Abbiamo lavorato in queste settimane per costruire un’alleanza per le elezioni
del C.S.M. che potesse dare un segno di resistenza e di cambiamento e che potesse
impersonificare lo spirito delle manifestazioni del 13 gennaio in occasione
dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
La nostra proposta di alleanza, che voleva coinvolgere Movimento per la Giustizia,
Ghibellini e Impegno per Legalità, ma che vuole essere aperta a tutti coloro
che condividono contenuti e programmi, ha avuto una battuta di arresto che speriamo
non definitiva, con la decisione dell’assemblea generale dei Movimenti di proporre
candidature che appaiono in radicale contrasto con uno spirito unitario. Da
parte nostra faremo di tutto perch questa battuta di arresto sia superata.
Abbiamo già programmato per venerdì a Napoli un incontro con Movimenti e Ghibellini
e in tale sede proporremo di azzerare tutte le candidature, a partire dalle
nostre, per vedere se è possibile ricostruire un’alleanza che credo indispensabile
dato il momento tragico che attraversiamo.
Mi auguro che diffidenze e personalismi possano essere superati e che si prenda
piena consapevolezza della drammaticità della situazione attuale e dell’assoluta
necessità di un’alleanza che rappresenti la volontà di resistenza e di cambiamento
di larga parte della magistratura italiana. Il nostro impegno al riguardo è
totale, al di là dei tempi alquanto ristretti.
Il segretario nazionale di M.D Claudio Castelli
Allego di seguito la lettera che avevamo inviato all’assemblea del Movimento
del 6-7 aprile:
MAGISTRATURA DEMOCRATICA
Cari amici, viviamo tempi drammatici e senza precedenti, in cui è in atto
un chiaro tentativo di resa dei conti con la magistratura che in questi anni
ha cercato di inverare l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge. E’ questa
situazione che ci impone nuove responsabilità e un’accelerazione di quei processi
di ripensamento e di rinnovamento dell’associazionismo e delle pratiche dell’autogoverno
che noi e larga parte dei magistrati ritengono ormai indilazionabile. Oggi sono
in pericolo gli stessi assetti costituzionali della magistratura, lo status
e l’indipendenza di ogni magistrato e la nuova legge elettorale del Consiglio
rappresenta il primo passo per rendere il singolo magistrato pi solo e pi
debole, per ridurre il C.S.M. a mero organo burocratico, per facilitare un controllo
politico della giurisdizione.
La riduzione del numero dei componenti e l’abolizione delle liste, con lo
svilimento delle candidature a semplici scelte individuali, non solo elimina
qualsiasi vincolo tra candidature e impegni sui programmi e sulle scelte concrete,
ma elimina ogni responsabilità e responsabilizzazione degli eletti (non dovendo
rendere conto a nessuno) e riduce tutto a scelte personali. Ciò è ancora pi
grave per il livello delle decisioni che il nuovo Consiglio dovrà adottare,
a cominciare dalla propria radicale riorganizzazione, imposta dalla stessa riduzione
dei componenti. Eppure le difficoltà che viviamo e il tentativo di mortificare
l’autogoverno e il ruolo del C.S.M. possono diventare un’occasione per un forte
cambiamento degli assetti della magistratura italiana e per dare un segno di
resistenza e di rinnovamento.
Di resistenza per difendere i principi costituzionali, per garantire l’indipendenza
della magistratura, per impedire il riaffiorare di improprie gerarchizzazioni,
attraverso vincoli interni agli uffici o tramite la riproposizione della Cassazione
come anomalo vertice organizzativo.
Di rinnovamento per vedere definitivamente abbandonate logiche di schieramento
e clientelari troppo spesso invalse, per affermare trasparenza, certezza dei
tempi, eguaglianza di trattamento, per avere dirigenti capaci e degni di questo
nome, per assicurare un forte legame di confronto e fiducia tra i magistrati
ed il loro organo di autogoverno.
La nuova legge elettorale, scompaginando ogni aspettativa e previsione,
impone alle componenti pi aperte della magistratura un approccio nuovo che
può essere vincente solo in presenza di alleanze cercate e vissute non come
accordi elettorali, ma come unità sui contenuti e come inizio di una stagione
aperta a tutti i soggetti che condividano idee e percorso. Non si tratta n
di abbandonare le proprie identità e le proprie culture, n di introdurre sbarramenti,
delineando un’improbabile quanto irrealistico bipolarismo in magistratura, ma
di basarsi sui contenuti e sui comportamenti per apre un confronto che speriamo
possa coinvolgere un numero crescente di colleghi. Una proposta che crediamo
di dover rivolgere a Voi per le consonanze che abbiamo potuto riscontrare nelle
politiche concrete e perch, in questa situazione drammatica, avvertiamo il
nostro sentire come comune. Una proposta e un’alleanza che possono essere vincenti
se i programmi e le iniziative proposte interpreteranno lo spirito che la magistratura
ha manifestato il 13 gennaio in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario
e se la scelta dei candidati porterà all’indicazione di colleghi che visibilmente
incarnino questo spirito.
E’, del resto, il sistema elettorale che incoraggia accordi per realizzare
una presenza pi diffusa sul territorio e per beneficiare anche del voto locale
e che impone la "politicizzazione" del confronto per evitare che la scelta si
riduca a meri personalismi. Non ci nascondiamo le difficoltà, derivanti non
solo dalla novità del sistema ma anche dalla necessità di superare tradizionali
localismi e dal vanificarsi di aspettative e speranze (pur legittime) di singoli
o gruppi. Tali difficoltà sono ulteriormente alimentate dai tempi ristretti
in cui ci troviamo a decidere, dovendo superare in pochi giorni perplessità,
dissapori, disaccordi. Ma viviamo un’epoca in cui i tempi corrono e noi dobbiamo
essere all’altezza.
La nostra proposta di impegno comune è ambiziosa e non è di una semplice
sommatoria o coalizione elettorale. Vogliamo dare alla magistratura una prospettiva
nuova ed aperta, impersonificata dai migliori tra di noi, sia come capacità
di raccogliere consensi, sia come capacità di operare al Consiglio. Vogliamo
puntare, sulla base di un programma comune, a esprimere otto consiglieri (uno
di cassazione, due pubblici ministeri e cinque giudici).
A tal fine è necessario individuare candidature unanimemente condivise diffuse
sul territorio in grado di raccogliere i voti di chi condivide le nostre opzioni
e voti locali di stima ed apprezzamento. In questa prospettiva abbiamo, nei
giorni scorsi, proposto di costruire insieme candidature comuni in sedi particolarmente
significative (Milano e Napoli) e di appoggiare senza contropartite, ove riteniate
di candidarlo, un pubblico ministero da voi indicato.
Apprendiamo che il proficuo percorso di confronto, avviato su queste basi
e suscettibile di integrazioni e sviluppi, trova resistenze e battute di arresto
con rischi di far venir meno la possibilità di alleanze di costruzione di una
prospettiva comune. Ciò avrebbe come effetto solo il rafforzamento del predominio
delle componenti pi corporative della magistratura e candidature al ribasso
incapace di raccogliere persino i consensi dei nostri gruppi sommati. Tale fallimento
va assolutamente evitato, nella consapevolezza della gravità della situazione
esistente, che richiede passione ed entusiasmo pari all’ampiezza dello scontro
in atto e capacità di guardare in avanti a quanto possiamo costruire insieme,
ciascuno mantenendo le proprie caratteristiche e la propria identità, e a quanto
possiamo realizzare per la magistratura. Ciò è possibile: dipende solo da noi
e dalle nostre scelte.
Claudio Castelli, segretario nazionale
Livio Pepino, presidente