Magistratura democratica Movimento per la giustizia
Il CSM al centro di un “sistema giustizia” al servizio dei cittadini.
Care amiche, cari amici,
Sappiamo bene le difficoltà che ciascuno di noi e, come noi, l’intero Paese sta
attraversando alla ricerca di una problematica ricostruzione del fondamentale rapporto
fiduciario tra cittadino e istituzione; conosciamo i rischi di una disaffezione profonda per gli
ostacoli e le carenze quotidianamente sperimentati nei nostri Uffici, e la preoccupazione
per un tessuto normativo che attende di essere urgentemente reintegrato mentre si decide
il futuro della nostra “casa comune”, di quella Costituzione del 1948 che costituisce da
sempre il faro della vita democratica e della stessa giurisdizione.
Dopo la stagione dello scontro e degli insulti, della chiusura ad ogni possibilità di
dialogo, l’esito dell’incontro col nuovo ministro della giustizia, non certo entusiasmante, se
non addirittura deludente, ci fa temere che un eccesso di realismo politico vada a coprire
con un cono d’ombra le questioni della giustizia in generale. Nulla ci è detto delle future
strategie ministeriali in materia di organizzazione e funzionamento dei servizi relativi alla
giustizia: per contro, abbiamo appreso proprio in questi giorni che comunque dovremo
attrezzarci a fronteggiare l’oramai sicura entrata in vigore di gran parte dei decreti
legislativi figli della mai abbastanza criticata “riforma” Castelli. Così l’organizzazione delle
procure e la responsabilità disciplinare dei magistrati saranno regolate - speriamo per il
minor tempo possibile - dalle nuove norme, con evidenti dirette ed immediate ricadute
sull’attività del CSM.
I programmi dei nostri due gruppi hanno – come le nostre rispettive storie, antiche
e recenti – alcuni fondamentali punti comuni che riguardano essenzialmente un modo
diverso di praticare il governo autonomo della magistratura in tutte le sue articolazioni, a
partire dalle realtà dei singoli uffici giudiziari. Sappiamo bene che, per essere più
efficiente, la nostra giustizia ha bisogno di interventi complessivi, di un grande insieme di
riforme, processuali ed ordinamentali, figlie di una strategia complessiva, della quale il
CSM dovrà essere uno dei centri di snodo fondamentali. Ma siamo anche consapevoli del
fatto che per la magistratura è l’ora di affrontare la sfida che sin qui è stata rimandata, e
che consiste in una seria auto–riforma, dei comportamenti e delle prassi, nella gestione
degli uffici, nell’autogoverno, nel rapporto con i cittadini e con l’opinione pubblica, in un
continuo confronto con l’esterno che è la prima ricetta contro quella concezione
burocratica della funzione verso cui deliberatamente tende la riforma. Il CSM è il luogo
dove innanzitutto la magistratura si dovrà opporre al disegno di normalizzazione e di
appiattimento, anche culturale, che ha dato vita alla legge Castelli.
Non è facile il compito che aspetta il prossimo CSM. Per portarlo avanti, serve una
vita consiliare improntata al massimo rispetto della trasparenza, della controllabilità, della
rapidità delle decisioni. In questi anni abbiamo dovuto sperimentare i danni di una gestione
guidata da una maggioranza precostituita (le rappresentanza degli altri gruppi insieme con
i laici della Cdl), figlia della più granitica e autolesionista logica spartitorio-correntizia (la
regola del 13), che ha portato non solo all’adozione di scelte in alcuni casi scriteriate, ma
all’abituale ricorso a tattiche dilatorie per le nomine ai posti direttivi e semidirettivi, già
stigmatizzate dal Capo dello Stato: intanto, rischia ulteriormente di aggravarsi – anche per
effetto della Controriforma - la grande questione irrisolta che mette in fibrillazione buona
parte dei magistrati, specie i più giovani, con i ritardi inaccettabili delle decisioni sui
tramutamenti c.d orizzontali.
Sono queste le premesse, serie e concrete, in base alle quali riteniamo di dover
insistere e riproporre l’idea strategica di una Alleanza tra Md e Movimento che ha già dato
buona prova di sé con il grande successo elettorale del 2002 e con il difficile e a volte
faticoso lavoro comune svolto nell’organo di autogoverno, e che è ancora viva e reale in
tutte le nostre esperienze condivise, nelle Giunte associative distrettuali, nei Consigli
giudiziari, nelle tante iniziative culturali che in questi anni abbiamo saputo costruire
insieme.
Il prossimo CSM dovrà essere struttura di governo, ma anche di servizio, perché i
magistrati arrivino a condividere un disegno complessivo di autogoverno alla cui
realizzazione tutti dobbiamo e possiamo contribuire, partendo innanzitutto dai nostri uffici:
a questo traguardo comune puntiamo, noi di Md e del Movimento, sicuri che molta strada
potremo ancora fare insieme. Perciò chiediamo, per alcuni candidati e in alcuni distretti, in
un contesto necessariamente limitato da una pessima legge elettorale, un voto comune,
basato su grandi linee programmatiche condivise.
Il segretario di Magistratura democratica Il segretario del Movimento per la Giustizia
Ignazio J. Patrone Nino Condorelli