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La tregua emendata

L'Anm aveva espresso la pi viva preoccupazione per la riforma dell'ordinamento giudiziario nel testo approvato dal Senato. Lo sciopero, deliberato l'8 febbraio a conclusione del congresso di Venezia, era stato sospeso a seguito delle dichiarazioni di disponibilità, da parte del governo e delle forze politiche di maggioranza, a prendere in considerazione le osservazioni critiche e le proposte formulate da pi parti e dalla magistratura associata. In particolare avevamo apprezzato le aperture manifestate dal pres. Pecorella e dal relatore on. Palma su alcuni punti rilevanti ed il ritorno ad un clima di costruttivo confronto, che si era concretato nella presentazione di significativi emendamenti non solo da parte delle forze parlamentari della opposizione, ma anche da parte di esponenti di forze di governo. Ma ancor prima dell'inizio della discussione di merito in commissione è stato annunciato pubblicamente un accordo delle forze di maggioranza, che si è tradotto nella presentazione di emendamenti da parte del relatore e nel ritiro degli emendamenti presentati da An e Udc. A questo è seguita la fissazione di un calendario estremamente serrato per la commissione e per l'aula.

Ciò significa che di fatto si ritorna al sistema degli emendamenti "blindati" che aveva caratterizzato la fase finale della trattazione in Senato: nulla resta della apertura al confronto e della disponibilità ad approfondimenti.

Nel merito il testo quale risulta dagli emendamenti del relatore, prevede alcune modifiche positive come l'abbandono del doppio concorso per giudici e pm ed il ripristino dei procuratori aggiunti, ma accompagnati da un separazione di fatto definitiva delle carriere, contraria alla Costituzione, e dal mantenimento di un rigida gerarchizzazione delle procure e del potere illimitato di avocazione dei procuratori generali. Il sistema dei concorsi, accompagnato da incentivi economici ed inquadrato in un disegno di rigidissima gerarchizzazione della carriera che contrasta con il principio costituzionale di pari dignità di tutte le funzioni, è rimasto immutato nei passaggi essenziali. Le proposte di prima destinazione degli uditori a funzioni giudicanti collegali e di introduzione di un sistema di valutazione periodica di professionalità (che pure erano state oggetto di emendamenti di An ed UDC) sono state lasciate cadere. Il sistema disciplinare è strutturato in modo da incidere sulla indipendenza della magistratura. In sostanza l'impianto complessivo del testo del Senato rimane immutato e, sotto alcuni aspetti, addirittura peggiorato.

Nel frattempo mentre manca da parte del Ministro ogni efficace intervento sui disservizi nella organizzazione della giustizia viene approvato il decreto sulla riammissione in servizio dei magistrati, che contrasta con il pi elementare criterio di buona amministrazione, introduce ipotesi di promozione automatica istituendo nuovi posti direttivi, il tutto in contrasto con il principio costituzionale che riserva al Csm ogni decisione sulle nomine dei magistrati.

L'Anm deve prendere atto con estremo rammarico che, invece di affrontare con attenzione i problemi reali, si è scelto di tornare al clima di contrapposizione e all'impostazione di riforme "contro" la magistratura. Le condizioni che ci avevano responsabilmente indotto a recedere dalle iniziative di protesta sono venute meno.

Il Comitato direttivo centrale, che viene convocato in via di urgenza il prossimo 5 maggio alle ore 10.00 press la sede dell'ANM, adotterà le necessarie determinazioni.

Ordine del giorno del CDC:

1. valutazione dell'andamento della riforma dell'ordinamento giudiziario ed iniziative conseguenti;

2. iniziative in sede locale nel prossimo mese sul disservizio dell'organizzazione giudiziaria;

3. decisione del Ministro della Giustizia in tema di incarichi direttivi, in particolare vicenda della Procura della Repubblica di Napoli;

4. eventuali modifiche al codice di autoregolamentazione;

5. varie ed eventuali.


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