24 gen 2003
Non si può parlare di un tema come “la forza dei diritti” senza rendersi conto del contesto nel quale i diritti vengono proclamati e devono affermarsi.
Non si può parlare di un tema come “la forza dei diritti” senza rendersi conto del contesto nel quale i diritti vengono proclamati e devono affermarsi.
C’è un’immagine del processo penale ben impressa nell’immaginario collettivo: quella del "Processo di Kafka". Franz Kafka – come ricorderete tutti – descrive il processo come un luogo, un luogo ostile ed oscuro, dove il protagonista K., il cittadino K. si perde e viene stritolato, uomo senza colpa trasformato nel Colpevole che viene ingiustamente giustiziato. Il luogo dell’accertamento della verità trasformato nel dominio dell’ingiustizia.
Correggendo le bozze del congresso di Genova mi aveva colpito la citazione di un proverbio indiano (dei pellerossa), secondo cui Manit ci ha dato una sola bocca e due orecchie. Se prendo la parola, rompendo il proposito di ascoltare solamente, è per dare conto del dibattito precongressuale che si è svolto nella sezione ligure e che, pur non coinvolgendo folle oceaniche, è stato ricco e partecipato, e ha visto la novità di un seminario “ad inviti” con contributi esterni di estremo interesse.
Cari amici e colleghi, permettemi innanzitutto di ringraziarvi per l’invito rivoltomi a prendere la parola in questo vostro congresso. E’ la prima volta che parlo in un congresso di Md e mi tocca farlo da segretario del mio gruppo.
Vi porto il saluto del Movimento per la Giustizia, scusandomi subito se, per ovvie ragioni di tempo, mi asterrò da analisi di carattere generale della situazione in cui viviamo e da valutazioni strettamente attinenti l’azione dell’Anm.
In un congresso in cui si parla della forza dei diritti è lecito, anzi forse è doveroso chiedersi in che cosa consista la forza di Magistratura democratica, soprattutto per chi, come me, non ne ha visto la nascita.
Nel suo appassionato intervento Don Luigi Ciotti ci ha detto che dobbiamo tentare di guardare al di là dei nostri recinti.
Nei suoi momenti pi intensi e significativi questo congresso è stato capace di farlo, è stato in grado di guardare “oltre” i limiti , le angustie, talvolta le miserie del pi recente dibattito politico sulla giurisdizione.
1. Nella relazione di Claudio Castelli si esprime con grande efficacia e lucidità l’attacco ai diritti in atto: diritto di cittadinanza, pluralismo dell’informazione, scuola e sanità pubblica vengono quotidianamente contestati e messi in discussione in un disegno di riduzione dei diritti fondamentali di una Stato democratico e, in definitiva, degli spazi di libertà.
Qualche giorno fa in una intervista al Messaggero il Ministro Castelli ha detto che per il problema dei rapporti tra politica e magistratura “la svolta si avrà soltanto quando verrà risolto il problema delle vicende giudiziarie. Fino ad allora saremo sempre condizionati”.