del segretario nazionale Claudio Castelli
Le dichiarazioni rese ieri alla Commissione antimafia dal Procuratore
Cordova sono a dir poco stupefacenti.
Occorre probabilmente rammentare che l’art. 70 dell’Ordinamento Giudiziario
prevede che il Procuratore della Repubblica "diriga l’ufficio, ne organizzi
l’attività ed eserciti personalmente le funzioni attribuite al pubblico ministero
dal codice di procedura penale e dalle altre leggi, quando non designi altri
magistrati addetti all’ufficio."
Il Procuratore di Napoli aveva dunque il potere di controllare ed interloquire
su tutte le indagini del suo ufficio e se non lo ha fatto bisogna chiederne
conto esclusivamente a lui.
E’ poi davvero strano che a fronte di una sostanziale condivisione manifestata
pochi giorni fa circa la delicatissima indagine in corso relativa a comportamenti
delle forze di polizia, abbia colto l’occasione, in una sede impropria e con
tutt’altro scopo istituzionale, quale la Commissione antimafia, per lanciare
accuse generalizzate e per avanzare dubbi e perplessità sulla conduzione dell’inchiesta,
quasi si trattasse di un comune cittadino e non del dirigente dell’ufficio che
ha adottato i provvedimenti.
Sempre questa impropria sede istituzionale è stata scelta per lanciare accuse
a tutti: G.I.P., Cassazione, sostituti procuratori del proprio ufficio, con
un attacco alla magistratura che ha di nuovo solo la provenienza da parte di
un alto magistrato. Accuse prontamente recepite e raccolte da settori politici.
Secondo la sua descrizione pare quasi che il Procuratore di Napoli sia l’unico
soggetto cui sta a cuore il ripristino della legalità, in un mare di illegalità
dilagante dentro e fuori dagli uffici giudiziari.
Due elementi emergono con chiarezza: l’evidente oggettiva incompatibilità da
parte del dott. Cordova a ricoprire l’attuale posto di dirigente e l’estrema
dannosità di conflitti istituzionali ( prima polizia contro magistrati, poi
settori del Governo contro la Procura di Napoli, ora il Procuratore di Napoli
contro altri organi giudiziari, con un improprio coinvolgimento della Commissione
antimafia) che non fanno altro che indebolire lo Stato e la sua immagine.
Milano, 8 maggio 2002
Il segretario nazionale Claudio Castelli