Il Congresso Straordinario di Napoli del 24-25 settembre 2004 "Quali riforme per la giustizia" ha avuto uno straordinario successo per livello di partecipazione, qualità del dibattito e attenzione della pubblica opinione.
Ancora una volta i magistrati italiani hanno voluto dimostrare con la loro partecipazione e la presenza attiva l'impegno e l'attenzione di tutta la magistratura nella difesa dei valori di autonomia e di indipendenza.
Le relazioni degli illustri studiosi, che hanno voluto dare il loro contributo scientifico alla iniziativa dell'Anm, hanno offerto ulteriori conferme dei numerosi e gravi profili di incostituzionalità della riforma, nel suo impianto complessivo e nelle sue specifiche articolazioni, profili pi volte denunciati dalla magistratura associata, e sui quali sarebbe necessaria, e ancora possibile, una attenta riflessione da parte del governo e della maggioranza.
Il dibattito, inoltre, anche grazie al contributo dei rappresentanti delle forze sociali, dell'avvocatura, degli altri operatori del settore, ha confermato la pressante necessità di interventi di riforma delle procedure, tesi a ridurre i tempi dei giudizi.
La magistratura associata continuerà nella linea del dialogo e del confronto con tali forze, alla ricerca di soluzioni per garantire un migliore funzionamento del sistema giustizia nell'interesse dei cittadini.
Il Ministro della giustizia non intervenendo al Congresso, ha ritenuto di sottrarsi a tale confronto, individuando come obiettivo principale del suo mandato l'approvazione della legge-delega di riforma dell'ordinamento giudiziario.
La posizione unanimemente espressa dalla magistratura associata e ribadita dal dibattito di questo congresso è di netto radicale dissenso sul contenuto e sul metodo di questa riforma.
Questa non è solo una riforma contro la magistratura, è una riforma contro la giustizia, contro i cittadini, contro l'interesse del paese. Ove mai entrasse in vigore porterebbe ad un organizzazione giudiziaria contraria all'impianto costituzionale, ma anche ingestibile ed irrazionale, e che aggraverebbe la inefficienza dell'apparato giudiziario.
Non sono mancate nel dibattito voci delle istituzioni e della politica che, da diversi punti di vista e con diversi accenti, hanno comunque sottolineato la esigenza che il dibattito parlamentare rimanga aperto, escludendo ogni ipotesi di cosiddetta blindatura del testo.
La magistratura non può che continuare ad augurarsi che prevalga la ragione istituzionale e politica e che in sede parlamentare il dibattito sugli emendamenti non venga chiuso e che vi sia la disponibilità al confronto con le critiche mosse al testo approvato dalla Camera.
Ove ciò non avvenisse la magistratura avrà il dovere di manifestare il proprio dissenso. Il Cdc dell'Anm, ribadendo la posizione già espressa con il documento approvato il 4 settembre scorso, dà mandato alla GEC, ove il confronto parlamentare venisse bloccato e il testo non dovesse subire significative modifiche, di organizzare una forte iniziativa di protesta, fissando la data della astensione dalla udienze.
Il Cdc ribadisce la piena fiducia nella giunta e nella sua azione. La particolare gravità ed eccezionalità del momento impone di rinviare la prevista rotazione nelle cariche associative e di chiedere alla giunta in carica di continuare nell'azione fin qui svolta.