Pubblicato su Magistratura Democratica (http://old.magistraturademocratica.it/platform)

Intervento di

In
quest’ultima settimana ho partecipato a tre iniziative
particolarmente stimolanti : il seminario sul multiculturalismo, il
convegno di Bari sulle prassi processuali, la presentazione del
protocollo fiorentino sulle udienze civili. Iniziative, che ci danno
il senso di un’esperienza collettiva in movimento e ci fanno
sentire più vicini alla meta delle riforme possibili, che
nascono dall’impegno e dalla partecipazione e danno senso della
costruzione di un progetto comune e positivo. Esaltano la funzione
più caratteristica della giurisdizione civile in questi nostri
tempi : essere garante delle diversità mettendo a fuoco le
regole che assicurano la convivenza.

Queste
sensazioni impediscono la rassegnazione e al tempo stesso ci fanno
consapevoli ed avvertiti sui limiti : con l’esigenza di
ascoltarci tra operatori del processo.

Nei
nostri lavori, il termine ufficio per il processo implica un
passaggio ad un processo con un ufficio, mentre il “dipartimento”
di ZAN rimanda al concetto di risultato. Inoltre abbiamo affermato
che la questione centrale non è il processo, cioè il
rito, ma l’organizzazione della giustizia civile : e quindi la
nostra costruzione sull’ufficio del processo è
paragonabile ad un anello all’interno di cerchi concentrici che
rimandano a molte altre cose : gli interventi nel dibattito odierno
ci dicono che non si può rinunciare ad una seria revisione
delle circoscrizioni giudiziarie, né alle completamento degli
organici di magistratura e amministrativi, né a risorse
informatiche .

Nel
nostro codice etico il giudice è responsabile del lavoro
giudiziario, ma noi oggi diciamo qualcosa di più : il suo
impegno va calato in un progetto organizzativo dell’ufficio che
non può essere più il parto di un dirigente ma deve
nascere dal confronto di tutti i segmenti interessati alla
giurisdizione, in primo luogo amministrativi e avvocatura. Come si
può arrivare ad un progetto condiviso? Ci vogliono prima di
tutto degli strumenti di conoscenza della realtà (da qui,
l’idea della commissione mista) seguito a ruota da un efficace
monitoraggio delle attività. L’UPP sta già nelle
più recenti indicazioni consiliari, occorre costruire ciò
che manca nella direzione di un giudice garante delle regole e dei
diritti, cominciando ad attingere alle risorse che esistono.

Sulla
questione della doppia dirigenza, siamo già reduci da un
seminario che ha dato indicazioni importanti confermandoci la
necessità che il capo dell’ufficio vada affiancato dal
dirigente amministrativo.

Certamente
è sul tema del della magistratura che si notano le posizioni
più diversificate, e qui la riflessione deve partire dall’art.
106 della costituzione e quindi dal modello a cui pensava il
costituente : il quale affidava alla magistratura onoraria non una
funzione di ruota di scorta, ma di arricchimento della giurisdizione.
Questo concezione “costituzionalmente orientata” della
magistratura onoraria ci deve guidare anche nelle scelte di oggi : se
da un lato non possiamo negare che alla magistratura si richiede un
elevato tasso di tecnicismo, dall’altro ci sono però
margini per recuperare aspetti di prossimità (vedi quanto sta
accadendo per il settore penale). Il recupero del GOT non si può
legare a contingenze, e bene ha fatto il CSM a dare nuovi e più
chiari limiti per l’impiego; inoltre ne esaltata la dimensione
conciliativa. La proposta di farne una forma di completamento del
percorso formativo verso le professioni forensi non è da
demonizzare e va presa in seria considerazione.

Il
lavoro del nostro gruppo dimostrano che processo e organizzazione
sono termini che si legano stabilmente tra loro e da questi nostri
dibattiti, estesi ad altri operatori della giustizia, vanno insieme
sta nascendo etica professioni che mette insieme tutti i protagonisti
del processo.

Ciascuno
deve fare la sua parte ed in questo contesto è il circuito
dell'autogoverno, ed il Consiglio Superiore in primo luogo, che deve
produrre le verifiche ispettive del progetto condiviso e delle regole
tabellari.

Anche
il nostro associazionismo deve assumere un atteggiamento propositivo
e di stimolo e per questo è importante che i nostri lavori
siano riversati in casa ANM, come catalizzatore per nuove esperienze
sulla traccia di quanto abbiamo già fatto spostando il terreno
di riflessione sulle prassi, i protocolli, il dato organizzativo
degli uffici.

Seminario di Bologna "Ufficio per il processo" - giugno 2004


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