Pubblichiamo gli interventi al Convegno su giudici e obiezione di coscienza a Napoli
Pubblichiamo gli interventi al Convegno su giudici e obiezione di coscienza a Napoli
MAGISTRATURA DEMOCRATICA
SEZIONE DI CATANZARO
Catanzaro 10.10.2005
Il debutto dell'autunno nelle grigie aule dei nostri tribunali è stato salutato dalle tonanti esternazioni della segreteria distrettuale di UNICOST, che reclamavano la testa del neonominato presidente di giunta. Noi di MD non pretendiamo certo che la nostra voce possa avere risonanza paria a quella degli "ultimi liberi pensatori", tuttavia qualche osservazione sulle vicende da costoro evocate non possiamo esimerci dal farla, sia pur sommessamente.
Come oramai noto, MD, sul problema dell'estensione dei benefici della normativa sulle sedi disagiate anche ai c.d. "equiparati" (estensione poi riconosciuta dal CSM), si era espressa per la soluzione negativa, una soluzione fragorosamente non condivisa da alcuni, ma che nessuno può, in buona fede, ritenere contraria a "legalità" o "espropriativa" di diritti. E' sufficiente una lettura anche distratta alle disposizioni della L.133/98, per constatare come il legislatore non si fosse affatto posto il problema di estendere il beneficio della "preferenza assoluta" anche a chi si trovava già in servizio in una sede poi inserita negli elenchi di quelle disagiate. La stessa circolare n.11223/1999 ha regolamentato una diversa situazione e cioè l'applicazione della legge n. 133/98 anche alle "situazioni preesistenti alla normativa introdotta", dettando una disciplina transitoria valevole per chi si trovava in sedi dichiarate disagiate, con l'inserimento negli elenchi pubblicati nel 1998 e nel 1999. Il CSM, pertanto, non era affatto obbligato ad aderire all'interpretazione estensiva della norma proposta da taluni consiglieri, almeno a voler ragionare in stretti termini di legalità e non in base alle "promesse fatte" da qualcuno ed evocate nei documenti della segreteria UNICOST del 20 e del 22 settembre scorso.
Sulla sussistenza di un'identità di ratio alla base della scelta interpretativa poi adottata dal CSM non abbiamo difficoltà a dirci d'accordo, posto che non si può non ritenere identica a quella di chi "sceglie" la sede disagiata al momento dell'assegnazione di nuova o prima sede, la situazione di chi "sceglie" di permanervi per l'identico termine quinquennale. Ma la sola identità di ratio, proprio perché di "qualche capacità di leggere una norma" siamo tutti muniti, è un pò poco per giustificare un'interpretazione estensiva di quella portata. L'inevitabile futuro contenzioso ci dirà qualcosa sulla fondatezza delle opinioni di noi "pensatori coatti".
Resta, però, da comprendere che cosa UNICOST intenda fare della propria richiesta di dimissioni del presidente Prestinenzi, posto che tutti e tre i propri rappresentanti, nella riunione di giunta del 29.9.2005, hanno ritenuto di dover "contestare" gli addebiti mossi nei documenti della segreteria di corrente. Documenti, peraltro, attribuiti, nella dichiarazione a verbale, al solo collega Coppola.
Per parte nostra non riteniamo affatto che la mancanza di una immediata (ed evidentemente) auspicata adesione della giunta distrettuale ad una delle possibili interpretazioni di una norma di legge, sulla cui applicazione non ha, peraltro, alcuna diretta competenza, possa esserle addebitato come comportamento "silente".
Ci limitiamo a rilevare come la Giunta distrettuale, sotto la nuova presidenza, stia sollecitamente dando corso al programma deliberato dall'assemblea durante l'ultima riunione a Catanzaro. Come già sia stata tenuta una riunione decentrata a Crotone, sulla tematica tabellare ed alla presenza di un rappresentante del Consiglio giudiziario, che tutti descrivono come caratterizzata da un'attiva partecipazione dei magistrati del circondario. Come, a tambur battente, ne sia stata convocata un'altra per la fine di questo mese presso il Tribunale di Cosenza. Come si sia avviato il lavoro finalizzato all'istituzione degli osservatori della giustizia civile.
Ci sembra già molto, rispetto agli immobilismi degli anni passati e siamo convinti che su questo terreno si debba valutare l'operato degli organismi associativi, non su quello, strumentale, delle "promesse fatte" da qualcuno.
Un ultima chiosa: nei documenti citati si fa riferimento agli "assi costanti" che si formerebbero in Consiglio Superiore, ma singolarmente si amputa l'asse MI-POLO proprio della componente UNICOST. Poichè siamo stati proprio noi di MD, e da tempo, a sollevare la questione dell'imbarazzante continuità con la quale i rappresentanti di MI ed UNICOST votano insieme ai rappresentanti della CDL, in particolare nelle delibere su nomine ad uffici dirigenziali, ci dichiariamo immediatamente disponibili a qualsiasi pubblico confronto sul tema. Si potrebbe cominciare dalla nomina del nuovo PNA, che ha visto il dr.Grasso prevalere sul dr.Caselli, sulla base degli stessi titoli dai due posseduti quando, anni fa, venne invece preferito Caselli nella nomina a Procuratore di Palermo. Anzi, con l'aggiunta per quest'ultimo di un'esperienza come Procuratore Generale, che il primo non ha.
Emilio Sirianni - Segretario M.D. Catanzaro.
MAGISTRATURA DEMOCRATICA
SEZIONE DI CATANZARO
Catanzaro, 20.10.2005.
In tre articoli apparsi su "il Giornale" del 12, 13 e 14 scorsi (consultabili nella rassegna stampa del sito del CSM) è stato sferrato un vero e proprio attacco premeditato ed accortamente preparato agli uffici giudiziari di Catanzaro ed, in particolare, alla locale Procura della Repubblica.
Se le notizie riferite in tali articoli e relative agli esiti della recente ispezione ministeriale presso quegli uffici corrispondono al vero, sono state certamente commesse gravissime violazioni del segreto d'ufficio. Nessuna smentita è provenuta dal Ministero, né alcun preavviso di accertamenti interni. Per contro, molti dettagliati riferimenti ad atti acquisiti nel corso dell'ispezione, addirittura a dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia in procedimenti penali ancora in fase d'indagini preliminari, sembrano confermare un vero e proprio canale informativo diretto fra gli uffici ministeriali e l'estensore degli articoli.
In essi è disegnato un abile mosaico di fatti diversi e privi di conessioni (alcuni fra loro temporalmente distanti anche più di dieci anni e relativi all'attività di diversi uffici giudiziari), di verità intere e mezze verità, di allusioni ed omissioni che è rivelatore di una strategia ben studiata e mossa da motivazioni che, sebbene celate, alla fine traspaiono.
In particolare, si parla di imminenti procedimenti disciplinari ai danni del Procuratore Generale, del Procuratore della repubblica e del Procuratore Aggiunto Spagnuolo. Nella babele di vicende diverse messe insieme dall'articolista non è possibile, grazie anche all'uso di un linguaggio volutamente oscuro ed involuto, individuare con certezza quali siano gli addebiti alla base di tali contestazioni disciplinari. I soli riferimenti chiari sono a provvedimenti tabellari adottati dal procuratore della Repubblica nell'organizzazione dell'ufficio ed a censure mosse dal Procuratore Generale all'operato di un sostituto procuratore. Il che, da un lato, dovrebbe tranquillizzare i diretti interessati, giacché se questi fossero motivi sufficienti a dar vita a responsabilità disciplinare, ben pochi dirigenti di uffici giudiziari potrebbero andarne esenti. Dall'altro, costituisce un'ulteriore conferma della strumentalità della campagna di stampa ordita.
Le motivazioni, però, alla fine sembrano emergere. Infatti, insistito è il riferimento dell'articolista a vicende che nulla avrebbero a che fare con quelle che, confusamente, vengono poste a fondamento delle annunciate iniziative disciplinari e tale insistenza è fortemente rivelatrice, specie se si considera che stiamo parlando di un organo di stampa di proprietà del fratello del Presidente del Consiglio e ripetutamente contraddistintosi (perlomento dalla defenestrazione del suo fondatore) per virulente campagne di attacco ai danni di magistrati sgraditi. Il riferimento, cioè, alle indagini svolte da quegli uffici di Procura in danno di importanti uomini politici di Reggio Calabria, per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e minaccia a corpo giudiziario (quest'ultimo commesso in danno dei magistrati della DDA di quella città) ed alle indagini per reati contro la PA, condotte da altro sostituto di quell'ufficio (peraltro del tutto estraneo ai contrasti che vengono evocati).
La rappresentazione gravemente diffamatoria di una Procura della Repubblica impegnata in delicatissime indagini come "verminaio", in cui tutti i componenti si sarebbero accaniti, per innominabili (ed innominati) motivi, contro un loro ex collega, in un momento di grave difficoltà nell'attività di contrasto al crimine organizzato nella nostra regione (al punto di far parlare alcuni importanti rappresentanti delle istituzioni, di "sospensione della democrazia"), se da un lato richiede grande saldezza di nervi e compostezza di comportamenti da parte di tutti i colleghi, dall'altro, esige una chiara e ferma presa di posizione da parte degli organismi associativi e del nostro organo di autogoverno.
Pertanto, MD catanzarese:
Il segretario
Emilio Sirianni