MAGISTRATURA DEMOCRATICA
SEZIONE DI CATANZARO
Catanzaro, 20.10.2005.
In tre articoli apparsi su "il Giornale" del 12, 13 e 14 scorsi (consultabili nella rassegna stampa del sito del CSM) è stato sferrato un vero e proprio attacco premeditato ed accortamente preparato agli uffici giudiziari di Catanzaro ed, in particolare, alla locale Procura della Repubblica.
Se le notizie riferite in tali articoli e relative agli esiti della recente ispezione ministeriale presso quegli uffici corrispondono al vero, sono state certamente commesse gravissime violazioni del segreto d'ufficio. Nessuna smentita è provenuta dal Ministero, né alcun preavviso di accertamenti interni. Per contro, molti dettagliati riferimenti ad atti acquisiti nel corso dell'ispezione, addirittura a dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia in procedimenti penali ancora in fase d'indagini preliminari, sembrano confermare un vero e proprio canale informativo diretto fra gli uffici ministeriali e l'estensore degli articoli.
In essi è disegnato un abile mosaico di fatti diversi e privi di conessioni (alcuni fra loro temporalmente distanti anche più di dieci anni e relativi all'attività di diversi uffici giudiziari), di verità intere e mezze verità, di allusioni ed omissioni che è rivelatore di una strategia ben studiata e mossa da motivazioni che, sebbene celate, alla fine traspaiono.
In particolare, si parla di imminenti procedimenti disciplinari ai danni del Procuratore Generale, del Procuratore della repubblica e del Procuratore Aggiunto Spagnuolo. Nella babele di vicende diverse messe insieme dall'articolista non è possibile, grazie anche all'uso di un linguaggio volutamente oscuro ed involuto, individuare con certezza quali siano gli addebiti alla base di tali contestazioni disciplinari. I soli riferimenti chiari sono a provvedimenti tabellari adottati dal procuratore della Repubblica nell'organizzazione dell'ufficio ed a censure mosse dal Procuratore Generale all'operato di un sostituto procuratore. Il che, da un lato, dovrebbe tranquillizzare i diretti interessati, giacché se questi fossero motivi sufficienti a dar vita a responsabilità disciplinare, ben pochi dirigenti di uffici giudiziari potrebbero andarne esenti. Dall'altro, costituisce un'ulteriore conferma della strumentalità della campagna di stampa ordita.
Le motivazioni, però, alla fine sembrano emergere. Infatti, insistito è il riferimento dell'articolista a vicende che nulla avrebbero a che fare con quelle che, confusamente, vengono poste a fondamento delle annunciate iniziative disciplinari e tale insistenza è fortemente rivelatrice, specie se si considera che stiamo parlando di un organo di stampa di proprietà del fratello del Presidente del Consiglio e ripetutamente contraddistintosi (perlomento dalla defenestrazione del suo fondatore) per virulente campagne di attacco ai danni di magistrati sgraditi. Il riferimento, cioè, alle indagini svolte da quegli uffici di Procura in danno di importanti uomini politici di Reggio Calabria, per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e minaccia a corpo giudiziario (quest'ultimo commesso in danno dei magistrati della DDA di quella città) ed alle indagini per reati contro la PA, condotte da altro sostituto di quell'ufficio (peraltro del tutto estraneo ai contrasti che vengono evocati).
La rappresentazione gravemente diffamatoria di una Procura della Repubblica impegnata in delicatissime indagini come "verminaio", in cui tutti i componenti si sarebbero accaniti, per innominabili (ed innominati) motivi, contro un loro ex collega, in un momento di grave difficoltà nell'attività di contrasto al crimine organizzato nella nostra regione (al punto di far parlare alcuni importanti rappresentanti delle istituzioni, di "sospensione della democrazia"), se da un lato richiede grande saldezza di nervi e compostezza di comportamenti da parte di tutti i colleghi, dall'altro, esige una chiara e ferma presa di posizione da parte degli organismi associativi e del nostro organo di autogoverno.
Pertanto, MD catanzarese:
- dichiara di condividere ogni riga del documento sottoscritto il 17.10.2005 da tutti i colleghi attualmente in servizio presso la suddetta Procura ed indirizzato, fra gli altri, anche al CSM, al Ministro di Grazia e Giustizia ed alle Giunte nazionale e distrettuale dell'ANM, con il quale si stigmatizzano le "modalità di diffusione" delle dette notizie giornalistiche, si "manifesta sconcerto", per le patenti violazioni del segreto d'ufficio e si chiede al Ministro ed alla Procura di Milano, competente per territorio, di accertare eventuali responsabilità;
- chiede alla giunta distrettuale di prendere posizione sulla questione, formulando analoga richiesta di immediate iniziative al Ministro della Giustizia per l'individuazione dei complici di questa campagna diffamatoria e sollecitando anche un pronunciamento da parte della giunta nazionale;
- chiede anche alle altre correnti del distretto a volere al più presto esprimersi su tali accadimenti.
Il segretario
Emilio Sirianni