L’assemblea tenutasi sabato 20 aprile è stata un grande successo ed una grande
prova di forza della magistratura italiana sia per partecipazione (oltre 500
persone), sia per chiarezza di orientamenti, sia per passione e tensione ideale.
La decisione di proclamare lo sciopero, con ulteriori iniziative dirette all’opinione
pubblica per far comprendere le ragioni della nostra protesta, è stata imposta
dagli unanimi deliberati delle assemblee distrettuali, cui avevano partecipato
oltre 2000 magistrati.
L’univoco orientamento dell’assemblea ha superato l’avversità
chiaramente manifestata da una parte di Magistratura Indipendente e da alcuni
colleghi di Unità per la Costituzione ed i dubbi inevitabilmente suscitati dalla
raccomandazione formulata telefonicamente il giorno precedente dal Presidente
della Repubblica che valutava come "intempestive ed inopportune forme di lotta
estreme". E’ emblematico che mentre nel Comitato Direttivo Centrale svoltosi
nel pomeriggio di venerdì si era manifestato un forte orientamento, anche se
minoritario, contrario alla proclamazione immediata dello sciopero, alla fine
la scelta dello sciopero e della sua proclamazione è stata condivisa da tutti.
Antonio Patrono si è dimostrato Presidente dell’Associazione e di tutti i magistrati
facendo proprie le scelte dell’Assemblea, così concludendo: " E’ stata una grande
assemblea, unitaria e chiara nei contenuti. L’Assemblea ha detto sciopero ed
il Comitato Direttivo Centrale proclamerà lo sciopero!" Gli ulteriori incredibili
tentativi di Mario Cicala e di parte di Magistratura Indipendente di evitare
la proclamazione dello sciopero ("l’assemblea è stata una delle meno partecipate
della storia dell’associazionismo ed è il C.D.C. che deve prendere le decisioni"),
dopo che il solo Franco Lo Voi di Magistratura Indipendente aveva avuto la dignità
e l’onestà di intervenire in assemblea per manifestare dubbi e perplessità,
sono valsi solo a ritardare la data dello sciopero, onde consentire di andare
a "vedere le carte" del governo.
Avevamo proposto una data pi ravvicinata, ma la fissazione dello sciopero
al 6 giugno era il prezzo inevitabile da pagare per mantenere l’unità della
categoria e dell’Associazione. Le successive reazioni dei mass media sono state
complessivamente buone e evidenziano come le nostre azioni possono trovare un
riscontro da parte dell’opinione pubblica e vincere una battaglia che non è
di mera testimonianza.
Ora il pi resta da fare. Dobbiamo articolare una piattaforma da cui risultino
chiari i punti irrinunciabili che non possono essere soggetti a trattative e
le nostre proposte in positivo. Prima del 6 giugno occorre andare porta a porta
per coinvolgere tutti i colleghi, anche i pi restii ed assenti e dobbiamo far
conoscere le nostre ragioni con iniziative esterne (giornate per la giustizia,
dibattiti, interviste). Ciò sarà possibile se la passione e l’indignazione vista
nelle assemblee distrettuali e nell’assemblea nazionale continueranno a vivere.
Abbiamo avuto l’onore e la responsabilità di scrivere una pagina di storia della
magistratura italiana.
Andiamo avanti e buon lavoro a tutti. Milano, 21 aprile 2002
Il segretario nazionale Claudio Castelli