Proposta di Ignazio Juan Patrone sul PM Europeo - Allegati


ALLEGATO 1
TRATTATO UE
TITOLO VI
DISPOSIZIONI SULLA COOPERAZIONE DI POLIZIA E GIUDIZIARIA IN MATERIA
PENALE
Articolo 29 (ex articolo K.1)
Fatte salve le competenze della Comunità europea, l'obiettivo che l'Unione si prefigge è fornire ai cittadini un livello elevato di sicurezza in uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, sviluppando tra gli Stati membri un'azione in comune nel settore della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale e prevenendo e reprimendo il razzismo e la xenofobia.
Tale obiettivo è perseguito prevenendo e reprimendo la criminalità, organizzata o di altro tipo, in particolare il terrorismo, la tratta degli esseri umani ed i reati contro i minori, il traffico illecito di droga e di armi, la corruzione e la frode, mediante:
- una più stretta cooperazione fra le forze di polizia, le autorità doganali e le altre autorità competenti degli Stati membri, sia direttamente che tramite l'Ufficio europeo di polizia (Europol), a norma degli articoli 30 e 32
- una più stretta cooperazione tra le autorità giudiziarie e altre autorità competenti degli Stati membri, a norma degli articoli 31, lettere a) Ü d), e 32;
- il ravvicinamento, ove necessario, delle normative degli Stati membri in materia penale, a norma dell'articolo 31, lettera e).

Articolo 30 (ex articolo K.2)
1. L'azione comune nel settore della cooperazione di polizia comprende:
a) la cooperazione operativa tra le autorità competenti degli Stati membri, compresi la polizia, le dogane e altri servizi specializzati incaricati dell'applicazione della legge, in relazione alla prevenzione e all'individuazione dei reati e alle relative indagini;
b) la raccolta, l'archiviazione, il trattamento, l'analisi e lo scambio, in particolare attraverso Europol, delle pertinenti informazioni, comprese quelle in possesso dei servizi incaricati dell'applicazione della legge riguardo a segnalazioni di transazioni finanziarie sospette, nel rispetto delle pertinenti disposizioni sulla protezione dei dati personali;
c) la cooperazione e le iniziative comuni in settori quali la formazione, lo scambio di ufficiali di collegamento, il comando di funzionari, l'uso di attrezzature, la ricerca in campo criminologico;
d) la valutazione in comune di particolari tecniche investigative ai fini dell'individuazione di forme gravi di criminalità organizzata.
2. Il Consiglio promuove la cooperazione tramite Europol e, in particolare, entro cinque anni dall'entrata in vigore del trattato di Amsterdam:
a) mette Europol in condizione di agevolare e sostenere la preparazione, nonchè di promuovere il coordinamento e l'effettuazione di specifiche operazioni investigative da parte delle autorità competenti degli Stati membri, comprese azioni operative di unità miste cui partecipano rappresentanti di Europol con funzioni di supporto;
b) adotta misure che consentono a Europol di richiedere alle autorità competenti degli Stati membri di svolgere e coordinare le loro indagini su casi specifici e di sviluppare competenze specifiche che possono essere messe a disposizione degli Stati membri per assisterli nelle indagini relative a casi di criminalità organizzata;
c) promuove accordi di collegamento tra organi inquirenti sia di magistratura che di polizia che si specializzano nella lotta contro la criminalità organizzata in stretta cooperazione con Europol;
d) istituisce una rete di ricerca, documentazione e statistica sulla criminalità transnazionale.

.Articolo 31 (ex articolo K.3)
L'azione comune nel settore della cooperazione giudiziaria in materia penale comprende:
a) la facilitazione e l'accelerazione della cooperazione tra i ministeri competenti e le autorità giudiziarie o autorità omologhe degli Stati membri in relazione ai procedimenti e all'esecuzione delle decisioni;
b) la facilitazione dell'estradizione fra Stati membri;
c) la garanzia della compatibilità delle normative applicabili negli Stati membri, nella misura necessaria per migliorare la suddetta cooperazione;
d) la prevenzione dei conflitti di giurisdizione tra Stati membri;
e) la progressiva adozione di misure per la fissazione di norme minime relative agli elementi costitutivi dei reati e alle sanzioni, per quanto riguarda la criminalità organizzata, il terrorismo e il traffico illecito di stupefacenti.


Articolo 32 (ex articolo K.4)
Il Consiglio stabilisce le condizioni e i limiti entro i quali le autorità competenti di cui agli articoli 30 e 31 possono operare nel territorio di un altro Stato membro in collegamento e d'intesa con le autorità di quest'ultimo.

Articolo 33 (ex articolo K.5)
Il presente titolo non osta all'esercizio delle responsabilità incombenti agli Stati membri per il mantenimento dell'ordine pubblico e la salvaguardia della sicurezza interna.

Articolo 34 (ex articolo K.6)
1. Nei settori di cui al presente titolo, gli Stati membri si informano e si consultano reciprocamente, in seno al Consiglio, per coordinare la loro azione; essi instaurano a tal fine una collaborazione tra i servizi competenti delle loro amministrazioni.
2. Il Consiglio adotta misure e promuove, nella forma e secondo le procedure appropriate di cui al presente titolo, la cooperazione finalizzata al conseguimento degli obiettivi dell'Unione. A questo scopo, deliberando all'unanimità, su iniziativa di uno Stato membro o della Commissione, il Consiglio può:
a) adottare posizioni comuni che definiscono l'orientamento dell'Unione in merito a una questione specifica;
b) adottare decisioni quadro per il ravvicinamento delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri. Le decisioni quadro sono vincolanti per gli Stati membri quanto al risultato da ottenere, salva restando la competenza delle autorità nazionali in merito alla forma e ai mezzi. Esse non hanno efficacia diretta;
c) adottare decisioni aventi qualsiasi altro scopo coerente con gli obiettivi del presente titolo, escluso qualsiasi ravvicinamento delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri. Queste decisioni sono vincolanti e non hanno efficacia diretta. Il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata, adotta le misure necessarie per l'attuazione di tali decisioni a livello dell'Unione;
d) stabilire convenzioni di cui raccomanda l'adozione agli Stati membri secondo le rispettive norme costituzionali. Gli Stati membri avviano le procedure applicabili entro un termine stabilito dal Consiglio.
Salvo disposizioni contrarie da esse previste, le convenzioni, una volta adottate da almeno la metà degli Stati membri, entrano in vigore per detti Stati membri. Le relative misure di applicazione sono adottate in seno al Consiglio a maggioranza dei due terzi delle Parti contraenti.
3. Qualora le deliberazioni del Consiglio richiedano la maggioranza qualificata, ai voti dei membri è attribuita la ponderazione prevista all'articolo 205, paragrafo 2 del trattato che istituisce la Comunità europea e le deliberazioni sono valide se hanno ottenuto almeno 62 voti favorevoli, espressi da almeno 10 membri.
4. Per le questioni procedurali il Consiglio delibera a maggioranza dei suoi membri.

ALLEGATO 2

CONFERENZA DEI RAPPRESENTANTI DEI GOVERNI
DEGLI STATI MEMBRI Bruxelles, 22 dicembre 2000 (04.01.01)

TRATTATO DI NIZZA
Testo provvisorio approvato dalla
Conferenza intergovernativa
sulle riforme istituzionali 1

1 Il presente testo, elaborato sotto la responsabilità della Presidenza, contiene le correzioni
materiali del progetto di trattato, esaminate nelle riunioni dei Rappresentanti Permanenti del
20 e 21 dicembre 2000. Esso è attualmente oggetto di una messa a punto giuridico-linguistica
secondo le procedure consuete.

LOTTA CONTRO LA CRIMINALITÀ - RUOLO DI EUROJUST

ARTICOLO 29 TUE
Fatte salve le competenze della Comunità europea, l'obiettivo che l'Unione si prefigge è fornire ai
cittadini un livello elevato di sicurezza in uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, sviluppando tra
gli Stati membri un'azione comune nel settore della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia
penale e prevenendo e reprimendo il razzismo e la xenofobia.
Tale obiettivo è perseguito prevenendo e reprimendo la criminalità, organizzata o di altro tipo, in
particolare il terrorismo, la tratta degli esseri umani ed i reati contro i minori, il traffico illecito di
droga e di armi, la corruzione e la frode mediante:
????una più stretta cooperazione fra le forze di polizia, le autorità doganali e le altre autorità
competenti degli Stati membri, sia direttamente che tramite l'Ufficio europeo di polizia
(Europol), a norma degli articoli 30 e 32;
????una più stretta cooperazione tra le autorità giudiziarie e altre autorità competenti degli Stati
membri, anche tramite l'Unità europea di cooperazione giudiziaria (Eurojust), a norma
degli articoli 31 e 32;
????il ravvicinamento, ove necessario, delle normative degli Stati membri in materia penale, a
norma dell'articolo 31, lettera e).


LOTTA CONTRO LA CRIMINALITÀ - RUOLO DI EUROJUST

ARTICOLO 31 TUE
1. L'azione comune nel settore della cooperazione giudiziaria in materia penale comprende:
a) la facilitazione e l'accelerazione della cooperazione tra i ministeri competenti e le autorità
giudiziarie o autorità omologhe degli Stati membri, ove opportuno anche tramite
l'Eurojust, in relazione ai procedimenti e all'esecuzione delle decisioni;
b) la facilitazione dell'estradizione fra Stati membri;
c) la garanzia della compatibilità delle normative applicabili negli Stati membri, nella misura
necessaria per migliorare la suddetta cooperazione;
d) la prevenzione dei conflitti di giurisdizione tra Stati membri;
e) la progressiva adozione di misure per la fissazione di norme minime relative agli elementi
costitutivi dei reati e alle sanzioni, per quanto riguarda la criminalità organizzata, il terrorismo
e il traffico illecito di stupefacenti.
2. Il Consiglio incoraggia la cooperazione tramite l'Eurojust:
a) mettendo l'Eurojust in condizione di agevolare il buon coordinamento tra le autorità
nazionali degli Stati membri responsabili dell'azione penale;
b) facendo sì che l'Eurojust possa prestare assistenza nelle indagini riguardanti i casi di
criminalità transfrontaliera grave, in particolare se organizzata, tenendo segnatamente
conto delle analisi dell'Europol;
c) favorendo una stretta cooperazione fra l'Eurojust e la rete giudiziaria europea, in
particolare allo scopo di facilitare l'esecuzione delle rogatorie e delle domande di
estradizione.

Dichiarazione da iscrivere nell'atto finale della Conferenza
relativa all'articolo 31, paragrafo 2, del TUE
La Conferenza rammenta che
?la decisione di istituire un'unità composta di pubblici ministeri, magistrati (o funzionari
di polizia di pari competenza) distaccati da ogni Stato membro (Eurojust) con il compito
di agevolare il buon coordinamento tra le autorità nazionali responsabili dell'azione
penale e di prestare assistenza nelle indagini riguardanti i casi di criminalità organizzata
figura nelle conclusioni della presidenza del Consiglio europeo di Tampere del 15 e
16 ottobre 1999;
?la rete giudiziaria europea è stata istituita mediante l'azione comune 98/428/GAI
adottata dal Consiglio il 29 giugno 1998 (GU L 191 del 7 luglio 1998, pag. 4).

ALLEGATO 3
TRATTATO CE

Articolo 280 (ex articolo 209 A)
1. La Comunità e gli Stati membri combattono contro la frode e le altre attività illegali che ledono gli interessi finanziari della Comunità stessa mediante misure adottate a norma del presente articolo, che siano dissuasive e tali da permettere una protezione efficace negli Stati membri.
2. Gli Stati membri adottano, per combattere contro la frode che lede gli interessi finanziari della Comunità, le stesse misure che adottano per combattere contro la frode che lede i loro interessi finanziari.
3. Fatte salve altre disposizioni del presente trattato, gli Stati membri coordinano l'azione diretta a tutelare gli interessi finanziari della Comunità contro la frode. A tale fine essi organizzano, assieme alla Commissione, una stretta e regolare cooperazione tra le autorità competenti.
4. Il Consiglio, deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251, previa consultazione della Corte dei conti, adotta le misure necessarie nei settori della prevenzione e lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari della Comunità, al fine di pervenire a una protezione efficace ed equivalente in tutti gli Stati membri. Tali misure non riguardano l'applicazione del diritto penale nazionale o l'amministrazione della giustizia negli Stati membri.
5. La Commissione, in cooperazione con gli Stati membri, presenta ogni anno al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sulle misure adottate ai fini dell'attuazione del presente articolo.

ALLEGATO 4
Regolamento (CE) n. 1073/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 maggio 1999, relativo alle indagini svolte dall'Ufficio per la lotta antifrode (OLAF)
Gazzetta ufficiale n. L 136 del 31/05/1999 PAG. 0001 - 0007

IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 280,
vista la proposta della Commissione(1),
visto il parere della Corte dei conti(2),
deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 251 del trattato(3),
(1) considerando che le istituzioni e gli Stati membri attribuiscono grande importanza alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità ed alla lotta contro la frode e ogni altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari comunitari; che la responsabilità in materia della Commissione è strettamente connessa alla sua missione di esecuzione del bilancio a norma dell'articolo 274 del trattato; che l'importanza di tale azione è confermata dall'articolo 280 del trattato;
(2) considerando che la tutela degli interessi finanziari delle Comunità riguarda non solo la gestione degli stanziamenti di bilancio, ma si estende a qualsiasi misura che incida o possa incidere sul loro patrimonio;
(3) considerando che è necessario dispiegare tutti i mezzi disponibili per conseguire tali obiettivi, tenuto conto in particolare del compito di svolgere indagini conferito a livello comunitario, pur conservando la ripartizione e l'equilibrio delle responsabilità attualmente esistenti tra il livello nazionale e il livello comunitario;
(4) considerando che per potenziare i mezzi di lotta antifrode, la Commissione, nel rispetto del principio dell'autonomia di organizzazione interna di ciascuna istituzione, ha istituito nel suo ambito con decisione 1999/352/CE, CECA, Euratom(4), l'Ufficio europeo per la lotta antifrode (in prosieguo: "l'Ufficio"), incaricato di svolgere le indagini amministrative contro le frodi; che essa ha dotato tale Ufficio di piena indipendenza nell'esercizio della sua funzione di indagine;
(5) considerando che la responsabilità dell'Ufficio, quale istituito dalla Commissione, riguarda, oltre alla tutela degli interessi finanziari, tutte le attività connesse alla tutela di interessi comunitari contro comportamenti irregolari perseguibili in sede amministrativa o penale;
(6) considerando che è opportuno prevedere che la collaborazione tra Stati membri e la Commissione, in vista della tutela degli interessi finanziari delle Comunità di cui all'articolo 280 del trattato CE, sia garantita dall'Ufficio;
(7) considerando che, alla luce della necessità di potenziare la lotta contro la frode, la corruzione e ogni altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari delle Comunità, l'Ufficio deve potere effettuare indagini interne in tutte le istituzioni, tutti gli organi e tutti gli organismi istituiti dai trattati CE e Euratom o sulla base dei medesimi (in prosieguo: "le istituzioni, gli organi e gli organismi");
(8) considerando che la decisione 1999/352/CE, CECA Euratom prevede, relativamente alla funzione inquirente, che l'Ufficio eserciti le competenze attribuite dal legislatore comunitario, nei limiti e alle condizioni determinati da quest'ultimo;
(9) considerando che è opportuno affidare all'Ufficio l'esercizio delle competenze conferite alla Commissione dal regolamento (Euratom, CE) n. 2185/96 del Consiglio, dell'11 novembre 1996, relativo ai controlli e alle verifiche sul posto effettuati dalla Commissione ai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee contro le frodi e altre irregolarità(5); che è inoltre opportuno consentire all'Ufficio di esercitare le altre competenze conferite alla Commissione per eseguire controlli e verifiche sul posto negli Stati membri ed in particolare per riscontrare le irregolarità, a norma dell'articolo 9 del regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 del Consiglio, del 18 dicembre 1995, relativo alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee(6);
(10) considerando che tali indagini devono essere condotte in base al trattato, e in particolare al protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità, nel rispetto dello statuto dei funzionari delle Comunità europee e del regime applicabile agli altri agenti (in prosieguo: "lo statuto") nonché nel pieno rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, in particolare del principio dell'equità, del diritto della persona coinvolta a esprimersi sui fatti che la riguardano e del diritto a che la conclusione dell'indagine si fondi unicamente su elementi aventi valore probatorio; che a tal fine le istituzioni, organi e organismi dovranno determinare le condizioni e le modalità secondo le quali devono svolgersi le indagini interne; che di conseguenza occorrerà modificare lo statuto al fine di definire i diritti e gli obblighi dei funzionari e degli altri agenti nell'ambito delle indagini interne;
(11) considerando che le indagini interne possono essere condotte solo se all'Ufficio viene garantito l'accesso a tutti i locali delle istituzioni, organi e organismi, nonché a qualsiasi informazione o documento in loro possesso;
(12) considerando che, per garantire l'indipendenza dell'Ufficio nell'esecuzione dei suoi compiti, è opportuno attribuire al suo direttore il potere di avviare le indagini di propria iniziativa;
(13) considerando che spetta alle autorità competenti nazionali, o eventualmente alle istituzioni, organi o organismi decidere, in base alla relazione redatta dall'Ufficio, sui provvedimenti da prendere a seguito delle indagini; che occorre tuttavia prevedere l'obbligo per il direttore dell'Ufficio di trasmettere direttamente alle autorità giudiziarie dello Stato membro interessato le informazioni raccolte dall'Ufficio in occasione delle indagini interne su fatti penalmente perseguibili;
(14) considerando che è opportuno determinare le modalità secondo le quali gli agenti dell'Ufficio assolveranno il loro compito e il direttore eserciterà le proprie competenze per quanto riguarda lo svolgimento delle indagini da parte degli agenti dell'Ufficio;
(15) considerando che, per il successo della cooperazione tra l'Ufficio, gli Stati membri e le istituzioni, organi o organismi interessati, è necessario agevolare lo scambio d'informazioni nel rispetto del carattere riservato delle informazioni coperte dal segreto d'ufficio, provvedendo affinché per esse sia prevista la tutela garantita a questo tipo di dati;
(16) considerando che, affinché si tenga conto dei risultati delle indagini svolte dagli agenti dell'Ufficio e affinché vengano presi i provvedimenti che risultino necessari, si deve prevedere che le relazioni possano costituire elementi di prova nei procedimenti amministrativi o giudiziari; che, a tale scopo, dette relazioni vanno redatte tenendo conto dei criteri di elaborazione delle relazioni amministrative nazionali;
(17) considerando che l'Ufficio deve godere d'indipendenza nell'assolvimento dei propri compiti; che, per rafforzare questa indipendenza, l'Ufficio è soggetto al controllo regolare della funzione di indagine da parte di un comitato di vigilanza composto da personalità esterne indipendenti, particolarmente qualificate nei settori di competenza dell'Ufficio; che tale comitato avrà anche la funzione di assistere il direttore dell'Ufficio nello svolgimento dei suoi compiti;
(18) considerando che le indagini amministrative devono svolgersi sotto la direzione del direttore dell'Ufficio, in piena autonomia rispetto alle istituzioni, agli organi ed agli organismi e rispetto al comitato di vigilanza;
(19) considerando che spetta al direttore dell'Ufficio assicurare la tutela dei dati personali e il rispetto della riservatezza delle informazioni raccolte mediante le indagini; che si deve inoltre garantire ai funzionari e altri agenti delle Comunità una tutela giuridica equivalente a quella prevista dagli articoli 90 e 91 dello statuto;
(20) considerando che è opportuno procedere ad una valutazione delle attività dell'Ufficio dopo un periodo di tre anni;
(21) considerando che il presente regolamento lascia immutate le competenze e responsabilità degli Stati membri di adottare i provvedimenti necessari per combattere le frodi lesive degli interessi finanziari della Comunità; che il conferimento ad un Ufficio indipendente del compito di svolgere indagini amministrative esterne rispetta appieno il principio di sussidiarietà di cui all'articolo 5 del trattato CE; che attraverso l'attività di un simile Ufficio si potrà rendere più efficace la lotta contro le frodi, la corruzione ed ogni altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari della Comunità e che in tal modo si rispetta anche il principio di proporzionalità,

HANNO ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:

Articolo 1
Scopo e funzioni
1. Al fine di potenziare la lotta contro le frodi, la corruzione e ogni altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari della Comunità europea, l'Ufficio europeo per la lotta antifrode, creato con decisione 1999/352/CE, CECA, Euratom della Commissione (in prosieguo denominato: "l'Ufficio") esercita le competenze di indagine conferite alla Commissione dalla normativa comunitaria e dagli accordi vigenti in questi settori.
2. L'Ufficio apporta il contributo della Commissione agli Stati membri per organizzare una collaborazione stretta e regolare tra le loro autorità competenti, al fine di coordinare la loro azione mirante a proteggere dalla frode gli interessi finanziari della Comunità europea. L'Ufficio contribuisce all'elaborazione e allo sviluppo dei metodi di lotta contro la frode nonché contro ogni altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari della Comunità europea.
3. All'interno delle istituzioni, degli organi e degli organismi istituiti dai trattati o sulla base di questi ultimi (in prosieguo denominati: "le istituzioni, gli organi e gli organismi"), l'Ufficio svolge le indagini amministrative volte a:
- lottare contro la frode, la corruzione e ogni altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari della Comunità europea;
- ricercare a tal fine i fatti gravi, connessi all'esercizio di attività professionali, che possono costituire un inadempimento agli obblighi dei funzionari e agenti delle Comunità, perseguibile in sede disciplinare o penale o un inadempimento agli obblighi analoghi dei membri delle istituzioni e degli organi, dei dirigenti degli organismi o del personale delle istituzioni, degli organi e degli organismi cui non si applica lo statuto.

Articolo 2
Indagini amministrative
Ai sensi del presente regolamento si intende per "indagine amministrativa" (in prosieguo denominata "indagine") l'insieme dei controlli, delle verifiche e delle operazioni che gli agenti dell'Ufficio svolgono nell'esercizio delle loro funzioni, a norma degli articoli 3 e 4, al fine di conseguire gli obiettivi definiti all'articolo 1 e di accertare, ove opportuno, l'irregolarità delle attività controllate. Queste indagini non incidono sulla competenza degli Stati membri in materia di azione penale.

Articolo 3
Indagini esterne
L'Ufficio esercita la competenza conferita alla Commissione dal regolamento (CE, Euratom) n. 2185/96, ad eseguire controlli e verifiche sul posto negli Stati membri, e, secondo gli accordi di cooperazione vigenti, nei paesi terzi.
Nell'ambito delle sue funzioni d'indagine, l'Ufficio effettua i controlli e le verifiche di cui all'articolo 9, paragrafo 1, del regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 e alla normativa settoriale di cui all'articolo 9, paragrafo 2, del medesimo negli Stati membri, secondo gli accordi di cooperazione vigenti, nei paesi terzi.

Articolo 4
Indagini interne
1. Nei settori di cui all'articolo 1, l'Ufficio svolge le indagini amministrative all'interno delle istituzioni, degli organi e degli organismi (in prosieguo denominate "le indagini interne").
Tali indagini interne sono condotte nel rispetto delle norme dei trattati, in particolare del protocollo sui privilegi e sulle immunità, nonché dello statuto, alle condizioni e secondo le modalità stabilite dal presente regolamento nonché dalle decisioni adottate da ciascuna istituzione, organo od organismo. Le istituzioni si concertano sulla disciplina da istituire con tali decisioni.
2. Nel rispetto delle disposizioni di cui al primo paragrafo:
- l'Ufficio ha accesso senza preavviso e senza ritardo a qualsiasi informazione in possesso delle istituzioni, degli organi o degli organismi nonché ai locali dei medesimi. L'Ufficio ha la facoltà di controllare la contabilità delle istituzioni, degli organi e degli organismi. L'Ufficio può riprodurre e ottenere estratti di qualsiasi documento e del contenuto di qualsiasi supporto di dati in possesso delle istituzioni, degli organi e degli organismi ed all'occorrenza prendere possesso di questi documenti o informazioni per evitare qualsiasi rischio di sottrazione,
- l'Ufficio può chiedere informazioni orali ai membri delle istituzioni e degli organi, ai dirigenti degli organismi, nonché al personale delle istituzioni, degli organi e degli organismi.
3. Alle condizioni e secondo le modalità previste dal regolamento (Euratom, CE) n. 2185/96, l'Ufficio può svolgere controlli in loco presso gli operatori economici interessati, per avere accesso alle informazioni che questi operatori detenessero in merito a eventuali irregolarità.
D'altra parte l'Ufficio può chiedere a qualsiasi persona le informazioni che ritenga utili alle proprie indagini.
4. Le istituzioni, gli organi e gli organismi sono informati quando agenti dell'Ufficio svolgono un'indagine nei loro locali e quando consultano un documento o chiedono un'informazione in possesso di queste istituzioni, organi e organismi.
5. Qualora dalle indagini emerga la possibilità di un coinvolgimento individuale di un membro, di un dirigente, di un funzionario od agente, l'istituzione, l'organo o l'organismo di appartenenza ne è informato.
Nei casi che richiedano che sia mantenuto il segreto assoluto ai fini dell'indagine o che esigano il ricorso a mezzi d'investigazione di competenza di un'autorità giudiziaria nazionale, questa informazione può essere differita.
6. Fatte salve le norme dei trattati, in particolare del protocollo sui privilegi e sulle immunità, nonché le disposizioni dello statuto, la decisione adottata da ogni istituzione, organo o organismo, di cui al primo paragrafo, contiene norme riguardanti in particolare:
a) l'obbligo per i membri, funzionari ed agenti delle istituzioni e degli organi, nonché per i dirigenti, funzionari e agenti degli organismi, di cooperare con gli agenti dell'Ufficio e di informarli;
b) le procedure che gli agenti dell'Ufficio devono osservare nell'esecuzione delle indagini interne nonché le garanzie dei diritti delle persone interessate da un'indagine interna.

Articolo 5
Avvio delle indagini
Le indagini esterne sono avviate con decisione del direttore dell'Ufficio, di propria iniziativa o su richiesta di uno Stato membro interessato.
Le indagini interne sono avviate con decisione del direttore dell'Ufficio, di propria iniziativa o su richiesta dell'istituzione, dell'organo o dell'organismo in cui dovranno svolgersi.

Articolo 6
Esecuzione delle indagini
1. Il direttore dell'Ufficio dirige l'esecuzione delle indagini.
2. Per eseguire i loro compiti, gli agenti dell'Ufficio presentano una procura scritta, indicante la loro identità e qualifica.
3. Gli agenti dell'Ufficio incaricati di un'indagine devono essere muniti, per ogni loro intervento, di un mandato scritto del direttore, indicante l'oggetto della medesima.
4. Nel corso dei controlli e delle verifiche in loco, gli agenti dell'Ufficio si comportano conformemente alle regole e agli usi vigenti per i funzionari dello Stato membro interessato, allo statuto nonché alle decisioni di cui all'articolo 4, paragrafo 1, secondo comma.
5. Le indagini si svolgono in modo continuativo per un periodo di tempo che deve essere proporzionato alle circostanze ed alla complessità del caso.
6. Gli Stati membri provvedono affinché le loro autorità competenti, secondo le disposizioni nazionali, forniscono agli agenti dell'Ufficio il contributo necessario all'assolvimento dei loro compiti. Le istituzioni e gli organi provvedono affinché i loro membri e il loro personale, e gli organismi provvedono affinché i loro dirigenti forniscano agli agenti dell'Ufficio il contributo necessario all'assolvimento dei loro compiti.

Articolo 7
Obbligo di informare l'Ufficio
1. Le istituzioni, gli organi e gli organismi comunicano senza indugio all'Ufficio qualsiasi informazione relativa a eventuali casi di frode o di corruzione o ad ogni altra attività illecita.
2. Le istituzioni, gli organi e gli organismi, nonché gli Stati membri nei limiti consentiti dal diritto nazionale, trasmettono su richiesta dell'Ufficio o di propria iniziativa, ogni documento e informazione di cui dispongono, relativi ad una indagine interna in corso.
Gli Stati membri trasmettono i documenti e le informazioni relativi alle indagini esterne in base alle pertinenti disposizioni.
3. Le istituzioni, gli organi e gli organismi, nonché gli Stati membri nei limiti consentiti dal diritto nazionale, trasmettono inoltre all'Ufficio ogni documento e informazione in loro possesso ritenuti pertinenti, relativi alla lotta contro le frodi, contro la corruzione e contro ogni altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari delle Comunità.

Articolo 8
Riservatezza e tutela dei dati
1. Le informazioni ottenute in qualsiasi forma nell'ambito di indagini esterne sono protette dalle disposizioni relative a tali inchieste.
2. Le informazioni comunicate o ottenute in qualsiasi forma nell'ambito di indagini interne sono coperte dal segreto d'Ufficio e godono della tutela concessa dalla normativa vigente per le istituzioni delle Comunità europee.
In particolare, tali informazioni possono essere comunicate solo a coloro che, nelle istituzioni delle Comunità europee, ovvero degli Stati membri, sono tenuti a conoscerle in virtù delle loro funzioni, e non possono essere utilizzate per fini diversi dalla lotta contro le frodi, contro la corruzione e contro ogni altra attività illecita.
3. Il direttore provvede affinché gli agenti dell'Ufficio e tutti coloro che agiscono sotto la sua autorità rispettino le disposizioni comunitarie e nazionali sulla tutela dei dati personali, in particolare quelle di cui alla direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali nonché alla libera circolazione di tali dati(7).
4. Il direttore dell'Ufficio e i membri del comitato di vigilanza di cui all'articolo 11 vegliano sull'applicazione delle disposizioni del presente articolo nonché degli articoli 286 e 287 del trattato CE.

Articolo 9
Relazione sulle indagini e provvedimenti conseguenti alle indagini
1. Al termine di un'indagine, l'Ufficio redige sotto l'autorità del direttore una relazione che contiene in particolare i fatti accertati, l'eventuale indicazione del danno finanziario e le conclusioni dell'indagine, incluse le raccomandazioni del direttore dell'Ufficio sui provvedimenti da prendere.
2. Queste relazioni sono redatte tenendo conto delle prescrizioni di procedura previste nella legislazione nazionale dello Stato membro interessato. Le relazioni così elaborate costituiscono elementi di prova nei procedimenti amministrativi o giudiziari dello Stato membro nel quale risulti necessario avvalersene al medesimo titolo e alle medesime condizioni delle relazioni amministrative redatte dagli ispettori amministrativi nazionali. Le relazioni sono soggette alle medesime regole di valutazione riguardanti le relazioni amministrative nazionali e hanno valore identico ad esse.
3. La relazione redatta in seguito a un'indagine esterna ed ogni documento utile ad essa pertinente sono trasmessi alle autorità competenti degli Stati membri interessati in base alla regolamentazione relativa alle indagini esterne.
4. La relazione redatta in seguito a un'indagine interna ed ogni documento utile ad essa pertinente sono trasmessi all'istituzione, all'organo o all'organismo interessato. Le istituzioni, gli organi e gli organismi danno alle indagini interne il seguito richiesto dalle risultanze ottenute, in particolare sul piano disciplinare e giudiziario, e ne informano il direttore dell'Ufficio entro la scadenza fissata da quest'ultimo nelle conclusioni della sua relazione.

Articolo 10
Trasmissione di informazioni da parte dell'Ufficio
1. Fatti salvi gli articoli 8, 9 e 11 del presente regolamento e le disposizioni del regolamento (Euratom, CE) n. 2185/96, l'Ufficio può trasmettere in qualsiasi momento alle autorità competenti degli Stati membri interessati le informazioni ottenute nel corso delle indagini esterne.
2. Fatti salvi gli articoli 8, 9 e 11 del presente regolamento, il direttore dell'Ufficio trasmette alle autorità giudiziarie dello Stato membro interessato le informazioni raccolte dall'Ufficio in occasione di indagini interne su fatti penalmente perseguibili. Fatte salve le esigenze di indagine, ne informa simultaneamente lo Stato membro interessato.
3. Fatti salvi gli articoli 8 e 9 del presente regolamento, l'Ufficio può trasmettere in qualsiasi momento all'istituzione, all'organo o all'organismo interessato le informazioni ottenute nel corso delle indagini interne.

Articolo 11
Comitato di vigilanza
1. Il comitato di vigilanza, controllando regolarmente l'esecuzione della funzione di indagine, garantisce l'indipendenza dell'Ufficio.
Su richiesta del direttore, o di propria iniziativa, il comitato sottopone al direttore dei pareri in merito alle attività dell'Ufficio, senza tuttavia interferire nello svolgimento delle indagini in corso.
2. Esso è composto da cinque personalità esterne indipendenti, in possesso nei rispettivi paesi dei requisiti necessari per l'esercizio di alte funzioni in rapporto col settore di attività dell'Ufficio. Esse sono nominate di comune accordo dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione.
3. Il mandato dei membri ha una durata di tre anni. Esso è rinnovabile una sola volta.
4. Alla scadenza del mandato, essi continuano ad esercitare le proprie funzioni finché non si sia provveduto al rinnovo del mandato oppure alla loro sostituzione.
5. Nell'adempimento dei loro doveri, essi non sollecitano né accettano istruzioni da alcun governo, istituzione, organo od organismo.
6. Il comitato di vigilanza designa il proprio presidente. Esso adotta il proprio regolamento interno. Esso tiene almeno dieci riunioni all'anno. Esso adotta le sue decisioni a maggioranza dei suoi membri. Il suo segretariato è assicurato dall'Ufficio.
7. Il direttore trasmette ogni anno al comitato di vigilanza il programma delle attività dell'Ufficio di cui all'articolo 1 del presente regolamento. Il direttore tiene regolarmente informato il comitato delle attività dell'Ufficio, delle sue indagini, dei loro risultati e dei provvedimenti conseguenti alle indagini. Nei casi in cui un'indagine sia in corso da più di nove mesi il direttore informa il comitato di vigilanza delle ragioni che non permettono ancora di concludere l'indagine e del prevedibile periodo di tempo necessario per concluderla. Il direttore informa il comitato dei casi in cui l'istituzione, l'organo o l'organismo interessato non hanno dato seguito alle raccomandazioni che egli ha formulato. Il direttore informa il comitato dei casi che rendono necessaria la trasmissione di informazioni alle autorità giudiziarie di uno Stato membro.
8. Il comitato di vigilanza adotta almeno una relazione sulle attività ogni anno e lo trasmette alle istituzioni. Il comitato può presentare relazioni al Parlamento europeo, al Consiglio alla Commissione e alla Corte dei conti sui risultati e i provvedimenti conseguenti alle indagini svolte dall'Ufficio.

Articolo 12
Direttore
1. L'Ufficio è posto sotto la direzione di un direttore nominato dalla Commissione, per un periodo di cinque anni, rinnovabile una sola volta.
2. Ai fini della nomina, dopo un invito a presentare candidature eventualmente pubblicato nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee previo parere favorevole del comitato di vigilanza, la Commissione costituisce un elenco dei candidati in possesso dei requisiti necessari. La Commissione designa il direttore di concerto con il Parlamento europeo e il Consiglio.
3. Il direttore non sollecita né accetta istruzioni da alcun governo, istituzione, organo od organismo nell'adempimento dei doveri relativi all'avvio ed allo svolgimento delle indagini esterne ed interne ed alla presentazione delle relazioni redatte su conclusione delle stesse. Qualora il direttore ritenga che un provvedimento adottato dalla Commissione comprometta la propria indipendenza può presentare ricorso contro la propria istituzione davanti alla Corte di giustizia.
Il direttore riferisce regolarmente al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Commissione e alla Corte dei conti sui risultati delle indagini svolte dall'Ufficio, nel rispetto della riservatezza delle medesime nonché dei diritti legittimi delle persone interessate e, ove opportuno, delle norme nazionali in materia di procedimenti giudiziari.
Queste istituzioni assicurano il rispetto della riservatezza delle indagini svolte dall'Ufficio, dei diritti legittimi delle persone interessate e, in caso di procedimenti giudiziari pendenti, tutte le norme nazionali ad essi relative.
4. Prima di pronunciare una sanzione disciplinare nei confronti del direttore, la Commissione consulta il comitato di vigilanza. Inoltre i provvedimenti relativi alle sanzioni disciplinari riguardanti il direttore devono essere oggetto di decisioni motivate che sono comunicate per informazione al Parlamento europeo e al Consiglio.

Articolo 13
Finanziamento
Gli stanziamenti dell'Ufficio, il cui importo globale è iscritto in una linea di bilancio particolare all'interno della parte "A" della sezione del bilancio generale dell'Unione relativa alla Commissione, sono esposti dettagliatamente in un allegato a detta parte.
I posti assegnati all'Ufficio sono elencati in un allegato della tabella dell'organico della Commissione.

Articolo 14
Controllo di legittimità
Fino alla modifica dello statuto, ogni funzionario e altro agente delle Comunità europee può presentare al direttore dell'Ufficio, secondo le modalità di cui all'articolo 90, paragrafo 2, dello statuto, un reclamo contro un atto che gli arrechi pregiudizio, compiuto dall'Ufficio nell'ambito di un'indagine interna. Alle decisioni adottate su tali reclami si applica l'articolo 91 dello statuto.
Queste disposizioni si applicano analogamente al personale delle istituzioni, degli organi e degli organismi cui non si applica lo statuto.

Articolo 15
Relazione valutativa
Nel corso del terzo anno successivo all'entrata in vigore del presente regolamento, la Commissione trasmette al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione valutativa delle attività dell'Ufficio, accompagnata dal parere del comitato di vigilanza e corredata eventualmente di proposte dirette a modificare o ampliare i compiti dell'Ufficio.

Articolo 16
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il 1o giugno 1999.

Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, addì 25 maggio 1999.


ALLEGATO 5

CONCLUSIONI DELLA PRESIDENZA - CONSIGLIO EUROPEO DI TAMPERE (OTTOBRE 1999) estratto

C. Lotta a livello dell'Unione contro la criminalità
40. Il Consiglio europeo è profondamente impegnato a rafforzare la lotta contro le formi gravi di criminalità organizzata e transnazionale. L'elevato livello di sicurezza nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia presuppone un approccio efficace e globale nella lotta contro qualsiasi forma di criminalità. Si dovrebbe raggiungere l'obiettivo dell'elaborazione equilibrata di misure a livello di Unione contro la criminalità proteggendo nel contempo la libertà e i diritti giuridici delle persone e degli operatori economici.
Prevenzione della criminalità a livello dell'Unione
41 .Il Consiglio europeo chiede di integrare gli aspetti relativi alla prevenzione della criminalità nelle azioni contro quest'ultima e di sviluppare ulteriormente i programmi nazionali di prevenzione della criminalità. A livello di politica estera e interna dell'Unione si dovrebbero individuare ed elaborare priorità comuni nella prevenzione della criminalità delle quali tener conto nel predisporre la nuova normativa.
42. Occorre sviluppare lo scambio delle "migliori prassi", rafforzare la rete delle autorità nazionali competenti per la prevenzione della criminalità e la cooperazione tra gli organismi nazionali impegnati in tale prevenzione, esaminando a tal fine la possibilità di un programma finanziato dalla Comunità. Le prime priorità per tale cooperazione potrebbero essere la criminalità giovanile e urbana e quella connessa alla droga.
IX. Potenziamento della cooperazione contro la criminalità
43. Si dovrebbe trarre il massimo vantaggio dalla cooperazione tra le autorità degli Stati membri nell'ambito delle indagini sulla criminalità transnazionale svolte in qualsiasi Stato membro. Il Consiglio europeo chiede di istituire senza indugio le squadre investigative comuni previste nel trattato, inizialmente per combattere il traffico di droga, la tratta di esseri umani e il terrorismo. Le norme da definire a tale riguardo dovrebbero consentire ai rappresentanti dell'Europol di partecipare, se opportuno, a tali squadre con funzioni di supporto.
44. Il Consiglio europeo chiede l'istituzione di una Task Force operativa europea dei capi della polizia, incaricata di scambiare, in cooperazione con l'Europol, esperienze, migliori prassi e informazioni sulle tendenze attuali della criminalità transnazionale e di contribuire alla predisposizione di azioni operative.
45. L'Europol ha un ruolo fondamentale di sostegno per quanto riguarda la prevenzione della criminalità, l'analisi e le indagini a livello dell'Unione. Il Consiglio europeo chiede al Consiglio di fornire all'Europol il sostegno e le risorse necessarie. Nel prossimo futuro il suo ruolo dovrebbe essere rafforzato, conferendogli la facoltà di ottenere dati operativi dagli Stati membri e autorizzandolo a chiedere agli Stati membri di avviare, svolgere o coordinare indagini o di istituire squadre investigative comuni per alcuni settori della criminalità, rispettando nel contempo i sistemi di controllo giudiziario degli Stati membri.
46. Per rafforzare la lotta contro le forme gravi di criminalità organizzata il Consiglio europeo ha convenuto di istituire un'unità (EUROJUST) composta di pubblici ministeri, magistrati o funzionari di polizia di pari competenza, distaccati da ogni Stato membro in conformità del proprio sistema giuridico. L'EUROJUST dovrebbe avere il compito di agevolare il buon coordinamento tra le autorità nazionali responsabili dell'azione penale, di prestare assistenza nelle indagini riguardanti i casi di criminalità organizzata, in particolare sulla base dell'analisi dell'Europol, e di cooperare strettamente con la rete giudiziaria europea, in particolare allo scopo di semplificare l'esecuzione delle rogatorie. Il Consiglio europeo chiede al Consiglio di adottare lo strumento giuridico necessario entro la fine del 2001.
47. Dovrebbe essere istituita un'accademia europea di polizia per la formazione degli alti funzionari incaricati dell'applicazione della legge. Essa dovrebbe essere avviata come una rete degli istituti di formazione nazionali esistenti ed essere aperta anche alle autorità dei paesi candidati.
48. Fatti salvi i settori più ampi previsti nel trattato di Amsterdam e nel piano di azione di Vienna, il Consiglio europeo ritiene che, per quanto riguarda le legislazioni penali nazionali, gli sforzi intesi a concordare definizioni, incriminazioni e sanzioni comuni dovrebbero incentrarsi in primo luogo su un numero limitato di settori di particolare importanza, come la criminalità finanziaria (riciclaggio di denaro, corruzione, falsificazione dell'euro), il traffico di droga, la tratta di esseri umani e in particolare lo sfruttamento delle donne, lo sfruttamento sessuale dei minori, la criminalità ad alta tecnologia e la criminalità ambientale.
49. La criminalità economica grave presenta sempre più spesso aspetti relativi a imposte e dazi. Il Consiglio europeo invita pertanto gli Stati membri a fornire piena assistenza giudiziaria nelle indagini e nei procedimenti riguardanti la criminalità economica grave.
50. Il Consiglio europeo sottolinea l'importanza di affrontare il problema della droga in modo globale. Esso invita il Consiglio ad adottare la strategia europea contro la droga per il periodo 2000-2004 prima della riunione del Consiglio europeo di Helsinki [5].
X. Azione specifica antiriciclaggio
51. Il riciclaggio dei capitali è il nucleo stesso della criminalità organizzata. Esso dovrebbe essere sradicato ovunque si manifesti. Il Consiglio europeo è determinato ad assicurare che siano intraprese iniziative concrete per rintracciare, sequestrare e confiscare i proventi di reato.
52. Si esortano gli Stati membri a dare piena attuazione, anche in tutte le loro dipendenze, alle disposizioni della direttiva antiriciclaggio, alla convenzione di Strasburgo del 1990 e alle raccomandazioni della Task Force "Azione finanziaria".
53. Il Consiglio europeo esorta il Consiglio e il Parlamento europeo a adottare al più presto il progetto di direttiva antiriciclaggio riveduta, che la Commissione ha recentemente proposto.
54. Occorre, tenendo nella debita considerazione la protezione dei dati, migliorare la trasparenza delle transazioni finanziarie e degli assetti societari e accelerare lo scambio di informazioni fra le unità di informazione finanziaria (FIU) esistenti relativamente alle operazioni sospette. Indipendentemente dalle disposizioni sulla segretezza applicabili alle attività bancarie o ad altre attività commerciali, le autorità giudiziarie e le FIU devono avere il diritto, fatto salvo il controllo giudiziario, di ricevere informazioni, qualora tali informazioni siano necessarie per indagini sul riciclaggio dei capitali. Il Consiglio europeo invita il Consiglio ad adottare le disposizioni necessarie a tal fine.
55. Il Consiglio europeo chiede un ravvicinamento delle normative e procedure penali relative al riciclaggio dei capitali (ad es., in materia di rintracciamento, sequestro e confisca dei capitali). La sfera delle attività criminose che si configurano come reati presupposto del riciclaggio dovrebbe essere il più possibile uniforme e sufficientemente vasta in tutti gli Stati membri.
56. Il Consiglio europeo invita il Consiglio a estendere la competenza dell'Europol al riciclaggio in generale, a prescindere dal tipo di reato da cui i proventi riciclati derivano.
57. Dovrebbero essere definite regole uniformi per impedire che società o altre persone giuridiche registrate fuori dalla giurisdizione dell'Unione vengano usate per occultare e riciclare i proventi di attività criminose. L'Unione e gli Stati membri dovrebbero concludere intese con i centri offshore dei paesi terzi per assicurare una cooperazione efficiente e trasparente nel campo dell'assistenza giudiziaria, seguendo le raccomandazioni formulate in materia dalla Task force "Azione finanziaria".
58. Si invita la Commissione a illustrare in un rapporto le disposizioni delle normative nazionali nel settore bancario, finanziario e societario che ostacolano la cooperazione internazionale. Il Consiglio è a sua volta invitato a trarre le necessarie conclusioni da tale rapporto.

ALLEGATO 6
ACTION COMMUNE du 29 juin 1998 adoptée par le Conseil sur la base de l'article K.3 du traité sur l'Union européenne concernant la création d'un Réseau judiciaire européen (98/428/JAI) LE CONSEIL DE L'UNION EUROPÉENNE,vu le traité sur l'Union européenne, et notamment son article K.3, paragraphe 2, point b), vu l'initiative du Royaume de Belgique, vu le programme d'action relatif à la criminalité organisée approuvé par le Conseil européen le 17 juin 1997, à Amsterdam, en particulier la recommandation n° 21, ayant à l'esprit la nécessaire coordination entre cette initiative et la mise en oeuvre de la recommandation n° 19 dudit programme d'action; tenant compte des conclusions des séminaires "Réseau judiciaire européen et criminalité organisée", tenus à Bruxelles du 8 au 10 mai 1996 et les 19 et 20 juin 1997, qui ont été organisés par le ministère belge de la justice dans le cadre d'un programme cofinancé par l'Union européenne, ainsi que les travaux du Parlement européen et de la Commission européenne; ayant à l'esprit l'action commune 96/277/JAI du 22 avril 1996 concernant un cadre d'échange de magistrats de liaison visant à améliorer la coopération judiciaire entre les États membres de l'Union européenne considérant qu'il est nécessaire d'améliorer davantage la coopération judiciaire entre les États membres de l'Union européenne, notamment dans la lutte contre les formes graves de criminalité, qui sont souvent le fait de véritables organisations, transnationales dans la plupart des cas; considérant que l'amélioration effective de la coopération judiciaire entre les États membres requiert l'adoption au niveau de l'Union européenne de mesures structurelles destinées à permettre l'instauration des contacts directs appropriés entre les autorités judiciaires et les autres autorités responsables de la coopération judiciaire et de l'action judiciaire contre les formes graves de criminalité au sein des États membres; considérant que la présente action commune est sans préjudice des conventions et accords existants, et notamment de la convention européenne d'entraide judiciaire en matière pénale du 20 avril 1959, A ADOPTÉ LA PRÉSENTE ACTION COMMUNE:TITRE PREMIER PRINCIPES DU RÉSEAU JUDICIAIRE EUROPÉEN Article premier Création Il est créé un réseau de points de contact judiciaires entre les États membres, ci-après dénommé "Réseau judiciaire européen".Article 2 Composition 1. Le Réseau judiciaire européen est composé, compte tenu des règles constitutionnelles, des traditions juridiques et de la structure interne de chaque État membre, des autorités centrales responsables de la coopération judiciaire internationale, des autorités judiciaires ou d'autres autorités compétentes ayant des responsabilités spécifiques dans le cadre de la coopération internationale, soit en général, soit pour certaines formes graves de criminalité, telles que la criminalité organisée, la corruption, le trafic de drogue ou le terrorisme.2. Un ou plusieurs points de contact sont créés dans chaque État membre en fonction de ses règles internes et de la répartition interne des compétences, en veillant à ce que l'intégralité du territoire de cet État membre soit effectivement couverte, ainsi que les différentes formes graves de criminalité.3. Chaque État membre veille à ce que son ou ses points de contact aient une connaissance suffisante d'une langue de l'Union européenne autre que la langue nationale, compte tenu du fait qu'ils doivent pouvoir communiquer avec les points de contact des autres États membres.4. Les magistrats de liaison visés par l'action commune 96/277/JAI peuvent, dans la mesure où ils remplissent des fonctions analogues à celles confiées aux points de contact par l'article 4, être associés au Réseau judiciaire européen par les États membres qui les désignent, selon des modalités à définir par ces États.5. La Commission désigne un point de contact pour les domaines qui relèvent de sa sphère de compétence.Article 3 Modes de fonctionnement du Réseau Le Réseau judiciaire européen fonctionne en particulier selon les trois modes suivants:a) il facilite l'établissement des contacts appropriés entre les points de contact des différents États membres, pour l'accomplissement des fonctions prévues à l'article 4; b) il organise des réunions périodiques des représentants des États membres selon les modalités prévues aux articles 5, 6 et 7; c) il fournit en permanence un certain nombre d'informations de base à jour, en particulier par le biais d'un réseau de télécommunications adéquat, selon les modalités prévues aux articles 8, 9 et 10.TITRE II CONTACTS AU SEIN DU RÉSEAU Article 4 Fonctions des points de contact 1. Les points de contact sont des intermédiaires actifs destinés à faciliter la coopération judiciaire entre les États membres, en particulier dans l'action contre les formes graves de criminalité. Ils sont à la disposition des autorités judiciaires locales et autres autorités compétentes de leur pays, des points de contact des autres pays ainsi que des autorités judiciaires locales et autres autorités compétentes des autres pays, pour leur permettre d'établir les contacts directs les plus appropriés.Dans la mesure où cela est nécessaire et sur la base d'un accord entre les administrations concernées, ils peuvent se déplacer pour rencontrer les points de contact des autres États membres.2. Les points de contact fournissent les informations juridiques et pratiques nécessaires aux autorités judiciaires locales de leur pays, aux points de contact des autres pays et aux autorités judiciaires locales des autres pays, pour leur permettre d'établir de façon efficace une demande de coopération judiciaire ou pour améliorer la coopération judiciaire en général.3. Ils favorisent la coordination de la coopération judiciaire dans les cas où une série de demandes des autorités judiciaires locales d'un État membre nécessitent une exécution coordonnée dans un autre État membre.TITRE III RÉUNIONS PÉRIODIQUES DU RÉSEAU JUDICIAIRE EUROPÉEN Article 5 Objet des réunions périodiques 1. Les buts des réunions périodiques du Réseau judiciaire européen sont les suivants:a) permettre aux points de contact de se connaître et d'échanger leur expérience, notamment en ce qui concerne le fonctionnement du réseau; b) offrir une plate-forme de discussion pour les problèmes pratiques et juridiques rencontrés par les États membres dans le cadre de la coopération judiciaire, notamment en ce qui concerne la mise en oeuvre des mesures adoptées par l'Union européenne.2. L'expérience utile recueillie au sein du Réseau judiciaire européen est transmise aux groupes de travail compétents de l'Union européenne, afin de servir de base à la discussion d'éventuelles modifications normatives et d'améliorations pratiques dans le domaine de la coopération judiciaire internationale.Article 6 Fréquence des réunions 1. Le Réseau judiciaire européen se réunit pour la première fois dans les trois mois qui suivent l'entrée en vigueur de la présente action commune.2. Le Réseau judiciaire européen se réunit ensuite périodiquement sur une base ad hoc, en fonction des besoins constatés par ses membres, à l'invitation de la présidence du Conseil qui prend également en considération les souhaits des États membres.Article 7 Lieu des réunions 1. Les réunions se tiennent en principe à Bruxelles dans les locaux du Conseil, selon les règles prévues par son règlement intérieur.2. Toutefois, d'autres réunions dans les États membres devraient être envisagées, afin de permettre aux points de contact de tous les États membres de rencontrer des autorités de l'État hôte autres que les points de contact et de se rendre auprès d'organismes spécifiques de cet État ayant des responsabilités dans le cadre de la coopération judiciaire internationale ou de la lutte contre certaines formes graves de criminalité.TITRE IV INFORMATIONS DISPONIBLES AU SEIN DU RÉSEAU JUDICIAIRE EUROPÉEN Article 8 Contenu des informations diffusées au sein du Réseau judiciaire européen Les points de contact doivent avoir accès en permanence aux quatre types d'informations suivants:1) les coordonnées complètes des points de contact de chaque État membre, avec, le cas échéant, l'indication de leurs compétences au niveau national; 2) une liste simplifiée des autorités judiciaires et un répertoire des autorités locales de chaque État membre; 3) des informations juridiques et pratiques concises concernant les systèmes judiciaires et procéduraux des quinze États membres; 4) les textes des instruments juridiques pertinents et, en ce qui concerne les conventions en vigueur, le texte des déclarations et réserves.Article 9 Mise à jour des informations 1. Les informations diffusées au sein du Réseau judiciaire européen doivent impérativement être actualisées en permanence.2. Il appartient à chaque État membre de vérifier l'exactitude des informations contenues dans le système et d'informer sans délai le Conseil, dès qu'une information concernant l'un des quatre points mentionnés à l'article 8 doit être modifiée.3. Le secrétariat général du Conseil est responsable de la gestion du réseau mis en place en vertu de la présente action commune. Il assure notamment la mise à la disposition des membres du Réseau judiciaire européen des informations visées à l'article 8, ainsi que la mise à jour permanente des informations requises pour le bon fonctionnement du réseau.TITRE V RÉSEAU DE TÉLÉCOMMUNICATIONS Article 10 Rapport concernant un système de télécommunications 1. Dans les six mois qui suivent l'entrée en vigueur de la présente action commune, le Conseil examine sur la base d'un rapport de la présidence, établi après consultation du Réseau judiciaire européen, si le Réseau doit être relié par un système de télécommunications.2. Le Conseil détermine les modalités de la configuration du système de télécommunications par une décision prise à la majorité qualifiée, conformément à l'article K.3, paragraphe 2, point b), du traité sur l'Union européenne.TITRE VI DISPOSITIONS FINALES Article 11 Application territoriale En ce qui concerne le Royaume-Uni, les dispositions de la présente action commune s'appliquent uniquement au Royaume-Uni de Grande-Bretagne et d'Irlande du Nord, les îles Anglo-Normandes et l'île de Man.Article 12 Évaluation du fonctionnement du Réseau judiciaire européen Le Conseil procède à une première évaluation du fonctionnement du Réseau judiciaire européen à l'issue de la phase de lancement, qui expire un an après l'entrée en vigueur de la présente action commune.Le Conseil procède ensuite tous les trois ans, à l'initiative de la présidence, à l'évaluation du fonctionnement du Réseau judiciaire européen, sur la base d'un rapport établi par le réseau.À l'occasion de l'examen du premier rapport triennal, le Conseil examine la place et le rôle que le réseau pourrait remplir à l'égard d'Europol, sur la base de l'expérience acquise sur le fonctionnement du réseau et du développement des compétences d'Europol.Article 13 Entrée en vigueur La présente action commune entre en vigueur un mois après la date de sa publication au Journal officiel.Article 14 Publication La présente action commune est publiée au Journal officiel.Fait à Luxembourg, le 29 juin 1998. Par le Conseil(1) JO L 105 du 27. 4. 1996, p. 1.ANNEXE DÉCLARATION DU CONSEIL Le Conseil déclare que l'article 11 de l'action commune concernant la création d'un Réseau judiciaire européen ne porte pas atteinte à l'application territoriale d'autres instruments.


ALLEGATO 6 BIS

AZIONE COMUNE del 22 aprile 1996 adottata dal Consiglio sulla base dell'articolo K.3 del trattato sull'Unione europea, relativa ad un quadro di scambio di magistrati di collegamento diretto a migliorare la cooperazione giudiziaria fra gli Stati membri dell'Unione europea (96/277/GAI)

IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA, visto l'articolo K.3, paragrafo 2, lettera b) del trattato sull'Unione europea, vista l'iniziativa della Repubblica italiana, considerando che gli Stati membri ritengono di comune interesse l'adozione di misure tendenti a migliorare la cooperazione giudiziaria, ia penale che civile; considerando che, a tale fine, lo scambio di magistrati o di funzionari di Collegamento fra gli Stati membri che lo desiderino costituisce una misura utile e auspicabile; considerando che tale scambio di magistrati o di funzionari di collegamento potrà accrescere la rapidità e l'efficacia della cooperazione giudiziaria, facilitando allo stesso tempo una migliore comprensione reciproca dei sistemi giuridici e giudiziari degli Stati membri; considerando che una cooperazione giudiziaria più efficace in materia penale potrà altresì contribuire a combattere efficacemente il crimine transnazionale in tutte le sue forme, in particolare in connessione con le attività della criminalità organizzata e del terrorismo, nonché, gli atti di frode, specie quelli commessi a danno degli interessi finanziari dell'Unione; considerando che la presente azione comune non pregiudica le norme di procedura esistenti in materia di cooperazione giudiziaria né gli scambi di informazione tra gli Stati membri e la Commissione che si basano su altri strumenti; valutando positivamente le iniziative già intraprese da parte di alcuni Stati membri che hanno inviato o accolto magistrati o funzionari di collegamento presso le autorità competenti in materia di cooperazione giudiziaria nonché le iniziative in corso tendenti all'attuazione di una rete effettiva di punti di contatto giudiziari nel campo della lotta alla criminalità organizzata internazionale; avendo considerato la necessità di definire un quadro giuridico chiaro e utile alle iniziative già in corso, al fine di accrescerne l'efficacia e favorirne il coordinamento,

HA ADOTTATO LA PRESENTE AZIONE COMUNE:

Articolo 1 Scambio di magistrati di collegamento
1. Con la presente azione comune, è creato un quadro di invio o scambio di magistrati o di funzionari particolarmente esperti nel campo delle procedure riguardanti la cooperazione giudiziaria, denominati "magistrati di collegamento", fra gli Stati membri, in base ad accordi bilaterali o multilaterali. 2. Gli Stati membri convengono che, qualora decidano di procedere d'accordo con un altro Stato membro all'invio o allo scambio di magistrati di collegamento faranno riferimento agli orientamenti previsti dalla presente azione comune. 3. La creazione di un quadro di scambio di magistrati di collegamento ha come scopo principale di accrescere la rapidità e l'efficacia della cooperazione giudiziaria, nonché di contribuire allo scambio di informazioni sui sistemi giuridici e giudiziari degli Stati membri e sul loro funzionamento.

Articolo 2 Funzioni dei magistrati di collegamento
1. Le funzioni dei magistrati di collegamento comprendono di norma qualsiasi attività intesa a facilitare nonché accelerare, in particolare tramite l'istituzione di contatti diretti con i servizi competenti e con le autorità giudiziarie dello Stato di destinazione, tutte le forme di cooperazione giudiziaria in campo penale e, se del caso, civile. 2. Le funzioni dei magistrati di collegamento possono altresì includere, in base agli accordi conclusi tra lo Stato membro di invio e lo Stato membro di destinazione, qualsiasi attività intesa a garantire le funzioni di scambio di informazioni e di dati statistici dirette a facilitare la conoscenza reciproca dei rispettivi sistemi giuridici e delle banche di dati giuridici degli Stati interessati, nonché i rapporti esistenti fra le professioni giuridiche specifiche di ciascuno di tali Stati.

Articolo 3 Scambio d'informazioni
Gli Stati membri di scambiano informazioni in seno al Consiglio riguardanti le iniziative già in corso e quelle intraprese per l'attuazione della presente azione comune. Gli Stati membri interessati comunicano annualmente al segretariato generale del Consiglio le informazioni relative agli scambi di magistrati di collegamento ai quali procedono.

Articolo 4 Disposizioni finali
La presente azione comune è pubblicata nella Gazzetta ufficiale ed entra in vigore il giorno della sua pubblicazione.
Fatto a Lussemburgo, addì 22 aprile 1996.

ALLEGATO 7

Decisione del Consiglio del 14 dicembre 2000 relativa all'istituzione di un'Unità provvisoria di cooperazione giudiziaria - (2000/799/GAI)

IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 31 e l'articolo 34,paragrafo 2,lettera c),
vista l'iniziativa della Repubblica federale di Germania e l'iniziativa della Repubblica portoghese, della Repubblica francese, del Regno del Belgio e del Regno di Svezia,
visto il parere del Parlamento europeo,
considerando quanto segue:
(1)Gli articoli 29 e 31 del trattato invitano in particolare ad una più stretta cooperazione in sede di Unione europea tra le autorità competenti in materia di lotta contro la criminalità organizzata. Il miglioramento effettivo della cooperazione giudiziaria tra gli Stati membri richiede senza ulteriori indugi l'adozione a livello di Unione europea di misure strutturali destinate ad agevolare il coordinamento delle attività di indagine e delle azioni giudiziarie in materia di forme gravi di criminalità, in particolare di criminalità organizzata, che riguardano il territorio di più Stati membri e, in particolare, l'istituzione di un'Unità provvisoria di cooperazione giudiziaria.
(2)Il Consiglio ha adottato l'azione comune 98/428/GAI, del 29 giugno 1998, sull'istituzione di una rete giudiziaria europea.
(3)Le conclusioni del Consiglio europeo di Tampere del 15 e 16 ottobre 1999,in particolare il punto 46 delle stesse, riguardano l'istituzione, prima della fine del 2001, di un'Unità (Eurojust),composta di procuratori, giudici o funzionari di polizia di pari competenza, per rafforzare la lotta contro le forme gravi di criminalità organizzata.
(4)Tale Unità provvisoria dovrebbe riunirsi avvalendosi delle infrastrutture del Consiglio, fermo restando che la sua esperienza sarà tale da arricchire l'elaborazione dell'atto che istituisce l'Eurojust.
(5)L'esperienza maturata con questa unità provvisoria fungerà da base per l'elaborazione dell'atto che istituisce l'Eurojust,
DECIDE:
Articolo 1
È istituita una formazione denominata "Unità provvisoria di cooperazione giudiziaria ",ubicata a Bruxelles e che si avvale delle infrastrutture del Consiglio.
Articolo 2
1. L'Unità provvisoria ha i seguenti obiettivi:
a)migliorare la cooperazione tra le autorità nazionali competenti per le attività di indagine e le azioni giudiziarie riguardanti le forme gravi di criminalità, in particolare di criminalità organizzata, che coinvolgano due o più Stati membri;
b) nello stesso ambito, stimolare e migliorare il coordinamento delle indagini e delle azioni giudiziarie tra gli Stati membri, tenendo conto delle richieste delle autorità nazionali competenti e delle informazioni fornite dagli organi competenti ai sensi delle disposizioni adottate nell'ambito dei trattati.
2. L'Unità provvisoria fornisce consulenza agli Stati membri e al Consiglio, ove necessario, nella prospettiva della negoziazione e dell'adozione, ad opera del Consiglio, dell'atto che istituisce l'Eurojust.
Articolo 3
1. Gli Stati membri designano presso la formazione di cui all'articolo 1 un procuratore, un giudice o un funzionario di polizia con pari prerogative che possa svolgere le funzioni di collegamento necessarie alla realizzazione degli obiettivi di cui all'articolo 2 e dei compiti di cui al paragrafo 2 del presente articolo.
Ai fini della realizzazione dei loro compiti questi membri possono organizzare missioni in uno Stato membro le cui
autorità siano impegnate in attività di indagine o in azioni giudiziarie specifiche e riunirsi, se del caso, in qualsiasi altra sede.
2. Nell'ambito della legislazione nazionale di ciascuno Stato membro, in relazione agli organi competenti ai sensi delle disposizioni adottate nell'ambito dei trattati e nel rispetto delle rispettive competenze, i membri dell'Unità provvisoria contribuiscono ad assicurare un appropriato coordinamento e a agevolare la cooperazione giudiziaria tra autorità nazionali competenti per le attività di indagine e le azioni giudiziarie riguardanti le forme gravi di criminalità, in particolare di criminalità organizzata, sempre che siano coinvolti due o più Stati membri.
Il coordinamento potrebbe, in particolare, contribuire all'esame di soluzioni per l'avvio e lo svolgimento delle indagini e delle azioni giudiziarie.
In particolare, i membri dell'Unità provvisoria dovrebbero appoggiare, per quanto possibile, il coordinamento e lo svolgimento delle attività delle squadre investigative comuni.
Articolo 4
La Commissione è pienamente associata ai lavori dell'Unità provvisoria, a norma dell'articolo 36,paragrafo 2,del trattato.
Articolo 5
La presente decisione ha effetto alla data dell'adozione.
Essa cessa di essere applicata alla data in cui ha effetto l'atto che istituisce l'Eurojust, atto che dev'essere adottato prima della fine del 2001.

ALLEGATO 8
4 dicembre 2000 PARLAMENTO EUROPEO
RELAZIONE
sulla comunicazione della Commissione sulla tutela degli interessi finanziari della Comunità - Lotta contro la frode - Per un approccio strategico globale
(COM(2000) 358 - C5-0578/2000 - 2000/2279(COS))

Commissione per il controllo dei bilanci
Relatrice: Diemut R. Theato

(OMISSIS)

Per quanto riguarda il procuratore europeo:
La revisione del trattato CE attraverso l'introduzione di un articolo 280 bis che istituisce la figura di procuratore europeo rappresenta la soluzione più soddisfacente. In effetti, questo procuratore indipendente potrebbe esercitare l'azione pubblica dinanzi alle giurisdizioni competenti degli Stati membri, nel settore della tutela degli interessi finanziari comunitari e nel quadro delle regole specifiche adottate al riguardo.
Occorre sottolineare due elementi:
- la necessità di limitarsi rigorosamente al settore della tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea,
- il ricorso al diritto derivato per quanto riguarda le regole e le modalità necessarie al suo funzionamento.
La strategia della Commissione su tale punto si articola in due tempi: da una parte, una modifica dei trattati, dall'altra, il ricorso, in base alla procedura di cui all'articolo 251 del TCE, al diritto derivato per quanto riguarda le infrazioni in questione, le sanzioni previste, le modalità di funzionamento del procuratore.
La proposta della Commissione relativa all'istituzione della figura di procuratore costituisce la prima fase di ciò che dovrà essere una Procura europea; in effetti, il procuratore europeo dovrà essere assistito da un procuratore delegato in ciascuno Stato membro. Questa struttura sarebbe completata da un giudice delle libertà europeo, in modo che il rispetto del principio di garanzia giudiziaria venga garantito durante la fase preparatoria e a livello dell'azione giudiziaria.
L'istituzione di questa Procura europea risponderebbe alle esigenze di efficacia dell'azione giudiziaria e di salvaguardia dei diritti fondamentali.
Il Parlamento europeo è perfettamente consapevole delle reticenze che possono esistere negli Stati membri in ordine a queste proposte che sono interpretate come un ulteriore abbandono di sovranità.
Ora è chiaro, come ha sottolineato il gruppo di esperti indipendenti, che un impegno politico netto a favore del progetto avrebbe l'effetto di superare gli ostacoli giuridici in quanto consentirebbe di iscrivere tutte le proposte nella riforma delle istituzioni comunitarie. Questo è l'appello che oggi viene lanciato ai capi di Stato e di governo riuniti nel quadro della Conferenza intergovernativa.

ALLEGATO 9


CONSEIL DE L'EUROPE
COMITE DES MINISTRES

 


RECOMMANDATION Rec(2000)19

DU COMITE DES MINISTRES AUX ETATS MEMBRES
SUR LE ROLE DU MINISTERE PUBLIC
DANS LE SYSTEME DE JUSTICE PENALE
(adoptée par le Comité des Ministres le 6 octobre 2000,
lors de la 724e réunion des Délégués des Ministres)

Le Comité des Ministres, en vertu de l'article 15.b du Statut du Conseil de l'Europe,
Rappelant que le but du Conseil de l'Europe est de réaliser une union plus étroite entre ses membres ;
Ayant à l'esprit que le Conseil de l'Europe a notamment pour objet de promouvoir la prééminence du droit, fondement de toute démocratie véritable ;
Considérant que le système de justice pénale joue un rôle majeur pour la sauvegarde de l'Etat de droit ;
Conscient de la nécessité commune à tous les Etats membres de mieux combattre la criminalité tant au niveau national qu'au niveau international ;
Considérant qu'à cette fin il convient d'accroître l'efficacité aussi bien des systèmes nationaux de justice pénale que de la coopération pénale internationale, dans le respect des principes définis dans la Convention de sauvegarde des Droits de l'Homme et des Libertés fondamentales ;
Conscient en outre que le ministère public joue un rôle déterminant dans le système de justice pénale, ainsi que dans la coopération pénale internationale ;
Convaincu qu'à cette fin la définition de principes communs aux ministères publics des Etats membres est à promouvoir ;
Tenant compte de l'ensemble des principes et normes qui se dégagent des textes qu'il a adoptés dans le domaine des problèmes criminels,
Recommande aux gouvernements des Etats membres de s'inspirer, dans leurs législations et pratiques quant au rôle du ministère public dans le système de justice pénale, des principes ci?après :

Missions du ministère public

1. On entend par "ministère public" l'autorité chargée de veiller, au nom de la société et dans l'intérêt général, à l'application de la loi lorsqu'elle est pénalement sanctionnée, en tenant compte, d'une part, des droits des individus et, d'autre part, de la nécessaire efficacité du système de justice pénale.

2. Dans tous les systèmes de justice pénale, le ministère public :

- décide s'il y a lieu d'engager ou de continuer les poursuites ;
- exerce les poursuites devant les tribunaux ;
- peut former des recours à l'encontre de toutes ou certaines décisions de justice.

3. Dans certains systèmes de justice pénale, le ministère public également :

- met en œuvre la politique pénale nationale, en l'adaptant, le cas échéant, aux réalités régionales ou locales ;
- conduit, dirige ou supervise l'enquête ;
- veille à ce que les victimes reçoivent aide et assistance effectives ;
- décide des mesures alternatives à la poursuite ;
- supervise la mise à exécution des décisions de justice ;
- etc.

Garanties reconnues au ministère public pour l'exercice de ses activités

4. Les Etats doivent prendre toutes mesures utiles pour permettre aux membres du ministère public d'accomplir leurs devoirs et responsabilités professionnelles dans des conditions de statut, d'organisation et avec les moyens, notamment budgétaires, appropriés. Ces conditions doivent être déterminées en concertation étroite avec les représentants du ministère public.

5. Les Etats doivent prendre des mesures pour :

a. le recrutement, la promotion et la mutation des membres du ministère public soient mis en œuvre selon des procédures justes et impartiales permettant d'éviter l'intervention de tout élément partisan ou corporatiste et excluant toute discrimination fondée notamment sur le sexe, la race, la couleur, la langue, la religion, les opinions politiques ou toutes autres opinions, l'origine nationale ou sociale, l'appartenance à une minorité nationale, la fortune, la naissance ou toute autre situation;

b. le déroulement de la carrière, les promotions et la mobilité des membres du ministère public soient fondées sur des critères connus et objectifs, tels que la compétence et l'expérience ;

c. la mobilité des membres du ministère public soit fondée également sur les besoins du service ;

d. la loi garantisse, pour l'exercice de ces fonctions, des conditions raisonnables, avec notamment un statut, une rémunération et une pension conformes à l'importance des missions exercées, ainsi qu'un âge approprié pour la retraite ;

e. la loi prévoit une procédure disciplinaire pour les membres du ministère public leur garantissant une évaluation et des décisions justes et objectives soumises à un contrôle indépendant et impartial;

f. les membres du ministère public aient accès à une procédure satisfaisante de recours, y compris le cas échéant le droit de saisir un tribunal dès lors que leur statut juridique est affecté ;

g. les membres du ministère public et leur famille soient protégés physiquement par les autorités lorsque leur sécurité personnelle est menacée en raison de l'exercice de leurs fonctions.

6. Les Etats doivent également faire en sorte que les membres du ministère public se voient reconnaître un droit effectif à la liberté d'expression, de croyance, d'association et de réunion. Ils ont en particulier le droit de prendre part à tout débat public portant sur des questions touchant au droit, à l'administration de la justice ainsi qu'à la promotion et à la protection des droits de l'homme ; d'adhérer à ou de constituer toute organisation locale, nationale ou internationale et de participer à titre individuel à ses réunions, sans pour cela subir aucune entrave dans le déroulement de leur carrière du fait de leur appartenance à une organisation reconnue par la loi ou de toute action licite menée en rapport avec une telle organisation. Des restrictions ne peuvent être apportées aux droits précités que dans la mesure où elles sont à la fois prescrites par la loi et absolument nécessaires pour garantir le rôle statutaire du ministère public. Lorsque les droits ci-dessus mentionnés sont violés, un recours effectif doit être offert.

7. La formation constitue à la fois un devoir et un droit pour les membres du ministère public, tant avant la prise de leurs fonctions que de manière permanente. En conséquence, les Etats doivent prendre toutes les mesures appropriées pour assurer aux membres du ministère public une formation adéquate, tant avant la prise de leurs fonctions que dans le cours de leur exercice. Il convient notamment que ceux-ci aient été dûment informés sur :

a. les principes et les exigences éthiques inhérents à leurs fonctions ;

b. la protection garantie par la Constitution et la loi aux suspects, aux victimes et aux témoins ;

c. les droits de l'homme et les libertés tels que définis par la Convention de sauvegarde des Droits de l'Homme et des Libertés fondamentales, et notamment les droits énoncés aux articles 5 et 6 de cette Convention ;

d. la théorie et la pratique de l'organisation du travail, de la gestion et des ressources humaines, dans un contexte judiciaire ;

e. les mécanismes et éléments qui peuvent contribuer à assurer la cohérence de leurs activités.

En outre, les Etats doivent prendre toute mesure utile permettant un surcroît de formation dans des questions ou des matières spécifiques en fonction de l'actualité, en tenant compte notamment des caractéristiques et de l'évolution de la criminalité, ainsi que dans le domaine de la coopération internationale en matière pénale.

8. Pour mieux répondre à l'évolution de la criminalité, notamment organisée, la spécialisation doit être une priorité, tant en ce qui concerne l'organisation du ministère public que la formation ou le déroulement des carrières. Le recours à des équipes de spécialistes, y compris des équipes pluridisciplinaires, destinées à assister les membres du ministère public dans leurs tâches doit également être développé.

9. S'agissant de l'organisation et du fonctionnement interne du ministère public notamment la répartition des affaires et l'évocation des dossiers, elles doivent répondre à des conditions d'impartialité et être exclusivement guidées par le souci du bon fonctionnement du système de justice pénale, notamment la prise en considération du niveau de qualification juridique et de spécialisation.

10. Tout membre du ministère public a le droit de demander que les instructions qui lui sont adressées le soient sous forme écrite. Au cas où une instruction lui paraîtrait illégale ou contraire à sa conscience, une procédure interne adéquate devrait permettre son remplacement éventuel.

Rapports entre le ministère public et les pouvoirs exécutif et législatif

11. Les Etats doivent prendre les mesures appropriées pour faire en sorte que les membres du ministère public puissent remplir leur mission sans ingérence injustifiée et sans risquer d'encourir, au-delà du raisonnable, une responsabilité civile, pénale ou autre. Toutefois, le ministère public doit rendre compte, périodiquement et publiquement, de l'ensemble de ses activités, en particulier de la mise en œuvre de ses priorités.

12. Le ministère public ne doit pas s'ingérer dans les compétences du pouvoir législatif ou du pouvoir exécutif.

13. Dans les pays où le ministère public dépend du gouvernement ou se trouve subordonné à celui-ci, l'Etat prend toutes mesures afin de garantir que :

a. la nature et l'étendue des pouvoirs du gouvernement vis-à-vis du ministère public soient précisées par la loi;

b. le gouvernement exerce ses pouvoirs de manière transparente et conformément aux traités internationaux, au droit interne et aux principes généraux du droit ;

c. toute instruction à caractère général émanant du gouvernement revête une forme écrite et soit publiée selon des modalités appropriées ;

d. lorsque le gouvernement est habilité à donner des instructions de poursuite dans une affaire spécifique, celles-ci s'accompagnent de garanties suffisantes de transparence et d'équité, dans les conditions prévues par la loi nationale, le gouvernement étant, par exemple, astreint :

- à solliciter au préalable l'avis écrit du ministère public compétent ou de l'organe représentatif du corps ;

- à dûment motiver ses instructions écrites, tout particulièrement lorsqu'elles ne concordent pas avec cet avis et à les acheminer par la voie hiérarchique ;

- avant l'audience, à verser au dossier de la procédure pénale les instructions et avis, et à les soumettre au débat contradictoire ;

e. le ministère public conserve le droit de soumettre à la juridiction tout argument juridique, même dans les cas où, lorsqu'il la saisi par écrit, il est dans l'obligation de le faire dans le sens des instructions qu'il a reçues;

f. les instructions individuelles de non poursuite soient, en principe, prohibées et que, s'il n'en est pas ainsi, de telles instructions, par ailleurs exceptionnelles, soient assujetties non seulement aux règles énoncées aux paragraphes d. et e. mais également à un contrôle spécifique approprié dans le but notamment de garantir la transparence.

14. Dans les pays où le ministère public est indépendant du gouvernement, l'Etat doit prendre toutes mesures afin que la nature et l'étendue de l'indépendance du ministère public soient précisées par la loi.

15. Afin de favoriser l'équité et l'efficacité de la politique pénale, le ministère public doit coopérer avec les services et institutions de l'Etat dans la mesure où cela est conforme à la loi.

16. Le ministère public doit, en tout état de cause, être en mesure d'exercer sans entrave les poursuites des agents de l'Etat pour les délits commis par eux, notamment des délits de corruption, d'abus de pouvoir, de violation patente des droits de l'homme et d'autres délits reconnus par le droit international.


Rapports entre le ministère public et les juges

17. Les Etats prennent toutes mesures afin que le statut légal, la compétence et le rôle procédural des membres du ministère public soient définis par la loi de sorte qu'il ne soit possible de nourrir aucun doute légitime quant à l'indépendance et à l'impartialité des juges. Les Etats garantissent en particulier que nul ne puisse à la fois exercer les fonctions de membre du ministère public et de juge.

18. Toutefois, si le régime juridique le permet, les Etats doivent prendre des mesures concrètes afin de permettre à une même personne d'occuper successivement des fonctions de ministère public et de juge, ou inversement. Ces changements de fonctions ne peuvent intervenir qu'à la demande expresse de la personne concernée et en conformité avec les garanties.
19. Les membres du ministère public doivent respecter strictement l'indépendance et l'impartialité des juges ; ils ne sauraient notamment remettre en cause les décisions juridictionnelles ou faire obstacle à leur exécution, sauf dans l'exercice des voies de recours ou procédures assimilées.

20. Les membres du ministère public doivent faire preuve d'objectivité et d'équité au cours de la procédure judiciaire. Ils doivent en particulier veiller à ce que les tribunaux disposent de tous les éléments de fait ou de droit nécessaires à une bonne administration de la justice.


Rapports entre le ministère public et la police

21. D'une manière générale, le ministère public doit vérifier la légalité des enquêtes de police, à tout le moins lorsqu'il décide d'engager ou de continuer l'action publique. A cet égard, il doit aussi contrôler la façon dont la police respecte les droits de l'homme.

22. Dans les pays où la police est placée sous l'autorité du ministère public ou lorsque les enquêtes de police sont dirigées ou supervisées par ce dernier, l'Etat prend toutes mesures pour que le ministère public puisse :

a. donner des instructions utiles aux services de police pour une application effective des priorités de politique pénale, s'agissant en particulier de l'élucidation des affaires, du mode de recherche des preuves, des moyens en personnel à utiliser, de la durée des enquêtes, de l'information du ministère public, etc. ;

b. en cas de pluralité de services, saisir d'une enquête individuelle le service de police qu'il juge adéquat ;

c. procéder aux évaluations et aux contrôles nécessaires au respect de ses instructions et de la loi ;

d. sanctionner ou faire sanctionner le cas échéant d'éventuelles violations.

23. Les Etats où la police est indépendante du ministère public prennent toutes mesures pour que le ministère public et la police coopèrent de façon appropriée et efficace.


Devoirs et responsabilités du ministère public vis-à-vis des justiciables

24. Dans l'exercice de sa mission, le ministère public doit notamment :

a. agir de façon équitable, impartiale et objective ;

b. respecter et faire protéger les droits de l'homme tels qu'ils sont énoncés par la Convention de sauvegarde des Droits de l'Homme et des Libertés fondamentales ;

c. veiller à ce que le système de justice pénale fonctionne avec autant de célérité que possible.

25. Le ministère public s'abstient de toute discrimination fondée sur quelque motif que ce soit, tel que le sexe, la race, la couleur de la peau, la langue, la religion, les opinions politiques ou autres, l'origine nationale ou sociale, l'appartenance à une minorité nationale, la fortune, la naissance, la santé, les handicaps ou toute autre qualité.

26. Le ministère public veille à l'égalité de chacun devant la loi, tient dûment compte de la situation du suspect, prend en considération tous les éléments de l'affaire susceptibles de présenter un intérêt, que ces éléments jouent en faveur ou au détriment du suspect.

27. Le ministère public ne saurait engager ou continuer des poursuites lorsqu'une instruction impartiale a montré que les charges étaient sans fondement.

28. Le ministère public ne doit pas faire usage contre les suspects de preuves dont il sait ou peut raisonnablement supposer qu'elles ont été obtenues en recourant à des méthodes contraires à la loi. En cas de doute, le ministère public doit demander au tribunal de se prononcer sur la recevabilité de cette preuve.

29. Le ministère public veille au respect du principe de l'égalité des armes, notamment en transmettant aux autres parties - sauf exception prévue par la loi - les informations en sa possession qui seraient susceptibles d'affecter le déroulement équitable du procès.

30. Le ministère public préserve vis-à-vis des tiers la confidentialité des informations recueillies, notamment lorsque la présomption d'innocence est en cause, à moins que leur communication ne soit nécessaire dans l'intérêt de la justice ou ne soit requise par la loi.

31. Lorsque le ministère public est habilité à prendre des mesures qui entraînent des atteintes aux droits et aux libertés fondamentales du suspect, ces mesures doivent pouvoir faire l'objet d'un contrôle judiciaire.

32. Le ministère public doit prendre dûment en compte les intérêts des témoins, en particulier décider ou favoriser des mesures pour protéger leur intégrité physique et leur vie privée, ou s'assurer qu'elles ont été prises.

33. Le ministère public doit prendre dûment en compte l'opinion et les préoccupations des victimes lorsque leurs intérêts personnels ont été lésés, et veiller à ce que les victimes soient informées de leurs droits et de l'évolution de la procédure, ou favoriser cette information.

34. Les parties intéressées à l'affaire, lorsqu'elles sont reconnues telles ou identifiables, en particulier les victimes, doivent avoir la possibilité de contester la décision prise par le ministère public de ne pas engager de poursuites ; une telle contestation peut se faire, le cas échéant après contrôle hiérarchique, soit dans le cadre d'un contrôle juridictionnel, soit en autorisant les parties à mettre en œuvre elles-mêmes les poursuites.

35. Les Etats doivent veiller à ce que l'exercice des fonctions de membre du ministère public soit régi par un "code de conduite". Les manquements à ce code peuvent donner lieu à des sanctions appropriées conformément au point 5 ci-dessus. La façon dont les membres du ministère public accomplissent leurs fonctions doit par ailleurs faire l'objet d'un contrôle interne régulier.

36. a. Pour favoriser l'équité, la cohérence et l'efficacité de l'action du ministère public, les Etats doivent veiller :

- à privilégier une organisation hiérarchique sans que toutefois cette organisation entraîne la constitution de structures bureaucratiques, inefficaces ou paralysantes ;

- à définir des lignes directrices générales relatives à la mise en œuvre de la politique pénale ;

- à arrêter des principes et des critères généraux servant de référence aux décisions dans les affaires individuelles afin d'éviter tout arbitraire dans le processus de prise de décisions.

b. Cette organisation ainsi que ces lignes directrices, principes et critères sont décidés par le parlement ou le gouvernement ou, si le droit national consacre l'indépendance du ministère public, par les représentants du ministère public eux-mêmes.

c. Le public est informé de cette organisation et de ces lignes directrices, principes et critères, qui sont aussi communicables à tout justiciable sur simple demande.


Coopération internationale

37. Indépendamment du rôle qui peut être imparti à d'autres organes en matière de coopération judiciaire internationale, les contacts directs entre les membres de ministère public des différents pays dans le cadre de conventions internationales en vigueur ou, à défaut, en vertu d'arrangements pratiques doivent être favorisés.

38. Des efforts en différentes directions doivent être mis en œuvre afin de favoriser des contacts directs entre ministères publics dans le cadre de la coopération judiciaire internationale, notamment :

a. la diffusion d'outils documentaires ;

b. l'établissement d'une liste de contacts et d'adresses indiquant les noms des interlocuteurs compétents dans les différents parquets ainsi que leur spécialisation, leur domaine de responsabilité, etc. ;

c. l'établissement de contacts personnels et périodiques entre membres du ministère public de différents pays, en particulier la tenue de réunions régulières entre procureurs généraux ;

d. la mise sur pied de sessions de formation et de sensibilisation ;

e. la création et le développement de magistrats de liaison en poste dans les pays étrangers ;

f. l'enseignement de langues étrangères ;

g. le développement des transmissions par voie électronique ;

h. l'organisation de séminaires de travail avec d'autres Etats, tant sur les questions d'entraide que sur les questions criminelles communes.

39. Afin d'améliorer la rationalisation et d'obtenir une coordination des procédures d'entraide judiciaire, des efforts doivent être développés afin :
a. de promouvoir chez les membres du ministère public en général la conscience de la nécessité de leur participation active dans la coopération internationale ; et

b. de favoriser la spécialisation de certains membres du ministère public dans le domaine de la coopération internationale.

A cette fin, les Etats doivent faire en sorte que le ministère public de l'Etat requérant, lorsqu'il est chargé de la coopération internationale, puisse adresser des demandes d'entraide judiciaire directement à l'autorité de l'Etat requis compétente pour sa mise en exécution, et que celle-ci puisse lui retourner directement les éléments de preuve recueillis.


ALLEGATO 10

INDIPENDENZA DEI GIUDICI E DEI PM DELLE GIURISDIZIONI INTERNAZIONALI -
QUADRO RIASSUNTIVO


ROME STATUTE OF THE INTERNATIONAL CRIMINAL COURT

Article 36
Qualifications, nomination and election of judges
1. Subject to the provisions of paragraph 2, there shall be 18 judges of the Court.
2. (a) The Presidency, acting on behalf of the Court, may propose an increase in the number of judges specified in paragraph 1, indicating the reasons why this is considered necessary and appropriate. The Registrar shall promptly circulate any such proposal to all States Parties.
(b) Any such proposal shall then be considered at a meeting of the Assembly of States Parties to be convened in accordance with article 112. The proposal shall be considered adopted if approved at the meeting by a vote of two thirds of the members of the Assembly of States Parties and shall enter into force at such time as decided by the Assembly of States Parties.
(c) (i) Once a proposal for an increase in the number of judges has been adopted under subparagraph (b), the election of the additional judges shall take place at the next session of the Assembly of States Parties in accordance with paragraphs 3 to 8, and article 37, paragraph 2;
(ii) Once a proposal for an increase in the number of judges has been adopted and brought into effect under subparagraphs (b) and (c) (i), it shall be open to the Presidency at any time thereafter, if the workload of the Court justifies it, to propose a reduction in the number of judges, provided that the number of judges shall not be reduced below that specified in paragraph 1. The proposal shall be dealt with in accordance with the procedure laid down in subparagraphs (a) and (b). In the event that the proposal is adopted, the number of judges shall be progressively decreased as the terms of office of serving judges expire, until the necessary number has been reached.
3. (a) The judges shall be chosen from among persons of high moral character, impartiality and integrity who possess the qualifications required in their respective States for appointment to the highest judicial offices.
(b) Every candidate for election to the Court shall:
(i) Have established competence in criminal law and procedure, and the necessary relevant experience, whether as judge, prosecutor, advocate or in other similar capacity, in criminal proceedings; or
(ii) Have established competence in relevant areas of international law such as international humanitarian law and the law of human rights, and extensive experience in a professional legal capacity which is of relevance to the judicial work of the Court;
(c) Every candidate for election to the Court shall have an excellent knowledge of and be fluent in at least one of the working languages of the Court.
4. (a) Nominations of candidates for election to the Court may be made by any State Party to this Statute, and shall be made either:
(i) By the procedure for the nomination of candidates for appointment to the highest judicial offices in the State in question; or
(ii) By the procedure provided for the nomination of candidates for the International Court of Justice in the Statute of that Court.
Nominations shall be accompanied by a statement in the necessary detail specifying how the candidate fulfils the requirements of paragraph 3.
(b) Each State Party may put forward one candidate for any given election who need not necessarily be a national of that State Party but shall in any case be a national of a State Party.

(c) The Assembly of States Parties may decide to establish, if appropriate, an Advisory Committee on nominations. In that event, the Committee's composition and mandate shall be established by the Assembly of States Parties.
5. For the purposes of the election, there shall be two lists of candidates:
List A containing the names of candidates with the qualifications specified in paragraph 3 (b) (i); and
List B containing the names of candidates with the qualifications specified in paragraph 3 (b) (ii).
A candidate with sufficient qualifications for both lists may choose on which list to appear. At the first election to the Court, at least nine judges shall be elected from list A and at least five judges from list B. Subsequent elections shall be so organized as to maintain the equivalent proportion on the Court of judges qualified on the two lists.
6. (a) The judges shall be elected by secret ballot at a meeting of the Assembly of States Parties convened for that purpose under article 112. Subject to paragraph 7, the persons elected to the Court shall be the 18 candidates who obtain the highest number of votes and a two-thirds majority of the States Parties present and voting.

(b) In the event that a sufficient number of judges is not elected on the first ballot, successive ballots shall be held in accordance with the procedures laid down in subparagraph (a) until the remaining places have been filled.

7. No two judges may be nationals of the same State. A person who, for the purposes of membership of the Court, could be regarded as a national of more than one State shall be deemed to be a national of the State in which that person ordinarily exercises civil and political rights.
8. (a) The States Parties shall, in the selection of judges, take into account the need, within the membership of the Court, for:
(i) The representation of the principal legal systems of the world;
(ii) Equitable geographical representation; and
(iii) A fair representation of female and male judges.
(b) States Parties shall also take into account the need to include judges with legal expertise on specific issues, including, but not limited to, violence against women or children.
9. (a) Subject to subparagraph (b), judges shall hold office for a term of nine years and, subject to subparagraph (c) and to article 37, paragraph 2, shall not be eligible for re-election.
(b) At the first election, one third of the judges elected shall be selected by lot to serve for a term of three years; one third of the judges elected shall be selected by lot to serve for a term of six years; and the remainder shall serve for a term of nine years.
(c) A judge who is selected to serve for a term of three years under subparagraph (b) shall be eligible for re-election for a full term.
10. Notwithstanding paragraph 9, a judge assigned to a Trial or Appeals Chamber in accordance with article 39 shall continue in office to complete any trial or appeal the hearing of which has already commenced before that Chamber.
Article 37
Judicial vacancies
1. In the event of a vacancy, an election shall be held in accordance with article 36 to fill the vacancy.

2. A judge elected to fill a vacancy shall serve for the remainder of the predecessor's term and, if that period is three years or less, shall be eligible for re-election for a full term under article 36.

Article 42
The Office of the Prosecutor
1. The Office of the Prosecutor shall act independently as a separate organ of the Court. It shall be responsible for receiving referrals and any substantiated information on crimes within the jurisdiction of the Court, for examining them and for conducting investigations and prosecutions before the Court. A member of the Office shall not seek or act on instructions from any external source.
2. The Office shall be headed by the Prosecutor. The Prosecutor shall have full authority over the management and administration of the Office, including the staff, facilities and other resources thereof. The Prosecutor shall be assisted by one or more Deputy Prosecutors, who shall be entitled to carry out any of the acts required of the Prosecutor under this Statute. The Prosecutor and the Deputy Prosecutors shall be of different nationalities. They shall serve on a full-time basis.
3. The Prosecutor and the Deputy Prosecutors shall be persons of high moral character, be highly competent in and have extensive practical experience in the prosecution or trial of criminal cases. They shall have an excellent knowledge of and be fluent in at least one of the working languages of the Court.
4. The Prosecutor shall be elected by secret ballot by an absolute majority of the members of the Assembly of States Parties. The Deputy Prosecutors shall be elected in the same way from a list of candidates provided by the Prosecutor. The Prosecutor shall nominate three candidates for each position of Deputy Prosecutor to be filled. Unless a shorter term is decided upon at the time of their election, the Prosecutor and the Deputy Prosecutors shall hold office for a term of nine years and shall not be eligible for re-election.
5. Neither the Prosecutor nor a Deputy Prosecutor shall engage in any activity which is likely to interfere with his or her prosecutorial functions or to affect confidence in his or her independence. They shall not engage in any other occupation of a professional nature.
6. The Presidency may excuse the Prosecutor or a Deputy Prosecutor, at his or her request, from acting in a particular case.
7. Neither the Prosecutor nor a Deputy Prosecutor shall participate in any matter in which their impartiality might reasonably be doubted on any ground. They shall be disqualified from a case in accordance with this paragraph if, inter alia, they have previously been involved in any capacity in that case before the Court or in a related criminal case at the national level involving the person being investigated or prosecuted.
1. Any question as to the disqualification of the Prosecutor or a Deputy Prosecutor shall be decided by the Appeals Chamber.
(a) The person being investigated or prosecuted may at any time request the disqualification of the Prosecutor or a Deputy Prosecutor on the grounds set out in this article;
(b) The Prosecutor or the Deputy Prosecutor, as appropriate, shall be entitled to present his or her comments on the matter;
9. The Prosecutor shall appoint advisers with legal expertise on specific issues, including, but not limited to, sexual and gender violence and violence against children.

Tribunale dell'Aja per i crimini commessi nell'ex iugoslavia


Article 13 Qualifications and election of judges

1. The judges shall be persons of high moral character, impartiality and integrity who possess the qualifications required in their respective countries for appointment to the highest judicial offices. In the overall composition of the Chambers due account shall be taken of the experience of the judges in criminal law, international law, including international humanitarian law and human rights law.
2. The judges of the International Tribunal shall be elected by the General Assembly from a list submitted by the Security Council, in the following manner:
(a) The Secretary-General shall invite nominations for judges of the International Tribunal from States Members of the United Nations and non-member States maintaining permanent observer missions at United Nations Headquarters;
(b) Within sixty days of the date of the invitation of the Secretary-General, each State may nominate up to two candidates meeting the qualifications set out in paragraph 1 above, no two of whom shall be of the same nationality;
(c) The Secretary-General shall forward the nominations received to the Security Council. From the nominations received the Security Council shall establish a list of not less than twenty-two and not more than thirty-three candidates, taking due account of the adequate representation of the principal legal systems of the world;
(d) The President of the Security Council shall transmit the list of candidates to the President of the General Assembly. From that list the General Assembly shall elect the eleven judges of the International Tribunal. The candidates who receive an absolute majority of the votes of the States Members of the United Nations and of the non-Member States maintaining permanent observer missions at United Nations Headquarters, shall be declared elected. Should two candidates of the same nationality obtain the required majority vote, the one who received the higher number of votes shall be considered elected.
3. In the event of a vacancy in the Chambers, after consultation with the Presidents of the Security Council and of the General Assembly, the Secretary-General shall appoint a person meeting the qualifications of paragraph 1 above, for the remainder of the term of office concerned.
4. The judges shall be elected for a term of four years. The terms and conditions of service shall be those of the judges of the International Court of Justice. They shall be eligible for re-election.

Article 16
The Prosecutor

1. The Prosecutor shall be responsible for the investigation and prosecution of persons responsible for serious violations of international humanitarian law committed in the territory of the former Yugoslavia since 1 January 1991.
2. The Prosecutor shall act independently as a separate organ of the International Tribunal. He or she shall not seek or receive instructions from any Government or from any other source.
3. The Office of the Prosecutor shall be composed of a Prosecutor and such other qualified staff as may be required.
4. The Prosecutor shall be appointed by the Security Council on nomination by the Secretary-General. He or she shall be of high moral character and possess the highest level of competence and experience in the conduct of investigations and prosecutions of criminal cases. The Prosecutor shall serve for a four-year term and be eligible for reappointment. The terms and conditions of service of the Prosecutor shall be those of an Under-Secretary-General of the United Nations.
5. The staff of the Office of the Prosecutor shall be appointed by the Secretary-General on the recommendation of the Prosecutor.


TRIBUNALE DI ARUSHA per crimini commessi nel Ruanda

Article 12: Qualification and election of judges

1.The judges shall be persons of high moral character, impartiality and integrity who possess the qualifications required in their respective countries for appointment to the highest judicial offices. In the overall composition of the Chambers due account shall be taken of the experience of the judges in criminal law, international law, including international humanitarian law and human rights law.
2.The members of the Appeals Chamber of the International Tribunal for the Prosecution of Persons Responsible for Serious Violations of International Humanitarian Law Committed in the Territory of the former Yugoslavia since 1991 (hereinafter referred to as Athe International Tribunal for the former Yugoslavia@) shall also serve as the members of the Appeals Chamber of the International Tribunal for Rwanda.
3.The judges of the Trial Chambers of the International Tribunal for Rwanda shall be elected by the General Assembly from a list submitted by the Security Council, in the following manner:
a) The Secretary-General shall invite nominations for judges of the Trial Chambers from States Members of the United Nations and non-member States maintaining permanent observer missions at the United Nations Headquarters;
b) Within thirty days of the date of the invitation of the Secretary-General, each State may nominate up to two candidates meeting the qualifications set out in paragraph 1 above, no two of whom shall be of the same nationality and neither of whom shall be one of the same nationality as any judge on the Appeals Chamber;
c) The Secretary-General shall forward the nominations received to the Security Council. From the nominations received the Security Council shall establish a list of not less that eighteen and not more that twenty-seven candidates, taking due account of adequate representation on the International Tribunal for Rwanda of the principal legal systems of the world;
d) The President of the Security Council shall transmit the list of candidates to the President of the General Assembly. From that list the General Assembly shall elect the nine judges of the Trial Chambers. The candidates who receive an absolute majority of the votes of the States Members of the United Nations and of the non-member States maintaining permanent observer missions at United Nations headquarters, shall be declared elected. Should two candidates of the same nationality obtain the required majority vote, the one who received the higher number of votes shall be considered elected.
4.In the event of a vacancy in the Trial Chambers, after consultation with the Presidents of the Security Council and of the General Assembly, the Secretary-General shall appoint a person meeting the qualifications of paragraph 1 above, for the remainder of the term of office concerned.
5.The judges of the Trial Chambers shall be elected for a term of four years. The terms and conditions of service shall be those of the judges of the International Tribunal for the former Yugoslavia. They shall be eligible for re-election.

Article 15: The Prosecutor
1.The Prosecutor shall be responsible for the investigation and prosecution of persons responsible for serious violations of international humanitarian law committed in the territory of Rwanda and Rwandan citizens responsible for such violations committed in the territory of neighbouring States, between 1 January 1994 and 31 December 1994.
2.The Prosecutor shall act independently as a separate organ of the International Tribunal for Rwanda. He or she shall not seek or receive instructions from any Government or from any other source.
3.The Prosecutor of the International Tribunal for the Former Yugoslavia shall also serve as the Prosecutor of the International Tribunal for Rwanda. He or she shall have additional staff, including an additional Deputy Prosecutor, to assist with prosecutions before the International Tribunal for Rwanda. Such staff shall be appointed by the Secretary-General on the recommendation of the Prosecutor.


U.N. INTERNATIONAL COURT OF JUSTICE

Article 2
The Court shall be composed of a body of independent judges, elected regardless of their nationality from among persons of high moral character, who possess the qualifications required in their respective countries for appointment to the highest judicial offices, or are jurisconsults of recognized competence in international law.

COUR EUROPEENNE DES DROITS DE L'HOMME - STRASBOURG

Article 21 - Conditions d'exercice des fonctions
1 Les juges doivent jouir de la plus haute considération morale et réunir les conditions requises pour l'exercice de hautes fonctions judiciaires ou être des jurisconsultes possédant une compétence notoire.
2 Les juges siègent à la Cour à titre individuel.
3 Pendant la durée de leur mandat, les juges ne peuvent exercer aucune activité incompatible avec les exigences d'indépendance, d'impartialité ou de disponibilité requise par une activité exercée à plein temps; toute question soulevée en application de ce paragraphe est tranchée par la Cour.
Article 22 - Election des juges
1 Les juges sont élus par l'Assemblée parlementaire au titre de chaque Haute Partie contractante, à la majorité des voix exprimées, sur une liste de trois candidats présentés par la Haute Partie contractante.
2 La même procédure est suivie pour compléter la Cour en cas d'adhésion de nouvelles Hautes Parties contractantes et pourvoir les sièges devenus vacants.

CORTE DI GIUSTIZIA DELLE COMUNITA' EUROPEE

Articolo 223 (ex articolo 167) del Trattato CE

I giudici e gli avvocati generali, scelti tra personalità che offrano tutte le garanzie di indipendenza e che riuniscano le condizioni richieste per l'esercizio, nei rispettivi paesi, delle più alte funzioni giurisdizionali, ovvero che siano giureconsulti di notoria competenza, sono nominati di comune accordo per sei anni dai governi degli Stati membri.
Ogni tre anni si procede a un rinnovamento parziale dei giudici. Esso riguarda alternativamente otto e sette giudici.
Ogni tre anni si procede a un rinnovamento parziale degli avvocati generali. Esso riguarda ogni volta quattro avvocati generali.
I giudici e gli avvocati generali uscenti possono essere nuovamente nominati.
I giudici designano tra loro, per tre anni, il presidente della Corte di giustizia. Il suo mandato è rinnovabile.



ALLEGATO 11
Lettre ouverte aux ministres,
pour une libre circulation de la justice et du droit en Europe
Le 1er octobre 1996, sept magistrats européens lançaient l'Appel de Genève. Par ce geste, ils voulaient alerter les gouvernements et les opinions publiques sur l'archaïsme des systèmes judiciaires en Europe, malgré l'ouverture des frontières aux hommes, aux marchandises et aux capitaux. Grâce à cette démarche, l'opinion publique a pris progressivement conscience de l'ampleur des problèmes posés par la criminalité organisée, économique et financière, par les fraudes communautaires, le blanchiment de l'argent sale et la corruption. Quelques initiatives salutaires ont ensuite permis de progresser dans le bon sens : un groupe d'experts européens a élaboré en 1997 le Corpus juris, projet de création d'un espace judiciaire organisé autour d'un Parquet européen. Ce projet fait aujourd'hui partie des propositions présentées par la Commission européenne pour réformer le traité d'Amsterdam à la fin de l'année 2000. En France, une Mission d'information parlementaire sur les paradis fiscaux a été créée, à la suite d'une rencontre entre des parlementaires et les juges signataires de l'Appel de Genève, dont les travaux commencent à faire apparaître l'ampleur des problèmes posés.
Malgré cela, les gouvernements européens en sont toujours au stade des discours et des déclarations d'intention dont on ne voit pas la traduction en actes. Hormis quelques mesures d'ordre essentiellement policier dans les Accords de Schengen, rien n'a été entrepris pour unifier ou harmoniser sérieusement les dispositifs juridiques et judiciaires, que ce soit en matière d'enquête ou en matière d'extradition. L'Union européenne a engagé son processus d'élargissement sur des pays d'Europe centrale, mais sans rien prévoir non plus pour protéger son futur espace économique et financier contre la généralisation de la fraude et de la corruption ni contre la pénétration de la grande criminalité organisée. Les paradis bancaires, fiscaux et judiciaires qui minent la démocratie continuent de fleurir en plein cœur de notre continent. L'euro sera définitivement adopté en 2002 mais, en raison du retard déjà pris, il est peu probable que les pays européens se montrent d'ici là capables d'élaborer un dispositif pénal efficace de protection contre la contrefaçon de leur monnaie. En fin de compte, non seulement l'Europe reste un havre de prospérité pour les mafias, les réseaux criminels et la corruption, mais l'absence d'un système juridique et judiciaire harmonisé attire vers ses richesses économiques tous les prédateurs qui connaissent la faiblesse de ses défenses. Et pourtant, tout laisse à penser que les Etats-membres ne voudront pas adopter la proposition de création d'un Parquet européen soutenue par la Commission européenne, qui serait le premier pas vers la création de l'indispensable espace judiciaire européen. Ils veulent introduire à sa place une simple unité de coordination, Eurojust, dont la création retardera de plusieurs années l'instauration d'un vrai Ministère public, compétent, doté de moyens réels et efficaces, et indépendant.
Pendant ce temps, dans la plupart des pays européens, le débat public sur la place de la justice et du droit est empêtré dans des querelles stériles et démagogiques sur une prétendue " république des juges ". Cela permet d'oublier qu'en réalité tous les appareils juridiques et judiciaires, conçus au XIXe siècle, du temps de la diligence et des chevaux de poste, sont devenus complètement obsolètes à l'heure d'Internet et de la cyberfinance. Il faut à peine vingt minutes pour qu'un paiement électronique fasse le tour de la terre. Il faut un an, voire davantage, pour qu'un juge obtienne la documentation relative à une opération financière, lorsque celle-ci s'est nouée à l'étranger, et à la condition encore qu'une réponse soit donnée à sa requête, ce qui n'est pas toujours le cas. Tous les pays européens, arqueboutés sur une souveraineté qui n'a plus aucun sens en ce domaine, continuent de faire prévaloir entre eux le principe de méfiance dans leurs relations judiciaires, alors même qu'ils participent à un espace où circulent librement les hommes, les marchandises, les capitaux et dans lequel prospèrent le crime et les criminels.
Pourtant, tous les pays européens ont des systèmes politiques comparables, même s'ils diffèrent dans leurs modalités particulières en raison de leur histoire et de leur culture. Ils offrent tous aujourd'hui aux citoyens et aux justiciables des garanties équivalentes en matière de liberté publique. Pourquoi leur refuser encore l'espace de liberté, de droit et de justice qui est à la base de toute communauté politique organisée ? Les principes démocratiques qui fondent les Etats européens ont permis à l'Europe de se doter d'un Parlement commun, d'un exécutif commun, d'une banque centrale et d'une monnaie communes. Pourquoi refuser ou différer encore la création d'un espace judiciaire européen pour lutter contre les menaces criminelles communes dont tous les gouvernements dénoncent pourtant le formidable danger ? Cette passivité risque d'être le coup de grâce de l'Europe.
Construire l'Europe du droit et de la justice n'est pas une revendication morale, c'est une nécessité vitale pour l'économie, l'équilibre social et la préservation de la démocratie. On ne peut unifier l'espace économique, monétaire, financier et politique sans doter cet espace d'une organisation juridique et judiciaire digne de ce nom. C'est pourquoi doivent se joindre aujourd'hui, aux voix des magistrats, celles de représentants de la société civile et de responsables politiques, pour demander que la révision du traité d'Amsterdam soit enfin l'occasion de créer un espace judiciaire et un Parquet européens. Les règles de l'organisation judiciaire doivent être profondément révisées si l'on veut que l'Europe de demain, qui se construit aujourd'hui, ne soit pas l'Europe du crime et le paradis des criminels. L'Europe sera ce que nous en ferons, et entrer dans l'avenir en fermant les yeux ne fera pas disparaître les dangers qu'elle devra affronter. Cela ne ferait qu'anéantir ses chances de les vaincre. " Si la justice vient à manquer, disait Saint-Augustin, que sont les royaumes, sinon de vastes brigandages ? " Il est urgent d'agir pour faire de l'Europe un modèle de droit et de justice.
Les juges et les procureurs n'ont pas vocation, ils ne l'ont d'ailleurs jamais revendiqué, de se substituer aux dirigeants et élus politiques qui sont responsables de l'adoption des lois et des moyens qu'ils donnent à la justice pour fonctionner. Mais nous avons le devoir d'attirer solennellement l'attention des gouvernements et des Etats sur les risques majeurs qu'ils font encourir à la démocratie en laissant se perpétuer la situation que nous dénonçons inlassablement et contre laquelle nous sommes aujourd'hui, plus que jamais, largement dépourvus. Nous vous appelons donc, Mesdames et Messieurs les ministres de la justice, à ne plus retarder la mise en œuvre des réformes nécessaires à la construction d'une Europe de la libre circulation de la justice et du droit.


Strasbourg, le 20 octobre 2000
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