del presidente dell'Anm Edmondo Bruti Liberati
Roma - Appena rieletto presidente dell'Anm, Edmondo Bruti Liberati si ritrova al centro di polemiche politiche per alcune sue affermazioni, per aver detto, riferendosi alla magistratura, che «non c'è nessun cancro da estirpare», replicando così alle dichiarazioni dell'altro giorno del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. E al portavoce di Forza Italia, Sandro Bondi, che lo attacca, Bruti Liberati risponde: «Sarebbe opportuno smetterla di usare la metafora del cancro per rispetto dei malati che ne soffrono. Se si vuol dire, nella sostanza, che c'è solo un piccolo gruppo di magistrati italiani che vuole difendere la propria indipendenza e attuare la legge, nel rispetto del principio che la legge è uguale per tutti, la risposta l'abbiamo dato con questa unanimità nella difesa intransigente del principio di indipendenza dei magistrati».
Due giorni di dibattito, un documento finale aprovato all'unanimità, il gruppo dirigente uscente riconfermato. Al di là dell'evidente continuità, come si riposiziona l'Anm?
«Lo spieghiamo nel nostro documento. Su sette punti, il primo insiste sulla difesa intransigente dell'indipendenza della magistratura. Gli altri sei, i due terzi del documento, sono dedicati al problema centrale della giustizia italiana, l'eccessiva lentezza dei giudizi, al problema organizzativo fondamentale: le disfunzioni del servizio quotidiano della giustizia, quelle che incontrano i cittadini tutti i giorni. La nostra prima inziativa sarà quella di un monitoraggio a campione - in collaborazione con l'avvocatura, con le rappresentanze del personale amministrativo ed esponenti della società civile -, per accertare le situazioni concrete di disorganizzazione, di inefficienze, di strozzature e disfunzioni del servizio giustizia».
Presidente, diceva prima che l'Anm si posiziona sulla difesa intransigente della indipendenza della magistratura. Cosa significa?
«Non ci sono compromessi possibili: i magistrati sono soggetti soltanto alla legge e debbono applicarla nel rispetto del principio che tutti sono uguali davanti alla legge. Noi esprimiamo piena solidarietà ai magistrati che sono attaccati per fare soltanto il loro dovere, applicare la legge appunto».
E se la legge dovesse cambiare?
«L'applicheremo. Proprio perch rispettosi della legge, l'Anm lancia un accorato appello: si cessi di trascinare nella polemica politica contingente la giustizia, i provvedimenti giudiziari e i singoli giudici e pm. Si consenta ai magistrati di svolgere con un minimo di serenità il loro difficile e delicatissimo compito quotidiano. Siamo confortati nella nostra azione dall'avere un saldo punto di riferimento nel presidente della Repubblica e nel Csm».
Torniamo alla difesa dei magistrati di Milano, criticati dalla maggioranza e dal presidente del Consiglio. Nel documento approvato parlate di "attacchi intollerabili", di "profonda crisi istituzionale"...
«Ribadisco: sappiano questi magistrati, che non hanno replicato agli attacchi e mai sono scesi in polemica, che l'intera magistratura è solidale con loro. In questi giorni sono stati in molti a chiederci repliche. Noi confermiamo la linea di non intervenire, di non rispondere colpo su colpo anche se ribadiamo le nostre fortissime preoccupazioni perch continuando ad accusare i magistrati di fare uso politico della giustizia si indebolisce l'immagine di imparzialità della funzione giudiziaria e si alimenta nei cittadini la sfiducia nei confronti della giustizia».
"Lodo Maccanico", riforme dell'ordinamento giudiziario, separazione delle carriere. Sono queste le priorità del governo e della maggioranza, anche se voi ne ponete altre. In questa situazione, l'Anm è disposta a fare un passo indietro?
«Lavoreremo per contribuire a rendere efficiente un servizio giustizia che oggi non lo è. Sulla riforma dell'ordinamento giudiziario abbiamo criticato ciò che ci sembra mettere a rischio l'autonomia e l'indipendenza dei magistrati - la gerarchizzazione degli uffici -, ma abbiamo affrontato noi il punto della valutazione della professionalità. I risultati, le conclusioni delle nostre analisi e proposte, che abbiamo sviluppato in un convegno, saranno pubblicate in volume di prossima uscita».
Il presidente del Consiglio ha annunciato la proposta di istituire una nuova commissione parlamentare d'inchiesta sulla vicenda Sme, dopo quella su Telekom Serbia. Per l'opposizione, è un attacco alla magistratura. E per lei?
«Non ho nessun titolo per intervenire sulle scelte del Parlamento. Voglio però ricordare una cosa molto semplice: i processi Imi-Sir Lodo Mondadori e Sme non riguardano l'oggetto di una dismissione di un'azienda pubblica o di grandi transazioni economiche ma se dei giudici sono stati corrotti per emettere delle sentenze. E' l'oggetto sul quale qualunque paese ha interesse a che si faccia piena luce. Questo si sta facendo, non solo perch l'azione penale è obbligatoria ma perch ancor prima è interesse che si accerti se vi sia stata o no una ipotesi di corruzione di giudici, che è uno dei momenti pi gravi di rottura della convivenza civile, delle regole di funzionamento di una società».