Pubblicato su Magistratura Democratica (http://old.magistraturademocratica.it/platform)

Tra fermezza e cedimenti in tema di indennità per i cassazionisti

In data di ieri è stato discusso alla Camera ( e fortunatamente
sonoramente bocciato) un emendamento che trasformava l'indennità di trasferta prevista nella finanziaria per favorire l'accesso in cassazione di magistrati di ogni parte di Italia in indennità di funzione per tutti i cassazionisti.

Tale emendamento è stato "incoraggiato" da un documento firmato da circa 120 cassazionisti portato sul tavolo del Ministro e da questi
immediatamente esaminato. Attraverso tale documento i cassazionisti hanno auspicato la corresponsione dell'indennità, prevista per i non residenti anche ai residenti a Roma.
Si tratta peraltro di un'indennità pari a circa 850/900 euro al mese
esentasse destinata a chi svolga funzioni effettive di legittimità
(esclusi quindi gli applicati di tribunale, ma anche quelli di appello
che di fatto svolgono le funzioni di legittimità).

Sul tema prima della discussione parlamentare la Giunta del'Anm ha
emesso il seguente comunicato stampa:

"L'Associazione Nazionale Magistrati esprime la pi netta opposizione di fronte all'emendamento presentato dal Governo, secondo il quale la indennità di trasferta, prevista nell'ultima legge finanziaria per
favorire l'accesso in Cassazione di magistrati che rappresentino tutte
le realtà territoriali italiane, viene trasformata in una indennità
speciale per la funzione di Cassazione.
L'Anm esprime la pi viva protesta poich il Ministro, senza alcuna
previa consultazione con i rappresentanti della magistratura, rompe il
principio della unità retributiva, senza considerare inoltre che
esistono in magistratura molte funzioni di non minore responsabilità di
quella di Cassazione.
Per di pi nulla finora è stato fatto per rimuovere la inaccettabile
discriminazione retributiva che oggi tocca le donne magistrato in
congedo di maternità; nulla ha fatto per adeguare il trattamento
retributivo di chi entra in magistratura rispetto anche ad altre
categorie di pubblici funzionari chiamate a svolgere ruoli di non
maggiore responsabilità."
(Roma 28 gennaio 2004, la giunta esecutiva centrale)

Non vi è nulla da aggiungere se non l'amarezza per una iniziativa grave ed improvvida che spacca la categoria (vorrei che i colleghi firmatari del documento andassero a spiegarne le ragioni ai giovani magistratiassegnati a Gela, Locri, e tante altre sedi disagiate) e la
constatazione che le argomentazioni della ragione ancora possono contare anche in Parlamento se larga parte degli onorevoli della stessa maggioranza hanno bocciato una tale proposta.


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