Il congresso come sempre è momento di bilanci e di confronto in vista di un progetto per il lavoro futuro; vorrei sottoporvi qualche sintetica valutazione cercando di guardare alla strada che abbiamo davanti.
In questa fase di crisi e di attacchi alla giurisdizione a 360 gradi, i magistrati hanno fatto uno sforzo di analisi certamente importante; è stato già detto qui da molti, lo condivido.
C’è una grossa parte della magistratura che è riuscita ad avviare una valutazione critica approfondita – mai fatta prima - delle cause dello stato in cui versa la giustizia;
prassi giurisprudenziali, organizzazione e utilizzazione delle risorse, qualità e livello professionale, funzionamento dell’autogoverno…
Sono state messe in campo anche da parte della magistratura pi conservatrice o meno attenta energie e capacità per individuare e finalmente mettere le mani in questioni tradizionalmente scottanti, scomode; per riconoscere atteggiamenti conservatori e corporativi.
Un percorso solo iniziale ma molto importante che va proseguito, scongiurando i rischi di retroguardie difensive, facili in momenti come questi.
Bisogna continuare a chiedersi perch funzioniamo male, perch gli uffici giudiziari camminano male o non camminano affatto, perch i dirigenti non sono all’altezza del compito; bisogna continuare a parlare di efficienza sempre pi in funzione della tutela effettiva dei diritti.
E’ una scommessa che bisogna vincere per una giurisdizione all’altezza dei compiti cui è chiamata per uno Stato democratico ed europeo.
Possiamo dire, certo, che in questo percorso MD ha potuto è potrà continuare ad offrire all’attenzione e alla valutazione della magistratura un bagaglio di analisi ed una significativa capacità di stimolo. E’ uno dei nostri compiti ….E’ un punto da cui oggi dobbiamo ripartire!!
Una spinta forte in questa direzione – bisogna dirlo - la magistratura l’ha ricevuta quando ha iniziato a chiedersi perch gli attacchi frontali alla giurisdizione, ai magistrati – quelli che anche in questi ultimi giorni non sono mancati, con la proposta della commissione parlamentare su tangentopoli e l’annuncio di procedimenti disciplinari fatto da ultimo dal Ministro – abbiano trovato tanto spazio ed in parte condivisione nell’opinione pubblica: è evidente, una giustizia che non funziona, che a volte sconcerta per la cattiva prova che da di s è indifendibile.
E’ innegabile il problema è grave e serio!
Il richiamo e l’auspicio di Ferraioli che i magistrati diano dimostrazione di essere veramente garanti dei diritti è per noi centrale!!
Tuttavia le finalità cui tendono gli attacchi alla giurisdizione, il progetto riformatore che la maggioranza di governo propone, sono chiari per tutti: non solo curare gli interessi personali di pochi, ma smantellare ogni forma di controllo indipendente .
Credo che non si possa non vedere che se questo messaggio viene recepito e accolto da una grossa parte dell’opinione pubblica, ciò non è riconducibile (o lo è solo in minima parte) all’insofferenza per una giustizia che non funziona, alla scarsa credibilità di una giustizia che non da risposte adeguate ai bisogni, di una giurisdizione a volte appannata da malvezzi corporativi.
C’è una questione pi ampia e pi preoccupante – che non riguarda, ovviamente, solo la giurisdizione - : è svanito il senso del vivere sociale, è venuta meno l’accettazione delle regole della convivenza democratica, sono stati svuotati valori fondamentali, come quello di uguaglianza.
Il percorso tracciato è quello che va verso l’insofferenza ed il rifiuto delle regole e dei controlli; che va verso una società in cui l’allarme si concentra e si esaurisce nelle questioni “securitarie”; in cui l’illegalità si esaurisce nell’immigrazione clandestina o nella prostituzione.
Si è imboccata una strada pericolosissima in cui questo paese si affanna alla ricerca delle “immunità” e dei “condoni”, in cui il capo del governo sollecita il “lavoro nero”.
Una cultura che purtroppo pervade il paese e in cui larga parte dell’opinione pubblica si riconosce.
E’ quello che, proprio oggi, Michele Serra, senza ipocrisie, dice su “La Repubblica”:
“Certe volte le cose si possono e si devono capire per quello che sono: semplici. Le allegre decisioni del governo Berlusconi sugli abusi edilizi e i reati ambientali in genere altro non sono che un ringraziamento schietto e spontaneo al blocco sociale che ha espresso questa maggioranza, votandola. Milioni di italiani hanno eletto Berlusconi perch antepongono i loro interessi privati a leggi e vincoli che possono ostacolarli. Berlusconi è il loro leader naturale. Il campione indiscusso, l’esempio da seguire e il nume da invocare. La sola idea che un principio giusto (come la difesa dell’ambiente, che è di tutti) possa interferire con gli affaracci propri, viene interpretata da milioni di nostri connazionali come una violenza incomprensibile. Per loro abusivo non è l’abuso, abusiva è la ruspa che cerca di cancellarlo. Poi possiamo anche intavolare discussioni e cercare il pelo nell’uovo, ma la verità, molto ruvida, è esattamente questa: questo governo governa per conto dell’Italia pi disinvolta, meno attenta agli interessi comuni, infastidita dalle leggi. E sa farlo benissimo.”.
Quale spazio, allora, in questa realtà (ruvida) si potrà consentire che resti ed oggettivamente potrà restare ad una giurisdizione autonoma ed indipendente?
Credo sia fondamentale, sia pure senza accedere ad eccessivi pessimismi, tener presente questa realtà, per quanto ruvida, nel lavoro che Magistratura Democratica oggi immagina per il futuro.
Continuiamo, quindi, a denunciare lo scadimento della giustizia, ciò che non va prima di tutto nella magistratura; continuiamo a proporre anche quando non ci ascoltano ciò che va cambiato, a suggerire come va cambiato; continuiamo a misurare il nostro impegno nel confronto con i soggetti che agiscono nella società civile e politica, nel mondo istituzionale.
Ma destiniamo le nostre energie e capacità per offrire un contributo di cultura (non solo giuridica) – insieme a quelle degli altri affianco dei quali ci troviamo – che recuperi i valori e ristabilisca il senso profondo delle regole nel nostro paese.
Mi sento di auspicare che noi di MD possiamo recuperare e ridare spazio al nostro ruolo di testimonianza, esprimendo e palesando le nostre idee, sforzandoci di farlo con un linguaggio che sia comprensibile a tutti ma che non “annacqui” .
Che possiamo contribuire al recupero dei valori elaborando ed esprimendo il nostro pensiero liberamente con una chiara identità, l’identità di MD, che mai come in questo momento va palesata.