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Intervista a Rita Sanlorenzo di Sara Menafra

RITA SANLORENZO Congresso difficile per Md a Modena, tra il caso Englaro, procure che si svuotano e una giustizia sempre più lenta
«Questa legge nega i diritti della persona»
L'Europa accusa l'Italia per la lentezza dei processi. E Magistratura democratica non si tira indietro. Ieri, al dibattito interno piuttosto agitato, alle proteste del segretario di Magistratura indipendente Maurizio Laudi che dal palco ha accusato la giunta dell'Anm di non consultarlo mai, si è sommata la condanna dei ministri europei contro tutto il sistema giustizia italiano.

Rita Sanlorenzo, come segretaria di Md e giudice italiano, cosa pensa delle condanne che arrivano dall'Europa? Sempre le stesse, eppure l'Italia non cambia mai...
La lunghezza dei processi è una fonte costante di imbarazzo per chi fa il giudice in Italia. Soprattutto per chi pensa che nel nostro paese i cittadini non hanno ancora una giustizia sicura in tempi utili. Bisognerebbe cambiare l'organizzazione, ma manca una riforma di sistema che parta dalla rimodulazione delle circoscrizioni o delle notifiche. L'attuale ordinamento giudiziario non risolve i problemi e anzi, per citare solo un tema, sta portando allo svuotamento delle procure. Eppure il ministro Alfano non ha mai spiegato come intende rimediare a questa emergenza.

Nella tradizione di Magistratura democratica c'è una grande apertura alla società. Al congresso invece gli interventi esterni saranno pochi. Non ci sono i sindacati, il Pd farà una comparsata, poche le associazioni. Perché?
In questa fase c'è una difficoltà complessiva di tutti i soggetti collettivi a fare rete. Md continua a tenere le orecchie aperte e infatti nei gruppi di lavoro si è discusso e si sono prodotti documenti che parlano di Europa, lavoro, immigrazione. Saremmo disponibili a mettere le nostre competenze a disposizione del confronto politico che spesso si articola in modo superficiale e disinformato. Ma non sempre troviamo ascolto. E il rischio è che prevalgano le tendenze corporative.

Quando è intervenuto sulla giustizia mentre era al governo, il centrosinistra ha ascoltato le vostre posizioni?
Non su tutto e infatti su alcune delle modifiche al sistema giudiziario che hanno approvato rimaniamo critici, mentre altre erano ottime. Sulla selezione dei magistrati e la formazione professionale, ad esempio, il nostro appoggio è stato massimo. Anni fa fummo noi a dire che un magistrato doveva proseguire costantemente nel proprio percorso di formazione e in quella riforma credo che fosse ottima la parte che introduceva il sistema delle valutazioni periodiche e la rotazione sugli uffici dirigenti, che non possono essere eterni. Invece, non mi convince l'idea che chi cambia funzione debba anche cambiare regione perché finisce, nella pratica, per accentuare l'idea di un magistrato che fa sempre la stessa cosa. E invece cambiare incarico giova alla formazione professionale, perché chi indaga, se è stato giudice, tiene ben a mente la cultura della prova e la fa prevalere su quella del sospetto. E chi giudica riesce a conoscere meglio le difficoltà delle inchieste.

Nella sua relazione ha citato più volte il caso Englaro...
La legge in via di approvazione nega, semplicemente, i diritti della persona. E afferma un'idea in cui vivere e non vivere sono equiparati.

Ha citato anche i processi del G8 di Genova. Ma non crede che durante quelle inchieste una presa di posizione più diretta di Md avrebbe aiutato le indagini e cambiato il clima in cui sono state pronunciate le sentenze Diaz e Bolzaneto?
Siamo sempre rimasti al fianco dei magistrati che hanno tenuto quei processi. Sono state indagini complicate perché si occupavano di quel che facevano gli stessi agenti e funzionari di polizia. C'era un profilo di delicatezza che imponeva di essere presenti senza eccedere, per evitare le accuse di ingerenza.

 


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