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Le spese per la giustizia del 2005

La legge finanziaria per il 2005 rischia di essere il colpo di grazia
per un sistema giustizia sempre pi ansimante.

Difatti il disegno di legge (AC 5310) della legge Finanziaria 2005, che
ha cominciato il suo iter alla Camera il 4 ottobre 2004, prevede per il
Ministero della Giustizia (tabella n. 5) una riduzione degli
stanziamenti di ? 717.752.987, e cioè da ? 7.828.955.601 (previsioni
assestate anno finanziario 2004) a ? 7.111.202.614. La riduzione ammonta quindi ad oltre il 9%.

Il Governo potrebbe obiettare che nel 2004 vi era stato un incremento delle spese del 23,4% (+1.463,4 milioni di euro) rispetto all'anno precedente. Tuttavia, l'88,1 per cento della spesa (6.807,6 milioni di euro) era rappresentata da spese giuridicamente vincolanti, in massima parte (5.793,2 milioni di euro) dipendenti da fattori legislativi e da spese obbligatorie (relazione della maggioranza alla Commissione giustizia della Camera, on. Vitali, FI, seduta del 20.11.2003).
Inoltre gran parte dell'aumento era assorbito dalla restituzione di
somme anticipate dalle Poste. Si legge infatti nella relazione citata:
"L'articolo 8, comma 3, autorizza la spesa di 823 milioni di euro, allo
scopo di provvedere alla estinzione delle anticipazioni effettuate da
Poste Italiane SpA per spese di giustizia fino al 31 dicembre 2002. Per
spese di giustizia si intendono le spese che lo Stato deve anticipare, a norma di legge, nei procedimenti civili e penali".
Su 1.463,4 milioni di euro quindi 823 milioni dovevano essere
restituite alle Poste che le aveva dovuto anticipare, a dimostrazione
della assoluta insufficienza degli stanziamenti per la giustizia.
Rimanevano poco pi di 600 milioni di euro, quasi interamente destinate al capitolo di spesa n. 1360 (su 321 capitoli di spesa per la giustizia complessive).
Ma il cap. 1360 riguardava spese "obbligatorie" sulle quali Governo e
Ministero non hanno margini di scelta, non possono cioè decidere di non pagare. Si tratta, infatti, di spese per periti, consulenti, testimoni, custodi, giudici popolari, difensori d'ufficio, ufficiali giudiziari, magistrati onorari, trasferte, gratuito patrocinio e intercettazioni telefoniche. Anche le altre "spese non classificabili", come risulta dalla legenda del capitolo, sono comunque obbligatorie, riguardando le spese per estradizioni, traduzioni, notifiche.
Per il resto la spesa complessiva era rimasta immutata e, poich è
evidente che era aumentata la spesa per il personale (tra l'altro per la
proroga dell'età pensionabile dei magistrati a 75 anni), ne conseguiva
inevitabilmente un ulteriore riduzione delle altre spese relative al
funzionamento della giustizia (in particolare per l'informatica).
Tale ulteriore riduzione era particolarmente grave, perch incideva su
importi già notevolmente ridotti nel 2003 rispetto agli anni passati.

Questa situazione già estremamente grave peggiora quest'anno giungendo ormai al limite di guardia. Al calo del 9 % corrisponde la crescita esponenziale delle spese "obbligatorie". Si tratta di spese per le intercettazioni ( + 11,14 % nel primo semestre del 2004), per i
magistrati onorari ( + 3,68 %), per i difensori di ufficio e il gratuito
patrocinio ( + 14,37 %), per gli interpreti, gli ausiliari per la
verbalizzazione e le trascrizioni ( + 19,37 %), oltre che per
consulenti, testimoni, custodi, trasferte, giudici popolari;
complessivamente nel primo semestre del 2004 + 13,14 %.
Spese in parte doverose ed in parte derivanti da scelte legislative poco avvedute ( si pensi a quella relativa al patrocinio a spese dello Stato, in larga parte a favore di imputati irreperibili, che ha avuto un boom in questo periodo con una decuplicazione in dieci anni) che paiono destinate a una crescita difficilmente controllabile. Il risultato è un sistema nel contempo inefficiente e costoso, in cui manca qualsiasi progettualità e dove a breve gli uffici rischieranno di bloccarsi per i locali fatiscenti e la mancanza di risorse elementari.
Sommando il taglio del 9 %, con la crescita esponenziale delle spese obbligatorie arriviamo a tagli che rischiano di arrivare al 15% e che minano lo stesso quotidiano funzionamento della giustizia.
Da un lato un declino che sembra inarrestabile della giustizia,
dall'altra la mancanza di qualsiasi strategia lungimirante per il
futuro. Il taglio di 22 milioni di euro per lo sviluppo dei progetti
informativi (compreso il processo telematico), di cui circa la metà di
investimenti, è il simbolo di un Governo che non ha e non dà
prospettive, salvo improbabili controriforme che guardano al passato.
Non è pi questione che riguardi solo i magistrati o gli addetti ai
lavori, ma di una grande questione nazionale che incide sulla
realizzazione dei diritti di ciascuno di noi e sullo stesso benessere
collettivo.


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