Comunicato Magistratura Democratica 21 febbraio 2011


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1. Abbiamo sempre pensato che i magistratiabbiano il dovere di mettere la loro cultura e la loro esperienza al serviziodel Paese anche dando un contributo tecnico all'attività di governo e,soprattutto, del Ministero della Giustizia. Tuttavia quello che sta accadendoin queste ore ci impone di riflettere criticamente sulla nostraconvinzione, dovendo prendere atto che la misura è colma e che le propostepolitiche sul tappeto non debbono trovare in alcun modo l'appoggio e ilcontributo di magistrati che hanno giurato fedeltà alla Costituzione.

 Le  proposte di riforma della giustizia avanzate nelle ultimeore da esponenti del Governo  sidisinteressano dei tempi di durata dei processi e della costruzione di unedificio normativo in grado di garantire l’uguaglianza dei cittadini di frontealla legge e la produzione di risposte efficienti e di qualità. Le novitàproposte dal Guardasigilli, su separazione delle carriere e doppio CSM, paionoin contrasto con i principi della nostra costituzione e mostrano un intentovendicativo verso i magistrati. Anche alla luce delle contestuali proposterelative al ruolo della Consulta e in materia di responsabilità civile deimagistrati, certe iniziative svelano una matrice culturale indifferente allaseparazione dei poteri, al rispetto delle procedure e ai tempi delle decisionie, naturalmente, all’indipendenza della funzione giudiziaria. 

 

 

2.Chiediamo alla ANM di organizzare una forte mobilitazione della categoria,anche sollecitando forme di astensione dall’attività, alla luce delle propostedi riforma in tema di responsabilità civile dei magistrati dal chiarosignificato intimidatorio.

Laproposta di eliminare qualsiasi filtro per l’adozione di iniziative giudiziariea carico dei magistrati appare incostituzionale. La possibilità per una parte(imputato, persona offesa, ad esempio) di citare in giudizio il suo giudice oil suo pubblico ministero a processo in corso, significa dare la possibilità achiunque di sbarazzarsi di un magistrato non gradito costringendolo adastenersi. Una simile norma verrebbe a violare il principio del giudicenaturale precostituito per legge. Esporrebbe il magistrato all’aggressività ealla capacità intimidatoria delle “parti forti” e di quelle che semplicementevogliono evitare il giudizio. Quella soluzione non pare ispirata al principiodella responsabilizzazione dei magistrati e ad una giustizia più efficiente edi qualità, ma al contrario mira ad avere dei giudici burocrati che cercanosempre la via di minore resistenza, la soluzione più comoda e meno rischiosa,quella che penalizzerebbe inevitabilmente i soggetti e i diritti deboli.

 

Piergiorgio Morosini, Segretario Generaledi Magistratura democratica:

 

 

30 03 2011
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