del segretario nazionale Claudio Castelli
E' giusto e inevitabile che il suicidio di una persona in carcere debba
aprire una riflessione sulla bontà del nostro sistema giudiziario e
penitenziario, specie quando si riscontra che i suicidi in carcere
l'ultimo anno sono stati tra i 53 ed i 65 (a seconda delle fonti), tra
l'altro in genere passati nel silenzio e nella disattenzione.
Risulta invece stupefacente come questo fatto drammatico abbia riaperto la stura ad accuse apodittiche su volontà persecutorie dei magistrati o circa un uso disinvolto della custodia cautelare in carcere, diretta ad estorcere confessioni.
Se si hanno elementi in tal senso è bene che emergano con chiarezza e adeguatamente documentati, anche per la gravità di una tale accusa; altrimenti non si può che riscontrare di trovarsi di fronte all'ennesima campagna contro i magistrati, di volta in volta accusati di essere giustizialisti o troppo lassisti.
Vale allora la pena rammentare alcuni dati di fatto e normativi:
- Gli articoli del codice sulle misure e sulla custodia cautelare
sono stati modificati in termini restrittivi con la L. 8 agosto 1995
n332 ed è possibile emettere una misura cautelare solo per reati di una certa gravità ed in presenza dei gravi indizi del reato contestato e delle esigenze cautelari ( concreto ed attuale pericolo di inquinamento probatorio, concreto pericolo di fuga, concreto pericolo di reiterazione dei delitti). Va anche rammentato che l'indagato è altresì garantito dalla possibilità di ricorrere entro dieci giorni al Tribunale del riesame che deve provvedere entro altri dieci giorni.
- L'ordinamento penitenziario già oggi prevede la separazione degli imputati dai condannati definitivi, norma che non viene rispettata per la situazione di cronico sovraffollamento delle carceri.
- La capienza regolamentare delle carceri non arriva a 43.000 detenuti, mentre quella giudicata tollerabile giunge a 49.000, e nelle carceri italiane vi sono 56.000 detenuti di cui circa il 27 %
tossicodipendenti ed il 29 % stranieri. Le persone indagate da giudicare sono circa il 25 % con una significativa e positiva diminuzione rispetto al passato.
- Le disposizioni sul trattamento, il recupero e l'assistenza dei detenuti rimangono in larga parte inattuate (nonostante le previsioni di legge) per la cronica carenza e scopertura degli organici dei servizi sociali a ciò preposti; carenza e scopertura pi volte denunciata senza esito.
Al di là di ciò il quadro legislativo può e deve essere migliorato.
Il carcere deve davvero essere ultima ratio ed allora è necessario
riprendere il capitolo delle sanzioni alternative che possono essere,
almeno per alcuni reati, ben pi efficaci del carcere.
Sul lato della procedura penale come Magistratura Democratica abbiamo proposto di demandare al Tribunale della libertà l'emissione delle misure cautelari ( salvo che per i processi di criminalità organizzata e quelli derivanti da fermo ed arresto) con contraddittorio anticipato (e quindi accompagnamento coattivo dell'indagato avanti al collegio e successiva eliminazione del riesame in questi casi), proprio per rafforzare le garanzie del cittadino indagato. Al riguardo occorre confrontarsi e valutarne la fattibilità.
Ma anzitutto occorre assicurare che le leggi già esistenti e la
Costituzione, che finalizza la pena alla rieducazione del condannato,
vengano effettivamente applicate e messe in grado di funzionare
garantendo servizi, strutture, personale.
Si cominci da questi interventi se la situazione carceraria interessa
davvero, e non solo in agosto.
La propaganda, e tanto meno i tentativi di alcuni di cogliere
l'occasione per continuare un'opera di delegittimazione della
magistratura, non servono e sono solo dannosi per tutti.