Riformisti e conservatori


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di Alessandro Battisti

1. Abbiamo alle spalle venti mesi di guerra istituzionale, venti mesi in cui lo scontro tra la giustizia e la politica è stato molto forte. E, come se non bastasse, ci avviamo a una discussione sulle riforme istituzionali nella quale la giustizia sarà un elemento di discussione, temo di un ulteriore scontro. Infatti, la scorsa settimana è iniziata la discussione sulle riforme istituzionali e nei prossimi mesi seguirà il suo cammino. E' evidente che la giustizia sarà uno dei temi di cui questo governo discuterà per una riforma che, nella sostanza, è già scritta nel programma governativo.

2. Noi dovremo dividere la nostra azione su vari livelli.
Un primo livello è quello delle riforme istituzionali, dove corriamo il rischio, che Sartori ha definito il rischio di puzzle istituzionale, di prendere pezzi di un sistema e sistemarli insieme a pezzi di altri sistemi, creando una situazione disorganica. Faccio riferimento ad alcuni temi della discussione sulla giustizia: alla separazione delle carriere, al ruolo del pubblico ministero, temi che in questi mesi hanno infiammato la discussione. In primo luogo dovremmo cercare di fare chiarezza su questi temi anche perch la gente e l’opinione pubblica capiscano di cosa stiamo parlando. In relazione al ruolo del pubblico ministero e alla separazione delle carriere, spesso si fanno esempi citando la Francia, dove il pubblico ministero sarebbe sottoposto all’esecutivo, o gli Stati Uniti, dove la separazione delle carriere è tradizione, senza specificare e sottolineare quanto forte sia la discussione, in quei paesi, sugli errori e sulle difficoltà che tali sistemi hanno creato e senza sottolineare le notevoli differenze che rendono il paragone impossibile. Sappiamo tutti che il pubblico ministero in Francia non è, in realtà, sottoposto all’esecutivo, ma è sottoposto a una prerogativa autonoma del ministro della giustizia e in ogni caso la vera discussione non è tanto quella sulla sua sottoposizione ad un ministro, quanto sui ruoli e sulle funzioni che sono fortemente limitati rispetto a quello che è l’esperienza italiana, mentre la maggior parte dei poteri è in mano a un giudice istruttore autonomo ed indipendente. Così come non si può fare riferimento a una esperienza come quella degli Stati Uniti, in cui non è tanto questione di separazione delle carriere, ma non si è mai iniziata una assimilazione di carriere o una unicità di carriera tra giudice e pubblico ministero. Da sempre la pubblica accusa negli Stati Uniti ha una tradizione autonoma e, direi, quasi privatistica che non è assimilabile alla nostra.
Vi è un secondo livello dove i principi e i valori della nostra Costituzione devono essere ben saldi. Sul tema dell’obbligatorietà dell’azione penale, così come sul tema della separazione delle carriere (e non di una ragionevole distinzione delle funzioni), credo che non ci possano essere n arretramenti, n tentennamenti. Ci sono beni, valori e principi che appartengono alla nostra tradizione democratica sulla quale non si può arretrare, n contrattare, n svenderli.

3. E' evidente che quelli saranno i temi di frontiera. Ma accanto a questo l’altro tranello, l’altro timore, è che si riduca il problema della giustizia alla discussione su questi temi.
Tutti sappiamo che la soluzione dei mali della giustizia, del mancato funzionamento di molte sue parti e del servizio inadeguato per il cittadino, non risiede in una modifica di carattere istituzionale. Pensare che affronteremo i prossimi mesi discutendo di quei temi e non discutendo di altri è l’altro aspetto che mi preoccupa.
Mi faccio alcune domande che probabilmente non avranno risposte nei prossimi mesi e nemmeno in questa legislatura. Mi chiedo se è possibile avere (quasi) il pi alto numero di figure di reato nel mondo occidentale e pensare che i processi possono seguire strade veloci. E' possibile evitare depenalizzazioni, amnistie, indulti, indultini senza affrontare il problema generale del nostro sistema sanzionatorio e senza procedere con sanzioni di natura diversa e spesso di carattere pecuniario? Cambiare registro sarebbe un modo per ridare alla giustizia una sua dignità e la necessaria efficienza. Tra l’altro, discutere delle risorse finanziarie ed economiche da affidare alla giustizia è con questo governo fortemente limitante. Perch la maggior parte delle spese di giustizia, delle pene pecuniarie, delle sanzioni comunque conseguenti a reati non vengono in realtà riscosse, parliamo di molti soldi che alla giustizia farebbero comodo.
Mi chiedo perch siamo quasi l’unico paese occidentale dove vi sono tre gradi di giudizio prima che una sentenza possa essere definitiva e quindi eseguibile. E' evidente che potremmo mantenere due gradi di giudizio e la possibilità di un ricorso di legittimità, ma è altra cosa se potessimo eseguire una sentenza dopo due gradi di giudizio, come in molti paesi occidentali.
Perch non proseguire ad accentuare la strada dei giudizi alternativi, non ampliare il numero, la specie, la qualità delle pene per riportare il carcere alla sua vera funzione, rieducativa marginale e suppletiva?
Purtroppo, questi temi, che sono i temi reali della giustizia, non saranno quelli che la politica affronterà nei prossimi mesi.

4. Forse dovremmo riprendere quanto alcuni avevano proposto ad inizio legislatura e cioè di proporre, a metà legislatura, una conferenza nazionale sulla giustizia nella quale far emergere i dati principali di questi mali. La magistratura e l’avvocatura insieme, perch penso che in questo momento ci siano delle possibilità di un dialogo maggiori di quanto non ci sia stato in precedenza. Oggi, in realtà, il vero scontro o il vero obiettivo non è quello di mettere il bavaglio alla magistratura, ma quello di burocratizzare la magistratura e di normalizzare il sistema giustizia affinch assuma un ruolo impiegatizio e non quel ruolo attivo e forte di cui la società ha bisogno. A fronte di ciò sia l’avvocatura, sia la magistratura devono reagire e proporre.
Temo la politica sarà, nei prossimi mesi, un luogo di scontro dal quale questa proposta non nascerà. Viviamo proposte schizofreniche perch (accanto a situazioni carcerarie come quelle che conosciamo) non si riesce a produrre nulla e c’è una ipocrisia imperante.
E' evidente a tutti - qui lo possiamo dire - che la discussione in corso sull’indulto (o indultino) è una discussione assolutamente inefficace rispetto alla soluzione del problema (non sarà qualche migliaia di detenuti che per qualche mese usciranno dal carcere a risolvere il problema: ci vorrebbe ben altro, e oggi non è possibile).

5. Concludo aggiungendo un’ultima riflessione.
Credo ci sia una frontiera, che è quella dei valori e dei principi costituzionali e non solo della nostra carta costituzionale che dovremo essere in grado di difendere e di tutelare. Ho letto con molto piacere e interesse la relazione sui nuovi diritti, sulle nuove frontiere del diritto, sulla globalizzazione del diritto. Oggi la nostra vittoria, la vittoria del diritto ci sarà se riusciremo a coniugare efficienza ed innovazione. D’altro canto oggi i veri riformisti sul piano dei principi sono e devono essere fortemente conservatori, perch quei valori che sono scritti nella nostra carta costituzionale non hanno tempo e oggi noi li dobbiamo difendere.

24 01 2003
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