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La "buona" politica e l'ordinamento giudiziario

Sommario

Leggi e istituzioni

Appunti sul futuro della giustizia del lavoro, di Rita Sanlorenzo
Imputabilità e sanzione penale tra Corte costituzionale e progetti
normativi di Franco Maisto
Giustizia civile, proposte di riforma e protocolli per la gestione delle
Udienze di Giulio Cataldi
Gli avvocati, la sinistra, la società (frugando, 20 anni dopo, negli
scritti di Marco Ramat), di Gianni Macchioni

Obiettivo 1. Interesse dei figli e affidamento condiviso
La nuova disciplina dell'affidamento: una legge improvvisata e
approssimativa, di Paolo Martinelli e Francesco Mazza Galanti
Figli e genitori tra ideologia e realtà, di Elisa Ceccarelli
Affidamento condiviso e tutela dei figli: i dubbi di una psicologa, di
Giuseppina Mostardi

Obiettivo 2. Il processo di costituzionalizzazione dell'Europa e i
giudici
Il dibattito costituzionale europeo e la giurisdizione (note a margine di
un convegno di Magistratura democratica), di Giacinto Bisogni,
Giuseppe Bronzini e Valeria Piccone
Giudici nazionali e Carta di Nizza: disapplicazione o interpretazione
conforme?, di Alfonso Celotto
Il modello sociale della Carta di Nizza, di Renato Greco
La Carta e le corti, di Elena Paciotti

Prassi e orientamenti
Líeffettività negata del diritto allíasilo e del diritto al rifugio politico,
di Daniela Consoli e Gianfranco Schiamone
La tutela dei diritti dei lavoratori immigrati (Una ricerca empirica e
qualche spunto di riflessione), di Gaetano Campo

Osservatorio internazionale
Una magistratura indipendente, di Igor Judge
Giurisprudenza e documenti

1. Programma dell'Unione in tema di giustizia (La giustizia per icittadini)
2.Oltre la frontiera: le barriere al riconoscimento del diritto d'asilo in
Italia (Sintesi del rapporto di Medici Senza FrontiereMissione
Italia)
3. Dilatazione abnorme degli effetti della recidiva e principio di
ragionevolezza( Carlo Renoldi )
Trib. Ravenna, ordinanza 12 gennaio 2006, est. P. Messini
DíAgostini, H. B.
4.Una sana e robusta Costituzione ( l.p.)
I. Le ragioni di un no.
II. Salviamo la Costituzione

Editoriale

La vittoria, sia pure di stretta misura, della coalizione di centro sinistra nelle recenti elezioni politiche e la formazione del nuovo governo aprono una fase nuova. ? lecito augurarsi un significativo mutamento di rotta nella politica economica e sociale e un diverso atteggiamento in politica estera. Ma che cosa accadr? nel mondo del diritto e della giurisdizione, che negli anni della destra al governo ha cono-sciuto fortissime tensioni ed ha subito l'impatto di leggi che hanno usurpato il nome di ?riforme?? Verranno lasciati in vita - in ossequio all'astratto principio che ?non si pu? demolire tutto? - i provvedimenti legislativi su misura, il diritto penale diseguale, gli assetti caotici del processo civile e penale e un ordinamento della magistratura dichiara-tamente voluto per ?sorvegliare e punire? i magistrati? O ? possibile sperare che maturi e si affermi una nuova politica della giustizia capace, a seconda dei casi e delle necessit?, di rammendare, di riannodare i fili oppure, più radicalmente, di disfare per ritessere da capo la trama lacerata dell'ordinamento?
Di fronte alle difficolt? e alle incertezze della situazione politica si propagano pessimismo e scetticismo, alimentati in parti uguali da considerazioni istituzionali di fondo e da valutazioni contingenti. Non sa-remo certo noi a negare che questi stati d'animo abbiano un loro oggettivo fondamento. Ed anzi, di fronte agli scettici dell'ultima ora, rivendichiamo una sorta di primogenitura. Esattamente quindici anni fa, interrogandoci sui possibili riflessi del sistema maggioritario sulla giu-risdizione, scrivevamo sulle pagine di questa rivista: ?? un fatto che, in una democrazia maggioritaria, il partito o lo schieramento politico che vince le elezioni dopo essere stato lungamente all'opposizione vede aprirsi dinanzi a s? un altrettanto lungo periodo di governo nel corso del quale eserciter? un rilevante potere e dovr? porre in essere ogni sforzo per ottenere la riconferma degli elettori. Di qui una spiccata propensione ad avere, nell'arco di tempo del mandato, una piena pa-dronanza di tutte le leve del comando politico e istituzionale e l'avversione all'idea di rendere troppo autonoma la magistratura investita del controllo di legalit? sull'operato dei pubblici poteri. Ci? implica che il pendolo dell?alternanza non funziona in questo campo come fattore di riequilibrio ma, al contrario, pu? sortire l'effetto di appiattire sulle stesse politiche giudiziarie e sulle stesse prassi anche partiti profon-damente diversi?. Eppure, di per s? solo, lo scetticismo finisce con l'essere una caricatura dell'intelligenza politica perch? si rappresenta il mondo senza tener conto delle volont? e degli sforzi appassionati degli uomini, della loro capacit? di elaborare idee nuove e di tradurle in realizzazioni concrete. Se, per anni, le nostre intelligenze sono state im-pegnate nel criticare leggi improvvide e deliberate inefficienze organizzative, oggi si aprono spazi diversi e più ampi di iniziativa: il confronto sui temi concreti, la proposta costruttiva, l'offerta di disponibilit? dei magistrati a mettersi in gioco e a sporcarsi le mani col grasso dei motori per rimettere in moto la macchina della giustizia.
Un banco di prova importante della nuova temperie politica e istituzionale ? quello dell'ordinamento giudiziario. Nel corso del lungo dibattito critico che ha accompagnato l'iter della legge n. 150 del 2005 e il varo dei decreti delegati sono maturate, pressoch? su tutti i temi ordinamentali, idee e proposte alternative. ? perci? possibile riscrivere in tempi brevi un corpo di norme che disciplini, in termini moderni, le valutazioni di professionalit? e la carriera dei magistrati, il codice e il processo disciplinare, l'assetto delle procure, l'organizzazione e le finalit? della scuola della magistratura, l'elezione, la composizione e le funzioni dei consigli giudiziari. Ma per far questo occorre garantirsi uno spazio di tempo libero dai conflitti che la nuove norme non mancheranno di suscitare e impedire che i decreti delegati sulle procure, sulla giustizia disciplinare sui concorsi entrino in funzione a pieno regime, producendo guasti gravi e irreversibili. Se questa prospettiva di razionale intervento sulle questioni dell'ordinamento fallisse, le conse-guenze negative non ricadrebbero solo sui magistrati ma, soprattutto, sui cittadini che gi? hanno molte ragioni di dolersi delle lentezze e delle inefficienze della giustizia italiana. Non ? infatti difficile prevedere che il magistrato intimidito e rimpicciolito che la riforma Castelli prefigura sar? inevitabilmente un magistrato più guardingo, più burocratico, e perci? più lento, meno produttivo e meno efficiente. E una magistratura ripiegata su se stessa, tutta intenta ad assorbire e parare i colpi di una disciplina fortemente penalizzante e punitiva, non servi-rebbe certo al paese e al rilancio della sua crescita e del suo dinami-smo produttivo. ? auspicabile che la buona politica ? di cui la giustizia ha uno straordinario bisogno - lo comprenda rapidamente e sappia correre ai ripari.


Indirizzo:
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