Le elezioni dell'Anm: un successo, non una mezza sconfitta


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del presidente Livio Pepino

1. Non sono abituato a trionfalismi (quelli, per intenderci, secondo cui, comunque, si è sempre vinto...) e ad analisi consolatorie, ma, in tutta franchezza, trovo sorprendenti gli accenti di delusione che compaiono in alcune mail. (Csm 1998, Anm 1999, Anm 2003): aveva 1.728 voti (25%) nel 1998 e ne ha oggi 1.975 (26,88%), cioè 247 in pi, mentre nelle ezioni intermedie (1999) ne ebbe 1.858 (27,45%), presentandosi insieme a Impegno per la Legalità (a cui almeno un centinaio di voti bisogna pur riconoscere). Questa la sequenza degli altri gruppi: Movimenti; 1.109 (15%) nel 1998, 835 (12,34%) nel 1999, 1.065 (14,50%) nel 2003; Unicost: 2.496 (35,5%) nel 1998, 2.532 (37,41%) nel 1999, 2.489 (33,88%) nel 2003; Magistratura indipendente: 1.520 (21,6%) nel 1998, 1.446 (21,37%) nel 1999, 1.380 (18,78%) nel 2003. La sequenza dei dati è univoca (pur se i conti percentuali vanno fatti meglio perch in alcuni casi sono stati calcolati sul totale dei voti, in altri sui voti validi) e dimostra, oltre alla crescita costante di Md, tre cose: a) il balzo in avanti dei Movimenti è solo apparente perch il gruppo resta al di sotto dei consensi delle elezioni per il Csm del 1998 recuperando solo (e non tutti) i voti in libera uscita nel 1999 (quando restò sino all'ultimo diviso sull'opportunità di partecipare alle elezioni e presentò addirittura una lista di soli 26 candidati); b) Magistratura indipendente è in calo costante (non in caduta libera, ma con un trend univoco e inarrestabile); c) Unicost perde (poche unità di voti, ma un 2%) rispetto al 1998 e ancir pi rispetto all'apparente ripresa del 1999.

Non basta. Il risultato è ancor pi significativo se confrontato, in quanto possibile, con i dati delle elezioni per il Csm del 2002. In tale occasione (che considerammo, giustamente, un successo epocale) il cartello Md, Movimenti, art. 3 ottenne, su 7.555 votanti, 3.177 voti nel collegio Cassazione, 3.138 voti nel collegio pm e 3401 voti nel collegio giudici, e cioè, rispettivamente, il 42,05%, il 41,53 % e il 45,01% dei voti espressi (e il 46,1%, 45,53% e 49,35% dei voti validi); mentre oggi la somma dei voti dei tre gruppi è di 3.395 su 7.361 votanti, pari al 46,12% dei voti espressi (e al 46,67% dei voti validi). Farò successivamente alcune considerazioni sul "cartello" e sulle prospettive che si aprono, ma in termini numerici l'alleanza che Md ha promosso (presentatasi separata, ma con un patto di non belligeranza) esce dalle elezioni associative consolidata e rafforzata rispetto a un successo che sembrava irripetibile.

Capisco (e condivido) l'obiettivo di superarsi sempre, ma considerare tutto ciò un insuccesso o un successo solo a metà mi sembra masochismo puro...

2. Ai dati affianco qualche considerazione.
Sottolineare il successo complessivo del "cartello" Md, Movimenti, art. 3 non è un modo per mascherare l'(apparente) stallo di Md. Qui occorre essere chiari, per valutare l'esito elettorale ma anche per chiarire le nostre prospettive future. Promuovere il "cartello" non è stato, nell'estate scorsa, una semplice scelta tattica contingente ma una prospettiva strategica. Personalmente la perseguo da oltre dieci anni, come risulta da un passaggio della mia relazione al congresso di Chianciano del 1993 (che riporto per favorire il nostro dibattito e che integralmente ribadisco, anche se oggi non userei pi il termine "polo" dato quel che è accaduto in questi anni...): «Nel consiglio nazionale dell'11 aprile 1992, dedicato alla valutazione del risultato elettorale dell'Anm, abbiamo individuato come prospettiva della nostra azione politica la costruzione all'interno della magistratura associata di un polo progressista alternativo all'immobilismo e al conservatorismo dominante nei gruppi maggioritari. E ciò abbiamo esplicitato nel documento ("Per un governo autorevole dell'Associazione nazionale magistrati") distribuito ai colleghi e presentato nel Cdc del 9 maggio 1992: "il voto del 22 marzo ha fatto emergere per la prima volta nella magistratura associata un polo progressista articolato e quantitativamente significativo. Ad esso, alla sua capacità di realizzare un impegno ed un programma comuni e di innescare processi di trasformazione nei gruppi tradizionali è affidato un effettivo rinnovamento dell'Anm". Questa posizione è stata da noi portata nel congresso associativo di Como ed è visivamente emersa (come tutti gli osservatori hanno rilevato e come sarà chiaro anche ai non presenti con la pubblicazione degli atti) nel dibattito congressuale, significativamente conclusosi senza i consueti generici auspici ad una unità priva di contenuti ma con il riconoscimento della necessità del confronto tra i "diversi orientamenti ideali che costituiscono la ricchiezza culturale dell'Anm". Credo che questa prospettiva debba essere ribadita e rilanciata dal congresso. Quali saranno i "confini" del polo progressista è difficile dire oggi, ma chiari ne sono la "direzione" e il metodo: non un anacronistico correntone nè la sommatoria di alcuni gruppi (o di loro parti), ma una aggregazione intorno a un progetto comune sulla giustizia, rispettoso di interne specificità e differenze culturali e per questo in grado di rispondere anche alle esigenze e richieste di molti colleghi che non amano le "correnti", ma non per questo sono rassegnati alla palude dell'immobilismo. Una prospettiva di questo genere ha come primo (seppur non esclusivo) sbocco una attenzione privilegiata ai Movimenti riuniti e l'assunzione di una iniziativa diretta ad un accordo stabile per una politica associativa comune, che non ignori nè sottovaluti le divergenze ma le indirizzi in una dimensione di confronto reciprocamente arricchiente».

C'è voluto del tempo ma oggi questo "cartello" ha raggiunto il 47% dei consensi nella magistratura associata e 17 componenti (sfiorando i 18) dei 36 membri del comitato direttivo centrale; e ciò ha reso il pluralismo un connotato strutturale di un'Associazione che un tempo consederava Md una sorta di "corpo estraneo". Delle prospettive dovremo parlare a lungo (anche per individuare concreto proposte da lanciare agli altri gruppi), ma la realtà del "cartello" come dimensione (seppur certamente non unica) dell'agire politico di Md è un dato acquisito. E il successo del "cartello" è un successo di Md. Aggiungo: un successo di dimensioni insperate (almeno per quelli della mia generazione...).

3. E' in questo contesto che dobbiamo valutare il risultato di Md (e pensare al suo futuro). Tale valutazione non può prescindere dalla definizione del nostro ruolo. Per chi - come me - ritiene che Md debba non solo registrare le esigenze dei colleghi e farsene portavoce ma anche, e soprattutto, stare un passo avanti ed essere capace di critiche e, quando necessario, di strappi è chiaro che le possibilità espansive del gruppo non sono illimitate... Nessun minoritarismo all'insegna della necessità di essere "duri e puri"; ma consapevolezza che la rinuncia o l'attenuazione di posizioni eretiche (ultima, l'occuparci di pace e di guerra) per raccogliere qualche voto in pi sarebbe la fine di Md. Se così è, conservare il nostro 27% di voti, aumentare in cifra assoluta di 120 consensi, diventare il gruppo di maggioranza (superando il 37%) in una sede emblematica come Milano, avere un voto ogni quattro consiglieri della cassazione (superando Mi), conquistare circa 70 nuovi voti a Roma (dove c'è la massima concentrazione di uditori) rappresenta un risultato di cui, francamente, sono del tutto soddisfatto.

4. Resta, ovviamente, molto da fare, soprattutto in alcune zone del Sud dove non riusciamo a sfondare e in qualche realtà dove, imprevedibilmente, abbiamo perso voti. Di questo dovremo preoccuparci da domani: ma, per favore, senza trasformare un successo in una mezza sconfitta e senza innestare, su questa lettura sbagliata, polemiche e tormentoni personalistici o localistici estranei alla nostra cultura, di cui non fa parte il controllo e lo smistamento di "pacchetti" di voti e nella quale tutti si corre per il gruppo prima che per s.

18 05 2003
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