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Editoriale

Sommario

Leggi e istituzioni La crisi della giustizia civile e rimedi possibili nella prospettiva comparata di Sergio Chiarloni La resistibile inefficienza della giustizia civile (Riflessioni su uníesperienza) di Paolo Vercellone Conciliazione, arbitrato e spese processuali (Note a margine del progetto Folena) di Giuliano Scarselli

Mafia e appalti. La rilevanza penale delle condotte del politico e dellíimprenditore di Piergiorgio Morosini

Obiettivo:
a dieci anni dal nuovo processo penale (Spunti per un intervento correttivo) Realtà e prospettive del giudizio abbrevato di Giovanni Canzio Impugnazioni e processo penale. Le modifiche possibili di Aniello Nappi Irrazionalità ed insufficienza delle attuali risposte dellíesecuzione penale alla illegalità di Vincenza Maccora

Giudici e società
Le denunce nei confronti di magistrati tra strumentalità e sottovalutazione (Riflessioni a margine di una ricerca) di Giovanna Ichino Addio mia cara, vecchia creatura di Giuseppe Fusco

Osservatorio internazionale
Cronache dall'Europa di Edmondo Bruti Liberati Il Pubblico Ministero in Portogallo di Eduardo Maria Costa Il genocidio a Timor Est e le responsabilità dell'ONU di Ignazio Patrone

Giurisprudenza e documenti 1 Diritto di asilo e giurisdizione. La vicenda esemplare di Abdullah Ocalan (commenti di Giovanni Palombarini e Antonio Lamorgese) (Tribunale Roma, 2^ sez. civile,1° ottobre 1999est. De FioreOcalan c. Presidenza del Consiglio dei ministri) 2 La controversa abrogazione dell'oltraggio (ovvero, fiat ius et pereat mundus) (commento di Vincenzo Albano) (Corte appello Genova, sez. fer., 13 agosto 1999pres. Giacoboneimp. E.L. 3Il giudice ordinario e líimpiego pubblico contrattualizzato. Prime risposte dalla giurisprudenza (di Fabrizio Amato e Bruno Varriale) Tribunale Padova, 18 febbraio 1999pres. Sacchettoest. GiacomelliComune di Arquà Petrarca c. Mantovani) Pretura Firenze, 25 marzo 1999est. DragoTesoro c: Provveditorato agli studi di Firenze e Istituto G. da Verrazzano di Greve in Chianti

Editoriale

Non è, per il settore giustizia, stagione di riforme
(almeno se con tale termine si intende un progetto di trasformazione coerente
e di ampio respiro), ma certo è stagione di cambiamenti: compromissori
e intermittenti, a volte necessari, spesso improvvisati e problematici, non
raramente relativi a settori di grande rilievo. Su tutti, mentre prosegue la
lunga marcia verso la piena attuazione del giudice unico, spicca la modifica
dell'art. 111 della Costituzione, con l'esplicito inserimento nella carta fondamentale
del principio del "giusto processo". Su tale modifica, sui suoi pregi
e le sue ombre (tecniche, non politiche) molto - pressoché tutto
- si è ormai detto, anche su questa Rivista. Ora, approvato il
nuovo testo, si apre - per il legislatore, ma altresi per gli studiosi
- una fase di riflessione e di elaborazione per dare a tale principio, ed a
quello connesso della "ragionevole durata del processo", piena e razionale
attuazione. I segnali politici non sono incoraggianti: basti pensare al ritardo
nella approvazione dei necessari adeguamenti della legislazione ordinaria,
incomprensibilmente lasciati ad un futuro indeterminato o allo strumento improvvisato
ed insicuro del decreto legge. Ma questo è il terreno su cui misurarsi,
cogliendo, anzi, l'occasione per un più ampio intervento di razionalizzazione
dell'intero sistema processuale, sia penale che civile. A ciò Questione
giustizia
continua a dare il proprio contributo: anche in questo fascicolo,
con gli scritti di G. Canzio, A. Nappi e V. Maccora (costituenti un apposito
"obiettivo" sul processo penale) e quelli di S. Chiarloni e P. Vercellone
(dedicati alla giustizia civile); ed altresi con una riflessione più
ampia. Sullo sfondo del riassetto del processo penale sta, infatti, la questione
dello status dei magistrati, da anni al centro di tensioni e polemiche
e prossimo ad una decisiva scadenza referendaria (che spazia dal sistema elettorale
per il Consiglio superiore sino alla separazione delle carriere di giudici e
pubblici ministeri ed alla responsabilità dei magistrati). Al riguardo
l'argomento comparatistico teso a dimostrare l'"intollerabile anomalia"
del caso italiano è quasi un leitmotiv, ripetitivo ma talora stonato.
Meglio provare ad approfondire, come fa E. Maia Costa in una interessante analisi
dell'evoluzione del pubblico ministero in Portogallo...

* * * * *

Nell'aprire questa nuova serie di Questione giustizia
esplicitammo l'ambizione di essere sempre più rivista di e per
giuristi e non di soli magistrati: non per presunzione, ma per la consapevolezza
del carattere unitario dei problemi che investono il diritto e la giustizia.
Questo impegno si è sviluppato nei mesi scorsi soprattutto con l'apertura
alle grandi questioni poste dal diritto internazionale: la guerra, la tutela
dei diritti umani, i poteri di ingerenza della comunità internazionale,
i nuovi organi di controllo giudiziario sovranazionale (questioni a cui è
dedicata la riflessione di I. Patrone su presente e futuro dell'Onu alla luce
della tragedia di Timor Est). Con questo fascicolo apriamo un nuovo filone di
analisi dedicato alla "questione avvocati", tema di particolare delicatezza
e importanza anche per la diaspora intervenuta nell'ultimo decennio tra i giuristi
con conseguente frammentazione in corporazioni distinte e spesso contrapposte.
Ai problemi dell'avvocatura (trasformazione del ruolo degli avvocati e loro
rapporto con la società, crescita quantitativa della categoria e qualificazione
professionale, associativismo forense e rapporti con la politica, etc.) è
infatti dedicato un apposito forum, a cui hanno partecipato gli avvocati
F. Berti Arnoaldi Veli, A. Leonardi, A. Mittone, L. Pasini, che vuole essere
l'inizio di un dibattito continuativo. Non nascondiamo la nostra posizione:
è auspicabile che le opzioni ideali riprendano il loro posto, a fianco
delle appartenenze professionali, nel determinare aggregazioni e divisioni e
nel favorire l'emergere di nuove (o il consolidarsi di vecchie) soggettività
politiche
tra i giuristi. Ma proprio su questo cerchiamo il confronto.

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La tirannia dello spazio impone una sospensione, in questo
fascicolo, delle rubriche, in particolare "magistratura e dintorni"
e "osservatorio dal Csm", che rappresentano da tempo il principale
strumento di intervento della Rivista sulle questioni di attualità.
Ma non viene meno per questo l'attenzione ai temi di più acuto dibattito
e scontro politico. L'assoluzione in primo grado del sen. Andreotti dal reato
di concorso in associazione mafiosa - lo abbiamo scritto nell'editoriale del
numero scorso - lungi dall'affievolire la tensione e la riflessione sulla "questione
mafia" deve essere uno stimolo ad una attenzione rinnovata: è in
questa prospettiva che si colloca lo scritto di P. Morosini su mafia e appalti
(e sulla rilevanza penale delle condotte di imprenditori e politici al riguardo).

(l.p.)


Indirizzo:
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