di Paola Morga responsabile CGIL FP
CONVEGNO Gli orizzonti della Giustizia - la tutela dei diritti e gli strumenti dell'organizzazione . Modena 28 settembre '07
Innanzitutto un ringraziamento a Md per aver posto il tema dell'organizzazione del lavoro al centro di questa giornata consentendo di proseguire un confronto che si è avviato con due nostri precedenti convegni tenutisi a Parma e a Bari nello scorso mese di giugno-
Venendo al tema, riteniamo che per offrire una risposta alla domanda di giustizia in termini di miglioramento dell'efficienza sia fondamentale procedere ad una profonda riforma dell'organizzazione del lavoro.
Ciò è sino ad oggi mancato.
In questi ultimi 10 anni si sono succedute, nella giustizia, numerose riforme strutturali che hanno riguardato prevalentemente i riti, le procedure, le competenze dell'organo giudiziario e, in misura limitata la geografia giudiziaria, ma nessuna di queste ha interessato i processi organizzativi attraverso i quali si esprime il servizio erogato.
E' prevalsa la tendenza a modificare le regole del processo sulla necessità di assumere la dimensione organizzativa quale prospettiva essenziale per ridare funzionalità al sistema.
In questo contesto una componente fondamentale per il ruolo di supporto alla giurisdizione è stata, di fatto, progressivamente marginalizzata : il personale amministrativo.
Nessun provvedimento legislativo e di governo intervenuto negli anni che precedono ha posto attenzione alla necessità di valorizzare questa risorsa.
A questo risultato hanno contribuito motivi anche di ordine politico, ne cito essenzialmente due.
In primo luogo, le riforme intercorse sono state tutte a costo zero.
Ciò ha impedito investimenti a sostegno di cambiamenti organizzativi.
In secondo luogo perché, differentemente da quanto avvenuto in altre amministrazioni, nella giustizia è mancata una visione d'insieme in grado di coniugare quelle riforme con le opportunità offerte dal sistema di c.d. privatizzazione del rapporto di lavoro e dalla contrattazione collettiva.
Ora, è un dato che, a otto anni di distanza dalla sottoscrizione del I contratto integrativo, le riqualificazioni professionali siano ancora attese, pur avendo, quello stesso personale, dovuto adeguare il lavoro alle novità ciclicamente introdotte nelle varie procedure civili e penali, così come nella disciplina amministrativa, flessibilizzandosi e attrezzandosi con auto formazione.
E' un dato che, a fronte dei processi di ristrutturazione, non abbia operato, in modo contestuale, l'introduzione di misure di innovazione tecnologica.
E' un dato che, nel corso di questi anni, le politiche di contenimento della spesa pubblica abbiano contribuito a considerare i lavoratori pubblici un costo più che una risorsa.
Con il che ci ritroviamo, a distanza di dieci anni, a seguito di ripetuti tagli, con una dotazione organica ridotta di 5000 unità (scesa da 52.668 a circa 47.000) e, tenuto conto delle carenze effettive pari a circa 6.000 unità, con una dispersione media, ogni anno, di circa 1000 unità per le quali non sono state stabilite sostituzioni.
Guardando al dato della regione che ospita questo convegno si rileva un indice di scopertura superiore al 16% in sei circondari su nove (21% Reggio Emilia, 19% Ferrara, 18% Bologna, Modena e Piacenza,17% Parma) e che pone il distretto di Bologna fra quelli maggiormente sofferenti sul piano nazionale[1] . Dato questo che, se rapportato a quello dell'anno precedente, risulta sensibilmente inferiore solo per il fatto che è intervenuto (con D.M. 8 marzo 2007) il taglio del 5% previsto dalla manovra finanziaria del 2005 che ha ridotto gli organici di 2483 unità su scala nazionale ( 114 nel distretto di Bologna).
Ciò che il Ministro Nicolais propone di attuare -progetto sul quale abbiamo peraltro espresso il nostro disaccordo-, e cioè stabilire il rapporto di un lavoratore attivo su tre, in gran parte degli uffici giudiziari è già una realtà.
Emerge un quadro di progressivo impoverimento della forza lavoro che, lungi dal produrre giovamento in termini di recupero di efficienza, sta, invero, determinando una condizione di criticità insostenibile nelle condizioni e nei carichi di lavoro, con inevitabili ripercussioni sulla tenuta e qualità delle prestazioni.
Non solo, con la fuga verso i pensionamenti si sta erodendo un patrimonio di conoscenze ed esperienze che non si riesce a trasmettere alle nuove generazioni semplicemente perché di nuovi ingressi, nel contempo, non ve ne sono stati, salvo alcune contingentate deroghe e salvo lavoro precario .
La gravità della situazione, sulla quale ha pesato non poco il clima generale di deprezzamento e di attacco al lavoro pubblico, proseguito anche in tempi recenti, è, allo stato, ancora poco percepita dai principali utenti e affrontata, sul piano operativo, con interventi di carattere emergenziale: applicazioni fra uffici, ricorso reiterato a lavoro straordinario, qualche marginale comando da altre amministrazioni.
Questa situazione richiede un profondo cambiamento .
Occorre riprogettare l'organizzazione del lavoro a partire da questi elementi:
-riqualificazione dei lavoratori e del lavoro
-tecnologia come fattore di recupero di energie,
ma proseguendo anche attraverso ulteriori percorsi di semplificazione delle attività amministrative incombenti sulle cancellerie , interventi sull'edilizia giudiziaria e revisione della geografia giudiziaria.
Su tali questioni è stato riavviato lo scorso anno il confronto con il Ministero della Giustizia. L'intesa raggiunta il 9 novembre 2006 assume rilievo per i seguenti profili:
in primo luogo, riassume la centralità della valorizzazione delle professionalità nel quadro di un progetto di riorganizzazione del lavoro, quale presupposto per l'ingresso di un nuovo modello organizzativo - l'ufficio per il processo-, e, di conseguenza, sancisce l'impegno ad attivare procedure di progressione professionale per tutto il personale, rendendo, con ciò, possibile la riqualificazione ad oggi mancata.
In secondo luogo, l'intesa sostiene un principio, che noi riteniamo generale (nonché acquisito nel memorandum d'intesa sul lavoro pubblico del 6/4/2007), nel senso che la legislazione possa intervenire a sostegno della contrattazione, ma non sostituirsi ad essa disciplinando materie riservate alla stessa .
Inoltre, l'intesa delinea il fondamento costituzionale sul quale incardinare il disegno di legge attuativo dei contenuti dell'accordo: la necessità di garantire il giusto processo e la sua ragionevole durata.
Bene, Il DDL presentato dal Governo ed oggi all'esame della Commissione Giustizia della Camera, nel prevedere un piano di investimenti per il personale che va dalla rideterminazione degli organici, all'avvio delle procedure professionali, alle nuove assunzioni, fino al reperimento di forme di finanziamento per l'incremento del fondo unico di amministrazione (F.U.A.), nonché assegnando alle tecnologie un ruolo di innovazione e semplificazione, recepisce l'intesa del 9 novembre ‘06 e, pur se abbisogna di qualche correttivo - cito solo la questione dei praticanti avvocati-, rappresenta una opportunità per una nuova o.d.l. che guardi all'interesse del cittadino in un quadro di efficienza del sistema.
Per questi motivi richiede sostegno, con il contributo di tutti gli attori coinvolti - governo, rappresentanze sindacali, associazioni dei magistrati e degli avvocati, al fine di una rapida approvazione in sede parlamentare.
Ora, a questo proposito, rispetto alle critiche avanzate dall'opposizione secondo cui la disciplina dell'ufficio per il processo prevista dal DDL è sostanzialmente priva di contenuto, giova richiamare il principio stabilito dall'intesa sul lavoro pubblico del 6 aprile 2007 (c.d. memorandum sul pubblico impiego) secondo cui la legislazione interviene a sostegno della contrattazione e non si sostituisce ad essa .
Nella fattispecie, prevedendosi un progetto di riorganizzazione delle cancellerie/segreterie giudiziarie, e, quindi, di uffici dell'amministrazione, ricorrono le prerogative stabilite dalla disciplina sulla contrattualizzazione del rapporto di pubblico impiego (D.lgs. 165/01), pertanto occorre prevedere il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali sulla definizione del progetto di riorganizzazione.
Sul tema, in anticipazione al confronto in sede di concertazione, avanziamo alcune il nostro punto di vista.
A nostro avviso, occorre ripensare l'organizzazione del lavoro riprogettandola secondo una cultura del servizio che sia finalizzata alla ricerca della qualità nella produzione e nella erogazione delle prestazioni.
Ciò deve tradursi in una riqualificazione delle capacità lavorative per migliorare il rapporto con il cittadino utente in termini di trasparenza e certezza dei tempi di definizione dei procedimenti.
In tal senso andrà data prevalenza al piano dell'attività rispetto a quello della individualità dei soggetti coinvolti.
L'ufficio per il processo descriverà l'attività, non di un soggetto singolo, ma di un'unità organizzativa che richiede un diverso modus operandi delle attuali cancellerie e segreterie giudiziarie consentendo il superamento delle attuali scomposizioni e frammentazioni lavorative.
Secondo tale approccio l'operatività è legata non già all'esecuzione di singoli compiti parcellizzati, ma al percorso procedurale orientato al risultato finale (v. definizione del procedimento o esecuzione provvedimento).
Si tratta di realizzare gruppi di lavoro assegnati a materie e procedimenti omogenei per tipologia o fase processuale nei quali operino diverse professionalità, comprese quelle informatiche, che non interagisce con un singolo magistrato, ma con gruppi di magistrati assegnati a sezioni, o funzioni, differenziate per materie o riti.
La centralità del processo piuttosto che la centralità del giudice deve orientare il nuovo modello organizzativo nell'ambito del quale non si creano figure serventi la magistratura ma si ridefiniscono ruoli, aree di competenza e professionalità amministrative, nell'interazione con la funzione giurisdizionale, affidando il compito di organizzare queste interazioni al dirigente amministrativo.
L'unità organizzativa, integrando le differenti competenze e specializzazioni, potrà svolgere la funzione di presidio dell'iter delle cause dalla fase della assegnazione a quella della definizione ed esecuzione, assumendo anche la responsabilità del risultato finale.
Essenziale è, poi, il passaggio ad un sistema di automazione dell'utilizzo delle informazioni inserite negli archivi informatizzati per un reale percorso di semplificazione e snellimento delle attività amministrative a basso valore aggiunto.
Ciò presuppone una attività di assistenza qualificata alla giurisdizione, impostata su metodologie di lavoro comune, orientata a razionalità ed efficacia degli interventi con l'impiego di professionalità ridefinite su dimensione organizzativa aperta, orizzontale, flessibile e, nel contempo, con competenze e responsabilità più elevate, quali, ad es., compiti di preparazione delle cause, ricerca e consultazione di fonti.
Dal che consegue l'esigenza di ridefinizione delle attuali professionalità e delle relative attribuzioni.
Competenza questa rimessa alla contrattazione integrativa che, secondo le previsioni del CCNL comparto Ministeri 2006-2009 recentemente siglato, opererà interventi tesi a ricomporre le figure professionali posizionate fra diverse aree con la finalità di riunificare cicli lavorativi ancora frammentati fra più posizioni giuridico-economiche.
Inoltre, la contrattazione individuerà nuovi contenuti di profilo professionale arricchendo le attribuzioni e i compiti delle aree, prevedendo la valorizzazione nella terza area delle attività di assistenza, studio, analisi ricerca, organizzazione e programmazione del lavoro, e prevedendo altresì, una nuova figura nella seconda area, da inserire, al pari dei profili della terza area, nell'organizzazione dell'ufficio per il processo con funzioni di certificazione e assistenza tecnico-operativa a tutte le fasi del procedimento .
In conclusione una riflessione merita poi la relazione tra magistrati e nuova organizzazione del lavoro.
Un ufficio giudiziario che si proietta verso una fase innovativa, deve ripensare anche la modalità attraverso la quale l'attore principale della "catena di produzione" , il magistrato, interviene nella relazione con il sistema che supporta il presidio del risultato.
Si vuole con ciò dire che, ferma restando la indiscussa autonomia nella organizzazione del suo ruolo, occorrono momenti mirati di formazione congiunta per far sì che la azione del magistrato sia permeata da una cultura del dato, della programmazione e si apra al confronto con il personale amministrativo sulla individuazione di metodi di controllo gestionale delle informazioni in un contesto relazionale che consenta il superamento della sua condizione di solitudine organizzativa.
Paola Morga
Coord.re Giustizia FP CGIL Emilia Romagna - componente delegazione naz.le FP CGIL Min. Giustizia
[1] Si veda sul punto tabella sui vuoti d'organico nei distretti pubblicata su Il Sole 24 Ore di lunedì 18 giugno '07