Sezione di Reggio Calabria


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Documento congressuale 2007

Guardiamo con preoccupazione e speranza all'imminente Congresso
Nazionale. La preoccupazione nasce dalla crisi di identità, prima
ancora che di consenso, che ci pare il gruppo stia vivendo, la speranza
dalla consapevolezza di avere le risorse e le capacità per innovarci
autenticamente ed essere pronti alle sfide future. Ma non riteniamo che
questo percorso possa essere affrontato attraverso una semplice opera
di maquillage, ci attendiamo, invece, che il gruppo abbia la voglia, la
forza ed il coraggio di uno sforzo rifondativo capace di dare nuovo
slancio e vitalità ad Md e, con essa, a tutta la magistratura italiana.
Ricordava Pino Borrè come "...una delle cose più importanti nella
produzione culturale di Md, una delle tracce più profonde che essa ha
lasciato (è) la demistificazione. La rottura di miti antichi,
autorevoli, mai posti in dubbio...". Forse è giunto il momento di mettere
in discussione anche i nostri miti, quelli con cui e su cui Md è
cresciuta e si è alimentata sino ad oggi. Non per metterli da parte, ma
per ripartire da questi verso nuovi orizzonti e nuove sfide. Prendendo
in prestito le parole di Marco Ramat "...per cercare e scegliere è
necessario lo stimolo della curiosità, il coraggio di essere curiosi...".
Ci pare, invece, che oggi prevalga in Md un pigro atteggiamento di
introversione ed autoreferenzialità che non ci aiuta a comprendere le
necessità della magistratura italiana, ci distanzia anche dai colleghi
culturalmente a noi più affini, scava un autentico solco con le
generazioni più giovani di magistrati, non ci aiuta ad interpretare la
modernità e, quindi, ad adottare le scelte più giuste.

Così
nelle relazioni con la politica dei partiti, riteniamo sia giunto il
tempo per rivedere il nostro rapporto con questa maggioranza
parlamentare che - sia pure per comprensibili ragioni di opportunità ed
al fine di conseguire risultati, altrimenti insperabili - ci ha visto a
volte poco incisivi nella critica alle scelte e, soprattutto, alle
esitazioni di un esecutivo che - aldilà dei programmi sin qui solo
preannunziati - non ha fatto seguire fatti concreti alle promesse della
campagna elettorale.

Sappiamo bene che sarebbe miope
accostare, anche solo per un momento, l'attuale compagine a quella che
l'ha preceduta: quella del conflitto di interessi, delle leggi ad
personam e della controriforma dell'ordinamento giudiziario e che
nostro dovere è quello di costruire e mantenere un atteggiamento di
dialogo e leale collaborazione con l'esecutivo attuale. Siamo però
convinti, allo stesso tempo, che - a fronte di un costante e diffuso
atteggiamento culturale (dall'editoriale del Ministro dell'Economia,
sino ad una recente intervista di un consigliere regionale calabrese)
tendente ad individuare l'intera magistratura quale corpo inefficiente,
principale (se non esclusivo) responsabile dello sfascio e delle
disfunzioni del sistema giustizia - sarebbe miope e privo di
prospettive di medio-lungo periodo, cedere alla tentazione di
rinunziare, all'occorrenza, all'intransigenza ed al rigore.

Crediamo
sia giunto il tempo di tornare ad essere una risorsa vitale,
intraprendente, stimolante ed anche scomoda della sinistra culturale
italiana, senza mai cedere alla tentazione del tatticismo collaterale
alle esigenze della maggioranza parlamentare. E' indispensabile -
specie a fronte delle ripetute, costanti chiamate di colleghi di Md,
autorevoli e meno, ad ausiliare gli sforzi del Governo - che Md sia
incalzante, dinamica e mai arrendevole di fronte alla necessità di
garantire riforme autentiche e profonde del sistema giustizia,
individuando le condizioni minime che il sistema politico deve
garantire per potere aspirare ad una giustizia efficiente.

Anche
in questa direzione, va rilanciato il rapporto con i Movimenti che, ad
onta delle contraddizioni e delle difficoltà sin qui sofferte, deve
divenire una priorità della nuova dirigenza. Ed infatti, a fronte di
numerose e fruttuose esperienze locali di felice co-gestione di
progetti e programmi, sul piano nazionale non si è riusciti - almeno
sino a qualche mese fa - ad andare aldilà di una balbettante alleanza
contingente, priva di qualsiasi autentica apertura verso future
condivisioni di linee programmatiche. Mentre, ci pare evidente come Md
non possa prescindere da un autentico progetto politico comune ai
Movimenti, per fare fronte alla deriva impiegatizia della magistratura
italiana, sempre meno attratta dalla politica associativa (salvo
contingenti rivendicazioni sindacali).

In questo contesto, un
approccio nuovo e, per certi aspetti, rivoluzionario nei rapporti con i
Movimenti è quello concretizzatosi con la creazione della mailing list
sull'ordinamento giudiziario che può rappresentare il punto di partenza
per un nuovo e più intrigante rapporto politico comune.

Riteniamo,
poi, necessario rilanciare la nostra capacità di proposta ed
innovazione sul tema dell'organizzazione degli Uffici e dell'Ufficio
del Giudice, prendendo chiaramente le distanze sia da un approccio al
tema di tipo eminentemente efficientistico (tutto concentrato sui
parametri di produttività), sia da un approccio essenzialmente
corporativo e tutelare (come le avvilenti semplificazioni in tema di
valutazione oraria del lavoro dei magistrati). Dobbiamo, invece,
manifestare chiaramente come il tema dell'organizzazione non coinvolga
solo le categorie della dignità della funzione e della qualità del
servizio finale reso all'utenza, ponendo al centro del dibattito la
questione dei valori in tensione nell'esercizio della giurisdizione e
la indispensabile tutela del soggetto più debole che vi è coinvolto, in
conformità all'art. 3 Cost..

Ed è in questo senso ed in questo
più ampio contesto che il tema dell'organizzazione diviene uno dei
momenti nodali della tutela dei diritti da intendersi in senso più
ampio e complesso rispetto alle elaborazioni passate. Riteniamo,
infatti, come oggi la tutela dei diritti non involga più solo le
tematiche su cui la nostra capacità propositiva e di elaborazione
continua a mostrarsi ancora efficace, attuale e vivace (con
riferimento, ad esempio, alla legislazione sui migranti, alla tutela
dei lavoratori, alla tutela del consumatore, alla legislazione penale
del nemico, a quella di prevenzione, al contrasto alla criminalità
organizzata, alle più ampie e complesse prospettive aperte dalla
legislazione comunitaria ed internazionale), ma imponga uno sforzo
maggiore nella elaborazione della tutela dei diritti dell'utente
(compresi i testimoni ed i soggetti che si relazionano solo
occasionalmente con il processo), affinché il sistema giustizia
utilizzi in maniera razionale ed efficiente le risorse, garantendo a
tutti i soggetti coinvolti un trattamento dignitoso e ad una risposta
celere ed adeguata.

Ed è su questi temi, in particolare,
introducendo le specificità ed i valori che ci caratterizzano che può
partire una viva ed efficace interlocuzione con la magistratura più
giovane e consapevole con cui, sin qui, abbiamo fatto più fatica a
relazionarci. Ma vale la pena di evidenziare come in questo rapporto
sia necessario avere una speciale cura nelle modalità di comunicazione
con una generazione di magistrati cresciuta sotto ripetuti, ostili e
programmati attacchi di parzialità rivolti all'intero corpo giudiziario
e fortemente tentata dal rifugiarsi nel falso e tendenzioso mito del
giudice bocca della legge. In questo clima, infatti, è evidente come
posizioni eccessivamente radicali, espresse in maniera ostentata,
rischiano di allontanare le generazioni più giovani da Md, alimentando
la falsa (e sapientemente diffusa) rappresentazione del gruppo quale
corrente chiusa, rigida ed elitaria.

Ed è noto come - anche
valutando i futuri flussi di mobilità - gli Uffici Giudiziari del Sud
d'Italia saranno il luogo in cui cresceranno e si formeranno
culturalmente e professionalmente le future generazioni di magistrati.
Il Sud, allora, come luogo privilegiato di confronto, come luogo in cui
Md può e deve misurarsi per lanciare le sue sfide. Non certo un luogo
facile, anzi: il luogo delle contraddizioni, delle complessità, delle
vischiosità, delle inefficienze, dei dirigenti anziani, burocrati ed
incapaci, ma forse, proprio per questo, il luogo in cui Md - tutta -
deve spendersi, deve verificare la sua capacità di sapere ancora essere
linfa vitale ed innovativa della magistratura italiana. Il Sud, per
ciò, come luogo in cui si gioca il futuro stesso di Md.

E
riteniamo giusto, anche in questo momento, riconoscere a Juanito
Patrone la lucida capacità di comprendere questi fenomeni, unita ad
un'appassionata vicinanza anche fisica alla nostra Sezione e, più in
generale alla magistratura meridionale.

Ma siamo preoccupati
per i ritardi, le incertezze, il non adeguato coinvolgimento che il
gruppo ha dimostrato per la rivista "Giudici a Sud" che già dopo il
numero "0" segna il passo. Non vorremmo che tutto questo fosse
sintomatico di un modo pigro, distratto e distante del gruppo nel suo
complesso e della sua classe dirigente di accostarsi alle questioni
degli Uffici meridionali e più in generale dei distretti periferici.

E'
necessario, in conclusione, ripensare all'identità di Md non come mero
esercizio dialettico, ma come riflessione sul senso del nostro stare
insieme, sull'orizzonte che vogliamo dischiudere al gruppo, sulla
qualità del nostro essere magistrati oggi e sul futuro dell'intera
magistratura italiana. Ma in questo percorso, non possiamo cedere alla
tentazione di rifugiarci in formule stereotipate e stanche o in
risposte prefabbricate a problematiche che vanno affrontate con
creatività ed audacia ed, al tempo stesso, con saggezza e senso della
storia; citando (non a caso, dopo Borrè e Ramat) un passo dell'ultimo
film di Harry Potter, siamo chiamati a scegliere tra "...cosa è giusto e
cosa è facile...", tra un futuro di piccolo gruppo chiuso,
autoreferenziale ed elitario ed un futuro in cui abbiamo il coraggio di
rimetterci in discussione, per tornare ad essere lievito e punto di
riferimento culturale ed operativo della magistratura più attenta alla
qualità del servizio offerto ed alla tutela dei diritti, specie quelli
dei più bisognosi.

Con queste idee e la speranza di sapere
contribuire al dibattito congressuale, indichiamo, quale candidato al
prossimo Consiglio Nazionale, Daniele Cappuccio.

Md - Reggio Calabria

17 07 2007
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