteriorarsi di rapporti dovuto probabilmente a
fattori d'età caratteriali"certo che se si vanno a vedere le missive al
registro riservato in quegli anni è stato un continuo andirivieni di lettere
riservate l'un con l'altro. ".
Poi descrive una situazione ormai "pacificata": "molti
sostituti sono andati via..il dott., Varzera, il dott. Pennini, la dott.ssa
Provazza, il dott. Accurso, il dott. Squillace"sono tutti andati via per
ragioni che afferiscono anche a rapporti personali con il Procuratore e con la
situazione dell'ufficio"". "Quello che è successo è anche valso a
molto, sono stati piegati anche colleghi che avevano le spalle pi robuste, una
maggiore anzianità, quindi è normale che l'ufficio, in apparenza, sembra un
ufficio tranquillo".
Vengono forniti anche elementi sui rapporti intercorrenti tra il dott.
Catanese ed i vertici delle forze dell'ordine: "Sentendo il Questore,
sentendo il Comandante Provinciale dei Carabinieri, il dirigente della DIA la
percezione di una difficoltà di rapporti con il Procuratore Catanese sono
evidenti, ogni volta che uno va lì si sente lamentare il fatto che non si può
discutere, che non si riesce a parlare .,..questa è una Questione che viene
riportata non da questo Questore, con cui pure ci sono stati dissapori gravi, ma
anche con Questori precedenti ci sono stati dissapori. ..Naturalmente bisogna
intendersi, se noi guardiamo burocraticamente come vanno le cose, le cose vanno
bene, i fascicoli hanno una loro durata, una loro cadenza, però le ho anche
detto che i collaboratori di giustizia ci stanno chiamando ormai
sistematicamente, come DDA, chiedono colloqui investigativi" .si lamentano del
fatto che non vengono seguiti"è chiaro che il gap di esperienza che si è
realizzato è penalizzante".
Sul mancato "travaso" di esperienze tra magistrati anziani e
magistrati pi giovani assegnati alla DDA fornisce opportuni elementi: "Uno
dei motivi personali di disaccordo, anche duro, che ho anche formalizzato con il
dott. Catanese, consisteva nel fatto che io quando andai via, lasciando decine
di procedimenti aperti, non mi venne consentito il passaggio. Cioè io gli
scrissi pregandolo di designare un sostituto che subentrasse nei fascicoli"poi
per mesi ho ricevuto telefonate dai colleghi, che, naturalmente, avevano bisogno
di quelle indicazioni sui procedimenti".
B) dott. GIUSEPPE VARZERA
Ricorda le ragioni per cui si allontanava dalla Procura di Reggio Calabria:
"Certo hanno inciso anche delle situazioni conflittuali che mi hanno
indotto ad accelerare questa decisione di fare domanda di trasferimento. E'
evidente che ci sia stato uno scontro ai vertici dell'uifficio tra il
Procuratore ed il Procuratore Aggiunto".è una cosa assodata che questo
scontro al vertice abbia avuto delle ricadute su tutto l'ufficio mi sembra
altrettanto in equivoco"
C) dott. SALVATORE BOEMI
Ha riferito tra l'altro, la mancanza di raccordo e travaso di esperienze
tra i magistrati che lasciarono la DDA e coloro che subentrarono nella Direzione
Distrettuale: "fu traumatica la situazione che si trovò Scuderi a
fronteggiare, perch, in buona sostanza, in cinque mesi andammo via in quattro
e poi addirittura in cinque "" Quindi io ritenevo che solo con le
cointestazioni, previste dall'articolo 70 bis dell'ordinamento, si potesse
coinvolgendo al massimo le esperienze che avessero maturato Magistrati del tipo:
Pennisi, Verzera, Mollace e quelli che comunque erano ancora nell'ufficio".
D) dott. VINCENZO MACRI' (sostituto nazionale antimafia)
Sul coordinamento con la PNA: " ".. c'è il problema delle famose
riunioni di coordinamento interne alla DDA, che a Reggio non si tengono. Non si
tengono, non ce ne sono proprio! L'ultima è stata due mesi fa, dopo ripetute
sollecitazioni da parte del Procuratore Nazionale, quella precedente risale ad
un anno fa, quindi diciamo che in media se ne tiene una ogni sei mesi, ad essere
generosi. Quindi, manca non solo la circolazione delle notizie interne, manca la
trasmissione delle notizie alla Procura nazionale, tanto è vero che noi addetti
al coordinamento siamo costretti, però lo facciamo molto volentieri, ad avere
contatti diretti con i colleghi, i quali ci tengono informati dello sviluppo
delle indagini, dei provvedimenti che si accingono ad emettere, delle eventuali
nuove collaborazioni e così via. Però tutto questo lo abbiamo per via diretta
e personale.
""..
"" cito un caso che sembra paradossale: avevamo chiesto, proprio
perch c'era il passaggio di Sostituti della DDA con altri e questi avevano
lasciato i loro numeri di cellulari ad altri colleghi, alla segreteria di darci
l'elenco aggiornato dei numeri dei cellulari con i nomi dei titolari e non ci
è stato dato. Il Procuratore ci ha dato soltanto l'elenco delle utenze fisse,
dicendo che quella dei cellulari era materia riservata. Noi abbiamo detto che
tutte le Procure d'Italia ci forniscono i numeri dei cellulari e lui ha girato
questa richiesta ai singoli Sostituti dicendo che ognuno poteva rispondere se
intendeva darlo oppure no.
".
Sul travaso di esperienza tra i sostituti DDA: ".. non c'è stata mai
una cointestazione provvisoria nel periodo finale di permanenza del Magistrato
che deve lasciare, o per trasferimento o per decorrenza del termine, non c'è
mai stata la possibilità di una cointestazione provvisoria che consentisse ai
due di lavorare insieme per un periodo e quindi al vecchio titolare di
trasmettere le sue conoscenze, le sue esperienze al nuovo; c'è stato sempre
un passaggio di fascicoli, questo voglio dire. Nel momento in cui uno lascia, c'è
un elenco: questo è il numero 1 di" Vengono assegnati a "Tizio";
gli altri dieci indicati vengono assegnai all'altro, e così via, ma non c'è
mai stato un vero e proprio passaggio di consegna".Il dott. ANTONINO MARLETTA (Procuratore Generale), il dott. e FRANCESCO
SCUDERI (Procuratore aggiunto) e il dott. NICOLA GRATTERI hanno descritto i
contrasti tra il dott. Catanese ed il dott. Mollace, rilevando che da quando
quest'ultimo è transitato alla sezione ordinaria sono venute meno le ragioni
dei contrasti. Ulteriori particolari sono citati nella proposta del prof.
Spangher, anche sa va rilevato che sia il dott. Scuderi che il dott. Gratteri
parlano di contrasti solo tra il dottori BOEMI e Mollace ed il Procuratore, non
forniscono, invece, alcun elemento sugli ulteriori contrasti descritti anche dai
diritti interessati. - Dopo i gravi episodi delittuosi avvenuti a Reggio Calabria, come
ricordiamo tutti, i componenti della settima commissione si sono recati a Reggio
Calabria.
Sottopongo alla valutazione complessiva alcuni elementi emersi dall'Audizione
del dott. CATANESE:- è stata rappresentata l'immagine di un ufficio efficiente definito
"una piccola svizzera": "La Procura della Repubblica di Reggio
agisce in modo efficiente e in modo concorde"; un ufficio in grado di
intervenire adeguatamente, con un unico rilievo relativo alla presenza in DDA di
giovani sostituti, e la convinzione di avere fatto tutto il possibile per
assicurare adeguatamente il travaso di esperienze attraverso le coassegnazioni.
- ha manifestato contrarietà verso gli articoli dei quotidiani che avevano
espresso aspre critiche verso la Procura di Reggio Calabria tanto che ha parlato
di "Azioni volute e programmate" di delegittimazione , senza
fornire però, bench espressamente richiesto, alcun concreto e specifico
elemento su coloro che avrebbero voluto e programmato tale azione;
- gli è stato chiesto se fosse vera una affermazione riportata da un
quotidiano secondo cui, interpellato per partecipare alla riunione organizzata
dal PNA dott. Grasso a Reggio Calabria pochi giorni dopo l'omicidio Fortugno,
avrebbe risposto: "Sì, forse ci sarò anche se dovrò annullare l'impegno
in Commissione Tributaria". Il dott. Catanese ha risposto alla
commissione: Questo l'ho detto al collega della DNA che mi diceva una
scelta di orario o meno" gli dicevo: "Guarda di mattina sarei impegnato
in Commissione Tributaria e rinviare l'udienza - io sono Presidente di
Commissione - è sempre un problema". Non so come sia arrivata sulla stampa. - A mio avviso sono emersi numerosi elementi per potere affermare che dopo l'arrivo
del dott. Catanese alla Procura di Reggio Calabria, ove la DDA operava
fattivamente da alcuni anni, vi è stato un radicale e repentino cambiamento in
ordine alla composizione ed alla modalità di gestione.
In un tempo breve hanno lasciato la DDA numerosi sostituti anziani, alcuni
per evidenti contrasti con il Procuratore. In ogni caso non è stato curato l'opportuno
e necessario travaso di esperienze tra gli anziani che andavano via ed i giovani
che, pur in presenza di riconosciute professionalità, avrebbero avuto bisogno
di usufruire di tutti i meccanismi previsti, primo fra tutti le coassegnazioni,
per acquisire gradualmente le necessarie conoscenza.
Contestualmente sono aumentati i formalismi in una visione burocratica dell'ufficio
che mal si concilia con la necessaria azione dell'ufficio e si pone in un'ottica
di esasperato accentramento in capo al Procuratore.
Ed ancora, contrasti con i dott. Boemi e Mollace, conclusosi con la
normalizzazione degli stessi, "rientrati nei ranghi".
In questo contesto va inserito la visione del dott. Catanese secondo cui
viene da lui diretto un ufficio funzionale, efficiente (definito "una
piccola svizzera"), coeso, credibile all'esterno e verso la polizia
giudiziaria, come evidenziano le sue dichiarazioni in audizioni e sui
quotidiani. Vi è la sensazione, insomma, che il dott. Catanese non percepisca
le complesse dinamiche emerse dagli atti che ho citato e le difficoltà di
relazioni e di rapporti con gli interlocutori esterni.
Tutto questo a mio avviso è sufficiente per evitare un'archiviazione ed
iniziare il procedimento ex art. 2 L. guar. nei confronti del dott. Catanese per
il quale già in commissione erano stati depositati i punti da contestare.
Il Consiglio deve scegliere:- archiviare ancora una volta, a distanza di due anni, riducendo tutte le
vicende che ho ricordato a meri contrasti, limitati e non attuali; ovvero non
rinunciare alla propria funzione e procedere tempestivamente ai necessari
accertamenti per verificare se sussistono tutti i presupposto per il
trasferimento per incompatibilità ambientale; - lasciare inalterati i problemi emersi, che incidono sull'efficienza dell'ufficio
e sul prestigio della funzione giudiziaria, ovvero tentare di andare a fondo, al
cuore del problema, assumendo tutte le iniziative che possano consentire alla
Procura di Reggio ed ai magistrati che la compongono di proseguire con rinnovato
vigore nella funzione loro attribuito.
- archiviare ancora una volta, a distanza di due anni, riducendo tutte le
Non ho dubbi sulla scelta, perciò chiedo il ritorno della pratica in
commissione per l'apertura del procedimento nei confronti del dott. Catanese,
con l'espresso invito al completamento dell'attività in tempi brevi ed a
procedere a tutti gli accertamenti e le audizioni necessarie.