L'incompatibilità ambientale del Procuratore di ReggioCalabria, intervento di Francesco Menditto al plenum del 16 novembre 2005


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di Francesco Menditto

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INTERVENTO DEL CONS. FRANCESCO MENDITTO SULLA PRATICA N. 417/RR/2003
AVENTE AD OGGETTO:

A) Nota del dott. Mariano LOMBARDI, Procuratore della Repubblica presso il
Tribunale di Catanzaro, a seguito della quale si trasmettono le dichiarazioni
rese dal dott. Francesco MOLLACE, concernenti provvedimenti del dott. Antonino
Catanese, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria,
limitativi della delega conferita al dott. Francesco Mollace per procedimenti
DDA coinvolgenti collaboratori di giustizia;
B) Nota del Sig. Ministro della Giustizia dell'11 febbraio 2004 con la quale
chiede l'attivazione della procedura ex art. 2, 2 co., R.D.L. del 31 maggio
1946, n. 511 nei confronti del dott. Antonino CATANESE, Procuratore della
Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria;
C) Nota del Sig. Ministro della Giustizia dell'11 febbraio 2004 con la quale
chiede l'attivazione della procedura ex art. 2, 2 co., R.D.L. del 31 maggio
1946, n. 511 nei confronti del dott. Francesco Antonio Giovanni MOLLACE,
Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria.

  1. Il cons. Spangher ha illustrato la proposta di archiviazione degli atti
    nei confronti sia del dott. Catanese, Procuratore della Repubblica di Reggio
    Calabria, che del dott. Mollace, sostituto pressa la stessa Procura; proposta
    che in commissione ha ottenuto, nella seduta del 19 luglio 2005, tre voti,
    quelli dei consiglieri Spangher, Riello e Di Federico.
    Nella stessa seduta la proposta di archiviazione nei confronti del dott.
    Mollace e di apertura del procedimento ex art. 2 L. guar. nei confronti del
    dott. Catanese ha ottenuto egualmente tre voti (Marini, Salvi, Aghina).
    Sulla base di una interpretazione del regolamento, già seguita in passato,
    la stessa prima commissione ha deliberato che in plenum fosse presentata la sola
    proposta diretta a definire integralmente la pratica, vale a dire quella di
    archiviazione nei confronti di entrambi i magistrati.
    Non vi è, perciò,una proposta scritta alternativa, che illustrerò nel mio
    intervento formulando richiesta di ritorno della pratica in commissione per gli
    ulteriore necessari adempimenti: in particolare per l'apertura del
    procedimento ex art. 2 L. guar. nei confronti del dott. Antonino Catanese.
    La proposta di ritorno della pratica in commissione coinvolge,
    necessariamente, anche la posizione del dott. Mollace (nei confronti del quale
    in commissione era stata anche inizialmente formulata richiesta di apertura del
    procedimento ex art. 2 L. guar.) atteso che oggi all'esame del plenum vi è
    una motivazione di archiviazione che, essendo intimamente collegata nell'iter
    argomentativo con la posizione del dott. Catanese, non può trovare alcun esito
    finale.

  2. Ritengo opportuno ricostruire ulteriormente i fatti oggetto del presente
    procedimento nel tentativo di offrire un maggior contributo di conoscenza e mi
    auguro che, all'esito del dibattito, si possa pervenire ad una decisione che
    tenga conto fino in fondo degli atti in possesso del CSM e del contesto in cui
    verrà ad operare la nostra decisione.
    Una premessa è necessaria.
    Vengono oggi in rilievo diritti e prerogative dei magistrati di cui
    discutiamo, nei cui confronti, così come nei confronti di ogni magistrato,
    devono trovare compiuta applicazione le garanzie previste per il procedimento di
    incompatibilità ambientale, ma non possiamo ignorare, e dobbiamo ricordarlo con
    franchezza, lo sfondo su cui si innestano interrogativi che ritornano con
    prepotenza ed evidenza.
    Quanto incide sul prestigio della funzione giudiziaria, in un ufficio
    impegnato in prima linea nel contrasto ad una feroce criminalità organizzata,
    il modo in cui sono svolte le funzioni di Procuratore della Repubblica? La
    concezione del suo ruolo, la funzione pi o meno burocratica che si intende
    perseguire, l'attenzione per il coordinamento e per il risultato investigativo
    nel rispetto delle regole e delle garanzie, l'importanza che si attribuisce al
    rapporto con i sostituti -anche della DDA- e la consapevolezza che in un
    ufficio di Procura i risultati si possono raggiungere se vi è comunanza di
    intenti, armonia, capacità di rendere le conoscenze diffuse in modo da creare
    veri e propri "vasi comunicanti".
    Anche per il sostituto si pongono interrogativi: sul ruolo ricoperto all'interno
    dell'ufficio, sulla capacità di lavorare "in una squadra", sulla
    capacità di non tenere per s le conoscenze investigative ma di diffonderle,
    nella consapevolezza che altri dovranno sostituirlo al termine del periodo di
    permanenza nella DDA ovvero nel caso di trasferimento ad altro ufficio, sul modo
    di concepire la propria attività a servizio della funzione svolta e non per il
    prestigio personale.
    Non possiamo ignorare che la capacità di creare condizioni ottimali all'interno
    dell'ufficio consente di raggiungere concreti risultati, così come l'incapacità
    di relazionarsi e di comprendere l'importanza di questo aspetto si riverbera
    inevitabilmente sull'efficienza dell'azione dell'ufficio, sulla sua
    credibilità, sul prestigio della funzione giudiziaria.
    Certo interrogativi analoghi vanno posti per le funzioni giudicanti,
    rilevanti come le requirenti per un effettivo esercizio della funzione
    giurisdizionale, ma oggi ci occupiamo della Procura di Reggio Calabria, di un
    ufficio che ha dirette responsabilità nell'azione di contrasto alla
    "Ndrangheta" che, come ricorda il Procuratore Generale di Reggio
    Calabria nel discorso di inaugurazione dell'anno giudiziario 2005, "dalle
    relazioni del Viminale, della D.N.A., della D.I.A. e della Commissione antimafia
    oltre che dall'attenta osservazione dei fatti criminali che si verificano nel
    Distretto ". è "la prima mafia in Italia", "il pericolo numero
    uno" "la pi pericolosa e pervasiva con una progressiva dimensione
    internazionale che le permette un capillare controllo delle rotte pi
    significative ".in Calabria dove c'è un'intensità criminale del 27 per cento
    pari ad una persona su quattro mentre in Campania la percentuale è del 12 per
    cento ed in Sicilia del 10 per cento"...
    E' in tale clima che sono maturate le gravi intimidazioni variamente
    effettuate (con minacce, attentati con bombe, fucilate o incendi di auto e
    abitazioni o con altre modalità) nei confronti dell'On Zavettieri, di alcuni
    Magistrati pi impegnati nei processi alle cosche (Cisterna, Roberto Di Palma,
    Nicola Gratteri, Francesco Mollace, Vincenzo Pedone ed altri), dei Sindaci di
    Seminara, di Sinopoli, di Melito Porto Salvo, di Casignana, del Vice Sindaco di
    Palmi e di tanti altri personaggi pubblici o di imprenditori"
    "
    A questi fatti criminosi, purtroppo altri se ne sono aggiunti anche di
    recente tanto da avere indotto il CSM a procedere ad audizioni in loco,
    attraverso i componenti della settima commissione presieduta dal V. Presidente
    Rognoni .
    QUESTA LA PREMESSA ED IL CONTESTO NEL QUALE DEVONO ESSERE COLLOCATI I FATTI
    CHE DOBBIAMO ESAMINARE, TENENDO BEN PRESENTE CHE OGGETTO DELLA DECISIONE DEL
    CONSIGLIO NON E' IL TRASFERIMENTO DEI MAGISTRATI INTERESSATI, MA LA DECISIONE
    SULL'ARCHIVIAZIONE OVVERO SULLA APERTURA DEL PROCEDIMENTO EX ART. 2 L. GUAR.

    Dobbiamo verificare, perciò, se i fatti che sono emersi, e
    che sono rappresentati, a mio avviso, in modo sintetico e riduttivo nella
    proposta di archiviazione, consentono un "colpo di spugna" o se
    richiedono un necessario e doveroso approfondimento.

    E' fondamentale oggi operare una valutazione in una ottica non
    parcellizzata dei fatti , di esame e del singolo episodio svincolato dall'insieme
    degli accadimenti, ma di una visione complessiva che tenga conto dell'intera
    vicende, della sua complessità e della sua evoluzione.
    Voglio essere pi chiaro: la proposta di archiviazione al nostro esame si
    conclude così: "Ciò posto, non essendosi trattato di un vero e proprio
    contrasto, bensì di mere incomprensioni derivanti da una diversa
    interpretazione di norme ordinamentali ed essendo tale situazione temporalmente
    circoscritta ad epoca remota e, comunque, non attuale, devesi disporre
    l'archiviazione della pratica
    ".
    Ebbene il mero contrasto non attuale tra il Procuratore - dott. Catanese - e
    il sostituto - dott. Mollace - non integrerebbe il presupposto del procedimento
    ex art. 2.
    Ma questa era la medesima conclusione cui perveniva il consiglio due anni or
    sono in una pratica relativa al dottor Catanese e al dott. Boemi -Procuratore
    Aggiunto-.
    Nella delibera dell'8 ottobre 2003 si legge "Ciò posto, non
    essendosi trattato di un vero e proprio contrasto, bensì di mere incomprensioni
    derivanti da una diversa concezione del ruolo e da una altrettanto diversa
    metodologia di lavoro, dell'omessa instaurazione di un pur doveroso ed aperto
    colloquio ed essendo tale situazione temporalmente circoscritta ad epoca
    remota e, comunque, non attuale, devesi disporre l'archiviazione della pratica
    ".

    Quasi le stesse parole a distanza di due anni, cambiano solo le ragioni che
    causano le incomprensioni.

    Il prossimo Consiglio dovrà esaminare altri contrasti semmai
    derivanti da diverse ragioni.

    Se vogliamo evitare che ciò accada dobbiamo esaminare i
    fatti al nostro esame oggi in continuità con quelli esaminati nella delibera
    del 2003, trovando causa ed origine nella situazione che già emergeva sullo
    sfondo del c.d. contrasto Boemi-Catanese,.
    I fatti oggi in esame devono essere valutati anche alla luce di quanto emerso
    successivamente, fatti che non consentono di ritenere la mancanza di attualità
    prospettata nella proposta di archiviazione.
    Mi riferisco alle vicende ed all'esito della visita del 31 ottobre a Reggio
    Calabria della VII commissione, presieduta dal V. Presidente del Consiglio, in
    cui sono stati acquisiti, a mio avviso, ulteriori elementi che non sono stati
    valutati (e non potevano esserlo) dalla prima commissione nel luglio di quest'anno,
    quando si proponeva l'archiviazione degli atti.
    Questi nuovi fatti, pur se noti ai componenti dell'attuale prima
    commissione, all'esito di una relazione mia e del Cons. Tenaglia, devono
    essere valutati da tutti noi, ivi compresi i consiglieri che nella passata prima
    commissione hanno formulato la richiesta di archiviazione dei confronti del
    dott. Catanese.
    Vengo ora ad esporre i fatti, con una avvertenza: riporterò stralci delle
    dichiarazioni raccolte che consentono, a mio avviso, una ricostruzione dei fatti
    ulteriore rispetto a quella contenuta nella richiesta di archiviazione.

  3. La presente procedura trae origine da tre diverse pratiche:
    1. una relativa alla nota del 30 giugno 2003 con cui veniva trasmesso un
      verbale di dichiarazioni rese dal dott. Mollace, sentito come persona informata
      sui fatti da cui emerge che lo stesso dott. Mollace ricollegava alcune vicende
      su cui indagava l'ufficio inquirente ad una strategia di delegittimazione
      della DDA di Reggio Calabria e della sua persona.

    2. la seconda e la terza relative a due richieste di trasferimento d'ufficio
      che il Ministro della giustizia ebbe a inoltrare al Consiglio in data 11
      febbraio 2004 nei confronti del procuratore della Repubblica, dr. Catanese, e
      del sostituto procuratore, dr.Mollace. Successivamente il Ministro, in esito
      agli accertamenti ispettivi disposti, provvide a revocare per il solo dr.
      Catanese la richiesta di avvio della procedura di trasferimento d'ufficio.
  4. Essendo stata proposta l'archiviazione nei confronti del dott.
    Mollace
    (pur se nella seduta di commissione del 12 luglio erano stati anche
    prospettate elementi che potevano portare all'apertura della pratica di
    incompatibilità ambientale), proverò ad esporre i relativi fatti
    sinteticamente ed al solo fine di meglio comprendere il contesto e l'ambito
    dello scontro insorto con il Procuratore dott. Catanese.
    Non sfuggirà, infatti, che scontro vi fu tra il dott. Catanese ed il dott.
    Boemi, così come oggi parliamo di scontro tra il dott. Catanese ed il dott.
    Mollace, scontri terminati con il "rientro nei ranghi" del dott. Boemi
    e del dott. Mollace.
    La richiesta ministeriale di avvio della procedura (ed oggetto di separata
    richiesta di avvio dell'azione disciplinare) e i numerosi provvedimenti e
    missive con cui i vertici della procura della Repubblica (il dr.Catanese e il
    procuratore aggiunto, dr. Scuderi, coordinatore della DDA) e il Procuratore
    generale, dr.Marletta, muovono specifiche contestazioni con le quali si addebita
    , complessivamente, al dott. Mollace una condotta di pervicace attaccamento al
    ruolo di magistrato della DDA, finalizzata a non perdere le prerogative (in
    termini di rilevanza del servizio prestato e di pubblicità nell'ambiente) che
    l'appartenenza a tale struttura comporta.
    Tali contestazioni si articolano attorno ad alcuni episodi:

    1. mancata restituzione e messa a disposizione del Procuratore dei
      procedimenti assegnati al dr. Mollace quale componente della DDA e che, dopo lo
      scadere del suo periodo di permanenza presso tale direzione, avrebbero dovuto
      essere rassegnati ad altri sostituti;

    2. mancato rispetto della disposizione con cui il procuratore il 22 maggio
      2003 disciplinava le modalità di gestione da parte dei sostituti della fase
      prodromica alla collaborazione e dell'inizio della stessa collaborazione;

    3. mancato rispetto delle disposizioni in tema di ricerca dei latitanti, ed
      in particolare delle previsioni contenute nel programma organizzativo della
      procura e delle disposizioni impartite dal procuratore della Repubblica;

    4. mancanza di lealtà e collaborazione per avere ripetutamente e
      intenzionalmente violato le disposizioni impartite dal dr.Catanese e dal
      dr.Scuderi e per avere assunto nei confronti di costoro prese di posizioni dure,
      resistenze, toni aspramente polemici e offensivi, dando così corso a
      ingiustificata e grave conflittualità;

    5. condotte di protagonismo mediatico e di eccessiva disinvoltura nell'impiego
      degli strumenti di protezione assegnati .

    a) La mancata restituzione dei fascicoli
    Con riferimento alla mancata restituzione dei procedimenti, giova segnalare
    che terminato il periodo massimo di permanenza presso la DDA di Reggio Calabria
    si convenne - su conforme decisione del procuratore aggiunto delegato al
    coordinamento della DDA - di prevedere che la restituzione dei procedimenti ai
    fini di loro nuova assegnazione avvenisse nell'arco di alcuni mesi (in
    particolare entro la metà di aprile). Poich alla fine del mese di aprile il
    dr.Mollace aveva provveduto a restituire solo una piccolissima parte dei
    procedimenti, il procuratore della Repubblica dette incarico ai responsabili dei
    servizi di segreteria di recarsi nell'ufficio e nella segreteria del
    dr.Mollace e di prelevare fisicamente tutti gli incartamenti. Secondo il
    dr.Mollace ciò fu realizzato asportando anche gli atti di alcuni dei
    procedimenti assegnati ai sensi del citato art.70/bis.
    b) Le disposizioni di circolare e quelle assunte dal Procuratore della
    Repubblica

    Gli ulteriori profili di contestazione al dr.Mollace riguardano il mancato
    rispetto delle competenze interne e delle procedure previste con riferimento
    alla gestione di alcuni collaboranti (in particolare i collaboranti Iannò e
    Francese) ed alla ricerca di persone latitanti (in particolare il latitante
    Orazio Di Stefano).
    Si sostiene, cioè, che per esigenze di protagonismo e per evitare di
    rinunciare definitivamente alle competenze nei procedimenti delegati, il
    dr.Mollace avrebbe gestito gli atti di indagine in modo personalistico e operato
    mediante successivi accorgimenti tesi a perpetuare la durata dei procedimenti
    stessi.
    La fondatezza di tali contestazioni richiederebbe una approfondita analisi
    dell'assetto organizzativo e dei provvedimenti adottati specificamente dal
    Procuratore della Repubblica, ma oggi è sufficiente rilevare che la scelta
    operata dal dr.Catanese di conservare a se stesso il ruolo di procuratore
    distrettuale, delegando tuttavia ad altro magistrato (nella specie il dr.Scuderi)
    i compiti di coordinamento delle attività della direzione distrettuale, ha
    comportato la mancanza di chiarezza in ordine alle competenze del procuratore
    aggiunto delegato e contiene in s una sostanziale incertezza circa le
    attribuzioni del procuratore della Repubblica, come emerso dall'audizione di
    numerosi magistrati, in particolare nel procedimento archiviato l'8 ottobre
    2003 (dott. Cisterna, dott. Mollace).
    E' sufficiente esaminare la voluminosa corrispondenza intercorsa fra il
    dr.Catanese, il dr.Scuderi e il dr.Mollace per rendersi conto di come il
    meccanismo di delega frazionata e la sua applicazione abbiano prodotto
    conseguenze negative in ordine alla gestione di un settore così delicato come
    quello in cui opera la DDA e ben si collochi in una ottica di eccessiva
    burocratizzazione dell'ufficio
    c) Le disposizioni interne in tema di collaboranti e di ricerca dei
    latitanti.
    Anche in questo caso, omettendo allo stato un compiuto esame di tali
    provvedimenti, che sono fortemente e ripetutamente contestati dal dr.Mollace e
    sui quali il Procuratore nazionale antimafia ha mosso severe critiche, va
    sottolineato che si tratta di provvedimenti che, indipendentemente dalla loro
    legittimità, si caratterizzano per un approccio di natura burocratica e di
    super-accentramento, interpretandosi i compiti di coordinamento come vero e
    proprio accentramento delle conoscenze e delle deliberazioni. Tale
    caratteristica è accentuata dallo svuotamento e dalla mortificazione delle
    deleghe attribuite al dr.Scuderi e al dr.Gratteri, cui si attribuiscono compiti
    di coordinamento sistematicamente soggetti a interferenze ed a valutazioni caso
    per caso del capo dell'ufficio.
    d) Le prospettazioni del dr.Mollace
    Alle contestazioni mosse dal dott. Catanese il dr.Mollace ha replicato con
    plurime note caratterizzate da una ferma e ripetuta negazione della legittimità
    delle contestazioni mossegli e della loro fondatezza. I toni di queste risposte
    - considerati a loro volta negativamente e posti in qualche modo a carico del
    dr.Mollace sia dal Ministro della giustizia sia dal procuratore generale -
    possono essere compresi e valutati solo se inseriti nel contesto delle
    prospettazioni che lo stesso dr.Mollace ha compiuto in ogni sede, compreso l'esame
    reso davanti ai magistrati della procura della repubblica di Catanzaro.
    Sostiene il dr.Mollace di essere stato fatto oggetto di una reiterata e
    pesante campagna di stampa condotta con toni diffamatori sulle pagine del
    periodico "Il Dibattito". Questo periodico sarebbe gestito da persone
    notoriamente legate ad associazioni criminali operanti nell'area reggina. Alla
    campagna di stampa si sarebbero affiancate altre iniziative, anche in sede
    istituzionale, caratterizzate dalla critica diffamatoria mossa alle attività
    professionali del magistrato e orientate ad allontanarlo dalle indagini che egli
    continuava a condurre con esiti positivi.
    A fronte di questa campagna di aggressione, non solo i responsabili della
    procura reggina non avrebbero adottato alcuna forma di tutela nei suoi
    confronti, ma, sostiene espressamente il dr.Mollace, avrebbero adottato
    provvedimenti che di fatto lo isolavano all'interno dell'ufficio, lo
    delegittimavano all'esterno e lo andavano ostacolando nello svolgimento delle
    indagini e nella gestione dei procedimenti.
    Ed invero, risulta che nonostante la continua e quotidiana campagna di
    delegittimazione operata dal periodico "Il Dibattito" il dott.
    Catanese non ritenne mai di intervenire ovvero di formulare attestati di stima
    in favore del dott. Mollace o degli altri magistrati della Procura oggetto di
    attacco.

  5. Sempre in data 11.2.04 il Ministro della giustizia chiedeva l'avvio del
    procedimento ex art. 2 l. guar. anche nei confronti del dott. Catanese
    in
    quanto:
    "il comportamento del dott. Catanese, pi chiaramente decifrabile
    dalle note a sua firma, in particolare nella seconda fase della vicenda (vedasi
    nota del 25.7.2003), pur certamente di reazione alle ingiuste contestazioni,
    censure, provocazioni ed ingiuriose espressioni del sostituto Mollace, è
    peraltro connotata dall'assoluta mancanza di moderazione e dall'evidente
    volontà di non ridimensionare il problema, per riportarlo entro limiti di un
    civile, per quanto determinato confronto di idee
    ".
    Concludeva il Ministro: "ciò è indicativo di marcato
    autoritarismo e, quindi, di incapacità di impostare un corretto rapporto nell'ambito
    del delicato ufficio che dirige
    ."
    Dopo pochi giorni (18.3.2004) ed all'esito di ulteriori attività, il
    Ministro, revocava la richiesta di trasferimento nei confronti del dott.
    Catanese avendo, l'ispettorato Generale, "posto in risalto le
    valutazioni largamente positive della professionalità e dell'impegno del
    dott. Catanese nonch le attestazioni di stima dei magistrati anziani dell'Ufficio
    che costituiscono uno spontaneo e significativo riconoscimento da parte di
    coloro che quotidianamente operano a fianco del Procuratore Catanese
    ".
    Dalla lettura degli atti allegati sembra emergere che i magistrati anziani
    che attestavano stima al dott. Catanese erano il P.G. dott. Marletta ed il P.A.
    dott. Scuderi.
    Ritengo, a questo punto, che sia corretto verificare se la originaria
    richiesta del Ministro fosse fondata su una esatta ricostruzione, emergendo
    dagli atti in nostro possesso, "un marcato autoritarismo e, quindi,
    di incapacità di impostare un corretto rapporto nell'ambito del delicato
    ufficio che dirige
    ."
    In proposito è opportuno riportare ampi stralci della missiva del 25 luglio
    2003, richiamata dal Ministro, con cui il dott. Catanese scrive al dott. Mollace:
    "Non avrei replicato "alla sua nota "del tutto priva di alcun
    serio argomentare soltanto caratterizzata da toni aggressivi temerarie,
    inconcepibili menzogne e inaccettabili giudizi".
    Lei mente, senza prudenza e solo per sollevare polveroni e
    confusione, allorch osa parlare di un mio " reiterato contendere con i
    Sostituti di questo Ufficio, ... " .
    Mente, ben sapendo che i rapporti fra il Procuratore della Repubblica e i
    suoi Colleghi sono, in generale, cordiali, collaborativi e improntati a
    reciproca considerazione, e mente per dissimulare una situazione d i fatto del
    tutto diversa e opposta"".
    Ulteriore Sua menzogna, da Lei imprudentemente propalata, attiene "".

    ""..
    Non metterebbe conto di annotare ulteriori repliche alla
    arroganza e supponenza della Sua nota - infiorettata da vuoti e/o assolutamente
    impropri riferimenti normativi, la cui citazione a caso tradisce mancanza di
    argomenti e personali strumentalizzazioni - se non valutassi inevitabile
    respingere taluni incomprensibili "rilievi" circa il mio diritto
    dovere di muoverLe necessarie "contestazioni"
    .

  6. Come già precisato i fatti relativi al contrasto Mollace - Catanese
    possono essere compresi e correttamente inquadrati solo attraverso la
    rilettura del procedimento relativo alla proposta di trasferimento per
    incompatibilità ambientale promossa dal Ministro della Giustizia nei confronti
    del dott. Salvatore Boemi, archiviato con delibera dell' 8 OTTOBRE 2003,
    in cui emergeva un forte contrasto tra il Procuratore dott. CATANESE e il
    Procuratore Aggiunto dott. BOEMI
    Non potendo ripercorrere l'intera delibera, la sintesi della vicenda è ben
    riassunta dal relatore nel corso del plenum dell'8 ottobre:
    "Il relatore, dott. TENAGLIA, dopo aver precisato che la relazione in
    atti è molto puntuale, ricorda che la proposta di delibera riguarda i rapporti
    contrastati fra il Procuratore dott. CATANESE e il Procuratore Aggiunto dott.
    BOEMI. La Commissione ha ritenuto che i contrasti, anche se molto aspri, non
    sono stati rilevanti al punto da costituire pregiudizio per il prestigio
    dell'ordine giudiziario e per la funzionalità dell'ufficio.
    Ricorda che i contrasti sono emersi quando il dott. CATANESE
    ha preso possesso del nuovo ufficio dove il dott. BOEMI, come delegato al
    coordinamento della DDA e poi come aggiunto anziano, svolgeva un ruolo molto
    ampio, anche di facente funzioni nel periodo di vacanza del posto di procuratore
    della Repubblica e si aspettava di mantenere funzioni che si erano consolidate
    nel tempo anche per i buoni rapporti con il dott. GAETA che gli aveva conferito
    ampia delega.
    Ribadisce che i richiamati contrasti non configurano i
    requisiti della incompatibilità ambientale, così come definita in
    giurisprudenza, tant'è che il dott. BOEMI è stato delegato al coordinamento
    dei magistrati che si occupano dei procedimenti ordinari. Ricorda ancora che, da
    tutte le audizioni effettuate e riportate in relazione, è emerso che, proprio
    per effetto di detto nuovo impegno del dott. BOEMI fra i due magistrati non sono
    assolutamente in atto contrasti di sorta rilevanti sul piano del rapporto
    istituzionale. Per tutte queste ragioni, si propone l'archiviazione della
    pratica
    "
    Esaminiamo, sia pur sinteticamente, gli elementi che emergevano dalle
    audizioni di molti magistrati con riferimento, non al contrasto tra il dott.
    Catanese ed il dottt. Boemi definito da quella procedura, ma su quanto accaduto
    presso la Procura di Reggio Calabria, ed in particolare presso la DDA, quando il
    dott. Catanese diveniva Procuratore a Reggio.
    A) dott. ALBERTO CISTERNA (sostituto procuratore alla DDA di Reggio Calabria
    e poi sostituto procuratore nazionale antimafia):
    · dichiarazioni rese all'ispettore Ministeriale il 20 maggio 2000:
    " ..la disarticolazione dello spirito che animava la DDA ha di fatto
    lasciato ciascuno di noi sprovvisto di punti di confronto sui processi e sulle
    strategie di indagine, relegando ai momenti formali di incontro il solo compito
    di regolare questioni amministrative"In queste riunioni di coordinamento l'oggetto
    è la distribuzione dei carichi di lavoro e non la strategia di indagine";
    · audizione 11 marzo 2002: "la mancanza di uno spirito di
    collaborazione ha portato ad un'elefantiasi burocratica""." in un
    sistema così fatrraginoiso , chiunque entra in contrasto si trova sempre
    scoperto perch è chiaro che un sistema estremamente complicato genera
    problemi "il tutto in un clima che ha portato me ad andare via, il dott.
    Pennisi ..ha appena fatta domanda di trasferimento""è una situazione di
    sospetto reciproco o comunque di diffidenza reciproca"era un previo
    rivendicarsi competenze, rivendicare a s o contestare competenze, sigle,
    timbri, in una situazione che veramente poi alla fine ha scollato l'ufficio"l'ultima
    riunione della DDA verteva sull'autorizzazione se la richiesta di biglietto
    aereo, di riduzione dovesse recare indicazione del numero del procedimento
    penale""nella sostanza il coordinamento svaniva, perch era una forma di
    deresponsabilizzazione con tutti quei visti, tanto i visti ci sono, l'atto è
    perfetto, ma il contenuto poi alla fine sfuggiva ".il protocollo riservato
    alla DDA ormai è superiore al numero dei fascicoli in entrata, perchè c'è
    tutta una corrispondenza che riguarda non soltanto il dott. BOEMI, ma anche
    altri sostituti
    ".
    B) dott. GIUSEPPE VARZERA (sostituto procuratore alla DDA di Reggio
    Calabria):
    · dichiarazioni rese all'ispettore ministeriale il 17 maggio 2000:
    dopo avere riferito al dott. Catanese l'intenzione di proporre appello verso
    alcune assoluzioni afferma: "non accettò affatto la nostra scelta reagendo
    con toni molto accesi ed in molte occasioni alzando la voce." Tornato dopo
    due giorni per riferire la decisione di appellare, il dott. Catanese,
    contrariato, lo interruppe bruscamente dicendo "mandami l'appello poi si
    deciderà il da farsi";
    · audizione del 14.3.2002 "Quando il dottor. Boemi giunge all
    DDA ".l'ufficio ebbe un radicale mutamento , ritengo in positivo, perch si
    creò un vero e proprio gruppo di lavoro con la conseguenza, intanto, di rendere
    molto pi facile la circolazione delle informazioni di quello che era un gruppo"la
    gestione della DDA da parte di Boemi fu caratterizzata da un forte
    presenzialismo del Boemi,. Anche in udienza, dove ci teneva a stare al fianco
    dei sostituti"Abbiamo una espansione della DDA da tre unità passa a otto-nove
    unità"costituiamo un gruppo di lavoro, un bel gruppo di lavoro...anche i
    colleghi anziani hanno voluto a venire a fare parte della DDA" Divenuto
    Procuratore il dott. Catanese o vi fu un aggravio di burocratizzazione in quanto
    "tutto passava dal capo dell'ufficio, anche i seguit
    i"..
    C) dott. GIOVANNI MOLLACE (sostituto procuratore alla DDA di Reggio Calabria)
    · audizione del 14.3.2002 "dal 2000 in poi la situazione si
    è evoluta in negativo, non tanto nei rapporti tra il Procuratore e il dott.
    BOEMI, ... quanto pi che altro nel deterioramento del grado di efficienza
    dell'ufficio, nel momento di rappresentatività all'esterno, nei rapporti con la
    Polizia giudiziaria". Con riferimento all'ufficio:: " il tutto si è
    ridotto in un fatto meramente oburtocraticodi mettere timbri".visto si passial
    dottor Boemi poi dal dottot Boemi al dott. Tizio".-la verità qual è, che
    nessuno legge le informative che girano"

    D) dott. ROBERTO PENNISI (sostituto procuratore alla DDA di Reggio Calabria e
    poi sostituto procuratore nazionale antimafia).
    · Audizione dell' 11 marzo 2002: ha descritto la grande coesione
    dei magistrati della DDA di Reggio Calabria sotto la condizione del dott. Boemi,
    i risultati ottenuti. Affermava che il clima di collaborazione e serenità
    nell'Ufficio era "finito con l'arrivo del Procuratore CATANESE".
    magistrato di antico stampo, con i suoi pensieri, le sue visioni del mondo....di
    quelli che ritengono, ma non fa un mistero di questo pensiero, pi volte lo ha
    detto a me, lo ha detto a tutti, di quelli che non credono nella DDA. Di quelli
    che ritengono che il lavoro della DDA avrebbero potuto continuare a svolgerlo le
    Procure Ordinarie
    "
    E) dott. SALVATORE BOEMI
    · audizione dell'1 luglio 2003: Asseriva di essersi battuto sin
    dall'inizio "per cambiare il volto di quella Procura e per creare il primo
    gruppo di lavoro calabrese che si interessasse a tempo pieno della
    'Ndrangheta",. Ricordava che "il dott. CATANESE ... incominciò con
    un atteggiamento quasi da sergente di ferro, offendendo un po' tutti". ".
    In sintesi contestava al Procuratore dott. CATANESE di "non aver
    rafforzato nel modo dovuto la (direzione della) Distrettuale Antimafia, non aver
    favorito il lavoro di gruppo, non aver favorito le cointestazioni, unico
    strumento presente attualmente nel nostro dispositivo per consentire ai giovani
    magistrati di fare esperienza
    ".
    F) dott. ANTONINO CATANESE
    . audizioni del 24/1/2002 e del 1 luglio 2003: evidenziava
    che non vi era alcun contrasto in atto col dott. BOEMI, essendo stato
    quest'ultimo esonerato da incombenze di DDA. In particolare riferiva: "Dal
    2001 ad oggi non avviene proprio nulla, perch ... io gli do il compito di
    coordinatore di un gruppo, di uno dei gruppi di lavoro in cui si articola la
    Procura Ordinaria, lui svolge il suo lavoro, naturalmente i contatti con il
    Procuratore, con chi vi parla, sono molti rari, tuttavia non è mai successo
    nulla, io ho seguito da lontano e da vicino il lavoro che ha fatto il dott.
    BOEMI. Non è successo nulla. Il dott. BOEMI è rientrato, per quello che posso
    dire, molto correttamente nei ruoli che gli competono. Tutto qua. Ci vediamo
    molto raramente. Ci parliamo altrettanto raramente. Ma quel conflitto che lui ha
    voluto definire tale certamente non esiste pi
    ."
    I dott.ri ANTONINO MARLETTA (Procuratore Generale) e FRANCESCO SCUDERI
    (Procuratore aggiunto) descrivevano i contrasti insorti e l'esito degli
    stessi.

  7. Anche con riferimento all'odierna procedura ritengo opportuno riportare
    testualmente stralci delle dichiarazioni rese in quanto la sintesi operata nella
    proposta scritta di archiviazione non consente di cogliere alcuni aspetti
    rilevanti della vicenda.
    A) DOTT. ALBERTO CISTERNA audizione dell'11 aprile 2005:
    ricordava lo scontro tra il dott. Boemi ed il dott. Catanese : "per
    certi aspetti caratteriali di durezza, del carattere del dott. Catanese questi
    scontri poi si sono rinnovati, poi ha litigato con me, poi ha litigato con
    Mollace, è un progressivo deteriorarsi di rapporti dovuto probabilmente a
    fattori d'età caratteriali"certo che se si vanno a vedere le missive al
    registro riservato in quegli anni è stato un continuo andirivieni di lettere
    riservate l'un con l'altro. ".

    Poi descrive una situazione ormai "pacificata": "molti
    sostituti sono andati via..il dott., Varzera, il dott. Pennini, la dott.ssa
    Provazza, il dott. Accurso, il dott. Squillace"sono tutti andati via per
    ragioni che afferiscono anche a rapporti personali con il Procuratore e con la
    situazione dell'ufficio"". "Quello che è successo è anche valso a
    molto, sono stati piegati anche colleghi che avevano le spalle pi robuste, una
    maggiore anzianità, quindi è normale che l'ufficio, in apparenza, sembra un
    ufficio tranquillo
    ".
    Vengono forniti anche elementi sui rapporti intercorrenti tra il dott.
    Catanese ed i vertici delle forze dell'ordine: "Sentendo il Questore,
    sentendo il Comandante Provinciale dei Carabinieri, il dirigente della DIA la
    percezione di una difficoltà di rapporti con il Procuratore Catanese sono
    evidenti, ogni volta che uno va lì si sente lamentare il fatto che non si può
    discutere, che non si riesce a parlare .,..questa è una Questione che viene
    riportata non da questo Questore, con cui pure ci sono stati dissapori gravi, ma
    anche con Questori precedenti ci sono stati dissapori. ..Naturalmente bisogna
    intendersi, se noi guardiamo burocraticamente come vanno le cose, le cose vanno
    bene, i fascicoli hanno una loro durata, una loro cadenza, però le ho anche
    detto che i collaboratori di giustizia ci stanno chiamando ormai
    sistematicamente, come DDA, chiedono colloqui investigativi" .si lamentano del
    fatto che non vengono seguiti"è chiaro che il gap di esperienza che si è
    realizzato è penalizzante".

    Sul mancato "travaso" di esperienze tra magistrati anziani e
    magistrati pi giovani assegnati alla DDA fornisce opportuni elementi: "Uno
    dei motivi personali di disaccordo, anche duro, che ho anche formalizzato con il
    dott. Catanese, consisteva nel fatto che io quando andai via, lasciando decine
    di procedimenti aperti, non mi venne consentito il passaggio. Cioè io gli
    scrissi pregandolo di designare un sostituto che subentrasse nei fascicoli"poi
    per mesi ho ricevuto telefonate dai colleghi, che, naturalmente, avevano bisogno
    di quelle indicazioni sui procedimenti
    ".
    B) dott. GIUSEPPE VARZERA
    Ricorda le ragioni per cui si allontanava dalla Procura di Reggio Calabria:
    "Certo hanno inciso anche delle situazioni conflittuali che mi hanno
    indotto ad accelerare questa decisione di fare domanda di trasferimento. E'
    evidente che ci sia stato uno scontro ai vertici dell'uifficio tra il
    Procuratore ed il Procuratore Aggiunto".è una cosa assodata che questo
    scontro al vertice abbia avuto delle ricadute su tutto l'ufficio mi sembra
    altrettanto in equivoco
    "
    C) dott. SALVATORE BOEMI
    Ha riferito tra l'altro, la mancanza di raccordo e travaso di esperienze
    tra i magistrati che lasciarono la DDA e coloro che subentrarono nella Direzione
    Distrettuale: "fu traumatica la situazione che si trovò Scuderi a
    fronteggiare, perch, in buona sostanza, in cinque mesi andammo via in quattro
    e poi addirittura in cinque "" Quindi io ritenevo che solo con le
    cointestazioni, previste dall'articolo 70 bis dell'ordinamento, si potesse
    coinvolgendo al massimo le esperienze che avessero maturato Magistrati del tipo:
    Pennisi, Verzera, Mollace e quelli che comunque erano ancora nell'ufficio".

    D) dott. VINCENZO MACRI' (sostituto nazionale antimafia)
    Sul coordinamento con la PNA: " ".. c'è il problema delle famose
    riunioni di coordinamento interne alla DDA, che a Reggio non si tengono. Non si
    tengono, non ce ne sono proprio! L'ultima è stata due mesi fa, dopo ripetute
    sollecitazioni da parte del Procuratore Nazionale, quella precedente risale ad
    un anno fa, quindi diciamo che in media se ne tiene una ogni sei mesi, ad essere
    generosi. Quindi, manca non solo la circolazione delle notizie interne, manca la
    trasmissione delle notizie alla Procura nazionale, tanto è vero che noi addetti
    al coordinamento siamo costretti, però lo facciamo molto volentieri, ad avere
    contatti diretti con i colleghi, i quali ci tengono informati dello sviluppo
    delle indagini, dei provvedimenti che si accingono ad emettere, delle eventuali
    nuove collaborazioni e così via. Però tutto questo lo abbiamo per via diretta
    e personale.
    ""..

    "" cito un caso che sembra paradossale: avevamo chiesto, proprio
    perch c'era il passaggio di Sostituti della DDA con altri e questi avevano
    lasciato i loro numeri di cellulari ad altri colleghi, alla segreteria di darci
    l'elenco aggiornato dei numeri dei cellulari con i nomi dei titolari e non ci
    è stato dato. Il Procuratore ci ha dato soltanto l'elenco delle utenze fisse,
    dicendo che quella dei cellulari era materia riservata. Noi abbiamo detto che
    tutte le Procure d'Italia ci forniscono i numeri dei cellulari e lui ha girato
    questa richiesta ai singoli Sostituti dicendo che ognuno poteva rispondere se
    intendeva darlo oppure no.

    ".
    Sul travaso di esperienza tra i sostituti DDA: ".. non c'è stata mai
    una cointestazione provvisoria nel periodo finale di permanenza del Magistrato
    che deve lasciare, o per trasferimento o per decorrenza del termine, non c'è
    mai stata la possibilità di una cointestazione provvisoria che consentisse ai
    due di lavorare insieme per un periodo e quindi al vecchio titolare di
    trasmettere le sue conoscenze, le sue esperienze al nuovo; c'è stato sempre
    un passaggio di fascicoli, questo voglio dire. Nel momento in cui uno lascia, c'è
    un elenco: questo è il numero 1 di" Vengono assegnati a "Tizio";
    gli altri dieci indicati vengono assegnai all'altro, e così via, ma non c'è
    mai stato un vero e proprio passaggio di consegna"
    .

    Il dott. ANTONINO MARLETTA (Procuratore Generale), il dott. e FRANCESCO
    SCUDERI (Procuratore aggiunto) e il dott. NICOLA GRATTERI hanno descritto i
    contrasti tra il dott. Catanese ed il dott. Mollace, rilevando che da quando
    quest'ultimo è transitato alla sezione ordinaria sono venute meno le ragioni
    dei contrasti. Ulteriori particolari sono citati nella proposta del prof.
    Spangher, anche sa va rilevato che sia il dott. Scuderi che il dott. Gratteri
    parlano di contrasti solo tra il dottori BOEMI e Mollace ed il Procuratore, non
    forniscono, invece, alcun elemento sugli ulteriori contrasti descritti anche dai
    diritti interessati.

  8. Dopo i gravi episodi delittuosi avvenuti a Reggio Calabria, come
    ricordiamo tutti, i componenti della settima commissione si sono recati a Reggio
    Calabria.
    Sottopongo alla valutazione complessiva alcuni elementi emersi dall'Audizione
    del dott. CATANESE:

    - è stata rappresentata l'immagine di un ufficio efficiente definito
    "una piccola svizzera": "La Procura della Repubblica di Reggio
    agisce in modo efficiente e in modo concorde
    "; un ufficio in grado di
    intervenire adeguatamente, con un unico rilievo relativo alla presenza in DDA di
    giovani sostituti, e la convinzione di avere fatto tutto il possibile per
    assicurare adeguatamente il travaso di esperienze attraverso le coassegnazioni.
    - ha manifestato contrarietà verso gli articoli dei quotidiani che avevano
    espresso aspre critiche verso la Procura di Reggio Calabria tanto che ha parlato
    di "Azioni volute e programmate" di delegittimazione , senza
    fornire però, bench espressamente richiesto, alcun concreto e specifico
    elemento su coloro che avrebbero voluto e programmato tale azione;
    - gli è stato chiesto se fosse vera una affermazione riportata da un
    quotidiano secondo cui, interpellato per partecipare alla riunione organizzata
    dal PNA dott. Grasso a Reggio Calabria pochi giorni dopo l'omicidio Fortugno,
    avrebbe risposto: "Sì, forse ci sarò anche se dovrò annullare l'impegno
    in Commissione Tributaria
    ". Il dott. Catanese ha risposto alla
    commissione: Questo l'ho detto al collega della DNA che mi diceva una
    scelta di orario o meno" gli dicevo: "Guarda di mattina sarei impegnato
    in Commissione Tributaria e rinviare l'udienza - io sono Presidente di
    Commissione - è sempre un problema". Non so come sia arrivata sulla stampa
    .

  9. A mio avviso sono emersi numerosi elementi per potere affermare che dopo l'arrivo
    del dott. Catanese alla Procura di Reggio Calabria, ove la DDA operava
    fattivamente da alcuni anni, vi è stato un radicale e repentino cambiamento in
    ordine alla composizione ed alla modalità di gestione.
    In un tempo breve hanno lasciato la DDA numerosi sostituti anziani, alcuni
    per evidenti contrasti con il Procuratore. In ogni caso non è stato curato l'opportuno
    e necessario travaso di esperienze tra gli anziani che andavano via ed i giovani
    che, pur in presenza di riconosciute professionalità, avrebbero avuto bisogno
    di usufruire di tutti i meccanismi previsti, primo fra tutti le coassegnazioni,
    per acquisire gradualmente le necessarie conoscenza.
    Contestualmente sono aumentati i formalismi in una visione burocratica dell'ufficio
    che mal si concilia con la necessaria azione dell'ufficio e si pone in un'ottica
    di esasperato accentramento in capo al Procuratore.
    Ed ancora, contrasti con i dott. Boemi e Mollace, conclusosi con la
    normalizzazione degli stessi, "rientrati nei ranghi".
    In questo contesto va inserito la visione del dott. Catanese secondo cui
    viene da lui diretto un ufficio funzionale, efficiente (definito "una
    piccola svizzera"), coeso, credibile all'esterno e verso la polizia
    giudiziaria, come evidenziano le sue dichiarazioni in audizioni e sui
    quotidiani. Vi è la sensazione, insomma, che il dott. Catanese non percepisca
    le complesse dinamiche emerse dagli atti che ho citato e le difficoltà di
    relazioni e di rapporti con gli interlocutori esterni.
    Tutto questo a mio avviso è sufficiente per evitare un'archiviazione ed
    iniziare il procedimento ex art. 2 L. guar. nei confronti del dott. Catanese per
    il quale già in commissione erano stati depositati i punti da contestare.
    Il Consiglio deve scegliere:

    • archiviare ancora una volta, a distanza di due anni, riducendo tutte le
      vicende che ho ricordato a meri contrasti, limitati e non attuali; ovvero non
      rinunciare alla propria funzione e procedere tempestivamente ai necessari
      accertamenti per verificare se sussistono tutti i presupposto per il
      trasferimento per incompatibilità ambientale;

    • lasciare inalterati i problemi emersi, che incidono sull'efficienza dell'ufficio
      e sul prestigio della funzione giudiziaria, ovvero tentare di andare a fondo, al
      cuore del problema, assumendo tutte le iniziative che possano consentire alla
      Procura di Reggio ed ai magistrati che la compongono di proseguire con rinnovato
      vigore nella funzione loro attribuito.

Non ho dubbi sulla scelta, perciò chiedo il ritorno della pratica in
commissione per l'apertura del procedimento nei confronti del dott. Catanese,
con l'espresso invito al completamento dell'attività in tempi brevi ed a
procedere a tutti gli accertamenti e le audizioni necessarie.

16 11 2005
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