In difesa del Csm e delle sue attribuzioni


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del segretario nazionale Claudio Castelli

La scelta dei componenti laici indicati dal centro – destra di far mancare il numero legale nella seduta di ieri del Csm costituisce una grave rottura istituzionale di una portata che non si può sottovalutare: in tal modo si è impedito il regolare funzionamento di un organo costituzionale quale il Csm indubbiamente è.
Le giustificazioni addotte non sono giuridicamente sostenibili a fronte del testo della legge istitutiva del Consiglio e delle prassi decennali che hanno visto il Consiglio esprimere pareri e proposte sulle pi varie materie relative alla giustizia e all’ordinamento giudiziario. Pareri e proposte che sono state spesso apprezzate e a volte hanno costituito spunto per iniziative legislative.
E’ poi quanto meno singolare che gli stessi componenti che hanno rifiutato di partecipare alla discussione in Commissione e nel plenum abbiano poi offerto alla stampa un parere da loro elaborato sul disegno di legge (ovviamente in senso adesivo allo stesso). Questo comportamento come minimo contraddittorio svela fino in fondo la strumentalità di parte della loro scelta.
Una sola domanda: un disegno di legge modesto e su una materia marginale come la “Cirami” può giustificare la sequela di strappi istituzionali cui abbiamo assistito.

25 09 2002
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