del segretario nazionale Claudio Castelli
Cari amici,
credo che la discussione parlamentare sinora avvenuta sulla controriforma
dell'ordinamento giudiziario debba indurci ad alcune considerazioni:
- Questo Governo e questa maggioranza non vogliono alcuna
modernizzazione della giustizia e non sono disposti ad alcun investimento
in materia, come dimostra l'immediato abbandono dell'ipotesi di creare un
assistente del giudice ( che era contenuta nel disegno di legge approvato
dalla Commissione Giustizia del Senato), motivata con ragioni di spesa. Le
modalità con cui la proposta era stata formulata erano ampiamente
discutibili in quanto rischiavano di creare un nuovo precariato e avevano
incontrato la ferma opposizione dei sindacati del personale amministrativo
in quanto in contrasto con l'accordo di tre anni fa che prevedeva una tale
figura selezionata all'interno dei collaboratori di cancelleria, ma il
motivo del suo abbandono è tutt'altro e risiede unicamente
nellindisponibilità di investire nella giustizia da parte del Governo.
- La prospettiva ormai dichiarata verso cui il Ministro si sta
muovendo è quella di arrivare ad un Pm controllato e alle dipendenze
dell'esecutivo (ed in Italia basta pensare a quanto avvenuto al G8 a
Genova e nella Commissione Telekom Serbia per rendersi conto delle
conseguenze devastanti che ciò avrebbe).
- Le ambiguità dell'opposizione. Ad una relazione di minoranza del
sen. Elvio Fassone alta e che riprende la migliore elaborazione della
cultura giuridica ed associativa ( sia pure con alcuni punti non
condivisibili in alcun modo, come la riproposizione di ruoli semichiusi per
l'accesso in appello ed in cassazione) sono seguiti atteggiamenti che
appaiono come di apertura al Governo e le incredibili dichiarazioni
dell'on.Violante che propone una sezione disciplinare svincolata dal
Csm Ciò significa semplicemente auspicare una (contro) riforma
costituzionale e riprendere luoghi comuni infondati su di un preteso
lassismo del Csm del tutto falso. I dati parlano: negli ultimi 12 anni
quasi il 10% dei magistrati sono stati oggetto di un'azione disciplinare e
quasi il 5% ha subito una condanna o ha abbandonato l'ordine giudiziario
mentre era sottoposto ad un'azione disciplinare per evitare probabili
sanzioni. I problemi sono altri ovvero quello del modo e della qualità con
cui viene esercitata l'azione disciplinare dal Ministro e dalla Procura
generale della Cassazione.
- La conferma che l' unica politica possibile è quella di
un'intransigente opposizione. Anche le pur limitatissime correzioni
effettuate in tema di concorsi ed i contrasti e il dibattito in corso
all'interno della maggioranza derivano dalla consapevolezza della ferma
opposizione della magistratura, della cultura giuridica e di ampi settori
della società civile.
Dobbiamo seguire con attenzione l'evoluzione del dibattito parlamentare. ma
dobbiamo essere pronti a iniziative, anche immediate, di mobilitazione.