del segretario nazionale Claudio Castelli
TUTELARE LA LEGALITA' ED I DIRITTI COSTITUZIONALI
Le drammatiche vicende che hanno accompagnato il vertice del G8 pongono gravi
interrogativi a tutti coloro che hanno a cuore il rigoroso rispetto dei diritti
e delle libertà nel nostro paese. Come magistrati - che sono stati costretti
in passato a confrontarsi con gravissime forme di violenza "politica" - assistiamo
con preoccupazione alla rinascita di inaccettabili forme di violenza. Con eguale
preoccupazione percepiamo il pericolo che siano indebitamente assimilate alla
rinascente violenza anche le manifestazioni di dissenso e di protesta , in una
indistinta ottica repressiva che ha il duplice negativo effetto di rafforzare
chi pratica la violenza e di limitare i diritti costituzionali di chi dissente
e contesta pacificamente.
In uno Stato democratico di diritto le istituzioni devono garantire in ogni
momento che divergenze e conflitti possano esplicarsi e svilupparsi nella legalità;
ed alla legalità deve essere informata l'azione degli organi di polizia e di
sicurezza. Con questo spirito occorrerà ricercare la verità sui fatti di Genova
senza allinearsi ad alcuna versione "precostituita". In tale ottica suscita
allarme l'anomalo provvedimento con cui il Procuratore della Repubblica di Genova
ha in data odierna inibito ad uno dei sostituti procuratori assegnatari di partecipare
agli atti del procedimento relativo alla perquisizione svolta sabato sera, giustificandolo
sulle base di dichiarazioni, peraltro di ordine generale e non sul merito, rilasciate
dallo stesso. In questo contesto si susseguono notizie che tutte suscitano allarme
ed inquietudine: l'esecuzione nel centro stampa del GSF di una perquisizione
motivata dall'art. 41 TULPS ( che non richiede preventiva autorizzazione da
parte della magistratura) sul presupposto dell'avvenuta identificazione di una
associazione a delinquere; le informazioni date dalla stampa sui numerosi arresti
effettuati nel corso della perquisizione, su violenze avvenute nei confronti
degli arrestati e sulle lesioni, anche assai gravi, da questi riportate.
In attesa degli accertamenti doverosi che verranno compiuti sui fatti ricordiamo
che la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha pi volte affermato
che il divieto di trattamenti "inumani e degradanti" - stabilito dall'art. 3
della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo - è assoluto,
non consente deroghe "neppure nelle circostanze pi difficili, quali la lotta
contro il terrorismo ed il crimine organizzato. e neppure in caso di pericolo
pubblico" (sentenza Selmouni c. Francia del 28 luglio 1999) e comprende certamente
i maltrattamenti e le percosse inflitte alle persone comunque arrestate. Anche
"nei confronti della persona privata della sua libertà il ricorso alla costrizione
fisica che non sia reso strettamente necessario dalla condotta dell'arrestato
sminuisce la dignità umana e costituisce in via di principio una violazione
dell'art. 3 della Convenzione" (sentenza Labita c. Italia del 6 aprile 2000).
Nessuna situazione di eccezionalità può giustificare sospensioni o interruzioni
di diritti costituzionali.
Milano, 23 luglio 2001.
Claudio Castelli, Segretario Nazionale di Magistratura Democratica