Dobbiamo migliorare la giustizia, parola di Md


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di Giuseppe D’Avanzo

ROMA - Claudio Castelli è il segretario
di Magistratura democratica. L’altro giorno nel forum telematico della
corrente (emmediyahoogroups.com) ha scritto una lettera aperta agli associati.
Vi si legge: "I fatti giudiziari di Cosenza e Perugia rischiano di condizionare
profondamente il futuro della giustizia italiana... Non credo che i problemi
possano essere risolti solo con la difesa a oltranza della magistratura
e del suo operato. Le accuse mosse ai giudici di Perugia (tra l’altro
anche giudici popolari) di avere piegato una sentenza a una strumentale
ricostruzione della storia sono volgari e offensive, ma dobbiamo andare
ben oltre se non vogliamo aver perso in partenza. Nostro compito è cercare
di cogliere i problemi reali esistenti (e ce ne sono), di criticare gli
errori quando vengono fatti, di interpretare e rispondere all’evidente
sbandamento esistente nell’opinione pubblica, di formulare proposte rivendicando
la bandiera di una vera riforma della giustizia che attui garanzie e ragionevole
durata del processo".

Bene, Castelli, che cosa l’ha convinta
a scrivere questa lettera aperta che appare, al tempo del muro contro
muro, una provocazione perch è un invito alla riflessione e al dialogo?

"Non è una provocazione. Non vuol esserlo.
Io vedo l’estrema gravità della situazione che si è creata e credo che
non sia pi sufficiente la nuda e ostinata difesa della giurisdizione
e dei singoli giudici e pubblici ministeri. Per venire fuori da questa
crisi, che mi appare ancor pi pericolosa del recente passato, abbiamo
bisogno di mettere in campo proposte e riflessioni. Pensare in positivo
e non limitare la nostra iniziativa alla difesa".

Perch la situazione di oggi le appare
pi grave, addirittura pi minacciosa, di quella di ieri?

"La situazione è gravissima perch c’è,
nel mondo politico, una radicale accelerazione dei progetti di controriforma
della giustizia come la separazione delle carriere o il nuovo ruolo della
Corte di Cassazione... Parallelo a questo movimento, tutto politico, i
provvedimenti di Cosenza (arresto dei no global) e la sentenza di Perugia
(condanna di Andreotti) ci hanno dato la misura dello scollamento che
si sta creando (se non si è già creato) tra la giurisdizione e i cittadini.
Se questi due elementi si intrecciano, sarà in pericolo la democrazia
nel nostro Paese".

Quando ha pesato, nel formarsi di
questa crisi, l’arroccamento della magistratura? Voglio dire, appena si
affaccia la sola ipotesi di una riforma, si odono gli alti lai delle toghe...

"Mi ascolti, questa storia dell’arroccamento
non ha alcun fondamento. Da dieci anni la magistratura indica l’inefficienza
del sistema a partire dalla intollerabile lunghezza dei processi. Chi
ci ha mai ascoltato? Piuttosto, è vero che nella magistratura c’è spesso
un’ipersensibilità alle critiche, ma anche qui possiamo vantare qualche
ragione".

Dica qual è, a me sembra che a volte
è impossibile criticare il lavoro di un ufficio giudiziario o le mosse
di una magistrato senza sentirsi opporre che "così si delegittima la giurisdizione".

"Credo che la magistratura non debba
aver timore delle critiche. Di pi, in una democrazia compiuta il controllo
della giurisdizione da parte dell’opinione pubblica ci deve essere. Ma
ora mi dica lei che cosa c’entrano con la critica gli insulti o le accuse
di complotto. Questo metodo, che non riesco a definire in altro modo che
diffamatorio, ha provocato nella magistratura una diffidenza. Come un’allergia
che ha diffuso tra i magistrati un’intolleranza alle critiche. Quando,
però, si rileva quest’intolleranza, vanno sempre ricordati gli attacchi
vergognosi subiti dalla magistratura: golpisti, complici di un complotto,
tentati dal riscrivere la storia... Sono accuse infamanti. I magistrati
decidono bene o male, ma non si può presupporre che decidano in cattiva
fede. La critica, quella autentica, quella utile, credo che si debba nutrire
di osservazioni argomentate e non di insulti".

Ipotizziamo, con molto ottimismo,
che il dialogo per la riforma della giustizia sia avvii. Magistratura
democratica è disponibile?

"Magistratura democratica lo è sempre
stata. Come lo è stata l’Associazione nazionale magistrati. Noi chiederemo
subito all’Anm di assumere nuove iniziative...".

Quali sono per Magistratura democratica
i nodi da sciogliere per restituire funzionalità al sistema?

"Innanzitutto, la questione dei tempi:
è fondamentale per rendere il sistema efficiente. Accanto ai tempi, noi
riteniamo che, in via prioritaria, vanno affrontate le questione delle
risorse, dell’organizzazione degli uffici, della formazione dei magistrati.
Poi ci sono le emergenze, ad esempio, poste dai casi di Cosenza e Perugia"

Quali sono?

"A Perugia è apparso chiaro che una
sentenza che giunge 23 anni dopo i fatti è, quale che sia, iniqua. Le
misure cautelari di arresto di Cosenza mi lasciano perplesso ma anche
in questo caso sono possibili proposte concrete per garantire meglio i
cittadini. Si potrebbe, ad esempio, attribuire al Tribunale della Libertà,
quindi a un organo collegiale, la competenza per emettere le misure cautelari.
I due casi mostrano tre emergenze: i tempi del processo, le impugnazioni,
le misure cautelari".

Non mi sembra che siano questione
prioritarie per la maggioranza.

"E’ vero, in Parlamento l’unico progetto
organico di riforma sembra quello che chiamano "riforma Pittelli". Noi
crediamo di essere in grado di dimostrare che, se quel progetto diventasse
legge, i tempi del processo diventerebbero una vera odissea".

Quali sono state le reazioni dei magistrati di Md alla
sua lettera aperta?

"In larga parte, positive. Mi sembra che sia condivisa la
volontà di cercare, contro la controriforma incombente, un’altra strada
di reale riforma efficiente e garantista".

Quali sono gli argomenti di chi dissente?

"Chi dissente ritiene che non ci si
possa allontanare, pena lo smarrimento, dal terreno della difesa della
giurisdizione".

E’ un atteggiamento conservatore.

"Anch’io lo credo. Ma verrà superato
se la prospettiva di una riforma si farà ambiziosa, se sarà condivisa
dalla politica, dalla cultura giuridica, dall’avvocatura. Se, insomma,
tutti i protagonisti coinvolti avranno il coraggio di immaginare un percorso
comune che sappia rendere rapidi i processi, forti le garanzie dei cittadini,
efficiente l’intero sistema. Naturalmente questo tentativo non può immiserirsi
in alcuni interventi normativi utili alla soluzione di due o tre processi".

Ultima domanda. Lei ritiene che si
possa aver fiducia di una maggioranza e di un governo che in un anno e
mezzo hanno approvato, in tema di giustizia, soltanto leggi ad personam?

"Il quadro non è incoraggiante, è vero,
ma io credo che in un sistema democratico sia d’obbligo aver speranza
nella saggezza della politica".

24 11 2002
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